30 marzo 2010

Haiku? (XXXII)

Non suono più
il piano. Mi potete
anche sparare.

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Donna, non sei
sesso debole e neanche
tanto gentile.

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Io non so ancora
se sono innamorato
di te e tu sì

Ancora su come Putin Hood e i suoi allegri compagni prendono ai ricchi per dare ai poveri

Dove sono andati i soldi della JuKOS?



Questi hanno nutrito la burocrazia sotto l'aspetto di una riforma della ŽKCh [1] e sono già finiti. Adesso la riforma continua a spese della popolazione


Esattamente un anno fa nella seduta del presidium del governo il primo ministro Vladimir Putin dichiarò l'intenzione di “liquidare completamente l'inservibile fondo per le abitazioni” entro il 2012. In autunno al congresso di “Russia Unita” [2] il leader nazionale ricordò il compito di “tirar fuori la gente dalle catapecchie” e promise che per la metà del presente anno si sarebbero trasferite in nuovi appartamenti 150000 persone. Quante fossero in tutto nel paese le case pericolose per la vita si programmava di chiarirlo nell'ambito dell'inventario delle abitazioni inagibili. Per il trasferimento degli “abitanti di case inagibili” in due anni sono già stati spesi più di 50 miliardi di rubli [3] del Fondo per il sostegno alla riforma della ŽKCh, a cui furono trasmessi i soldi della vendita delle attività della JuKOS Altri 112 miliardi [4] furono messi in conto per le grandi ristrutturazioni delle case. Nel buco, come chiamano il ramo dei servizi per le abitazioni, si è trovato un fondo d'oro. Diciotto regioni hanno già reso conto dell'acquisizione precoce del finanziamento e hanno espresso il desiderio di ricevere dei bonus. Ma in case in sfacelo abitano come prima persone che hanno visto il progetto abitativo nazionale solo in televisione.

Che trovino dove alloggiare

Per entrare nella casa dove vive Marina Aleksachina bisogna essere persone coraggiose. Da una baracca a due piani hanno letteralmente tagliato una fetta. Nel punto del taglio dal muro pendono pezzi di travi di legno, negli squarci nereggia un ripieno di segatura. L'uscita per il secondo piano si trova nell'ingresso di Marina. Perché non ci siano spifferi, in questo posto hanno messo un armadio. Non aiuta: d'inverno il muro di tegole ha fatto passare il gelo, sulla carta da parati si è formata la brina. “Come abbiamo vissuto? Abbiamo messo un giubbotto al bambino, abbiamo messo due stufette nella stanza, una terza nel corridoio. E ne avremmo piazzata una quarta, ma il cavo fa scintille”, – del modo di passare l'inverno Marina racconta in modo sorprendentemente tranquillo. Suo figlio ha undici mesi.

Marina nel 2002 aveva comprato una stanza in via Železnodorožnaja 82. Una casa di due secoli fa, cucina comune, bagno al primo piano, ma peraltro un vano di proprietà.

Nell'autunno 2008 comparve un cantiere nel cortile. Risultò che si preparava la demolizione della casa dello studente dell'università statale di Saratov [5]. Dal punto di vista dell'uomo della strada la casa dello studente e il condominio rappresentavano due parti di un edificio. Ma ufficialmente avevano diversi indirizzi, status e proprietari. La casa dello studente era stata riconosciuta inagibile già negli anni '70.

Marina si interessò presso l'università statale di Saratov se non intendessero sfrattarla – in effetti una baracca vecchia di 130 anni poteva non sopportare la perdita della seconda metà. A suo dire la dirigenza rispose che di sfratto si sarebbe potuto parlare se l'appartamento fosse crollato. Marina corse a presentare istanze – all'amministrazione provinciale e cittadina, al ministero regionale della ŽKCh, alla procura. L'istituzione per le ispezioni reagì – mandò un collaboratore, che controllò... la legalità della demolizione.

Oggi l'alto edificio della nuova casa dello studente (più precisamente, il complesso abitativo istituzionale) dell'università statale di Saratov è quasi pronto. Finestrelle di plastica, inferriate forgiate al terrazzino d'ingresso. Sul nuovo edificio lo striscione ““Russia Unita” agli studenti!” A dicembre sono giunti qui il segretario generale di “Russia Unita” Volodin e anche il ministro della Pubblica Istruzione Fursenko e il vice-procuratore generale Zabarčuk. L'oggetto già nel 2007 fu incluso nella “Lista delle costruzioni e degli oggetti per le necessità statali federali finanziate da grandi investimenti statali” e fu espresso l'atteso costo del lavoro – 150 milioni di rubli [6].

Ancora nel 2008 Marina fece svolgere a sue spese una perizia tecnica sull'appartamento. Gli specialisti chiarirono in particolare che le fessure nei muri raggiungono i tre centimetri. La commissione inter-istituzionale per la valutazione degli spazi abitativi che opera nell'amministrazione cittadina rifletté per quasi un anno. Nel 2009 concluse: lo spazio non è abitabile. L'atto con la decisione scritta non fu dato ad Aleksachina – spiegarono che l'addetto era scomparso con tutti i documenti ed era stato dichiarato ricercato. Marina raccolse di nuovo le carte (la perizia costa 3000 rubli [7] più 10000 [8] per il consulto di un avvocato). A settembre la commissione riconobbe di nuovo inabitabile l'appartamento, ma non fornì di nuovo la decisione scritta. Marina si appellò in giudizio. Il processo durò otto mesi.

In questo tempo Aleksachina si rivolse all'istanza principale di tutti gli umiliati e oppressi – scrisse al presidente. La lamentela fu rinviata al governo regionale, che rese conto che “il disegno di disposizione del capo dell'amministrazione di Saratov è in fase di approvazione”. A marzo durante un'udienza del processo porsero a Marina questo stesso disegno. Il documento prescriveva alla proprietaria di trasferirsi per proprio conto dove la portavano le gambe [9] entro tre mesi e all'amministrazione del quartiere Kirovskij di Saratov di non permettere di abitare di nuovo lo spazio inagibile.

La “Novaja gazeta” ha cercato di venire a sapere cosa pensino di questa storia le alte cariche. Il prorettore dell'università statale di Saratov con delega per le grandi costruzioni Natal'ja Lucenko ha fatto sapere attraverso il segretario che potrà comunicare con la stampa solo per iscritto. Il capo della sezione abitativa dell'amministrazione del quartiere Kirovskij non si è riusciti a trovarlo per tre giorni. Nell'ufficio del sindaco di Saratov hanno dichiarato che il disegno di disposizione per gettare sulla strada la donna con il bambino è un errore di un funzionario di quartiere. Come ha chiarito il facente funzione di presidente del comitato cittadino per i rapporti con il pubblico Aleksej Kaljamin, la cittadina è proprietaria dell'appartamento, i suoi problemi sono assolutamente estranei [10] alla municipalità: “Se il suo vicino, facendo una ristrutturazione, vi rompesse un muro, non correreste all'amministrazione, ma chiarireste in tribunale chi è colpevole?” Se il vicino risulta essere il progetto sociale di “Russia Unita”, la domanda diventa retorica: certo, i colpevoli sono gli inquilini. Si trovino dove alloggiare.

Il progetto nazionale è passato accanto

Marina a volte riesce a guardare la televisione: agli spettatori raccontano dei successi nella sfera delle abitazioni accessibili. Per esempio, la regione di Saratov si ritiene leader dei programmi delle grandi ristrutturazioni e dei trasferimenti da case inagibili, condotti dal Fondo per il sostegno alla riforma della ŽKCh. Questa struttura è stata organizzata per iniziativa di Vladimir Putin nel 2007. Alla corporazione statale furono trasmessi 240 miliardi di rubli [11] incassati dalla vendita delle attività della JuKOS “Se una volta questi soldi sono stati rubati al popolo, bisogna restituirli direttamente al popolo stesso, a persone concrete, che si trovano nelle più difficili condizioni di vita...” – dichiarò Putin.

In due anni il Fondo della ŽKCh ha inviato nelle regioni oltre 166 miliardi di rubli [12], insieme al finanziamento dei bilanci locali la somma ha superato i 224 miliardi [13]. All'uomo della strada può sembrare che, ottenuta una somma pari al valore della JuKOS, il ramo dei servizi delle abitazioni dovesse cominciare a vivere non peggio della JuKOS Ma nessuno aveva promesso che si sarebbe riusciti a garantire condizioni di vita normali a tutti. Secondo i calcoli della corporazione statale, i soldi sarebbero bastati per le grandi ristrutturazioni di solo il 12 percento delle case, che richiedevano ricostruzione e per il trasferimento del 30 percento degli abitanti di catapecchie.

Nel programma di trasferimento con i mezzi finanziari del fondo della ŽKCh si possono includere solo case riconosciute inagibili prima del 1 gennaio 2007 (in questa data in Russia si avevano 11,7 milioni di metri quadrati di abitazioni inagibili). Prima dell'inizio del finanziamento di febbraio il trasferimento degli “abitanti di case inagibili” era un problema dei bilanci locali e alle case in sfacelo si riconosceva tale status molto malvolentieri. La casa dove vive Marina Aleksachina non rientra nel progetto nazionale.

Una pioggia d'oro

Nella casa al n. 25 di via Mira il progetto nazionale c'è stato. Adesso Galina Agibalova, inquilina di un appartamento al quinto piano, dorme sotto una tela cerata.

Del fatto che la casa rientrava nel programma di una grande ristrutturazione, Galina Ivanovna venne a saperlo da una fattura: in essa si trovava una nuova voce per 220 rubli [14] al mese. A suo dire, gli operai sul tetto comparvero nell'autunno 2008 e il 19 febbraio di quest'anno, appena iniziato il disgelo, sulla carta da parati del soffitto si è formata un'enorme bolla. Gli inquilini hanno bucato la carta e hanno raccolto quattro secchi d'acqua. Si allagarono entrambe le stanze, la cucina, l'ingresso, il bagno. E' toccato coprire i pavimenti e i mobili dell'appartamento, in particolare il lettino della nipotina di Galina Ivanovna con capanni di tela cerata.

Saliti in soffitta, gli inquilini trovarono strati di metri di ghiaccio e buchi nel nuovo tetto della grandezza di un pugno. Galina Ivanova presentò tutte le istanze per il proprio tetto. L'unica cosa che le consigliarono i funzionari fu di rivolgersi al tribunale. Agibalova scosse le mani: dove prendere quei soldi? La perizia tecnica sul danno causato all'appartamento costa 5000 rubli [15], l'assicurazione statale 800 rubli [16]. Galina Ivanovna, pensionata, invalida del secondo gruppo [17], è costretta a lavori extra per nutrire la figlia con la bambina. La spesa condominiale è cresciuta quest'anno da 1500 [18] a 3500 rubli [19].

La casa di Agibalova viene rammentata nel sito “ReformaŽKCh.Ru”: “Per la grande ristrutturazione del tetto furono messi in conto 636700 rubli [20], l'atto di messa in esercizio fu siglato nel dicembre 2008”.

La ravvivata corrispondenza sul sito è condotta dal pensionato di Saratov Jurij Alekseevič Gus'kov, inquilino di una casa nel viale Kirov. Secondo Jurij Alekseevič, gli inquilini hanno richiesto per più di un anno che la TSŽ [21] si includesse nella grande ristrutturazione promessa dalla televisione. La facciata della casa si è crepata circa quindici anni fa – ora nel buco si può mettere una mano. Nell'estate dello scorso anno per la ricostruzione furono stanziati 2 milioni di rubli [22] (1,7 milioni [23] furono dati dal fondo, 115000 [24] dal bilancio regionale, 100000 [25] furono pagati dagli inquilini). La crepa, che ha diviso la casa in due piccole metà, non è rientrata nel conto dei lavori.

Gli inquilini non presero parte alla scelta dell'appaltatore. Secondo alcune voci, la ditta con cui secondo i risultati di un concorso aperto era stato stipulato il contratto, era affiliata ai rappresentanti della TSŽ e scomparve dopo la conclusione dei lavori. I muratori coprirono il tetto (due volte, poiché dopo la prima volta questo gocciolò subito) e sostituirono i tubi dell'acqua (nell'appartamento di Gus'kov la canalizzazione fu rifatta tre volte). A gennaio le acque di scarico allagarono lo scantinato.

Com'è detto nel sito “ReformaŽKCh.Ru”, il 1 dicembre l'assemblea generale degli inquilini ha confermato l'atto di messa in esercizio. Ma Jurij Alekseevič è convinto di non aver firmato nulla e la TSŽ non risponde alla richiesta di mostrare i documenti. I controllori civili delle istanze hanno reindirizzato gli inquilini alla polizia. La OBÈP [26] ha rifiutato due volte di avviare un procedimento penale.

Le vecchie cose ben dimenticate

Rivka Bernardovna Bejzman vive in una casa di Lagutenko in via Lampovaja. L'ingegnere sovietico Vitalij Lagutenko (nonno del leader del gruppo “Mumij Troll'” [27]) viene chiamato lo Henry Ford russo della costruzione di case – questi ha elaborato il primo progetto delle tipiche case a pannelli, basato sulla costruzione di massa con l'uso di tecnologia industriale. Negli anni '50 si chiarì che erigere “stalinki” neoclassiche, simboleggianti la vittoria dell'edilizia sovietica, costava troppo caro. Le case a cinque piani di Lagutenko si adattavano idealmente alla nuova linea del partito: stanze passabili, soffitti bassi, cucine da quattro metri quadrati, non c'erano balconi e neanche soffitte. Anche le “lagutenki” erano un progetto nazionale: con il loro aiuto si suppose di trasferire gli abitanti di baracche e kommunalki [28]. Le case a cinque piani erano programmate per 20 anni di sfruttamento: poi, come si supponeva, sarebbe giunto il comunismo.

…Nell'ingresso non ci sono porte né finestre, la scala bassa è crollata, al suo posto c'è una scaletta di legno. Si sale lentamente: in primo luogo i gradini sono coperti di ghiaccio, in secondo luogo ghiaccioli così pittoreschi li vedi di rado – soprattutto dentro un condominio. In senso contrario scendono uomini con vestiti pesanti. “Fotografate le nostre stalattiti?” – sorridono con orgoglio. Si presentano come dipendenti dell'amministrazione (in conseguenza della riforma delle amministrazioni al posto dei ŽÈK si devono portare anche nel ramo dei servizi delle abitazioni la concorrenza e l'efficacia del business privato). I “manager” consigliano di passare al quinto piano, “là è ancora più interessante”.

Gli uomini dei servizi passarono da Rivka Bernardovna. Per legge proprio i proprietari di abitazioni in assemblea generale devono scegliersi l'amministrazione. Ma oggi Bejzman li ha visti per la prima volta.

Nell'inverno dello scorso anno, nel momento più freddo, in casa è stata tolta la corrente elettrica. Al servizio di manutenzione si sono stupiti: “Vi hanno demoliti da un pezzo!” – e non sono venuti. Rivka Bernardovna per una settimana ha vissuto con le candele finché gli stessi inquilini non hanno steso un cavo temporaneo. Qualche mese fa senza alcuna spiegazione alla casa è stata tolta l'acqua calda: non l'hanno semplicemente chiusa, ma hanno tagliato i tubi.

A febbraio a Bejzman hanno mandato una fattura da 4297 rubli [29] (a dicembre aveva pagato 2300 rubli [30]). In particolare, per il riscaldamento alla pensionata chiesero 637 rubli [31], per la canalizzazione (che si versa nello scantinato) 51,57 rubli [32], per il trasporto dei rifiuti (che stanno sotto la scala nell'ingresso) 21,53 rubli [33].

Lo sport nazionale prioritario

Ho cercato di venire a sapere dall'amministrazione: quali servizi hanno fornito agli inquilini della Lampovaja per 492 rubli e 47 copechi [34] (secondo la voce “mantenimento dell'abitazione”)? Il vice-direttore dell'amministrazione “Naš dom[35] Sergej Vasil'evič (che non ha voluto dire il proprio cognome) ha raccontato che con questi soldi si mantengono i servizi di manutenzione – elettricisti e fabbri. Ma qui ha notato pure che “svolgere lavori sulla Lampovaja non è redditizio”: “Non ci sarà nessuna riparazione là. Perché mettere soldi, se quella casa da un momento all'altro verrà demolita?”. Mi interesso, perché l'amministrazione – organizzazione privata – ha preso una casa così, non redditizia? “Non ce l'hanno chiesto. In autunno bisognava accendere il riscaldamento e l'amministrazione locale ci ha rifilato questa “lagutenka”. Mi stupisco, come può l'amministrazione del quartiere indicare un'organizzazione privata? “Non si fa neanche così”, – ride l'interlocutore.

All'amministrazione del quartiere Leninskij non si è trovato uno specialista pronto a commentare la situazione delle case di Lagutenko. I funzionari hanno chiarito di non aver niente a che fare con il trasferimento degli abitanti delle case allo sfacelo.

A Saratov la lotta con le “lagutenki” è lo sport nazionale. Se si rileggono le dichiarazioni dei funzionari degli ultimi quindici anni, risulta che gli abitanti di ogni casa sono stati trasferiti e questa demolita come minimo tre volte. Il governatore Ajackov al primo mandato promise di farla finita con le “lagutenki” entro il 1999. Il sindaco Aksenenko nel 2000 dichiarò il totale trasferimento per il 2005. Nel 2005 la Duma regionale ha spostato il termine al 2009. E ogni capo non dimentica di vantarsi quanti soldi del bilancio sono stati stanziati per questo...

Dossier della “Novaja gazeta”

– Secondo i dati del gennaio 2010, nell'ambito dei programmi delle grandi ristrutturazioni, finanziate con la partecipazione del Fondo per il supporto alla riforma della ŽKCh, sono state riparate 80941 case multi-appartamenti (dove vivono 10 milioni di persone) su 81405, incluse nei programmi. Negli anni 2008-2009 a questi scopi dai mezzi finanziari del Fondo della ŽKCh furono indirizzati 111,9 miliardi di rubli [36].

– Secondo la legge la corporazione statale deve cessare l'attività il 1 gennaio 2012. Recentemente la dirigenza del fondo ha preparato degli emendamenti al Codice sulle abitazioni, secondo cui si propone di creare simili fondi in ogni regione. Gli inquilini si iscriveranno a conti, fondi aperti, quote per le grandi ristrutturazioni delle proprie case. Secondo i calcoli degli esperti, nei prossimi 20 anni per le grandi ristrutturazioni degli immobili per abitazione saranno richieste alcune migliaia di miliardi di rubli [37].

– Come ha comunicato la Procura generale nella primavera dello scorso anno, “nell'attività della corporazione statale si sono evidenziati esempi di sprechi di mezzi finanziari stanziati per essa dal bilancio federale”. Secondo i dati dei procuratori, le spese amministrative e di gestione della corporazione, per cui lavorano 97 persone, nel 2008 hanno superato i 340 milioni di rubli [38]. Cinquantacinque milioni di rubli [39] in qualità di pagamento del lavoro li ha ricevuti la direzione del fondo: il direttore, i suoi vice e il direttore del dipartimento giuridico. Alla procura hanno calcolato che è all'incirca quanto la regione autonoma degli Ebrei [40] ha speso per le grandi ristrutturazioni di 48 case multi-appartamenti, la regione di Tomsk [41] con all'incirca questi soldi ha rinnovato 77 stabili a più piani. In risposta ai rimproveri della Procura generale la dirigenza del fondo ha ricordato che il patrimonio del fondo si forma a spese delle quote della Federazione Russa e dei redditi da esso ottenuti dallo spostamento di mezzi finanziari temporaneamente liberi e “appartiene al fondo con diritto di proprietà”.

Nadežda Andreeva
nostro corrispondente, Saratov

24.03.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/030/01.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Žiliščno-Kommunal'noe Chozjajstvo (Struttura per le Abitazioni e i Servizi).

[2] Il “partito del potere”, che porta avanti la politica di Putin.

[3] Oltre 1,26 miliardi di euro.

[4] Oltre 2,83 miliardi di euro.

[5] Città della Russia centro-meridionale.

[6] Quasi 3,8 milioni di euro.

[7] Quasi 76 euro.

[8] Oltre 250 euro.

[9] Letteralmente “dove guardano gli occhi”.

[10] Letteralmente “paralleli”.

[11] Oltre 6 miliardi di euro.

[12] Circa 4,2 miliardi di euro.

[13] Oltre 5,6 miliardi di euro.

[14] Oltre 5 euro.

[15] Oltre 126 euro.

[16] Circa 20 euro.

[17] Cioè non della maggiore gravità.

[18] Circa 38 euro.

[19] Oltre 88 euro.

[20] Oltre 16100 euro.

[21] Tovariščestvo Sobstvennikov ŽŽil'ja (Società del Proprietari di Abitazioni), in pratica il condominio.

[22] Circa 50600 euro.

[23] Circa 43000 euro.

[24] Oltre 2900 euro.

[25] Circa 2530 euro.

[26] Otdel po bor'be s èkonomičeskimi prestuplenijami (Sezione per la Lotta ai Reati Economici).

[27] Noto gruppo rock russo.

[28] Appartamenti per più famiglie con bagno e cucina comuni.

[29] Quasi 110 euro.

[30] Quasi 60 euro.

[31] Circa 16 euro.

[32] Circa 1,3 euro.

[33] Circa mezzo euro.

[34] Oltre 12 euro.

[35] “Casa Nostra”.

[36] Oltre 2,8 miliardi di euro.

[37] Mille miliardi di rubli sono 25,3 miliardi di euro.

[38] Oltre 8,6 milioni di euro.

[39] Quasi 1,4 milioni di euro.

[40] Regione dell'estremo oriente della Russia asiatica.

[41] Città della Siberia sud-occidentale.

26 marzo 2010

Ancora su Putin, la Gazprom e gli amici degli amici

Dopo il matrimonio starà meglio [1]



I partner di Viktor Chmarin, che fu testimone alle nozze di Putin, controllavano 16 fornitori della Gazprom. Il loro utile superava 20 miliardi di rubli [2] l'anno


Nell'ottobre 2008 gli agenti investigativi della polizia di Mosca, verificando le informazioni su una possibile evasione fiscale, entrarono in un edificio adibito a uffici in viale Vernadskij 29 e bussarono alla porta dell'ufficio 703А, che non voleva aprirsi in nessun modo. Dietro la porta c'era evidentemente qualcuno, ma i rappresentanti delle autorità con un mandato ufficiale non poterono ispezionare subito il vano. Gli agenti investigativi forse non erano del tutto consapevoli di fare irruzione nella sfera di interessi di persone ben più autorevoli: proprio i partner di un amico di gioventù di Vladimir Putin – il giurista di Piter [3] Viktor Chmarin. E che la loro verifica poliziesca, che in fin dei conti si risolse in un nulla di fatto, avrebbe non di meno sollevato il velo su una serie di ditte che forniscono apparecchiature alla Gazprom e su una serie di “ditte da un giorno”, attraverso cui passava il denaro.

Basandosi sui materiali della verifica messa a tacere, la “Novaja gazeta” ha scoperto come minimo 16 compagnie legate tra loro, controllate da persone della cerchia di Viktor Chmarin. Dal 2003 queste si occupavano di forniture al sistema della Gazprom e con invidiabile frequenza vincevano nei concorsi da essa indetti. Nel 2008 l'utile generale di questi uffici superò i 20 miliardi di rubli. Alcune di esse hanno continuato a vincere i concorsi della Gazprom nel 2009 e sono diventate fornitrici nel 2010… In generale non era il livello a cui potevano arrivare gli agenti investigativi, anche quelli della capitale.

Il soprannaturale

Al richiamo degli agenti investigativi, avvicinatisi alla porta dell'ufficio sul viale Vernadskij, alla fine rispose un'anima viva, che qualificò come agente della sicurezza e disse che non avrebbe potuto aprire la porta, perché la chiave si era bloccata e la serratura si era inceppata. Toccò chiamare un uomo dello MČS [4], che eliminò l'ostacolo. Nell'ufficio trovarono computer in funzione e sui tavoli, sugli scaffali e perfino nelle scatole sul pavimento c'erano documenti che rammentavano i più volte vincitori dei concorsi della Gazprom per la fornitura di apparecchiature: JamalInvest, Real Invest, Remol, GazInterAvto… Tomi del bilancio, documenti dei quadri, accordi, dichiarazioni, copie dei passaporti degli uomini della JamalInvest, atti della JamalInvest e delle imprese figlie della Gazprom. In tutto 41 cartelle.

I poliziotti avevano già smesso di stupirsi, quando nell'ufficio 604 trovarono un correlatore spettrale OSC-5000 (del valore approssimativo di mezzo milione di rubli [5]) e per altro nessuno dei presenti riconobbe di chi fosse (per la comprensione: l'ultima volta questo apparato fu scoperto dagli agenti dello FSB [6] nel 2004 perquisendo la JUKOS. Allora, ricordiamo, comunicarono con gran pompa che questo apparato di solito viene usato dai servizi segreti e che si può utilizzare non solo per individuare gli apparecchi per l'ascolto, le videocamere e altri mezzi per raccogliere informazioni di nascosto, ma anche per il controllo delle conversazioni con i telefoni cellulari).

Gli altri uffici, in cui, secondo i materiali della verifica, avrebbero potuto trovarsi dei documenti, i poliziotti non li poterono visitare. Nei vani che gli interessavano agli indirizzi moscoviti viale Lenin 63/2 e via Vavilov 79, 1, secondo i rapporti si trovava il collegio degli avvocati di San Pietroburgo e condurre un'ispezione negli uffici degli avvocati nel corso di una verifica che precede le indagini non è tanto facile. Gli avvocati hanno uno status speciale.

Per coincidenza, via Vavilov 79, 1 è l'indirizzo a cui sono registrati a un tempo tre vincitori dei concorsi della Gazprom per la fornitura di apparecchiature negli anni 2005-2008: le ditte Real Invest, “Torgovyj dom Kosmos-neftegazdetal'” [7] e “Soedinitel'nye detali truboprovodov” [8]. Là figurava pure la ditta “Chmarin i partnëry[9], creata da Viktor Chmarin, che ha ancora uno status attivo di avvocato ed è membro del collegio cittadino degli avvocati di San Pietroburgo.

Gli agenti investigativi supposero che lo status di avvocato del collegio di Piter potesse essere usato a Mosca come copertura dell'attività della JamalInvest. Nei loro rapporti notarono anche un'altra coincidenza: il membro del consiglio di amministrazione della Gazprom e direttore generale della “Gazprom komplektacija” [10] Igor' Fëdorov in passato (come anche Chmarin) aveva lavorato nel collegio degli avvocati di San Pietroburgo.

Chmarin non ha risposto alle domande della “Novaja gazeta”. Nel collegio cittadino degli avvocati di San Pietroburgo finora non hanno commentato la situazione, ma una fonte nella dirigenza del collegio assicura che questa non ha a che fare con questi uffici di Mosca. Alla Gazprom ritengono che la situazione della JamalInvest non sia di loro competenza.

Chmarin e partner

I colleghi di Viktor Chmarin raccontano che questi conosce Putin fin da quando erano studenti e che in seguito fu testimone alle sue nozze. Lo stesso Chmarin al riguardo tace. Due fonti della cerchia di Chmarn dicono che questi frequentava Putin. In particolare nel periodo in cui questi, trasferitosi a Mosca e desiderando ricordare la gioventù avrebbe potuto facilmente invitare l'amico a bere birra.

Persone della cerchia di Viktor Chmarin sostengono che a Mosca dopo le dimissioni di Boris El'cin si era formato un vuoto. In precedenza molte questioni erano state risolte attraverso la grande “famiglia” di El'cin. Con l'affermarsi di Putin funzionari statali, generali e uomini d'affari particolarmente attivi si gettarono a cercare un sostituto della “famiglia”. Gli sguardi caddero fra gli altri anche su Chmarin, che si incontrava quasi come un familiare con il nuovo presidente e con diritto poteva chiamare il vecchio amico semplicemente Vova. In seguito, secondo la cerchia, amici di Putin ancora più forti, non senza l'aiuto dei servizi segreti, si preoccuparono di distanziare Chmarin dall'uomo più importante, registrando alcune sue incaute conversazioni e contatti e presentando tutto questo nella luce necessaria per un rapporto a chi sta in alto. Ma il titolo di “amico di Putin” è comunque un grande status.

La ditta moscovita “Chmarin i partnëry” comparve nel 2004. Tra i suoi fondatori c'erano Viktor Chmarin e Vjačeslav Kuprijanov, che operava come direttore generale della JamalInvest. Dal 2003 attraverso questa ditta la Gazprom forniva apparecchiature a se stessa, cioè la “figlia” della Gazprom Centrènerogaz attraverso la JamalInvest forniva pezzi di ricambio e unità per le riparazioni alle imprese della Gazprom (di ciò si parla nella relazione della Centrènergogaz). Fino al 2008 l'impresa figlia della Gazprom Gazkomplektimpèks (al momento presente “Gazprom komplektacija”), che risponde delle forniture alle imprese del consorzio possedeva il 75% della JamalInvest e poi lasciò questa parte alla stessa JamalInvest. Fra l'altro, sia nel 2008, sia nel 2009 questa stupefacente struttura continuò a vincere i concorsi e a restare fornitrice della Gazprom.

I partner di Chmarin avevano legami con persone che alla Gazprom erano ben conosciute. Come co-fondatori della “Chmarin i partnëry” figuravano due moscoviti: Aleksandr Kazakov e Nikolaj Jakovenko. Nell'ottobre 2008 rispondendo a una richiesta degli organi per la tutela dell'ordine la Gazkomplektimpèks comunicò che Jakovenko gli faceva visita, rappresentando gli interessi della JamalInvest.

Kazakov e Jakovenko possedevano la ditta TèlBiKo, registrata nel viale Lenin al numero 63/2. Nel freddo autunno del 2008, cercando documenti e controparti della JamalInvest i poliziotti, ricordiamo, passarono invano a questo indirizzo, dove, in particolare, si trovavano gli uffici del collegio degli avvocati di Piter. Attraverso la TèlBiKo alla Gazprom passavano gli accessori per le condutture e le apparecchiature per gli sbocchi dei pozzi. Fino al settembre 2008 questa ditta fu controllata al 70% dalla molte volte vincitrice dei concorsi della Gazprom “Torgovyj dom VMZ” [11].

Dossier della “Novaja gazeta”

I fondatori della TèlBiKo avevano vecchi legami con il gigante del gas. Come co-fondatore della ditta si annoverava Georgij Dutov, che era a capo del consiglio direttivo della compagnia del membro del consiglio di amministrazione della Gazprom Valentin Nikišin (Kvorum-N). Nikišin un tempo era tanto forte che nel 2001 si riteneva concorrente dell'allora capo della Gazprom Aleksej Miller. Nel 2005 Nikišin morì in un incidente stradale.

Oltre alla TèlBiKo i partner di Viktor Chmarin Kazakov e Jakovenko fondarono questi fornitori della Gazprom: la ZAO [12] “Soedinitel'nye detali truboprovodov” e, insieme a Kuprijanov, la Srl Real Invest. Entrambe le ditte figuravano allo stesso indirizzo della “Chmarin i partnëry”. La prima interagiva attivamente con la fabbrica di Taganrog [13] “Krasnyj kotel'ščik[14] e la Trubodetal' di Čeljabinsk [15], che fa parte della “Ob''edinënnaja metallurgičeskaja kompanija” [16].

La fornitrice della Gazprom “Torgovyj dom Kosmos-Neftegazdetal'” (in passato “TD Neftegazdetal'”), pure registrata allo stesso indirizzo della “Chmarin i partnëry”, a suo tempo fu creata dall'impresa di NPO [17] Neftegazdetal' di Voronež [18] , che produce apparecchiature gas-petrolifere. Secondo I dati dello SKRIN [19], l'impresa possedeva il 30% della ditta. Il direttore generale della casa commerciale era Aleksej Vivčarik. Secondo la lettera della Gazkomplektimpèks agli organi per la tutela dell'ordine, anche Vivčarik rappresentava gli interessi della JamalInvest. Questi fino al 2007 era a capo della fornitrice di una Gazprom, la “Torgovyj dom VMZ”.

Un'altra persona che, secondo la lettera della Gazkomplektimpèks rappresentava gli interessi della JamalInvest, Damir Sitdikov, risultava fondatore e capo di fornitori della Gazprom come GazInterAvto, “Gidrotechnika Limited” [20] e “Naš produkt trejding” [21]. L'ultima ditta era un operatore della Gazprom nella produzione ortofrutticola.

La “Gidrotechnika Limited”, vincitrice del concorso della Gazprom per la fornitura di materiali, apparecchiature e complementi per la navigazione per la Gazflot secondo il programma del 2010 in passato aveva lo stesso telefono dell'operatore ortofrutticolo e controllava per metà la ditta fornitrice di gomme della Gazprom LiderTransServis. A sua volta la GazInterAvto, regolare vincitrice dei concorsi della Gazprom dal 2005, possiede metà della fornitrice di accumulatori della Gazprom, la “Torgovyj dom AKB”. I tentativi di contattare Sitdikov attraverso il suo segretario non sono stati coronati dal successo.

Chmarin e i Rotenberg

Usa pensare che la fornitura di tubature alla Gazprom sia territorio dell'amico di Putin Boris Rotenberg (vedi “Novaja gazeta”, n. 68 del 29 giugno 2009). Ma è risultato che quanto a tubature e apparecchiature gli interessi di alcuni amici del premier si incrociano in parte.

Negli anni 2006 e 2007 la Gazprom ebbe come grande fornitrice la Strojpromdetal'. La ditta vinse i concorsi della Gazprom per la fornitura di tubature, frizioni e flange. Nel 2008, secondo I dati della Rosstat [22], il suo utile al netto dell'IVA superò i 15 miliardi di rubli [23].

Fra l'altro la casa commerciale di uno dei grandi produttori e fornitori di dettagli delle condutture, la Liskimontažkonstrukcija della regione di Voronež possedeva solo il 19% della Strojpromdetal'. Le quote restanti erano divise così: la ditta dei partner di Viktor Chmarin “Soedinitel'nye detali truboprovodov” (Kazakov e Jakovenko) aveva il 19%. Ma la parte del leone (62%) era controllata da una ditta di persone della cerchia di Boris Rotenberg, la “Trubnaja promyšlennaja gruppa” [24].

Dossier della “Novaja gazeta”

La Strojpromdetal', secondo i dati dello SKRIN, è diretta da Maksim Šebalin. Questi è anche direttore generale della ditta Strojpostavka. La sua fondatrice fu Anastasija Šabalova, figlia di Ivan Šabalov, che presiede l'“Associazione dei produttori di tubature” e dirigeva la Gaztaged, una struttura intermedia (che forniva tubature alla Gazprom), che era stata fondata dalla ditta Baza-Torg di Boris Rotenberg.

La “Trubnaja promyšlennaja gruppa” possedeva anche il 16,4% della Spa Kostromaspirtprom. Il 16,9% di questo produttore di alcolici, che si trovava in bancarotta, apparteneva alle ditte “Trubnyj legion” [25] e Magistral'truboprom e dietro la Magistral'truboprom sta di nuovo lo stesso Ivan Šabalov. Le attività alcooliche rientrano nella sfera di interessi del fratello maggiore di Boris Rotenberg – Arkadij – sparring-partner di Putin nel judo (come hanno comunicato le “Vedomosti” [26], i suoi uomini sono presenti in quasi tutte le 11 grandi fabbriche di alcolici che in precedenza erano controllate dalla Rosspirtprom).

C'è un'altra coincidenza nel fatto che la JamalInvest controllata dagli uomini di Chmarin figurava agli stessi indirizzi (viale Vernadskij 53 e viale Vernadskij 37/2) della Strojgazmontaž di Arkadij Rotenberg, che riuniva le sue attività edili acquistate dalla Gazprom. Entrambe le compagnie vincono i concorsi della Gazprom. Ma le vittorie del maggiore dei Rotenberg non sono nell'ambito delle forniture. La Strojmontaž costruisce il gasdotto principale dell'Europa del Nord, il gasdotto principale Počinki-Grjazovec [27] e amplia il giacimento dello Jamsovej [28]

Non ci è riuscito contattare Šabalov. L'anno scorso questi si rifiutò di rispondere alle domande della “Novaja gazeta” sui suoi legami con Boris Rotenberg. Neanche I fratelli Rotenberg hanno commentato la situazione, se abbiano affari in comune con Chmarin. I partner di Chmarin sono inaccessibili. I telefoni indicati nella registrazione dei fornitori della Gazprom tacciono come lo stesso Chmarin.

Chmarin e Timčenko

La lista degli amici di Vladimir Putin e dei loro partner nell'ambito delle forniture alla Gazprom non si esaurisce con questo. La JamalInvest appartiene al 25% alla Raznoèksport di Piter – vincitrice dei concorsi della Gazprom degli anni 2006-2007. Direttore generale della ditta di Piter fino al 2003 era un partner di Chmarin – Kuprijanov. E unico responsabile della Raznoèksport divenne in seguito Pëtr Kolbin – comproprietario del trader petrolifero Surgutèks. Come suppongono sul mercato (a quanto hanno comunicato le “Vedomosti”), la Surgutèks è controllata dall'amico di Putin Gennadij Timčenko – comproprietario del gruppo Gunvor (vedi “Novaja gazeta”, n. 113 del 2009).

La Raznoèksport di Pëtr Kolbin ha occupato una nicchia molto comoda. Alla Gazprom ci hanno comunicato che dal 2008 non partecipa ai loro concorsi. Ma nel primo trimestre del 2008 la figlia della Gazprom Centrènergogaz ha designato la Raznoèksport uno dei suoi principali fornitori. La ditta di Piter controlla anche i fornitori della Gazprom: la “Torgovyj dom VMZ” (al 70% dal 2009) e la “Torgovyj dom Gazènergoservis” (al 50%). Nel 2008 l'utile di queste due strutture al netto dell'IVA superò 1 miliardo e 600 milioni di rubli [29].

La “Torgovyj dom VMZ” appartiene solo al 30% al fornitore ufficiale delle apparecchiature di sbocco di petrolio e gas, l'impresa statale “Voronežskij mechaničeskij zavod” [30]. Ma la “Torgovyj dom gazènergoservis” è stata creata da imprese che fanno parte della struttura “Gazprom centrremont” – una compagnia-holding di servizi di riparazioni sulla base della “figlia” della Gazprom Centrènergogaz. Il compito della holding è il servizio tecnico e la riparazione di tutti gli impianti del gigante del gas. Il figlio del primo vice-direttore della Centrènergogaz Sergej Palkin – Palkin Sergej Sergeevič è a capo della casa commerciale.

Nella stessa holding di riparazioni della Gazprom ci sono come minimo sette fabbriche di produzione. Non è chiaro perché la loro casa commerciale avesse bisogno del 50% della Raznoèksport e perché all'inizio del 2008 questa ditta di Piter fosse uno dei principali fornitori della Centrènergogaz. La dirigenza della Centrènergogaz e Palkin-junior non hanno chiarito questa questione. Ciò significa che la Gazprom attraverso la Raznoèksport di Kolbin ha fornito pezzi di ricambio e apparecchiature a se stessa? Pëtr Kolbin non ha risposto alle domande della “Novaja gazeta”.

Il silenzio dei produttori

Le imprese e le loro case commerciali non parlano volentieri degli intermediari nello schema delle forniture alla Gazprom. Una fonte vicina alla fabbrica Korvet di Kurgan [31] alla richiesta di raccontare degli intermediari ha chiarito: “Là c'è certa gente! Voi sedete a Mosca, ma in provincia si può anche perdere la vita”. La Korvet produce accessori per le condutture e apparecchiature per lo sbocco dei pozzi. La fonte condivideva l'opinione che andare a fare un concorso della Gazprom autonomamente sia irreale. E anche se fino al 30% della produzione della fabbrica è richiesta dalla Gazprom, tutto passa attraverso gli intermediari. Per fare un confronto: una serie di grandi compagnie, per esempio la Surgutneftegaz, preferisce acquistare la produzione direttamente.

Una fonte vicina alla fabbrica di Voronež Neftegazdetal' ha comunicato che si possono fornire direttamente prodotti alle “figlie” della Gazprom, ma solo se le somme sono insignificanti. E anche se la fabbrica tenta di lavorare direttamente con la Gazprom, gli intermediari sorgono presto e negli anni passati l'impresa ha fruito dei loro servizi.

Una fonte vicina alla “Uralturbo” di Ekaterinburg [32] (che produce pezzi di ricambio per gli apparecchi per il trasporto del gas) dice che circa l'80% della loro produzione va alla Gazprom. Questi ha comunicato che l'impresa partecipa autonomamente ai concorsi e che negli ultimi tempi la Gazprom ha stabilito prezzi fissati e trasparenti. Ma su alcune posizioni continuano a lavorare con gli intermediari. La fonte spiega questo con il fatto che da soli, a suo parere, non si vinceranno mai alcuni lotti. La fonte ha comunicato che in precedenza operavano attraverso la TèlBiKo, adesso operano attraverso la “Torgovyj dom Gazènergoservis”.

Una fonte vicina all'impresa statale “Voronežskij mechaničeskij zavod” ha notato che alla Gazprom nell'ambito della lotta con gli intermediari nel dicembre 2009 è uscito l'ordine “Sulle misure per l'ottimizzazione delle spese della società nel 2010”.

– Volevano colpire gli intermediari che si sono ingrassati, ma hanno colpito i produttori, – suppone questo esperto.

A suo parere il sistema è organizzato in modo tale che i produttori spesso non hanno altra scelta che fruire dei servizi degli intermediari A dire il vero, secondo la fonte, I partner di Viktor Chmarin e le sue strutture non hanno strangolato le fabbriche, ma le mettono gradualmente fuori dai loro affari.

Chi precisamente sia stato messo fuori dai partner di Chmarin, la fonte non l'ha precisato. Ma se le forniture alla Gazprom interessano alcuni amici di Putin, si può supporre che la lotta per la Gazprom sia iniziata tra gli amici del premier.

Dossier della “Novaja gazeta”

La verifica della polizia

Nel 2008 la sezione per i reati fiscali dello UVD [33] del circondario amministrativo occidentale di Mosca condusse una verifica sulla JamalInvest sulla base di indizi di evasione fiscale. La verifica stabilì che il principale cliente della JamalInvest era una “figlia” della Gazprom, la Gazkomplektimpèks. In media questa versava sul conto della JamalInvest oltre 400 milioni di rubli [34] al mese “per forniture di apparecchiature per il gas” alle imprese del sistema Gazprom.

Peraltro la JamalInvest aveva speso denaro solo per gli stipendi dei dipendenti e per l'acquisto di obbligazioni della Sberbank. Le spese per il pagamento della merce e la sua consegna non erano stabilite, come, fra l'altro, qualsiasi tipo di acquisto di apparecchiature. Chi condusse la verifica suppose che di fatto, secondo gli accordi, le apparecchiature non venissero messe a disposizione e che la dirigenza della JamalInvest alzasse le spese, evadendo le tasse in modo particolarmente ampio. Gli agenti investigativi supposero pure che i mezzi finanziari venissero convertiti in contanti e fruiti dalle alte cariche della Gazkomplektimpèks e della JamalInvest per i propri scopi.

La verifica precedente le indagini stabilì che tra le controparti della JamalInvest c'erano decine di ditte. Alcune di esse erano indiziate di essere “ditte da un giorno”. Ma le altre erano vincitrici di concorsi della Gazprom: Real Invest, Promtechpostavka, Remol, “Torgovyj dom Gazènergoservis”, GazInterAvto…

Secondo i dati della verifica, allo schema di fornitura di apparecchiature della Gazkomplektimpèks alle imprese della Gazprom prendono parte diverse ditte, che intervengono come agenti o principali, con cui la JamalInvest ha concluso accordi. Tutto il denaro ricevuto passava attraverso gli agenti, fra questo anche le obbligazioni. La base imponibile consisteva solo nella misura del compenso degli agenti, che, secondo gli agenti investigativi, era stata fissata a prezzi troppo bassi, la somma principale passava attraverso gli agenti senza pagamento di tasse e i prodotti per le imprese della Gazprom erano forniti direttamente dalla fabbrica al committente. La stessa JamalInvest figurava come agente. Non faceva pratiche per attribuire a se la merce. Una serie di ditte dello schema si nascondeva fino al periodo del resoconto fiscale e non pagava le tasse.

Lista completa degli intermediari [35]

Non ci sarà un procedimento

Secondo i risultati della verifica si sono rifiutati di avviare un procedimento penale contro la JamalInvest. Peraltro nel decreto di rifiuto si constatavano anche l'abbassamento della base imponibile, le ditte “da un giorno” e i fondi neri. E anche il fatto che il direttore generale Kuprijanov non potesse spiegare qualcosa. Da questi non hanno neanche potuto ottenere la documentazione sulla tenuta dell'attività finanziaria ed economica della JamalInvest.

I giuristi a cui abbiamo mostrato il decreto si limitano a sorridere e scuotere le mani. Una tale umanità è molto rara. Il capo dello UVD del circondario occidentale di Mosca Aleksej Lauškin ha comunicato alla “Novaja gazeta” di non aver ricevuto abbastanza dati che indicassero un reato fiscale.

– Di fatto è stata scritta una delibera per l'avvio di un procedimento penale, – ritiene l'ex primo inquirente per i procedimenti particolarmente importanti della commissione per le indagini del ministero degli Interni Pavel Zajcev. – Il rifiuto alla fine sembra molto inatteso. A mio parere questo può essere il risultato di una seria pressione.

L'ufficio stampa della Gazprom:

La Gazprom conduce il monitoraggio del mercato delle apparecchiature gas-petrolifere moderne e tiene il registro dei produttori e dei potenziali fornitori di prodotti del ramo gas. Un aspetto importante dell'attività di acquisto della compagnia è la garanzia della fornitura di prodotti di qualità adeguata e della sigla di accordi con i produttori diretti. Oggi nella disposizione degli ordini accentuiamo in primo luogo la nostra attenzione sui produttori russi che hanno la giusta esperienza e la certificazione di qualità del lavoro (del servizio).

Nell'ambito dello stadio di selezione del concorso conduciamo una scelta qualificata di fornitori. Nella documentazione del concorso sono poste le richieste secondo cui i partecipanti alla competizione sono obbligati a comunicare informazioni sulla presenza in essi di capacità produttive, apparecchiature tecnologiche e di tutte le necessarie licenze per i tipi di attività legate all'esecuzione della fornitura, di risorse finanziarie e lavorative.

I partecipanti presentano anche attestazioni dei volumi annuali di esecuzione degli accordi per la fornitura di prodotti analoghi e dei pareri dei committenti degli ultimi cinque anni e delle garanzie dei produttori. Inoltre per la partecipazione al concorso si richiede alle imprese di offrire garanzie su domande e obblighi per l'esecuzione dell'accordo in forma di garanzie bancarie. Queste misure permettono di evitare la partecipazione di fornitori disonesti ai concorsi della Gazprom.

Materiale preparato con il supporto di SCOOP – progetto dell'associazione danese dei giornalisti investigativi

Roman Šlejnov
redattore della sezione indagini

22.03.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/029/00.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Ai bambini russi che si feriscono e si lamentano esageratamente, si dice “Prima del matrimonio si rimarginerà (o anche “starai meglio”)”. Un po' come si dice in Toscana “Piangi, piangi, riderai quando ti sposi”.

[2] Oltre 504 milioni di euro.

[3] Nome colloquiale di San Pietroburgo.

[4] Ministerstvo Črezvyčajnych Situacij (Ministero per le Situazioni di Emergenza), sorta di Protezione Civile.

[5] Oltre 12600 euro.

[6] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio di Sicurezza Federale), il principale servizio segreto russo.

[7] “Casa commerciale Kosmos-petrolio-gas-dettagli”.

[8] “Dettagli connettivi di condutture”.

[9] “Chmarin e partner”.

[10] “Gazprom complementi”.

[11] “Casa commerciale VMZ”.

[12] Zakrytoe Akcionernoe Obščestvo (Società per Azioni a Numero Chiuso).

[13] Città della Russia meridionale.

[14] Qualcosa tipo “Produttore di Caldaie Rosso”.

[15] Città della Siberia occidentale.

[16] “Compagnia metallurgica unita”.

[17] Neftepererabatyvajuščee Oburodovanie (Apparecchiature per la Raffinazione del Petrolio).

[18] Città della Russia meridionale.

[19] Sistema Kompleksnogo Raskrytija Informacij NAUFOR (Sistema per la Rivelazione Complessiva delle Informazioni della NAUFOR). NAUFOR sta per Nacional'naja Associacija Učastnikov Fondovogo Rynka (Associazione Nazionale Partecipanti al Mercato Azionario).

[20] “Idrotecnica Limited”.

[21] “Nostro prodotto trading”.

[22] Nome non ufficiale dell'istituto centrale di statistiche.

[23] Oltre 375,4 milioni di euro.

[24] “Gruppo industriale delle condutture”.

[25] “Legione delle tubature”.

[26] “Notizie”, giornale finanziario.

[27] Rispettivamente nella Russia centrale e settentrionale.

[28] Fiume della Siberia settentrionale, presso cui si trova uno dei maggiori giacimenti di gas naturale del mondo.

[29] Oltre 40 milioni di euro.

[30] “Fabbrica meccanica di Voronež”.

[31] Città della Siberia occidentale.

[32] Città della Siberia occidentale.

[33] Upravlenie Vnutrennich Del (Direzione degli Affari Interni), in pratica la polizia.

[34] Oltre 10 milioni di euro.

[35] Dossier della “Novaja gazeta”

I 16 intermediari dei fornitori della Gazprom legati ai partner di Viktor Chmarin


La Raznoèksport (fondatore Pëtr Kolbin) negli anni 2006 e 2007 fornì pezzi di ricambio, installazioni mobili per trivellazione e apparecchiature sotterranee da pozzi alla Gazkomplektimpèks e alle imprese della Gazprom. Nel primo trimestre del 2008 la figlia della Gazprom Centrènergogaz designò la Raznoèksport come uno dei principali fornitori. Dal 2001 al 2003 direttore generale della Raznoèksport fu il partner di Viktor Chmarin Vjačeslav Kuprijanov, che in seguito fu a capo della JamalInvest.

La JamalInvest (che al 25 % appartiene alla Raznoèksport): dal 2003 la “figlia” della Gazprom Centrènergogaz attraverso la JamalInvest ha fornito pezzi di ricambio e basi per le riparazioni alle imprese della Gazprom (vedi resoconto della Centrènergogaz per il 3° trimestre del 2006). Nel 2008 la JamalInvest ha fornito apparecchiature per l'interno dei pozzi alla “Gazprom dobyča Urengoj[“Gazprom estrazione Urengoj” – la città di Urengoj è la base dei giacimenti dello Jamsovej]. Nel 2009 ha fornito carburanti e lubrificanti alla Gazflot (Gazprom).

La “Torgovyj dom VMZ” (che al 70 % appartiene alla Raznoèksport) negli 2005 e 2006 fornì alla Gazkomplektimpèks apparecchiature per trivellazione, strumenti e pezzi di ricambi, nel 2007 fornì materiali, complementi per la navigazione e mezzi di difesa individuale per i mezzi tecnici galleggianti e i servizi di sicurezza sulle coste e anche apparecchiature industriali per i pozzi, nel 2008 fornì accessori per i getti, apparecchiature per l'industria del gas, teste a colonna, interruttori e pezzi di ricambio.

La “Torgovyj dom Gazènergoservis” (metà appartiene alla Raznoèksport, metà a imprese del sistema Gazprom) nel 2008 fornì pezzi di ricambio e parti mobili per le necessità della Gazkomplektimpèks. Nel 2008 la quota di forniture di questa casa commerciale rispetto all'intero volume delle forniture della Centrènergogaz (Gazprom) ammontava all'11,87 %. Nel 1° trimestre del 2009 al 62,67 %, nel 2° trimestre del 2009 al 39,35 %.

La Real Invest (i cui fondatori erano i partner di Viktor Chmarin, la ditta è stata registrata allo stesso indirizzo della “Chmarin i partnëry”) negli anni 2006, 2007 e 2008 fornì strumenti per la trivellazione, apparecchiature per l'industria del gas, apparecchiature sotterranee per i pozzi e pezzi di ricambio per le necessità della Gazkomplektimpèks e delle imprese del consorzio.

La “Torgovyj dom Neftegazdetal'” (in seguito “Torgovyj dom Kosmos-neftegazdetal'”) nel 2006 fornì materiali, apparecchiature, complementi per la navigazione e mezzi per la difesa individuale dei mezzi galleggianti e per i servizi di sicurezza sulle coste per le necessità della Gazkomplektimpèks e anche apparecchiature di sbocco sotterranee per i pozzi e pezzi di ricambio delle apparecchiature dell'industria del gas. Nel 2007 fornì accessori per lo sbocco, apparecchiature di importazione per l'industria del gas e relativi pezzi di ricambio e anche apparecchiature per il controllo dei tralicci dei pozzi. Nel 2008 fornì strumenti per la trivellazione e apparecchiature sotterranee per i pozzi alla Gazpromstrojinžiniring. Secondo i dati della Rosstat, l'utile al netto dell'IVA nel 2008 fu di 336437000 rubli [quasi 8,5 milioni di euro] (nel 2006 superò i 400 milioni[quasi 10,1 milioni di euro]).

La TèlBiKo nel 2004 acquistò la produzione dell'impresa Uralturbo di Ekaterinburg (che produce pezzi di ricambio per turbine a vapore e a gas e anche apparecchiature per la trivellazione) per più di 192 milioni di rubli [oltre 4,8 milioni di euro]. Nel 2005 attraverso questa ditta è passato il 18,3% di tutta la produzione dell'impresa Korvet di Kurgan indirizzata alla Gazprom. Di questo si è parlato nel resoconto della Korvet (la fabbrica produce accessori per le condutture e apparecchiature per lo sbocco). Fino al settembre 2008 la TèlBiKo possedeva al 70% la vincitrice dei concorsi della Gazprom “Torgovyj dom VMZ”, che poi passò sotto il controllo della Raznoèksport.

La Remol è controparte della JamalInvest, nel 3° trimestre del 2006 attraverso la Remol è passato il 27,6% di tutta la produzione della Korvet indirizzata alla Gazproma.

La Promtechpostavka è controparte della JamalInvest, nel 3° trimestre del 2008 il 20,1% di tutta la produzione della Korvet indirizzata alla Gazprom è passato attraverso la Promtechpostavka.

La “Soedinitel'nye detali truboprovodov” - nel 2007 la ditta fornì apparecchiature che non richiedevano montaggio alla Nojabr'skgazdobyča (Gazprom) e nel 2008 figurava nella lista delle compagnie del Registro della produzione di condutture, sulle cui condizioni tecniche si è accordata la commissione permanente della Gazprom per la ricezione di nuove forme di produzione di condutture. L'utile di questa ditta al netto dell'IVA nel 2008 ammontò a 119929000 rubli [oltre 3,02 milioni di euro].

La Strojpromdetal' (al 19% è controllata dalla Spa “Soedinitel'nye detali truboprovodov”) riunisce gli interessi dei partner di due [sic] amici di Putin – Viktor Chmarin e i fratelli Rotenberg. Nel 2006 fornì dettagli connettivi, negli anni 2007 e 2008 condutture, tra cui quelle di grande diametro, dettagli connettivi, frizioni e flange. L'utile al netto dell'IVA nel 2008 fu di 15 miliardi e 786 milioni di rubli [oltre 398,4 milioni di euro].

La GazInterAvto negli anni 2005-2009 fornisce mezzi tecnici speciali e pezzi di ricambio e anche pneumatici per auto, accumulatori, polistirene e materiale per fissaggio, laminati metallici, manufatti in metallo, materiali edili, oli, utensili, attrezzi, strumenti e generi di consumo, cavi d'acciaio e macchinari per il sollevamento dei carichi (per la Gazflot) e anche edifici mobili. L'utile al netto dell'IVA nel 2008 fu 1 miliardo e 734 milioni di rubli [oltre 43,7 milioni di euro].

La “Torgovyj dom AKB” (al 50% appartiene alla GazInterAvto) nel 2009 fornì accumulatori e cuscinetti. Metà di essa appartiene alla casa commerciale del produttore dei “Russkie akkumuljatory” [“Accumulatori Russi”].

La “Gidrotechnika Limited” fornisce materiali, apparecchiature e complementi per la navigazione alla Gazflot secondo il programma del 2010.

La Lidertransservis (al 50% appartiene alla “Gidrotechnika Limited”) negli anni 2007-2009 fornì pneumatici per auto. L'utile al netto dell'IVA nel 2008 superò 454 milioni di rubli [quasi 11,5 milioni di euro].

La “Naš produkt trejding è stato l'operatore della Gazprom nella produzione ortofrutticola.

I resoconti su profitti e perdite di queste ditte (secondo i dati della Rosstat) mostrano che, in generale, il loro utile al netto dell'IVA nel 2008 ammontò a 20 miliardi e 322 milioni di rubli [quasi 514 milioni di euro]. Ma il ricavo netto fu indicato nella misura di 89 milioni di rubli [oltre 2,2 milioni di euro].


21 marzo 2010

Vengo da lontano...



Mohammed Massad (Al-Ahli) nel match contro lo Hajer, campionato saudita. Forse il buon Massad voleva solo rinviare, ma visto questo precedente, il prossimo tirerà da casa sua...

19 marzo 2010

Cronache dallo stato che non c'è, l'Emirato del Caucaso (III)

L'Emirato del Caucaso. Lo stato che non c'è



Scopi, tattica, vita quotidiana, personalità dei governanti notturni, fiumi di denaro e armi


La vita quotidiana

Non si può dire che i campi dei terroristi si trovino a un passo dai villaggi – tuttavia non sono neanche lontani. Mezz'ora-un'ora di marcia – la geografia del Caucaso non permette di andare più lontano. E poi: il campo non è una cosa di un giorno e i villaggi circostanti sono una fonte di provviste, medicamenti e informazioni per tutto il tempo della permanenza.

In un grande campo possono prendere posto contemporaneamente circa trenta persone.

In Rete ci sono molti filmati sull'organizzazione della vita quotidiana dei militanti. Di qualità estremamente bassa, fatti con le telecamere dei telefoni cellulari, questi filmati mostrano all'opinione pubblica mondiale come vivono i mujaheddin nei loro rifugi interrati, come si esercitano, come pregano. (Nel campo c'è sempre un “locale” per la preghiera.)

Ecco uno di questi filmati. Maggio 2009. Sette uomini siedono a una tavola riccamente imbandita da qualche parte nel fitto del bosco. La ripresa è fornita di sottotitoli con la traduzione russa – evidentemente allo scopo di una maggiore diffusione. Inoltre i sottotitoli chiariscono: la pubblicazione di questo materiale è divenuta possibile in quanto tutti i combattenti mostrati in esso sono già divenuti šachidy [1]. Cioè sono morti.

Sul tavolo c'è frutta, verdura, succhi di frutta, formaggi, salami [2], polli alla griglia. Una mensa niente affatto spartana. L'operatore di tanto in tanto si distrae, passando la telecamera dal tavolo alla tettoia vicina. Sotto la tettoia ci sono casse di pomodori e altre provviste. Ma così non è sempre; in inverno e a primavera, quando i boschi sono trasparenti e tutti gli spostamenti in essi sono visibili, i reparti talvolta vivono a lungo stentatamente di pappe di cereali e aglio orsino, che si può tirare fuori dalla terra già a febbraio. I militanti vanno anche a pesca nei fiumi di montagna. Là ci sono le trote.

In generale il terrorismo invernale è una tendenza relativamente nuova. In precedenza in inverno I militanti andavano principalmente nei villaggi.

Nello stesso filmato fatto durante la tavolata è stata registrata una pacifica discussione. La conversazione tratta del fatto che se uno dei fratelli si sposasse, l'altro gli regalerebbe una macchina per il matrimonio. Le preoccupazioni, in generale, sono mondane, di tutti i giorni. Perché darti una macchina, se domani il tuo cadavere sarà mostrato nei notiziari?

Di per se i banchetti nei boschi sono già una garanzia assoluta che presto questi ragazzi non saranno più tra i vivi. Ma questi non ragionano della morte e del premio che ad essa segue – ciò per cui molti sono entrati nella jihad. Ragionano della vita.

Dalla ripresa è chiaro: tutte le persone mostrate in essa facevano una vita aperta. Se gli odiosi leader della clandestinità non se lo possono permettere, perché le loro facce sono note a vecchi e giovani, i terroristi minori non sono obbligati a mantenere l'incognito fino a quel punto.

Dal filmato è chiara anche un'altra cosa: i canali di rifornimento di provviste dei campi sono ben messi. Qualcuno ha portato in un lontano edificio blindato nel bosco tutte queste casse di provviste! Ci sono anche altre riprese che confermano che i civili non evitano i militanti: ecco che in mezzo al bosco siede l'emiro di turno con il Kalašnikov in mano e riferisce agli ascoltatori la politica dell'Emirato. E dietro di lui chiocciano i polli, del cui allevamento difficilmente si occupano i militanti.

Anche le prediche del defunto Said Burjatskij, evidentemente, erano popolari non solo nei boschi: lo ascoltavano volentieri anche nei villaggi. Ci sono filmati fatti in un'abitazione. Said siede in poltrona. Davanti all'obbiettivo di tanto in tanto corrono dei bambini. E' chiaro che non è il quartier generale di una formazione armata, ma una casa comune, come ce ne sono migliaia nel Caucaso. Said Burjatskij poteva essere ospite di ognuna di esse – e probabilmente ci sono pochi posti dove lo avrebbero rifiutato.

Formalmente I padroni della casa dov'era Burjatskij sono “simpatizzanti”. Questo nel caso migliore, ma forse anche fiancheggiatori. Ma il Caucaso è stretto. L'etichetta di “simpatizzante” in questa ristrettezza si attacca facilmente a chiunque. A chi ha legami di parentela con gli uomini della clandestinità, a chi ha studiato con loro nella stessa classe, a chi non gli ha rifiutato ospitalità per una notte, perché rifiutarla è una vergogna.

Da dove arrivano le armi ai militanti?

Anche se si scorrono fugacemente i rapporti di polizia dai posti in cui sono state condotte operazioni speciali, diviene chiaro che l'armamentario dei reparti armati dei boschi risponde alle loro non scarse ambizioni di controllo su tutto il territorio del Caucaso. Ecco un comunicato dell'agenzia di informazioni Internet “Kavkazskij uzel” [3], preparato sulla base delle parole di un ufficiale della polizia cecena di cui non viene fatto il nome: “Ieri nei dintorni dell'abitato di Kargalinskaja nel distretto di Šelkovskaja gli agenti delle strutture per la tutela dell'ordine hanno liquidato un importante nascondiglio di militanti. In esso erano conservati un lanciafiamme RPO-A [4]Šmel'[5], un lanciagranate monouso tipo “Mucha” [6], un PTURS (protivotankovyj upravljaemyj reaktivnyj snarjad [7]), un mortaio di grosso calibro, un'arma automatica Kalašnikov, un innesco per RPG (ručnoj protivotankovyj granatomët [8]), circa 200 cartucce per armi leggere e due bombe a mano”.

Si può supporre che, per esempio, le armi automatiche Kalašnikov trovate siano state preparate su licenza in Cina e poi per vie traverse siano giunte in Russia. Tuttavia è noto che di Kalašnikov e lanciagranate da fucile oltre ai militanti sono armate anche le strutture armate russe. Il buon senso suggerisce che esista un qualche meccanismo, grazie al quale le armi scorrano dalle strutture armate nelle mani dei militanti. E questo meccanismo è ben più semplice delle strade contorte delle armi attraverso decine di frontiere.

In qualche modo mi è capitato di discutere con un importante capo di polizia messo a riposo. E ho chiesto: “Da dove arrivano ai militanti gli RPG e gli “Šmeli”?” Questi ha risposto mediocremente: “Beh, li rubano!”

Qui c'è solo un pochino di verità: un po' di ciò di cui sono armati i reparti viene preso per mezzo di attacchi agli arsenali. Quando successe quel che successe a Beslan, Vladimir Kolesnikov, allora procuratore generale, quanto alle armi di cui disponevano i terroristi dichiarò: “Tre pistole e sette armi automatiche furono rubate dai militanti nella notte tra il 21 e il 22 giugno durante un attacco all'Inguscezia”. Un anno più tardi, nel corso di un attacco a Nal'čik [9], venne pure a galla qualche arma rubata durante un attacco alla Narcotici di Nal'čik nel dicembre 2004. Fate attenzione: solo una parte delle armi usate dai militanti in queste mostruose operazioni è stata riconosciuta ufficialmente rubata dagli arsenali delle istituzioni armate. Da dove sia arrivato il resto, né Kolesnikov né i suoi colleghi lo comunicano.

Tuttavia non è difficile indovinare.

Circa tre settimane fa in una cittadella militare non lontana da Beslan è risuonata un'esplosione. Una bambina, figlia di uno degli addetti all'arsenale locale, giocava con una granata, che le è esplosa in mano. La bambina è morta e altri due ragazzi sono rimasti feriti. I genitori hanno chiarito che i bambini avevano raccolto la granata per strada e come sia arrivata là non è noto.

Tuttavia la SKP [10] oltre a questa versione ne ha condiviso con i giornalisti anche un'altra: la bambina ha portato la granata da casa.

I risultati ufficiali dell'inchiesta su questo terribile avvenimento non ci sono ancora e non è escluso che si confermi proprio la versione dei genitori: la granata giaceva per strada. E forse si troveranno perfino le persone che hanno portato via questa granata dall'arsenale. Ma perfino tale conclusione delle indagini confermerà l'eterno principio russo sull'organizzazione del lavoro: ciò che custodiamo, lo abbiamo. L'intraprendente personale di servizio militare frega senza ritegno dagli arsenali tutto ciò che è sistemato male. E perfino ciò che è sistemato bene: neanche comprare un lanciagranate è un problema per gli interessati.

In Daghestan ora è si sta sviluppando lo scandalo dei militari della brigata di Botlich [11] arrestati. Con operazioni concordate questi avrebbero portato fuori dall'arsenale l'arma automatica “Val” [12] con cui è stato ucciso il capo del ministero degli Interni della repubblica Adil'gerej Magometagirov e poi avrebbero riportato indietro questo “Val”.

Come finirà questa storia, è già chiaro dalla posizione comune degli inquirenti. Ma il modo rapido e senza compromessi in cui è stata organizzata la cattura degli uomini di Botlich e il modo fugace in cui gli inquirenti descrivono tutto il meccanismo del presunto crimine spingono a pensare che il meccanismo non sia nato ieri. Non si tratta concretamente di questa storia, ma della nostra vita caucasica nel suo complesso: a tutti è ben noto chi, come e a che scopo ruba le armi. Ma nessuno si intromette.

Una volta sono stata in Inguscezia nel corso di fatti turbolenti. E c'erano persone che là garantivano la sicurezza – la mia e quella di qualche altro giornalista. Per rafforzarci ci aggiunsero un ragazzo giovane. Questi non faceva niente, semplicemente andava dappertutto con noi con il suo Kalašnikov. Noi, mettiamo, andavamo in una casa e questi restava nell'antibagno e aspettava. Sedeva e teneva l'arma sulle ginocchia. E i ragazzi, i giornalisti ridevano: “E' il nostro militante a comando manuale”.

Poi lo incontrai ancora una volta. Si vantava di una ferita di striscio e di una pistola Makarov. Chiesi da dove venisse la pistola. Rispose: “E' della polizia. E' costata quasi mille rubli [13]. Me l'ha regalata mio fratello”.

Le armi in generale sono un regalo diffuso in alcune repubbliche caucasiche. Perfino per gli anziani. E' come un titolo di stato: non chiede da mangiare, ma in caso di necessità si può sempre vendere o scambiare.

Ed ecco che l'eminente terrorista Anzor Astemirov in una delle sue interviste critica il programma della polizia per accaparrarsi le armi dei civili svoltosi negli anni 2006-2008 e costato allo stato circa 80000 dollari. “Il popolo non ha consegnato nulla al ministero degli Interni, tranne vecchi fucili che erano stati nascosti dopo la Seconda Guerra Mondiale e che costavano 10 rubli [14]. La gente preferisce conservare le armi serie, per esempio le pistole, per la propria sicurezza. A parte questo, il ministero degli Interni paga, per esempio, 10000 rubli [15] per una pistola Makarov; noi invece la paghiamo da 35000 a 50000 rubli [16], a seconda delle sue condizioni. Inoltre, a differenza del ministero degli Interni – e questo è di importanza essenziale – noi non chiediamo mai da dove una persona ha preso quest'arma. Chiunque sia, questa non rischia che contro di lei sia avviato un procedimento penale o che addirittura la mettano in prigione. Di conseguenza noi otteniamo le armi e il ministero degli Interni ha perso dei soldi”.

Chi paga la guerra?

La guerra non è una cosa gratuita. Oltre alle armi un reparto dei boschi ha bisogno anche di radio portatili, binocoli, medicine, equipaggiamento da campo di tipo militare, borracce, sacchi a pelo e tende. C'è bisogno di cibo. Chi si da alla macchia ha bisogno di sostenere finanziariamente in qualche modo la propria famiglia e le famiglie dei morti.

Diversi importanti leader ufficiali (militari e civili) spesso dicono che la clandestinità del Caucaso ha, per così dire, una natura artificiale. Nel senso che la sua creazione sarebbe opera di forze che guidano il processo dall'estero. E anche il finanziamento dei campi nei boschi verrebbe dall'estero.

Questo in parte è vero: l'aiuto dall'estero c'è. Fondamentalmente li aiutano i nostri ex concittadini, che sono andati lontano dalle repubbliche native. Anche se il tutto non si fa senza la partecipazione di stranieri. Per esempio, nell'aprile dello scorso anno in Daghestan è stato ucciso il mercenario Ziya Peçe, cittadino turco. Negli ultimi anni l'indirizzo fondamentale della sua attività era stato il finanziamento della clandestinità: portava nel Caucaso denaro di simpatizzanti all'estero. Ed era non poco denaro per le misure nell'ordine dei centesimi delle necessità vitali di un reparto. Solo l'ultima tranche fornita dal turco ammontava a 15000 dollari. Ma comunque le dimensioni dei finanziamenti non erano affatto quelle del Mossad o del Dipartimento di Stato.

Negli appunti personali dell'eliminato Peçe c'erano alcuni conti di ragioneria e delle sue conclusioni insoddisfatte sul fatto che i militanti spendono troppo denaro “per se”. Il budget, in altre parole, non è elastico e non tiene conto delle spese di rappresentanza.

E comunque la fonte principale di finanziamento dei reparti dei boschi è interna, russa. Di questo racconta lo stesso Anzor Astemirov: “Il supporto finanziario dell'Occidente o dei paesi arabi è un mito e una menzogna totali. Noi abbiamo creato e sistematizzato una tecnologia di supporto interno e la shari'a ci da regole precise per la raccolta dello zakat (imposta) di guerra. Abbiamo preparato regole e ordini, che sono stati diffusi nei nostri territori dai naib (vice-comandanti). Nell'attuale situazione finanziaria qualsiasi forma di supporto non è più un'azione volontaria. Ora questo è un dovere individuale per ogni vero musulmano, perché siamo in guerra. Noi non prendiamo nulla oltre la percentuale stabilita, non rapiniamo le famiglie povere o chi ha sofferto a causa del regime; invece li sosteniamo finché ce lo possiamo permettere. Con chi si rifiuta di osservare la legge, di compiere il proprio dovere, usiamo vari tipi di pene, comprese quelle fisiche”.

Cioè, traducendo dal wahhabita [17] in russo: i reparti si guadagnano da vivere con del banale racket. I principali “contribuenti” dell'Emirato Caucasico sono i grandi uomini d'affari. I poveri dei villaggi difficilmente soffrono delle scorribande dei militanti. Se pure chiedono qualcosa ai contadini è solo l'ospitalità per la notte e la cena.

Conclusione

Ho raccolto la storia della clandestinità nel Caucaso per qualche mese. Ho parlato con molti “là” e qui, a Mosca.

Le persone più diverse mi hanno raccontato come vedono questa terribile entità – l'Emirato del Caucaso. Alcune di loro non sono già più tra i vivi. Ho ascoltato tutti non per democratismo, ma capendo che sappiamo così poco dell'Emirato solo perché non ne vogliamo sapere. Qualsiasi interesse per la clandestinità da noi viene paragonato alla simpatia. O peggio – al fiancheggiamento.

Ma come possiamo vincere un avversario, se non vogliamo guardarlo in faccia?

La fondamentale conclusione che ho tratto dalla mia rozza analisi: le principali armi contro la clandestinità sono la saggezza e la coerenza.

Da vent'anni ci convinciamo di cose del tutto opposte. Da una parte siamo convinti che nel Caucaso contro il potente esercito russo combatta un mucchio di ottusi bastardi che non conoscono neanche le tabelline. Dall'altra che contro la Russia nel Caucaso faccia guerra tutta la popolazione dai piccoli ai grandi.

L'una e l'altra cosa sono menzogne.

Il conflitto nel Caucaso è il destino della Russia. La sua risoluzione non è un compito militare, ma filosofico. Un secolo e mezzo fa, capendo la non univocità, la molteplicità di livelli di tutti i fatti caucasici l'imperatore Alessandro II prese la decisione di parlare con l'avversario. In confronto ai nostri attuali successi nel Caucaso la decisione dell'imperatore sembra brillante – poiché la leadership attuale, com'è noto, non conduce trattative con i terroristi.

La Russia odierna in questa guerra divide tutto in bianco e nero, proponendo le corrispondenti regole del gioco. Ma perché il gioco vada secondo le tue regole, bisogna che in qualche modo le osservi anche tu stesso, perlomeno distinguendo in modo elementare amici e nemici. E il nostro spazio di inimicizia è organizzato secondo le regole di qualche altra geometria non euclidea. In determinate condizioni fruiamo dei servizi del nemico. In altri casi eliminiamo gli amici.

In qualche modo dovremmo far chiarezza in noi stessi.

Le persone della clandestinità

Anzor Astemirov e Musa Mukožev

Il cabardo [18] Anzor Astemirov, già dichiarato ucciso molte volte, nel 2007 ha preso il posto di primo presidente (kadija) della corte shariatica dell'Emirato del Caucaso. Questi è anche emiro militare della vilajjat [19] unita dei Cabardi e dei Carachi [20] – cioè primo leader della repubblica nella gerarchia dell'emirato.

Questo è l'apogeo della carriera politica di Astemirov, per raggiungere il quale ha camminato a lungo. In questo tempo è riuscito ad acquisire non solo un'immagine di terrorista audace e imprendibile, ma anche una biografia estremamente interessante.

Anzor Astemirov ha 32 anni. Questi è di famiglia intellettuale e ama sottolineare la propria alta origine – dice che nella sua stirpe ci sono importanti principi circassi [21].

Astemirov con la sua intelligenza avrebbe potuto pienamente divenire uno splendido teorico della filosofia e della teologia. Ai suoi articoli, pubblicati in raccolte scientifiche nella precedente epoca “pacifica” si rifanno ancora gli autori di monografie.

E' ben istruito: ha studiato alla madrasa di Nal'čik [22], in seguito su presentazione dell'Amministrazione Spirituale dei Musulmani della Kabardino-Balcaria (DUM [23]) fu inviato in Arabia Saudita.

L'invio di studenti eccellenti ai centri di istruzione islamica all'estero era negli anni Novanta una pratica abbastanza diffusa, anche in Cabardia. Il clero ufficiale sosteneva la posizione secondo cui il contatto con la cultura scientifica islamica estera avrebbe dato nuove forze alla vita spirituale del Caucaso. In futuro la leadership della DUM si sarebbe pentita disperatamente della propria decisione.

Dai propri viaggi gli studenti portarono quello che più tardi si sarebbe deciso di chiamare “wahhabismo”. Molti studenti inviati in Medio Oriente una volta tornati costituirono il nocciolo della cosiddetta jamaat della Kabardino-Balcaria. Anzor Astemirov in questa jama'at era di fatto la seconda persona per importanza – il vice-emiro.

Questa era una comunità di credenti strutturata rigidamente, che agiva in qualità di alternativa alle comunità ufficiali. Inizialmente la jamaat era solo un'opposizione sistematica alle strutture della DUM. Al clero ufficiale i giovani teologi rimproveravano di dormire, trasformando l'Islam in un residuo culturale.

Il clero nei primi tempi guardò alle unioni giovanili con altezzosa indulgenza. Astemirov – in futuro grande terrorista – si occupava di attività scientifica in strutture incorporate nella DUM, andava alle conferenze.

Ma con gli anni le contraddizioni crebbero. All'inizio degli anni 2000 tra il jama'at e la DUM c'era un abisso. La polizia cominciò a perseguitare i membri delle comunità alternative. E poi successe il fatto del 13 ottobre 2005 [24].

(Qui avrei voglia di allontanarmi dallo stabilire un legame causa-effetto tra questi fatti. Anche se indubbiamente esiste. E comunque: non solo le brutalità della polizia furono causa del sanguinoso intervento a Nal'čik. C'erano per questo anche altri presupposti e tra questi proprio la radicalizzazione della stessa jama'at sulla base delle idee del cosiddetto puro Islam.)

Qui ci è indispensabile introdurre nella narrazione anche un'altra persona, senza cui la personalità di Astemirov non si può in alcun modo valutare pienamente. Questa è Musa Mukožev, emiro supremo della jama'at della Kabardino-Balcaria dal momento stesso della sua formazione.

Musa Mukožev e il suo vice Anzor Astemirov sono simili per molti aspetti. Sono entrambi istruiti, proiettati verso lo scopo. Entrambi sapevano come dovevano essere i veri musulmani. Ma in Mukožev c'era qualcosa che mancava ad Astemirov e che non era possibile imparare. Astemirov era un membro stimato e autorevole della comunità. Ma Mukožev affascinava la comunità.

Musa Mukožev faceva prediche nella moschea di Vol'nyj Aul (sobborgo di Nal'čik) e per ascoltare queste prediche giungeva gente da tutta la Cabardia. Ho conversato con chi ricorda queste lezioni e mi hanno detto: “Da lui veniva luce”. Una donna anziana – madre di un imputato per la vicenda di Nal'čik – ricordava: “Ogni mattina mi svegliavo e in me si svegliava la paura per mio figlio. Io sapevo che un giorno sarebbe arrivata la polizia e non sarebbe tornato a casa. Ma quando ho sentito parlare Musa, ho smesso di aver paura. Non ho smesso di sapere che sarebbe andata proprio così – ma la paura se n'è andata”.

Non ho mai sentito nessuno parlare con tale devozione di Astemirov.

Peraltro in lui c'era qualcosa che in altre condizioni si sarebbe potuto chiamare carrierismo. In lui c'era un terribile desiderio di essere il primo. Nelle sue numerose lettere interviene nella persona dei “leader della comunità”: “Noi riteniamo, noi non dubitiamo, noi abbiamo deciso…” E sembra che soffrisse molto che al posto di questo “noi” non potesse mettere “io”.

Non mi è noto se tra Astemirov e Mukožev ci fossero liti. Anche se non è un segreto che avessero motivi di diverbio. Uno di questi era il rapporto con i separatisti ceceni. La questione per la jama'at era in chiave filosofica: “Le azioni dei fratelli ceceni sono da considerare jihad sulla via di Allah?”

Sia Mukožev, sia Astemirov soffrivano oscillazioni in merito. Si capisce, entrambi, conducendo ancora una vita aperta, tenevano rapporti con i membri della clandestinità cecena. Ma se Astemirov oscillava più spesso dalla parte dei separatisti, Mukožev oscillava dalla parte opposta. Di fatto gli spettava togliere persone dalla comunità chiamandole all'intervento armato. E nella sua ultima intervista, quando era già in fuga, Musa dichiarò: “Qui vivono i nostri familiari e le persone a noi vicine. Noi non vogliamo che qui ci sia la guerra e nella misura delle nostre possibilità tratteniamo i musulmani dagli orientamenti radicali”.

All'incirca a quel tempo Anzor Astemirov annunciò di essere stato confermato emiro dell'organizzazione militare “Jarmuk”, che operava in Cabardia. Questi dichiarò anche che la jama'at della Repubblica di Kabardino-Balcaria finalmente e irrevocabilmente sceglieva per se un futuro all'interno del “Fronte Caucasico”.

Dopo di ciò nessuno dei leader del jama'at poteva più tornare indietro. Entrambi ebbero un rapporto immediato con l'organizzazione del sanguinoso attacco a Nal'čik, nel corso del quale furono uccisi 12 civili e 35 agenti di polizia. Entrambi furono dichiarati ricercati a livello federale.

Nelle fila dell'Emirato Caucasico, già dopo i fatti di Nal'čik, le azioni di Astemirov salirono rapidamente, mentre Musa Mukožev, al contrario, si smarrì un po'. Mi sono interessata di come sia avvenuto. Non c'era alcun motivo concreto, a tutta evidenza. Tutto si impuntava di nuovo sul carattere di entrambi i leader. Musa era un uomo di impostazione pesante, autoritaria. Anzor era pure convinto, ma più flessibile. Se prima Mukožev sopra di se vedeva solo le stelle, ora era indispensabile tener conto di Dokku Umarov e di altri forti emiri. E qualcosa là da loro non si accordò. Peraltro Astemirov si ritrovò.

Così Musa Mukožev smise di essere il primo, lasciando questo posto ad Astemirov. Quando nel maggio 2009 Mukožev fu ucciso, Interfax trasmise la sua nota biografica. In essa si diceva: “Mukožev ricopriva la carica di vice dell'“emiro militare della Repubblica di Kabardino-Balcaria” Anzor Astemirov”.

Ol'ga Bobrova



17.03.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/027/18.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Dall'arabo shahid, “martire”.

[2] Sic. Evidentemente di carne non suina.

[3] “Nodo del Caucaso”.

[4] Reaktivnyj Pechotnyj Ognemët (Lanciafiamme a Reazione da Fanteria), “A” indica il tipo.

[5] “Bombo”.

[6] “Mosca” (intesa come insetto).

[7] “Missile Anticarro a Reazione Teleguidato” (il corsivo, qui e altrove, è mio).

[8] “Lanciagranate Anticarro Manuale”.

[9] Capitale della repubblica autonoma di Kabardino-Balcaria.

[10] Sledstvennaja Komissija pri Prokurature (Commissione Inquirente della Procura).

[11] Villaggio del Daghestan occidentale.

[12] “Asse”.

[13] Circa 25 euro.

[14] Circa 0,25 euro.

[15] Circa 250 euro.

[16] Da 870 a 1240 euro circa.

[17] In Russia “wahhabita” è sinonimo di “estremista islamico”.

[18] Appartenente al popolo caucasico autoctono dei Cabardi.

[19] Regione.

[20] Popolo caucasico turco.

[21] Appartenenti al popolo caucasico autoctono dei Circassi.

[22] Capitale della Kabardino-Balcaria.

[23] Sigla russa dell'Amministrazione (Duchovnoe Upravlenie Musul'man).

[24] L'attacco dei militanti a Nal'čik, di cui in seguito.