31 maggio 2011

Arrestato il killer di Anna Politkovskaja...

Arrestato in Cecenia Rustam Machmudov, sospettato dell'omicidio di Anna Politkovskaja

31 maggio 2011, 14.50

In Cecenia è stato arrestato Rustam Machmudov, che gli inquirenti ritengono esecutore materiale dell'omicidio dell'osservatrice della “Novaja gazeta” Anna Politkovskaja. Questo ha comunicato l'avvocato Murad Musaev, che difende gli interessi del fratello di Machmudov, Džabrail.

A suo dire, Rustam Machmudov è stato arrestato stamani in casa dei propri genitori.

Musaev ha salutato l'arresto di Rustam in quanto ciò, a suo parere, influenza molto fortemente l'ulteriore corso delle indagini sull'omicidio di Anna Politkovskaja. Secondo Musaev, Rustam Machmudov nei tempi più brevi sarà condotto a Mosca, riporta la radio “Ėcho Moskvy” [1].

Da parte della Commissione Inquirente e altri organi delle forze dell'ordine non sono finora giunte conferme dell'arresto del sospetto.

Come ha comunicato "Kavkazskij uzel", il 20 febbraio 2009 il giudice del tribunale militare distrettuale di Mosca sulla base del verdetto assolutorio della giuria ha riconosciuto l'ex agente del ministero degli Interni Sergej Chadžikrubanov e due dei fratelli Machmudov – Ibragim e Džabrail non colpevoli dell'omicidio di Politkovskaja. Nel maggio 2009 la Procura Generale ha fatto appello alla Corte Suprema contro il verdetto assolutorio. Il 5 agosto dello stesso anno il processo penale è ripartito. Nel settembre 2009 su istanza della Corte Suprema il tribunale militare distrettuale ha restituito i materiali agli inquirenti.

Il 20 aprile dell'anno in corso il vice-capo della Commissione Inquirente presso la Procura della Federazione Russa Vasilij Piskarëv all'incontro con il rappresentante dell'OCSE per le questioni della libertà dei mezzi di informazioni di massa Dunja Mijatović ha comunicato che coloro che sono stati riconosciuti esecutori e complici dell'omicidio Politkovskaja sfuggono ancora all'estero alla giustizia russa e che i collaboratori dell'ente prendono tutte le misure possibili per arrestare gli assassini.

Il 5 maggio è stato reso noto che le indagini sul caso dell'omicidio di Anna Politkovskaja sono state prorogate al 7 settembre 2011.

Anna Politkovskaja fu uccisa a colpi d'arma da fuoco il 7 ottobre 2006 nell'ingresso della sua casa in via Lesnaja nel centro di Mosca, dove aveva preso in affitto un appartamento. La giornalista aveva ottenuto notorietà soprattutto grazie ai suoi articoli sul tema della Cecenia e del Caucaso del Nord. L'ultima intervista nella vita di Politkovskaja, concessa quasi un'ora prima dell'omicidio al corrispondente di "Kavkazskij uzel", fu dedicata alle prospettive di carriera di Ramzan Kadyrov, allora primo ministro e adesso presidente della Cecenia.

Nota della redazione: vedi anche le notizie "Putin e Kadyrov sono stati definiti "nemici della stampa libera"", "Crowfoot [2]: la nuova banca dati sulle violazioni dei diritti dei giornalisti diventerà uno strumento pratico per la loro difesa ", "In Inguscezia si è svolto un incontro in memoria di Anna Politkovskaja", "Paloviita [3]: in Finlandia leggono i lavori di Politkovskaja e Ėstemirova, perché gli viene data voce".

Note

[1] “Eco di Mosca”, radio relativamente libera.

[2] John Crowfoot, esperto del “Committee to Protect Journalists” (Comitato per la Difesa dei Giornalisti).

[3] Hannu Paloviita, editrice finlandese.

29 maggio 2011

"Russia Unita" si appropria anche del passato?

Tutto è nostro!




A Piter [1] “Russia Unita” ha deciso di usare “il nostro tutto” [2] – i ritratti di Puškin e Dostoevskij – per porre su di essi il proprio logo. Lo scandalo è stato sollevato dai blogger. “Russia Unita” si scusa


Per l'appunto oggi, 27 maggio, Piter compie 308 anni.

Tuttavia gli auguri di “Russia Unita” – che hanno dato scandalo poco prima della solennità – i pietroburghesi non li vedranno più. Ma anche difficilmente li dimenticheranno. Così nessuno gli aveva ancora fatto gli auguri. Per amor di pathos il partito del potere ha fatto alzare dalle tombe perfino quelli che non gli sono mai stari vicini, ma lo hanno anche del tutto odiato [3]: Aleksandr Puškin, Michail Lomonosov [4], Fëdor Dostoevskij, Vasilij Žukovskij [5], Il'ja Repin [6], Michail Vrubel' [7], Dmitrij Mendeleev, Anna Achmatova [8], Ol'ga Berggol'c [9], Aleksandr Benua [10], Vladimir Bechterev [11], Aleksandr Blok [12], Agrippina Vaganova [13], Iosif Brodskij, Dmitrij Lichačëv, Ivan Pavlov, Georgij Tovstonogov [14], Kirill Lavrov, Dmitrij Šostakovič, Viktor Coj [15] e altri – in tutto 25 indubbi geni. Di per se l'idea – che personalità scomparse da tempo, ma rimaste nella memoria dessero un'occhiata ai cittadini durante la festa – non era cattiva. Se non l'avessero immeschinita: sulle teste dei morti hanno calcato un “cappello vivo” [16]un copricapo con logo, emblema e auguri di “Russia Unita”.

Chi, dove, quando

In tutto, come hanno comunicato alla “Novaja gazeta” all'ufficio regionale di “Russia Unita”, per il Compleanno di Pietroburgo hanno stampato (preparato) 69 copie in 25 varianti di manifesti con fotografie e nomi di persone note. Gli SR [17] contestano le cifre: secondo i loro dati, non meno di 500 esemplari hanno inondato la città. Le raffigurazioni sono state poste circa una settimana fa nei quartieri centrali della città (alle fermate dei mezzi pubblici) e nel mertò (nei vagoni e nei corridoi). “Staranno appesi fino a fine maggio, – hanno promesso i membri di “Russia Unita” e hanno sottolineato a ogni angolo: queste non sono PR del partito”. Commentare è superfluo. Guardate il manifesto [18].

Tutti gli eredi di Piter delle grandi personalità del passato si sono imbattuti nei volti degli antenati in un contesto inatteso per caso nelle strade cittadine solo il 24-25 maggio. Altri li hanno visti su Internet solo ieri. L'attore Aleksej Devotčenko ha posto la foto del manifesto e il commento nel proprio blog:

Ho visto oggi nel metrò l'ennesima immagine augurale di “Russia Unita” per il Giorno della Città… Beccati questo! Pienamente secondo programma! Puškin fa gli auguri – il logo è stampato! L'accademico Lichačëv - pure! Viktor Coj – e anche qui lo stesso! Beh, a Tovstonogov Dio stesso ha ordinato di stare vicino a quel mostruoso animale [19]… C'è pure UN QUALCHE [20] limite alla sfacciataggine, al cinismo, alla cafonaggine e allo sciacallaggio intellettuale di “Russia Unita”? – chiede. – Da una parte è chiaro – la sezione di Piter di “Russia Unita” ha fatto come “volti” di chi fa gli auguri persone universalmente note e SCOMPARSE. Dice, i morti non hanno vergogna… D'altra parte (e anche questo è chiaro), NESSUNO degli attualmente sani e davvero DEGNI e INSIGNI pietroburghesi (Granin [21], Strugackij [22], Basilašvili [23], Gordin) non avrebbero mai dato il consenso all'uso delle proprie immagine a ladri e farabutti…”

Non avrebbero dati il consenso neanche i defunti – di questo hanno convinto la “Novaja gazeta” i loro amici intimi e i loro familiari:

Anastasija Šostakovič,
pronipote del compositore, pianista, direttore d'orchestra Dmitrij Šostakovič:

– Due giorni fa mi ha mandato una foto del bisnonno un'amica che vive a Piter. Ha visto un manifesto per strada e subito ha capito che la nostra famiglia non poteva essere legata ad esso, perché non avrebbe mai potuto esserci legata. Tutti conoscono i nostri umori. Non abbiamo alcuna relazione con il partito “Russia Unita”. Ho telefonato sul momento a mia nonna – Galina Dmitrievna, figlia di Šostakovič. E' rimasta sorpresa. Si è dispiaciuta. Ho sentito nella sua voce tristezza e dolore senza fine: non capiva, come ci si può difendere da queste cose?

La cosa più offensiva: negli interessi di chi Šostakovič reclamizza “Russia Unita”! E' spaventoso. E' orribile. E' un disonore per la nostra famiglia.

Se “Russia Unita” agisce negli interessi della società, ciò significa che gli interessi della mia famiglia non coincidono con gli interessi di quella società che ha bisogno di “Russia Unita”.

Hanno preso e assunto una persona nel partito dopo la sua morte. Mi pare che con questo siano stati violati molti nostri diritti. Certo, il potere può dimostrare ciò che vuole. Tranne che Šostakovič debba reclamizzarlo.

Vera Kurbatova,
pronipote dell'accademico Dmitrij Lichačëv:

Mi ha mandato un link alla foto con il manifesto del bisnonno Nastja Šostakovič (entrambe le ragazze sono collaboratrici del canale televisivo “Dožd'” nota del redattore). Io e lei siamo rimaste estremamente insoddisfatte e perplesse. Ancora non capisco: come un partito – non importa quale, uno qualsiasi, – ha potuto osare prendere i ritratti di grandi personalità e semplicemente incollare su di esse enormi copricapi con il proprio nome? Se reclamizzassero così un dentifricio o una confettura di lamponi – anche questo sarebbe anti-etico e disonesto. Non penso neanche che volessero fare il meglio e sia andata come sempre [24]. Penso che il partito “Russia Unita” non abbia il più elementare concetto di etica. L'intelligenza non gli sta neanche vicino.

Che fare con questo? La cosa più importante è non propagandare l'azione, ma ottenere che siano rimossi i manifesti. Non entreranno in nessun portone. Un processo richiede tempo. Ma non ho bisogno di soldi da loro, non ho bisogno di alcun risarcimento – semplicemente togliete il mio familiare da questi vergognosi manifesti!

Dmitrij Sergeevič difficilmente avrebbe voluto essere corona di un qualsiasi partito. Sono stupidi i discorsi che “questa non è pubblicità”, “non sono per le PR, ma perché I pietroburghesi ricordino queste persone…” Se avessero effettivamente voluto questo, avrebbero semplicemente appeso i manifesti e non gli avrebbero dato alcun copricapo. La gente li avrebbe ricordati. Qual è la differenza: ricordano il nonno e gli altri con il copricapo di “Russia Unita” o senza?

Marija Lavrova,
figlia dell'attore Kirill Lavrov:

– Papà non apparteneva al partito “Russia Unita” e io non so: lo sosterrebbe ora? Non sta a me giudicarlo. Non posso prendere una decisione. Ma non hanno chiesto il mio permesso e non lo chiedono. E io non sarei stata d'accordo. In quanto c'è un certo lavoro di propaganda per le elezioni, a quanto capisco. E usare il nome di una persona che non può dire né sì, né no – penso che sia immorale.

Jakov Gordin,
storico, pubblicista, letterato, amico del poeta Iosif Brodskij:

– Una persona che avesse anche la minima idea di Brodskij, non avrebbe mai posto il suo volto su quel manifesto. E' assurdo e scorretto. Brodskij evitava la politica in se e per se. Non poteva sopportare il potere, cosa che non nascondeva. Ma questo non si rifletteva neanche nei suoi versi – egli esisteva al di sopra di essi. Che il nome di un poeta sia usato per scopi così piattamente pragmatici suscita, a dirla delicatamente, indignazione. Evidentemente “Russia Unita”, come partito di governo, ritiene di poter disporre di tutto e di tutti.

Vsevolod Bagno,
direttore della Casa di Puškin (Istituto di Letteratura Russa dell'Accademia Russa delle Scienze):

– Ho visto la foto di Puškin sul manifesto. Ciò non mi ha dato gioia e non avrebbe potuto darmene. Puškin appartiene a tutta la Russia, non solo a quella “Unita”.

Le conseguenze giuridiche io, come filologo, non posso considerarle. Ma questa è un'evidentissima privatizzazione. Quanto sia possibile ostacolarla – non so. E' come se non foste andati allo ZAGS [25], ma aveste solo fatto una danza. Qualcosa di simile. Ma non per sempre. E' stato fatto con molta astuzia. E questa diventa già una pratica continua.

Ma non è superfluo ricordare a chi non sa o dimentica che proprio in Russia le grandi personalità hanno sempre avuto relazioni assai poco facili con il potere. Proprio in Russia e sempre poco facili.

Chi, dove, perché?

E comunque li rimuoveranno

Il 25 maggio i corrispondenti della “Novaja gazeta” hanno speso un giorno intero per trovare a Pietroburgo e fotografare gli scandalosi manifesti di auguri di “Russia Unita”. L'hanno speso invano: non ne hanno trovato neanche uno. Le raffigurazioni sono scomparse da tutti i cartelloni dove le avevano viste solo alla vigilia. Il 24 maggio i blogger sono riusciti a fotografare e a mettere in Rete i ritratti di Puškin e Lichačëv presso la stazione del metrò Moskovskaja sul viale Moskovskij [26]. Il 25 maggio nello stesso posto abbiamo ammirato la pubblicità della ditta “News Outdoor Russia” – il maggior operatore russo di pubblicità esterna e proprio quella compagnia con cui la sezione di Piter di “Russia Unita” ha siglato il contratto per la posa dei manifesti.

Il 26 maggio i membri pietroburghesi di “Russia Unita” hanno confermato ufficialmente lo smontaggio di tutti gli auguri non riusciti:

– Rimuovono i manifesti, – hanno dichiarato alla “Novaja gazeta” all'ufficio stampa della sezione regionale di “Russia Unita”. – Visto che questa campagna ha causato una risonanza pubblica così negativa, “Russia Unita” non ha ritenuto necessario perseguire la propria linea: “che stiano appesi, nonostante tutto”. Se ai pietroburghesi i manifesti non sono piaciuti, li toglieremo per non sciupare la festa alla gente. Anche se non riteniamo di aver fatto qualcosa di sbagliato o di blasfemo.

– Tutti i manifesti sono stati smontati entro il 26 maggio su richiesta del committente, – ha confermato alla “Novaja gazeta” il capo della rappresentanza della compagnia “News Outdoor Russia” a Pietroburgo Vladimir Rjabovol. – Ma “Russia Unita” ha in programma di offrire versioni rinnovate dei materiali informativi.

Quanto il partito del potere abbia pagato per l'“errore” – la preparazione degli auguri e la loro posa da parte di un costoso operatore, – all'ufficio di Piter di “Russia Unita” si sono rifiutati di dirlo. Alla filiale locale della compagnia “News Outdoor Russia” hanno suggerito alla “Novaja gazeta”: ogni manifesto che faccia mostra di se nel centro della città da 1 a 2 settimane costa al committente da 5500 a 8000 rubli [27]. La quantità di installazioni pubblicitarie prese in affitto da “Russia Unita” presso “News Outdoor Russia”, così come altri dettagli del contratto siglato tra la ditta e il partito non vengono resi noti da alcuna delle parti.

Commento

Andrej Tanner,
autore dell'idea, capo del reparto persuasione e propaganda della sezione pietroburghese di “Russia Unita”

– Non mi è neanche passato per la testa che per dire qualcosa di una persona ci fosse bisogno di chiedere il permesso a lui o ai suoi familiari. Non ritengo che sia una campagna pubblicitaria del partito “Russia Unita”. E' un appello del partito ai cittadini e un augurio a loro in forma così visiva. Facciamo gli auguri a nostro nome e parliamo a nostro nome. Ma non certo di noi. Ammetto del tutto che da qualcuno ciò sia preso come un intervento a supporto di “Russia Unita”, ma da me no. Qui è la differenza nei rapporti e nelle sensazioni. Non ho trovato alcuna persona che prenderebbe ciò per una schifosa operazione di PR di “Russia Unita”.

Infatti là Puškin e Brodskij non dicono che il partito “Russia Unita” è buono e che non hanno semplicemente fatto in tempo a entrarvi. Non si trattava del fatto che persone note stiano per “Russia Unita”. Volevamo semplicemente che i pietroburghesi vedessero ancora una volta le immagini di queste persone nel contesto in cui le abbiamo poste. Abbiamo preso persone adesso non più in vita, che stanno là, dove non gli importano i risultati delle prossime elezioni e tutto il resto che è legato ad esse non perché non possono rispondere, ma perché parlavamo di cose importanti – del destino, dell'amore, della vita.

Mi metterò assolutamente in contatto con i familiari e porgerò le mie scuse. Solo non farò di questo lo show del pentito. Mi dispiace molto che abbiano vissuto e vivano minuti spiacevoli, che – a mio parere – sono stati scorrettamente ispirati da singole persone.

Ho un dossier preparato dai nostri giuristi, secondo cui non abbiamo violato nulla. Avevamo pieno diritto di farlo.

Non posso dire il costo della preparazione e della posa dei manifesti. Non perché lo nasconda – non sono a conoscenza della questione. Non si può dire che la somma totale sia piccola, ma non la conosco. C'è un fondo di sostegno del partito “Russia Unita” che paga tutte le cose del genere.

Non ho notizia del fatto che il 24-25 maggio i manifesti siano stati rimossi. Non posso confermarlo né smentirlo.

26.05.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/056/01.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Nome colloquiale di San Pietroburgo.

[2] Così il critico Apollon Aleksandrovič Grigor'ev definì Puškin e così si definisce tutto il bello della Russia, ciò di cui i russi si vantano e in cui si identificano.

[3] Il potere, non il partito (ma credo che l'ambiguità sia voluta).

[4] Michail Vasil'evič Lomonosov, scienziato e letterato del XVIII secolo.

[5] Vasilij Andreevič Žukovskij, poeta e scrittore del XIX secolo.

[6] Il'ja Efimovič Repin, pittore del XIX-XX secolo.

[7] Michail Aleksandrovič Vrubel', pittore del XIX-XX secolo.

[8] Anna Andreevna Achmatova (pseudonimo di Anna Andreevna Gorenko), poetessa, a suo dire “poeta”, del XX secolo.

[9] Ol'ga Fëdorovna Berggol'c, poetessa e scrittrice del XX secolo.

[10] Aleksandr Nikolaevič Benua, pittore, scrittore e regista teatrale del XIX-XX secolo.

[11] Vladimir Michajlovič Bechterev, neurologo e psichiatra del XIX-XX secolo.

[12] Aleksandr Aleksandrovič Blok, poeta del XX secolo.

[13] Agrippina Jakovlevna Vaganova, danzatrice del XX secolo.

[14] Georgij Aleksandrovič Tovstonogov, regista teatrale del XX secolo.

[15] Viktor Robertovič Coj, poeta e musicista rock del XX secolo.

[16] Il cappello vivo è l'eroe di un racconto per bambini dello scrittore sovietico Nikolaj Nikolaevič Nosov.

[17] Membri di Spravedlivaja Rossija (Russia Giusta), partito populista di dubbia opposizione. Forse la definizione è ironica, storicamente SR stava per “Socialista Rivoluzionario”.

[18] Cliccando sul sito indicato a fine articolo si può vedere l'articolo originale con il manifesto.

[19] L'orso stilizzato del simbolo di “Russia Unita”.

[20] Qui e altrove i rilievi grafici sono quelli dell'originale.

[21] Daniil Aleksandrovič Granin (vero nome Daniil Aleksandrovič German), sorta di “patriarca” degli scrittori russi.

[22] Arkadij Natanovič o Boris Natanovič Strugackij? I due sono fratelli e scrivono spesso insieme.

[23] Oleg Valerianovič Basilašvili, attore di cinema e teatro.

[24] “Volevamo fare il meglio, ma è andata come sempre” fu il commento dell'allora primo ministro Viktor Stepanovič Černomyrdin a una fallimentare riforma economica. La frase è divenuta proverbiale.

[25] Zapis' Aktov Graždanskogo Sostojanija (Registro degli Atti di Stato Civile).

[26] Moskovskaja e Moskovskij stanno per “moscovita”

[27] Da 140 a 200 euro circa.

23 maggio 2011

A questo punto a Putin mancava solo la canonizzazione...

Vita di san Pavka




Negli ultimi giorni ho la netta impressione che la cerchia di Vladimir Putin e i tecnologi della politica del “Fronte Popolare di Russia Unita” [1] nascondano intenzionalmente al leader nazionale dei fenomeni significativi che si osservano nella società russa da non molto tempo. Inoltre sono convinto che questi li nascondano per timore di perdere il vantaggioso lavoro per la stesura del programma dello stesso “Fonte popolare”.

Fra l'altro, allo stesso tempo, mentre numerosi estensori del futuro programma con aria da profondi pensatori degna dei saggi di Laputa [2] discutono del senso dei termini “approfondire”, “accelerare”, “allargare”, “rafforzare” e perfino “innalzare”, nel fitto del popolo già vive e vince una dottrina originatasi spontaneamente, capace di unire e condurre dietro a se tutti i russi. Ad esclusione, si capisce, di poco numerosi amanti di “rivolgimenti ed esperimenti non meditati, confuse a volte con un ingiustificato liberalismo” [3].

Forse avete già indovinato che si tratta del gruppo religioso creato nella regione di Nižnij Novgorod [4], i cui membri venerano Vladimir Putin, ritenendolo la reincarnazione dell'apostolo Paolo, le cui reliquie, peraltro, furono ritrovate quasi due anni fa nella basilica romana di San Paolo fuori le mura [5]. La fondatrice di questo movimento, madre Fotin'ja (al secolo Svetlana) ritiene che la vita del leader nazionale ricordi molto la biografia del tredicesimo apostolo. A suo dire, Paolo fu inizialmente capo militare e feroce persecutore dei cristiani, ma poi prese a predicare il Vangelo. “Anche Putin, durante il proprio servizio nel KGB, si occupò di affari non del tutto giusti, – dice. – Ma quando diventò presidente, su di lui scese lo Spirito Santo e questi, come l'apostolo, cominciò a guidare con saggezza il proprio gregge. Ora gli è pesante, ma compie l'impresa apostolica”.

Certo, una tale valutazione della sua attività di cekista [6] potrebbe disgustare interiormente Vladimir Vladimirovič. Ma, si pensa, a causa di questa difficilmente avrebbe osato disobbedire allo Spirito Santo e rifiutare la guida del gregge a lui affidato. Tanto più che la dottrina della piccola madre Fotin'ja contiene in se elementi che devono attenuare la nostalgia di san Paolo reincarnato per i tempi che hanno preceduto “la maggiore catastrofe geopolitica del ХХ secolo” [7]. E' sufficiente ricordare che gli adepti di questo movimento invece dei salmi cantino la canzone sovietica “Pust' vsegda budet solnce” [8]. Peraltro non dimenticheremo anche che l'immagine di san Paolo corrisponde armonicamente all'immagine di Pavka Korčagin [9], che André Gide, come si ricorda, chiamò a suo tempo “il Cristo sovietico”.

Infondate risultano anche i possibili timori riguardo al fatto che tale programma non si assocerà a “Russia Unita”, anche per la popolarizzazione della quale è stato creato il “Fronte Popolare”. Al contrario, il legame morale tra il movimento dell'apostolo Paolo e il partito del potere si manifesta delicatamente nel fatto che la piccola madre Fotin'ja a suo tempo è stata in carcere un anno e mezzo per frode.

Ma la cosa più importante sta nel fatto che il leader nazionale, sottomettendosi evidentemente alla grazia discesa su di lui, già da tempo è entrato nell'immagine del santo asceta. A lui si stringono tutti i viventi – dalle semplici tessitrici a tigri e serpenti e dai maestri delle arti a balene e pantere e il suo torso nudo si associa non tanto ai risultati del judo, quanto ai torsi dei santi martiri delle crestomazie.

E infine sul carattere di massa dell'appoggio popolare. Il “Fronte Popolare panrusso” davanti ai nostri occhi si trasforma in una qualche unione della nomenklatura. Ed ecco che al movimento di san Paolo reincarnato aderiscono spontaneamente sostenitori sempre nuovi da tutto il paese. A quanto testimoniano gli abitanti della sua città, dalla piccola madre Fotin'ja la gente pullula, cosicché capita che tutta la strada sia piena di macchine – tutte auto straniere e con targhe di varie regioni.

Non discuterò – quelli che viaggiano su auto straniere non sono ancora tutta la Russia. Ma cosa sarà ancore quando dalla piccola madre Fotin'ja si affolleranno i russi sulle Lada Granta [10]. Su quelle stesse in cui, secondo l'apostolo, si possono tranquillamente mettere due sacchi di patate nel bagagliaio…

Così cosa aspetta?

Boris Tumanov
giornalista indipendente

22.05.2011

[1] Putin ha recentemente annunciato di voler fondare un “Fronte Popolare” che lo sostenga. Non si sa come questo si dovrebbe porre nei confronti del “partito del potere”, “Russia Unita”.

[2] Terra di cui si narra nei “Viaggi di Gulliver” di Jonathan Swift, i cui abitanti si dedicano solo a musica e matematica senza darvi applicazione pratica.

[3] Parole pronunciate da Putin durante il rapporto alla Duma sull'operato del governo nel 2010.

[4] Città della Russia centrale, la Gor'kij del periodo sovietico.

[5] In realtà due anni fa ne fu solo attestata l'autenticità.

[6] Agente della prima polizia politica sovietica (la ČK – spelling russo čė-ka – cioè Črezvyčajnaja Komissija po bor'be s kontrrevoljuciej i sabotažem, “Commissione Straordinaria per la lotta alla controrivoluzione e al sabotaggio”), per estensione “agente segreto”.

[7] Il crollo dell'URSS secondo Putin.

[8] “Che ci sia sempre il sole”, canzone dei pionieri (versione sovietica degli scout) degli anni '60.

[9] Eroe bolscevico senza macchia e senza paura del romanzo “Come si temprò l'acciaio” di Nikolaj Alekseevič Ostrovskij, a cui è stata addirittura dedicata una via di Mosca.

[10] Berlina economica della Lada.

21 maggio 2011

Il "meglio" delle chiavi di ricerca di marzo 2011 del mio blog-CV

cv european driving licence: vedi qui

+cv capacità:
?

driver's license european cv:
vedi qui

evro cv russian:
vedi qui

istruzione all'estero nei cv:
va messa assolutamente!

"principal subjects/occupational skills covered"
: vedi qui

Per la Russia si riapre il fronte del Nagornyj Karabach?

La CSTO difenderà l'Armenia in caso di guerra per il Nagornyj Karabach [1], ritengono gli esperti armeni

Maggio 19, 2011, 21.20

L'Organizzazione del Trattato di Sicurezza collettiva (CSTO [2]) adempirà i propri obblighi di difesa dell'Armenia in caso di ripresa della guerra per il Nagornyj Karabach, sono convinti molti esperti armeni. Una parte di essi indica che questi obblighi non si estendono al Nagornyj Karabach. Ma gli uni e gli altri concordano che la difesa dell'Armenia in caso di guerra è negli interessi della Russia.

Come ha comunicato "Kavkazskij uzel", oggi a Yerevan è cominciata la conferenza "CSTO e Caucaso del Sud: prospettive di pace e sicurezza nella regione", a cui prendono parte i rappresentanti dei paesi membri della CSTO, il segretario generale di questa organizzazione è Nikolaj Bordjuža [3].

Secondo l'ex primo consigliere capo del presidente armeno per le questioni di sicurezza nazionale Ashot Manucharyan (ha rivestito questa carica negli anni 1991-93 – nota del redattore), l'influsso della CSTO è paragonabile per forza e influenza a quello della stessa Russia. In particolare, secondo Manucharyan, se la Russia farà il percorso di instaurazione di uno stato forte, in questo caso la CSTO sarà una struttura reale.

Per quanto riguarda gli obblighi della CSTO, e in primo luogo della Russia, nei confronti della propria alleata Armenia, nel caso di una possibile ripresa delle azioni militari nella zona del conflitto del Nagornyj Karabach, l'ex consigliere del presidente ha notato: “Se oggi la situazione legata al Nagornyj Karabach si conservasse, allora la Russia e cioè anche la CSTO, più precisamente la Russia sotto forma di CSTO, adempirà al massimo i propri obblighi, perché questo deriva dagli interessi nazionali della stessa Russia”.

“Cioè quest'ultima difenderà non tanto il Nagornyj Karabach, quanto le basi fondamentali della propria sicurezza”, – ha notato.

Iskandaryan: la CSTO è una struttura reale

La CSTO è una struttura reale, non si tratta del fatto che non si sia formata su un piano di obblighi reciproci, essa va verso ciò. La CSTO è un'organizzazione seria”, – ha dichiarato al corrispondente di “Kavkazskij uzel” il direttore del Caucasus Institute [3] Aleksandr Iskandaryan.

Riguardo al fatto se si tratti dell'adempimento da parte della Russia dei propri obblighi nell'ambito dell'“Accordo sul prolungamento del periodo di dislocazione di una base militare russa sul territorio dell'Armenia” e del Nagornyj Karabach, il politologo ha risposto: “Secondo quanto è scritto nell'accordo ciò riguarda l'Armenia, ma non propriamente il Nagornyj Karabach. Che in senso politico-militare l'Armenia sia legata al Karabach è un'altra faccenda”.

L'Armenia oggi non ha alternativa alla CSTO, ha dichiarato al corrispondente di “Kavkazskij uzel” il capo del Centro di Analisi per la globalizzazione e la collaborazione regionale Stepan Grigoryan.

Khurshudyan: la CSTO è un'organizzazione di facciata

Nel frattempo l'esperto principale del Centro di studi nazionali e strategici armeno Ovsep Khurshudyan ha dichiarato al corrispondente di “Kavkazskij uzel” che prima di dare qualsiasi caratteristica della CSTO è indispensabile volgersi all'esperienza di relazioni bilaterali esistenti tra alcuni paesi nello spazio post-sovietico.

In particolare, secondo l'esperto, il membro guida della CSTO, la Russia, che è un'alleata politico-militare dell'Armenia, in contrasto con i principi della suddetta organizzazione ha compiuto la ristrutturazione e modernizzazione delle apparecchiature militari azere, più di una volta ha venduto armi all'Azerbaijan, che di fatto si trova in stato di guerra con l'Armenia.

“Tutti questi passi dimostrano che la CSTO non è un'organizzazione reale, ma di facciata, dove regnano principi mercantili”, – ritiene l'esperto.

Rubinyan: gli abbracci della Russia possono diventare mortali

La Russia costruisce tanto le sue, come dire, relazioni bilaterali con l'Armenia quanto le sue relazioni nell'ambito della CSTO sulla base delle proprie aspirazioni imperialistiche. Gli stretti abbracci con la Russia da un giorno all'altro possono diventare mortali per l'Armenia”, – è convinto l'ex presidente del parlamento armeno Karapet Rubinyan.

Come ha scritto in precedenza “Kavkazskij uzel”, l'Azerbaijan non esclude una via militare di soluzione del conflitto, se considererà esauriti i mezzi pacifici.

"L'Azerbaijan è incline all'uso di mezzi pacifici per regolare il conflitto del Karabach, ma se i mezzi diplomatici per risolvere il problema si esauriranno, allora non si esclude anche una via militare per la liberazione “dei territori occupati dall'Armenia”, – dichiarò l'anno scorso a una riunione dedicata alle questioni delle costruzioni militari il presidente Ilham Aliyev. “Questo è il nostro diritto naturale. Oggi l'esercito azero è per ogni verso più forte e più professionale dell'esercito dell'Armenia”, – aggiunse.

Parlando alla stessa riunione dell'elaborazione di “azioni offensive”, il ministro della Difesa azero Safar Abiyev assicurò i presenti che “le forze armate dell'Azerbaijan” sono capaci di assolvere il compito di liberare i territori occupati dell'Azerbaijan”.

Nota della redazione: vedi anche le notizie “Nel Nagornyj Karabach i politologi vedono l'indispensabilità di colloqui di pace tra Azerbaijan e Armenia", "Tevan Pogosyan: l'Azerbaijan vuole mostrare alla comunità internazionale che si prepara alla guerra", "Il presidente lituano in visita in Azerbaijan ha cominciato il viaggio per il Caucaso del Sud".

Autore: Lilit Ovanisyan; fonte: corrispondente del “Kavkazskij uzel”


Note

[1] Territorio dell'Azerbaijan a maggioranza armena confinante con l'Armenia dichiaratosi indipendente, ma controllato militarmente da questa.

[2] Alleanza militare di Russia, Bielorussia, Armenia, Kazakistan, Kirgizistan, Tagikistan e Uzbekistan. Uso la sigla internazionale CSTO, basata sull'acronimo inglese Collective Security Treaty Organisation.

[3] Nikolaj Nikolaevič Bordjuža, militare e uomo di stato russo, già a capo dell'amministrazione presidenziale di El'cin.

19 maggio 2011

Il "meglio" delle chiavi di ricerca di marzo 2011 dell'altro mio blog

comitato per la difesa dei giornalisti cpj: vedi qui

eliminare tutti i programmicon tendenza gay
: ?

galina koževnikova
: vedi qui

galina mursalieva
: vedi qui, qui e qui

"arcipelago gulag" "volume unico"
: vedi qui

"voto contro tutti": vedi qui

adighi in russia: vedi qui

alla voennaja
: sconosciuta

asfaltare la cecenia
: vedi qui

che significa te ehco de menos a morir: che non sai lo spagnolo

città della russia centrale in fumo
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come si cambiano le cinghiette del'ahi fail
: come si impara a scrivere?

differenze tra urss e russia: vedi qui

dissidenti comunisti nelregime di putin
: Zjuganov & co.???

finire in opg per abuso d'ufficio: a chi è capitato?

giornalista delle gare di auto: vedi qui

i russi respingono i tartari grazie ai cannoni
: quando?

ibragim salgiriev
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il magico nelle fiabe di medvedev
: non c'è...

in russia c'è posto per i partiti: vedi qui

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junus varaev: altro sconosciuto

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laoidi per cimiteri in russia
: forse lapidi?

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medvedeviani:
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metafora nei conflitti sociali del principio dei vasi comunicanti
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michail samarskij: è la sagra degli sconosciuti...

migliaia di persone conoscono una persona
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nel 2007, il kazakistan ha esportato più di 60 milioni di tonnellate di petrolio in russia
: dici?

nina petljanova: vedi qui

paradisi fiscali in russia: vedi qui

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perchè le stazioni metropolitane della russia finiscono sempre cn skaja?
: è un suffisso...

pianista russo che vive a norveggia
: chi ha scritto questo, Totti?

proverbi russi ubriachi: in Russia sono ubriachi anche i proverbi?

quantita piu grossa di soldi sequestrata dalla polizia: non ne ho idea

riforme di medveded
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russia in uniunea europeana
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storia delle monocittà in russia: vedi qui

vachid magomadov: vedi qui

visita del presidente della federazione russa in algeria
: non ho notizie in merito...

vladimir nikolaevič losskij
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zvastka slava: volevi dire svastica?

quali erano i rapporti delle compagnie con le nazione straniere che permettevano loro di estrarre petrolio nei propri territori:
vedi qui

18 maggio 2011

Siamo in Cecenia e si fa quello che ci pare...

Il confronto è fallito [1]




Gli agenti delle strutture armate cecene ignorano gli inquirenti federali


Lunedì le forze dell'ordine cecene, formate da ex militanti ceceni, hanno di nuovo dimostrato la propria indipendenza dalla legge russa.

Il comandante dell'OMON [2] Alichan Cakaev e i suoi vice Adam Chizriev, Ismail Israilov e Aslambek Achaev, sospettati del sequestro del ceceno Islam Umarpašaev, hanno ostentatamente ignorato il gruppo di inquirenti della SK [3] della Federazione Russa e non si sono presentati al confronto.

Inizialmente hanno detto di non potersi presentare per motivi plausibili: il ministero degli Interni della Repubblica Cecena tiene delle esercitazioni. Tuttavia, quando gli inquirenti sono giunti alla base dell'OMON ceceno non hanno trovato là alcuna esercitazione, invece hanno trovato i sospettati di sequestro a passeggiare a piacimento per la base dell'OMON in borghese.

I sospettati sono passati davanti agli inquirenti senza neanche salutarli.

Il capo dell'amministrazione investigativa del ministero degli Interni della Federazione Russa ha dichiarato all'inquirente per i casi particolarmente importanti Igor' Sobol' che gli agenti dell'OMON ceceno sono comunque d'accordo a partecipare ai confronti, ma solo dopo che sia stato interpellato il capo del ministero degli Interni ceceni Ruslan Alchanov. L'inquirente Sobol' si è accordato per un incontro con il ministro Alchanov, ma quando si è avvicinato al ministero degli Interni ceceno gli è stato detto: il ministro è volato urgentemente a Mosca.

Martedì hanno ignorato gli inquirenti federali l'agente dell'OMON Abdul-Bari Bacaev, l'agente dello ROVD [4] del quartiere Oktjabr'skij [5] Anzor Dyšniev e Chanpaš Atlambaev.

Martedì è giunto in volo in Cecenia il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg, che si è incontrato con i rappresentanti della SK della Federazione Russa. Hanno valutato l'unico e globale problema al momento – la disobbedienza delle strutture armate cecene, la loro provocatoria intangibilità, per cui è impossibile indagare sui territori della Cecenia e della Russia su crimini particolarmente gravi legati a sequestri di persona e omicidi, tra cui anche di attivisti per i diritti umani ceceni e russi.

Tomas Hammarberg è al corrente del caso del sequestro di Islam Umarpašaev. La “Novaja gazeta” ha scritto dettagliatamente di questo caso (vedi la “Novaja”, n. 16 del 14.02.2011 [6]). Proprio su richiesta di Hammarberg il capo della SK della Federazione Russa Bastyrkin ha tolto questo caso agli inquirenti ceceni e l'ha trasmesso per competenza al gruppo inquirente federale sotto la direzione di Igor' Sobol'.

Sobol' porta avanti alcuni grossi casi in Cecenia, tra cui anche il caso del sequestro e dell'omicidio dell'attivista per i diritti umani Natal'ja Ėstemirova. A partire dai materiali del procedimento penale sull'omicidio di Natal'ja Ėstemirova è perfettamente chiaro che una delle versioni principali sulla complicità delle forze dell'ordine cecene nel sequestro e nell'uccisione a colpi d'arma da fuoco non è stata esaminata. Due anni dopo questo clamoroso omicidio politico mancano i risultati delle indagini. Ma, suppongo, la causa è proprio l'intangibilità degli agenti delle strutture armate cecene. Lo status particolare di Ramzan Kadyrov è il muro in cui si imbatte la legge russa.

Igor' Kaljagin, capo del “Comitato contro la tortura” al lavoro in Cecenia, ha detto: “Ora è molto importante registrare al massimo, in modo esemplare e pubblico l'assurdità della situazione che si è creata. In Cecenia gli omicidi e i sequestratori sono noti, ma incarcerarli è impossibile. Solo perché la leadrship del paese non ha la volontà politica”.

L'inquirente Sobol' ha emesso una delibera per la convocazione forzata di tutti gli agenti delle strutture armate cecene non presentatisi alle azioni investigative. Le convocazioni dovranno essere attuate dal Raggruppamento unito temporaneo degli organi e dei reparti basato a Chankala [7]. Il gruppo è diretto dal generale Simakov. Questi, peraltro, a febbraio si è rifiutato di fornire protezione a Igor' Sobol' nella conduzione di azioni investigative nella base dell'OMON ceceno.

Elena Milašina

17.05.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/052/03.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Gioco di parole complesso. L'originale è Očnaja stavka provalilas'. Stavka significa “puntata” (al gioco) e očnaja stavka “confronto”. Quindi in un certo senso si allude anche a una scommessa persa...

[2] Otrjad milicii osobogo naznačenija (Reparto di Polizia con Compiti Speciali), sorta di Celere russa particolarmente dura.

[3] Sledstvennaja Komissija (Commissione Inquirente).

[4] Rajonnoe Otdelenie Vnutrennich Del (Sezione di Quartiere per gli Affari Interni), in pratica la polizia di quartiere.

[5] “Dell'Ottobre”, quartiere di Groznyj.

[6] Da me tradotto qui.

[7] Città della Russia centrale.

17 maggio 2011

Roba mia, vientene con me!

Giovanni Verga, "Tutte le novelle"

da "Novelle rusticane " (1883)

La roba


Il viandante che andava lungo il Biviere di Lentini, steso là come un pezzo di mare morto, e le stoppie riarse della Piana di Catania, e gli aranci sempre verdi di Francofonte, e i sugheri grigi di Resecone, e i pascoli deserti di Passaneto e di Passanitello, se domandava, per ingannare la noia della lunga strada polverosa, sotto il cielo fosco dal caldo, nell'ora in cui i campanelli della lettiga suonano tristamente nell'immensa campagna, e i muli lasciano ciondolare il capo e la coda, e il lettighiere canta la sua canzone malinconica per non lasciarsi vincere dal sonno della malaria: - Qui di chi è? - sentiva rispondersi: - Di Mazzarò -. E passando vicino a una fattoria grande quanto un paese, coi magazzini che sembrano chiese, e le galline a stormi accoccolate all'ombra del pozzo, e le donne che si mettevano la mano sugli occhi per vedere chi passava: - E qui? - Di Mazzarò -. E cammina e cammina, mentre la malaria vi pesava sugli occhi, e vi scuoteva all'improvviso l'abbaiare di un cane, passando per una vigna che non finiva più, e si allargava sul colle e sul piano, immobile, come gli pesasse addosso la polvere, e il guardiano sdraiato bocconi sullo schioppo, accanto al vallone, levava il capo sonnacchioso, e apriva un occhio per vedere chi fosse: - Di Mazzarò -. Poi veniva un uliveto folto come un bosco, dove l'erba non spuntava mai, e la raccolta durava fino a marzo. Erano gli ulivi di Mazzarò. E verso sera, allorché il sole tramontava rosso come il fuoco, e la campagna si velava di tristezza, si incontravano le lunghe file degli aratri di Mazzarò che tornavano adagio adagio dal maggese, e i buoi che passavano il guado lentamente, col muso nell'acqua scura; e si vedevano nei pascoli lontani della Canziria, sulla pendice brulla, le immense macchie biancastre delle mandre di Mazzarò; e si udiva il fischio del pastore echeggiare nelle gole, e il campanaccio che risuonava ora sì ed ora no, e il canto solitario perduto nella valle. - Tutta roba di Mazzarò. Pareva che fosse di Mazzarò perfino il sole che tramontava, e le cicale che ronzavano, e gli uccelli che andavano a rannicchiarsi col volo breve dietro le zolle, e il sibilo dell'assiolo nel bosco. Pareva che Mazzarò fosse disteso tutto grande per quanto era grande la terra, e che gli si camminasse sulla pancia. - Invece egli era un omiciattolo, diceva il lettighiere, che non gli avreste dato un baiocco, a vederlo; e di grasso non aveva altro che la pancia, e non si sapeva come facesse a riempirla, perché non mangiava altro che due soldi di pane; e sì ch'era ricco come un maiale; ma aveva la testa ch'era un brillante, quell'uomo.
Infatti, colla testa come un brillante, aveva accumulato tutta quella roba, dove prima veniva da mattina a sera a zappare, a potare, a mietere; col sole, coll'acqua, col vento; senza scarpe ai piedi, e senza uno straccio di cappotto; che tutti si rammentavano di avergli dato dei calci nel di dietro, quelli che ora gli davano dell'eccellenza, e gli parlavano col berretto in mano. Né per questo egli era montato in superbia, adesso che tutte le eccellenze del paese erano suoi debitori; e diceva che eccellenza vuol dire povero diavolo e cattivo pagatore; ma egli portava ancora il berretto, soltanto lo portava di seta nera, era la sua sola grandezza, e da ultimo era anche arrivato a mettere il cappello di feltro, perché costava meno del berretto di seta. Della roba ne possedeva fin dove arrivava la vista, ed egli aveva la vista lunga - dappertutto, a destra e a sinistra, davanti e di dietro, nel monte e nella pianura. Più di cinquemila bocche, senza contare gli uccelli del cielo e gli animali della terra, che mangiavano sulla sua terra, e senza contare la sua bocca la quale mangiava meno di tutte, e si contentava di due soldi di pane e un pezzo di formaggio, ingozzato in fretta e in furia, all'impiedi, in un cantuccio del magazzino grande come una chiesa, in mezzo alla polvere del grano, che non ci si vedeva, mentre i contadini scaricavano i sacchi, o a ridosso di un pagliaio, quando il vento spazzava la campagna gelata, al tempo del seminare, o colla testa dentro un corbello, nelle calde giornate della mèsse. Egli non beveva vino, non fumava, non usava tabacco, e sì che del tabacco ne producevano i suoi orti lungo il fiume, colle foglie larghe ed alte come un fanciullo, di quelle che si vendevano a 95 lire. Non aveva il vizio del giuoco, né quello delle donne. Di donne non aveva mai avuto sulle spalle che sua madre, la quale gli era costata anche 12 tarì, quando aveva dovuto farla portare al camposanto.
Era che ci aveva pensato e ripensato tanto a quel che vuol dire la roba, quando andava senza scarpe a lavorare nella terra che adesso era sua, ed aveva provato quel che ci vuole a fare i tre tarì della giornata, nel mese di luglio, a star colla schiena curva 14 ore, col soprastante a cavallo dietro, che vi piglia a nerbate se fate di rizzarvi un momento. Per questo non aveva lasciato passare un minuto della sua vita che non fosse stato impiegato a fare della roba; e adesso i suoi aratri erano numerosi come le lunghe file dei corvi che arrivavano in novembre; e altre file di muli, che non finivano più, portavano le sementi; le donne che stavano accoccolate nel fango, da ottobre a marzo, per raccogliere le sue olive, non si potevano contare, come non si possono contare le gazze che vengono a rubarle; e al tempo della vendemmia accorrevano dei villaggi interi alle sue vigne, e fin dove sentivasi cantare, nella campagna, era per la vendemmia di Mazzarò. Alla mèsse poi i mietitori di Mazzarò sembravano un esercito di soldati, che per mantenere tutta quella gente, col biscotto alla mattina e il pane e l'arancia amara a colazione, e la merenda, e le lasagne alla sera, ci volevano dei denari a manate, e le lasagne si scodellavano nelle madie larghe come tinozze. Perciò adesso, quando andava a cavallo dietro la fila dei suoi mietitori, col nerbo in mano, non ne perdeva d'occhio uno solo, e badava a ripetere: - Curviamoci, ragazzi! - Egli era tutto l'anno colle mani in tasca a spendere, e per la sola fondiaria il re si pigliava tanto che a Mazzarò gli veniva la febbre, ogni volta.
Però ciascun anno tutti quei magazzini grandi come chiese si riempivano di grano che bisognava scoperchiare il tetto per farcelo capire tutto; e ogni volta che Mazzarò vendeva il vino, ci voleva più di un giorno per contare il denaro, tutto di 12 tarì d'argento, ché lui non ne voleva di carta sudicia per la sua roba, e andava a comprare la carta sudicia soltanto quando aveva da pagare il re, o gli altri; e alle fiere gli armenti di Mazzarò coprivano tutto il campo, e ingombravano le strade, che ci voleva mezza giornata per lasciarli sfilare, e il santo, colla banda, alle volte dovevano mutar strada, e cedere il passo.
Tutta quella roba se l'era fatta lui, colle sue mani e colla sua testa, col non dormire la notte, col prendere la febbre dal batticuore o dalla malaria, coll'affaticarsi dall'alba a sera, e andare in giro, sotto il sole e sotto la pioggia, col logorare i suoi stivali e le sue mule - egli solo non si logorava, pensando alla sua roba, ch'era tutto quello ch'ei avesse al mondo; perché non aveva né figli, né nipoti, né parenti; non aveva altro che la sua roba. Quando uno è fatto così, vuol dire che è fatto per la roba.
Ed anche la roba era fatta per lui, che pareva ci avesse la calamita, perché la roba vuol stare con chi sa tenerla, e non la sciupa come quel barone che prima era stato il padrone di Mazzarò, e l'aveva raccolto per carità nudo e crudo ne' suoi campi, ed era stato il padrone di tutti quei prati, e di tutti quei boschi, e di tutte quelle vigne e tutti quegli armenti, che quando veniva nelle sue terre a cavallo coi campieri dietro, pareva il re, e gli preparavano anche l'alloggio e il pranzo, al minchione, sicché ognuno sapeva l'ora e il momento in cui doveva arrivare, e non si faceva sorprendere colle mani nel sacco. - Costui vuol essere rubato per forza! - diceva Mazzarò, e schiattava dalle risa quando il barone gli dava dei calci nel di dietro, e si fregava la schiena colle mani, borbottando: - Chi è minchione se ne stia a casa, - la roba non è di chi l'ha, ma di chi la sa fare -. Invece egli, dopo che ebbe fatta la sua roba, non mandava certo a dire se veniva a sorvegliare la messe, o la vendemmia, e quando, e come; ma capitava all'improvviso, a piedi o a cavallo alla mula, senza campieri, con un pezzo di pane in tasca; e dormiva accanto ai suoi covoni, cogli occhi aperti, e lo schioppo fra le gambe.
In tal modo a poco a poco Mazzarò divenne il padrone di tutta la roba del barone; e costui uscì prima dall'uliveto, e poi dalle vigne, e poi dai pascoli, e poi dalle fattorie e infine dal suo palazzo istesso, che non passava giorno che non firmasse delle carte bollate, e Mazzarò ci metteva sotto la sua brava croce. Al barone non era rimasto altro che lo scudo di pietra ch'era prima sul portone, ed era la sola cosa che non avesse voluto vendere, dicendo a Mazzarò: - Questo solo, di tutta la mia roba, non fa per te -. Ed era vero; Mazzarò non sapeva che farsene, e non l'avrebbe pagato due baiocchi. Il barone gli dava ancora del tu, ma non gli dava più calci nel di dietro.
- Questa è una bella cosa, d'avere la fortuna che ha Mazzarò! - diceva la gente; e non sapeva quel che ci era voluto ad acchiappare quella fortuna: quanti pensieri, quante fatiche, quante menzogne, quanti pericoli di andare in galera, e come quella testa che era un brillante avesse lavorato giorno e notte, meglio di una macina del mulino, per fare la roba; e se il proprietario di una chiusa limitrofa si ostinava a non cedergliela, e voleva prendere pel collo Mazzarò, dover trovare uno stratagemma per costringerlo a vendere, e farcelo cascare, malgrado la diffidenza contadinesca. Ei gli andava a vantare, per esempio, la fertilità di una tenuta la quale non produceva nemmeno lupini, e arrivava a fargliela credere una terra promessa, sinché il povero diavolo si lasciava indurre a prenderla in affitto, per specularci sopra, e ci perdeva poi il fitto, la casa e la chiusa, che Mazzarò se l'acchiappava - per un pezzo di pane. - E quante seccature Mazzarò doveva sopportare! - I mezzadri che venivano a lagnarsi delle malannate, i debitori che mandavano in processione le loro donne a strapparsi i capelli e picchiarsi il petto per scongiurarlo di non metterli in mezzo alla strada, col pigliarsi il mulo o l'asinello, che non avevano da mangiare.
- Lo vedete quel che mangio io? - rispondeva lui, - pane e cipolla! e sì che ho i magazzini pieni zeppi, e sono il padrone di tutta questa roba -. E se gli domandavano un pugno di fave, di tutta quella roba, ei diceva: - Che, vi pare che l'abbia rubata? Non sapete quanto costano per seminarle, e zapparle, e raccoglierle? - E se gli domandavano un soldo rispondeva che non l'aveva.
E non l'aveva davvero. Ché in tasca non teneva mai 12 tarì, tanti ce ne volevano per far fruttare tutta quella roba, e il denaro entrava ed usciva come un fiume dalla sua casa. Del resto a lui non gliene importava del denaro; diceva che non era roba, e appena metteva insieme una certa somma, comprava subito un pezzo di terra; perché voleva arrivare ad avere della terra quanta ne ha il re, ed esser meglio del re, ché il re non può ne venderla, né dire ch'è sua.
Di una cosa sola gli doleva, che cominciasse a farsi vecchio, e la terra doveva lasciarla là dov'era. Questa è una ingiustizia di Dio, che dopo di essersi logorata la vita ad acquistare della roba, quando arrivate ad averla, che ne vorreste ancora, dovete lasciarla! E stava delle ore seduto sul corbello, col mento nelle mani, a guardare le sue vigne che gli verdeggiavano sotto gli occhi, e i campi che ondeggiavano di spighe come un mare, e gli oliveti che velavano la montagna come una nebbia, e se un ragazzo seminudo gli passava dinanzi, curvo sotto il peso come un asino stanco, gli lanciava il suo bastone fra le gambe, per invidia, e borbottava: - Guardate chi ha i giorni lunghi! costui che non ha niente! -
Sicché quando gli dissero che era tempo di lasciare la sua roba, per pensare all'anima, uscì nel cortile come un pazzo, barcollando, e andava ammazzando a colpi di bastone le sue anitre e i suoi tacchini, e strillava: - Roba mia, vientene con me! -


http://www.liberliber.it/biblioteca/v/verga/tutte_le_novelle/html/roba.htm

16 maggio 2011

Il "meglio" delle chiavi di ricerca di marzo 2011

"papi massoni": vedi qui

beppe grillo is back (dvd/libro):intext rapidshare
: ?

il vero discorso del re
: vedi qui

mimosa: vedi qui e qui

a detta di molti
: vedi qui

amiche che fanno a copiare i loro cavalli
: forse accoppiare?

bellezza cecena: vedi qui

cagliani giulio: vedi qui

cardinal barbarin di lione inaugura centro massonico
: notizia imprecisa

certificato antitrappole
: e cos'è?

davanti alla morte gigno
: forse volevi scrivere ghigno?

difesa del popolo padova chiesa rumena irina compirà
: come no

dossier enisej
: di che si tratterebbe?

dove bisogna andare per il foglio di convivenza a palermo
: 'un lo sacciu

emilio spedicato
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epatite c
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fin piu
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final sentenza 2001 per giovanni maiale da eboli
: la final sentenza è il Giudizio Universale...

ga and mast
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gaziev fotto:
fotti?

hitler discorso alla germania in dialetto milanese:
interessante...

impietosisce davanti alla morte: cosa?

joe sentieri mp3
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ju jitsu brasiliano nella gabbia
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ju tub marco di paola palermo
: ma che stai a di'?

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l'amore e la dovve
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matteo bloggato nazi:
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si sono realizzate le distopia?: no e neanche il tuo italiano

software di localizzazione per i smartphone:
non sono pratico...

suor cristiana toara: chi è?

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yuhu-che selva: come dire "Yu-hu! Che selva!"

компра ру зеленков игорь украина: kompra ru zelenkov igor' ucraina

Per il regime di Putin una fine violenta o una "exit strategy"?

Si può scongiurare il '17?




Sullo sfondo della crescita degli umori di protesta sempre più spesso si sentono paragoni con il 1916. E come nel febbraio 1917 nessuno difese lo zar, nessuno difenderà l'attuale potere


Presentiamo alla vostra attenzione il testo polemico del co-presidente del partito “Causa di destra” [1] Leonid Gozman. Il politico Gozman è convinto che la ricezione dell'attuale potere russo come estraneo e perfino “di occupazione” cessi di essere privilegio di radicali psichicamente malati. E propone soluzioni che, a suo parere, possono ancora salvarci tutti dall'incarnarsi nella vita dello scenario più terribile.

La situazione nel paese

La situazione nel paese diviene sempre più angosciosa:

– il potere perde impetuosamente autorità e fiducia. Praticamente nessuno associa alcuna speranza all'attuale leadership del paese. Il massimo grado di lealtà al sistema è la convinzione che gli altri saranno ancora peggio. La disillusione o, nel migliore dei casi, l'indifferenza hanno preso tutti gli strati della società – vecchi e giovani, uomini d'affari e lavoratori statali, intellettuali e funzionari;
– il senso di ingiustizia della vita, la convinzione nell'amoralità dello stesso potere e di chi sia partecipe di esso sono divenute universalmente diffuse;
– lo stato diviene meno efficiente. E' evidente per tutti l'incapacità del potere di fare i conti con la corruzione e con il terrorismo, con la crescita dei prezzi e con l'arretratezza tecnologica;
– il fatto che negli ultimi dieci anni non sia stato raggiunto alcuno degli scopi dichiarati dal potere viene riconosciuto da un sempre maggior numero di cittadini;
– l'élite al potere non si presenta come un'unica squadra. Nella cerchia più vicina alle più alte personalità ci sono sostenitori di vie opposte di sviluppo del paese, il che rende l'elaborazione e la realizzazione di qualsiasi politica articolata del tutto impossibile;
Sullo sfondo della crescita degli umori di protesta sempre più spesso si sentono paragoni con il 1916. E come nel febbraio 1917 nessuno difese lo zar, nessuno difenderà l'attuale potere.

I rischi dell'inerzia

Il sistema politico che si è formato è evidentemente inadeguato alle esigenze del giorno d'oggi, non può garantire né il graduale sviluppo del paese, né la sicurezza e la tranquillità dei cittadini. Il potere tra l'altro si trova in un vuoto informativo – i normali canali di feedback, la televisione, per esempio, sono stati sostituiti da un flusso informativo generato dal potere stesso. Questo da la possibilità di ignorare con successo la crescente insoddisfazione e, nelle grandi cose, di non cambiare niente, limitandosi a riparazioni cosmetiche dove sarebbero necessarie ristrutturazioni.

In caso di prosecuzione dello scenario di inerzia appare probabile la realizzazione delle seguenti minacce:

un ulteriore inasprimento dei rapporti tra le etnie. La mancanza di soluzione dei problemi delle etnie, l'ignoranza dei rapporti di inimicizia tra diversi gruppi etnici e il sostegno di fatto ai nazionalisti di parte dell'élite di potere e delle forze dell'ordine molto probabilmente ci porteranno a una nuova guerra nel Caucaso e a nuovi atti terroristici e anche a scontri nelle grandi città;
– l'approfondimento dell'arretratezza tecnologica della Russia rispetto ai paesi sviluppati, la trasformazione di esso in un qualcosa di insuperabile per principio. Il tempestoso sviluppo delle alte tecnologie nel mondo significa che, se nei prossimi tre-cinque anni da noi non ci sarà un progresso essenziale in questa sfera, come minimo per qualche decennio futuro o perfino per sempre saremo destinati a trovarci ai margini della civiltà mondiale. La leadership del paese, capendo ciò, indubbiamente, vuole modernizzare l'economia, ma non vuole categoricamente mutamenti nel sistema politico. Tuttavia le possibilità di costruzione di un'economia innovativa nell'ambito di un regime autoritario sono ristrette per principio. La continua emigrazione di giovani di talento è solo uno dei sintomi dell'inadeguatezza delle nostre istituzioni alle esigenze della modernizzazione;
– la realizzazione in Russia di uno “scenario arabo”. La presenza nelle grandi città di una massa critica di cittadini pronti ad azioni di protesta, la sensazione di una giustificazione morale di tali azioni
(la ricezione dell'attuale potere russo come estraneo e perfino “di occupazione” cessa di essere privilegio di radicali psichicamente malati) significa che l'esplosione può verificarsi in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo. Tra l'altro non è importante quale percentuale della popolazione costituiscano i potenziali partecipanti alle proteste, è importante se sono sufficienti per occupare la piazza principale del paese. I cittadini osserveranno la rivolta con partecipazione o con indifferenza. L'unica risorsa del potere in questo caso è la forza. Tuttavia non è affatto evidente che a disposizione delle autorità ci sono armate pronte ad aprire il fuoco sui concittadini, ma una nuova “domenica di sangue” [2] prolungherebbe solo l'agonia. Inoltre si ha voglia di credere che non verrà dato un ordine del genere. Ma il risultato della rivoluzione, chiunque la capeggi e sotto qualsiasi slogan inizi, sarà l'instaurazione, dopo un inevitabile periodo di caos sanguinoso, di un regime ben più crudele e antidemocratico di quello odierno.

Le vie d'uscita

Un'evidente priorità per ogni forza politica responsabile, così come per ogni persona normale, è la garanzia di un passaggio pacifico a un sistema più democratico ed efficiente. Ora non si tratta già più di correttivi, sia pure sostanziali, di distinte direzioni di politica interna ed estera, ma di scongiurare una catastrofe. Gli interessi della burocrazia al governo e della società in questo caso coincidono. La società è interessata alla formazione di uno stato orientato al paese e non a se stesso, i funzionari alla sicurezza, che in casa di sconvolgimenti rivoluzionari non sarà precisamente garantita.

Una variante ideale sarebbe l'accordo tra la società e la burocrazia al governo. Come minimo tale accordo dovrebbe includere i seguenti momenti:

– lo svolgimento di elezioni della Duma e presidenziali sotto il controllo di un Consiglio creato allo scopo, costituito da rappresentanti di tutti i gruppi sociali e del potere. Il compito del Consiglio sarebbe la garanzia di libertà e possibilità di propaganda, di registrazione di chi desideri partecipare alle elezioni e il controllo sul processo di votazione e di conteggio dei voti;
– garanzie contro la persecuzione politica a tutti i partecipanti al processo elettorale e rinuncia del potere all'uso di misure repressive nei loro confronti;
– rinuncia degli attuali leader di “Russia Unita” a partecipare alle elezioni e ad un'ulteriore partecipazione al potere. Garanzie di sicurezza ad essi stessi e alle loro famiglie.

Il soggetto degli accordi da parte della società – un Comitato di Concordia Nazionale, per esempio – potrebbe essere formato da rappresentanti di varie forze politiche, tra cui anche di quelle non registrate ufficialmente, da rappresentanti della società civile, da giornalisti autorevoli, blogger, ecc. L'esperienza di paesi passati con successo e pacificamente da un regime autoritario a uno democratico mostra che il compito dell'organizzazione del dialogo tra società e potere è di principio risolvibile. E i timori nei confronti del fatto che con libere elezioni ottengano successo le forze di sinistra e i nazionalisti, anche se si presentano del tutto fondati, non devono essere usati per fermare il processo – il mantenimento dell'attuale sistema garantisce la catastrofe e il successo delle forze antidemocratiche alle elezioni in primo luogo potrebbe anche non essere tanto massiccio, in secondo luogo sarà corretto nell'ambito del seguente ciclo elettorale.

Un'altra variante meno radicale consiste nella rinuncia di “Russia Unita”al monopolio del potere. Questa rinuncia deve avere forma non di dichiarazione, ma di aperto passaggio di parte dell'élite al governo a un altro partito, con il che sarebbe formalizzata politicamente la presenza nell'attuale potere di opinioni diverse per principio sul futuro della Russia. La concorrenza tra “Russia Unita” e i partiti della parte separata dell'élite, certo, sarebbe molto lontana dalla normale concorrenza politica, ma ciò sarebbe un passo nella direzione giusta. L'uso delle risorse amministrative tra l'altro diminuirebbe sostanzialmente e, in ogni caso, si attuerebbe negli interessi non di uno, ma come minimo di due partiti. Il parlamento formato come risultato di tali elezioni e in seguito anche il governo rifletterebbero in grado ben maggiore di oggi lo spettro di umori politici nella società e avrebbero maggiore legittimità. E questo – insieme alla speranza che le prossime elezioni siano già veramente democratiche, – diverrà un fattore che favorisce il carattere pacifico di espressione dell'insoddisfazione.

E infine la terza variante consiste nel fatto che, indipendentemente da come andranno le elezioni della Duma di Stato, alle elezioni presidenziali vadano entrambi i membri del tandem al governo. Si capisce, questa scelta non ha niente in comune con una situazione normale, quando la cerchia dei pretendenti è determinata dalla reale popolarità e dall'influenza e non dall'appartenenza al potere esistente. Tuttavia anche in questo caso il processo elettorale cessa di essere una farsa, dove il totale è noto da prima e i “concorrenti” svolgono il ruolo dei clown degli intermezzi al circo. Chiunque dei membri del tandem vincesse, diverrebbe non il presidente designato, ma quello eletto, con essenzialmente maggiore legittimità. Questo di per se favorirà lo sviluppo di strutture civili e politiche nel paese nei sei anni seguenti e darà una chance reale perché le elezioni presidenziali del 2018 si svolgano secondo standard democratici.

Tutte e tre le varianti richiedono la comprensione da parte delle più alte personalità dello stato dell'indispensabilità di una trasformazione radicale del sistema. Purtroppo per ora non c'è tale comprensione. Per di più la creazione di un Fronte panrusso dice che buona parte dell'élite al potere sceglie per principio un'altra strada, aspirando a garantire la propria legittimità per mezzo di manipolazioni che non hanno a che fare con la società. Ma ciò non significa che i passi per scongiurare la catastrofe sociale non debbano essere elaborati e valutati. Nel potere, tra l'altro anche ai suoi piani più alti, ci sono abbastanza persone, il cui senso di responsabilità o perlomeno il cui istinto di autoconservazione può renderli più capaci di giungere a un accordo.

Se il potere nel più breve tempo non prenderà contatti, il campo di manovra si restringerà nettamente. L'attuale legislazione elettorale e, cosa principale, le pratiche elettorali non lasciano speranze di qualche trasformazione sostanziale del sistema in conseguenza delle elezioni. Non di meno un gruppo democratico alla Duma è estremamente indispensabile e ciò significa che i partiti di indirizzo democratico devono partecipare alle elezioni. Perfino in caso di sconfitta, che la CIK [3] può fissare con qualsiasi risultato, la stessa campagna elettorale è un mezzo di propaganda. E' indispensabile sia nel corso delle elezioni, sia usando qualsiasi altra possibilità convincere la società e il potere che la strada attuale è una strada che porta in un vicolo cieco, se non in un precipizio. Una tale propaganda non è senza senso. Le azioni dei più alti funzionari, per esempio la campagna di PR che il premier conduce intensivamente, mostrano che questi capiscono l'indispensabilità di un sia pur minimo sostegno da parte della popolazione – dichiarare semplicemente la vittoria, se non verrà recepita come tale, è troppo pericoloso.

Se il nostro paese non si getterà nel nazional-socialismo o nella rivoluzione, presto o tardi tornerà sulla strada dello sviluppo democratico. La domanda è quando questo si verificherà, quanto tempo è rimasto prima del '17, ce la faremo?

Leonid Gozman
(“Causa di destra”) –
speciale per la “Novaja gazeta”

12.05.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/050/12.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Partito di orientamento moderato.

[2] La repressione della manifestazione pacifica a Pietroburgo il 22 gennaio 1905.

[3] Central'naja Izbiratel'naja Komissija (Commissione Elettorale Centrale).