30 marzo 2011

Medvedev dà un senso alla sua presidenza?

VKontrakte [1]!




Se Dmitrij Medvedev abolirà la leva barbarica, con questo solo giustificherà la propria presidenza


La dirigenza dello Stato Maggiore ha deciso finalmente di entrare in contatto con la società, che in tutti questi ultimi anni ha votato nel modo più espressivo possibile con gambe e bustarelle contro l'esercito di reclute, umiliante, pericoloso per la vita e insensato. Il Capo di Stato Maggiore, il generale di corpo d'armata Nikolaj Makarov, alla riunione delle accademie militari ha dichiarato che l'esercito russo è rimasto disperatamente indietro di 20 anni rispetto agli altri eserciti del mondo perché ha puntato sulle forze armate di massa e sull'acquisto di armamenti invecchiati dalle industrie.

Questa dichiarazione era più che attesa perché pareva che gli ultimi sforzi dell'ente militare fossero diretti alla continuazione dell'avvincente caccia ai giovani e al compimento ad ogni costo del piano delle reclute.

E' già un po' imbarazzante perfino ripetere ciò che è evidente: l'esercito russo ha strappato i giovani dal lavoro e dallo studio, ha ridotto il numero di cittadini economicamente attivi, li ha mutilati e uccisi, dando il proprio contributo alla

negativa demografia russa, ha contribuito alla fioritura della corruzione, essenzialmente ha introdotto una tassa aggiuntiva per le famiglie povere – quelle che non potevano riscattarsi dai distretti militari. Perché fosse necessario in questi anni muovere guerra alla popolazione del proprio paese, andare contro il vento – la demografia – e non cominciare una vera riforma militare è decisamente incomprensibile. Il piano di riforma era pronto già all'inizio degli anni Zero. Fu rigettato perché costava caro. In questi anni per mantenere l'esercito in uno stato torbido sono stati spesi tanti soldi che con questi si sarebbe potuto fare più di una riforma dell'esercito.

Abbiamo perso come minimo 10 anni. E insieme a questi anni molte giovani vite umane e bambini non nati. E perché fare bambini – per sottrarli all'esercito? In questo tempo l'esercito si è corrotto anche moralmente. E con tale forza che nessuna riduzione del periodo di servizio ha salvato dal nonnismo, né dalle richieste di denaro o dai pestaggi da parte degli ufficiali. Il giorno prima dell'intervento di Makarov il procuratore militare Sergej Fridinskij ha divulgato cifre terribili: nel 2010 il numero di crimini violenti nelle Forze Armate è cresciuto del 16%. Ciò significa che non si tratta dei periodi di servizio, ma del tipo di esercito: nella società contemporanea questo non può già più essere di leva. In ogni caso, del tutto di leva – bisogna pur lasciare una “finestra” per chi vuole servire e proprio in giovane età: il numero dei soldati in servizio a tempo, secondo Makarov, si ridurrà fino al 10-15% dei militari.

Lo ripeteremo ancora una volta: tutto ciò stava in superficie, tutto ciò era evidente, lo sfacelo del vecchio esercito non aveva bisogno di alcuna prova aggiuntiva – perché l'hanno fatta lunga con la riforma?

Ma poi, perché la fanno lunga anche con altre riforme: e se all'improvviso fosse distrutta quello strano stato di sonno della società, che è chiamato metaforicamente “stabilità”? E se all'improvviso se ne andassero le fonti di sostentamento e di reddito? E se all'improvviso noi, proprio noi, la volta successiva non venissimo scelti o nominati per una carica?

Peraltro, a proposito del “venir scelti”. Se Dmitrij Medvedev abolisse la leva barbarica, caratteristica di arretrate società agrarie pre-industriali, con questo solo giustificherà la propria presidenza. Gli erigeranno un monumento popolare quelli che sentiranno che la vita dei loro ragazzi è al sicuro. Che potranno studiare e lavorare tranquilli, senza stare in fuga, senz'andare all'estero, senza studiare nelle università statali solo per “svignarsela”, senza riscattarsi con alcuni mesi del budget familiare da distretti militari corrotti.

Forse allora smetteremo anche di perdere popolo russo di censimento in censimento e queste perdite non assommano in otto anni 2,2 milioni di persone? Forse allora da noi sia con la demografia, sia con la forza lavoro andrà meglio? E avrà luogo quel “risparmio del popolo” di cui parlano ripetutamente dalle alte tribune?

E avrà luogo anche il riarmo dell'esercito: semplicemente non bisogna sostenere le OPK [2] nell'ambito del “capitalismo degli amici”. Così come le avtoprom [3], gli APK [4] e altre belle abbreviazioni vicine ai cuori dirigenziali di qualcuno.

Andrej Kolesnikov
osservatore della "Novaja gazeta"

29.03.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/033/00.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Gioco di parole tra VKontakte (cioè V Kontakte, “in contatto”, social network russo) e V Kontrakte (a contratto).

[2] Ob''edinënnye Promyšlennye Kompanii (Compagnie Industriali Riunite), cioè holding.

[3] AVTOmobil'nye PROMyšlennosti (Industrie Automobilistiche).

[4] AgroPromyšlennye Kompleksy (Complessi Agro-Industriali).

29 marzo 2011

Abusi e falsità della giustizia russa

Sono stato condannato all'ergastolo. Mi spingono a scrivere confessioni di altri crimini clamorosi e a calunniare persone innocenti. Voglio raccontare come in realtà si risolvono i casi di omicidi e atti terroristici”




Se tutto ciò è vero, quante centinaia di persone vengono condannate sulla base di denunce false?


Salve! Sono stato condannato al carcere a vita. Non mi sono riconosciuto colpevole né durante le indagini preliminari, né in tribunale, per questo ho subito uno ZČMT (zakrytaja čerepno-mozgovaja travma [1] – nota del redattore) e un trauma oculare, in conseguenza del quale sono rimasto cieco dall'occhio sinistro e il destro ha avuto un calo visivo al 10%). Sconto la pena nel centro abitato di Charp nel distretto Priuralskij [2] nel circondario autonomo Janalo-Nenec [3], FBU [4] IK-18 [5].

Al momento attuale sono detenuto nello FBU IZ-54/1 [6] della città di Novosibirsk [7], dove sono stato portato per lo svolgimento di atti investigativi, e ho la possibilità di rivolgermi a Voi con questo problema, visto che dall'IK-18 questo tipo di corrispondenza non viene inviato.

Nell'IK-18 fui portato nell'agosto 2008. Nel gennaio 2009 mi portarono a Mosca per esaminare una denuncia alla sorveglianza, da là tornai nell'aprile 2009 e qui si cominciò… Giunse il mio turno per l'“elaborazione”. Fui posto nella stessa cella con il recidivo particolarmente pericoloso Ž., che di 36 anni di vita ne ha passati 20 dietro le sbarre. Nel corso di varie conversazioni Ž. a poco a poco mi fece domande su omicidi che mi erano noti nella città di Brjansk [8] (dove abitavo), che non erano stati risolti, che erano “clamorosi” e suscitavano grande interesse per le forze dell'ordine. Dopo qualche tempo mi chiamò un agente investigativo, il tenente colonnello del servizio interno S. e mi propose di scrivere confessioni di tutti i crimini da me raccontati, fra l'altro indicando tutti i complici dei crimini. Al mio rifiuto S. reagì con molta calma, dicendo: “Beh, vai, appena pensi di scrivere, me lo dirai, ti darò I moduli”.

Dopo il mio ritorno in cella Ž. prese apertamente a costringermi a scrivere confessioni, usando ogni tipo di minacce, offese e umiliazioni. A incontrare S. Ž. andava giornalmente, ma le mie istanze per il trasferimento in una reclusione solitaria restavano senza risposta. Un giorno Ž. andò a incontrare S. e comunicò che se all'indomani non ci fossero state confessioni, sarei andato “rotolando” per le celle, inizialmente tra i matti e gli “abbassati”, poi nella press-chata [9], dove mi avrebbero picchiato giorno e notte, poi dai “galli svedesi”, dove mi avrebbero “sbattuto” 24 ore al giorno, ma comunque avrei scritto tutto quello che mi avrebbero detto.

Mi rifiutai e il giorno seguente mi trasferirono in una cella con uno psicopatico, dopo un giorno da un condannato con inclinazioni sessuali anormali e così via. Non mi tenevano in una cella per più di tre giorni. Un giorno mi trasferirono in una cella con il condannato R., condannato per violenza sessuale e omicidio ai danni di minori, che “era giunto” dalla press-chata, dove per 6 giorni l'avevano picchiato, l'avevano usato come punchingball finché non fu d'accordo su tutte le condizioni, cioè di scrivere confessioni. R. ha scritto circa 80 confessioni di omicidi e violenze sessuali ai danni di minori in tutte le regioni della Federazione Russa, che non ha compiuto e ha calunniato molte persone come complici di crimini.

Non mi misi a tentare la sorte e cominciai a scrivere tutto ciò che mi diceva Ž. dopo essere andato da S. Di conseguenza da me sono state scritte circa 30 confessioni, in cui ho calunniato una massa di persone come ree di aver compiuto o di essere state complici di omicidi, esplosioni e così via in molte regioni della Federazione Russa, da Mosca a Novosibirsk. Di più non sono riuscito a fare, in quanto mi hanno portato nella città di Ekaterinburg [10] per azioni investigative.

Dopo aver scritto la prima confessione mi chiamò S. e disse che più di una volta l'avevano chiamato da Brjansk gli agenti dell'UVD [11] M. e F. e gli avevano chiesto che mi lavorasse duramente per una serie di omicidi nella città di Brjansk, che gli era noto che ero complice di questi omicidi, perfino di quelli che erano stati compiuti quando già mi avevano arrestato. Fui costretto a scrivere confessioni e a calunniare le persone che mi avevano chiesto.

A quanto disse S., gli era indispensabile “risolvere” quanti più crimini particolarmente gravi possibile per ottenere più rapidamente il grado di colonnello e un posto allo FSIN [12] del ministero della Giustizia e conseguentemente anche un appartamento a Mosca. E gli agenti investigativi che giungono dalle regioni lo fanno divertire con ogni sorta di alberghi.

Tutto ciò che ho detto sopra potrebbe sembrare una sciocchezza, ma ci sono fatti indiscutibili.

Per esempio a giugno (2010) da me fu scritta la confessione dell'esplosione dell'automobile di un commerciante, per cui rimasero ferite alcune persone. Furono indicati anche i complici. Le circostanze del fatto e lo schema furono presi da S. su Internet. Da Ekaterinburg giunse un agente investigativo e risultò che questo crimine era stato risolto e per esso erano state condannate delle persone. Ž. prese da S. altre notizie e lo schema del luogo dell'accaduto – l'omicidio di un commerciante e di due guardie dell'OMON [13]. Dando spiegazioni all'incaricato per le indagini di Ekaterinburg le mie deposizioni furono corrette, furono chiariti dettagli, mostrate foto dei volti dei complici, fatti i loro nomi, tra cui anche quello del mandante e così via. Di conseguenza seppi tutti i dettagli del crimine, il tipo di armi, chi aveva quale vestito, il luogo, il tempo e così via, tutto ciò che era indispensabile per le indagini. Il 14.07.2010 fu scritta da me una confessione e fu trasmessa a un agente di Ekaterinburg e registrata con il numero 175.

Qualche tempo dopo mi comunicarono che presto sarei andato a Novosibirsk per lo svolgimento di azioni investigative sulla confessione della sparatoria del 1992 contro la sezione di polizia della città di Iskitim [14], in cui furono uccisi 2 agenti di polizia. (…) decisi per conto mio che dopo l'arrivo nella città di Novosibirsk avrei raccontato tutto all'inquirente e, se mi fosse riuscito, ai membri della commissione sociale di osservazione e se non avessero preso misure, cosa di cui, certo, dubitavo molto, mi sarei suicidato, ma non avrei calunniato più nessuno e non sarei andato più a Charp.

L'8.08.10 da me giunsero agenti investigativi dell'UVD della città di Ekaterinburg, uno dei quali era venuto da me a Charp, e disse che sarei stato detenuto a Ekaterinburg per 10 giorni e che in questo tempo era indispensabile condurre una serie di azioni investigative. Dopo di che giunse da me nel SIZO [15] un inquirente e resi deposizioni “di ammissione”, poi mi portarono sul luogo del crimine per un incidente probatorio, in cui pure mostrai e raccontai e così via. Gli agenti investigativi furono soddisfatti, ma ci fu una pausa da parte degli inquirenti. Gli agenti investigativi mi portarono da loro, mi mostrarono ancora una volta le foto delle persone che avrei dovuto riconoscere, una di queste la mostrarono nel SIZO [15], dal vivo, facendo un incontro casuale. Ma passò del tempo e gli inquirenti non si affrettavano a compiere il riconoscimento. Un giorno mi chiamò l'inquirente, tirò fuori in presenza di testimoni indipendenti una copia della spiegazione che mi fece un agente investigativo a Charp perché non dimenticassi le circostanze del fatto e mi comunicò che sarebbero andati a Brjansk, dove abitavo prima dell'arresto e avrebbero raccolto da 2,5 tomi le prove che non ero mai stato a Ekaterinburg e che con quel crimine non avevo niente a che fare. Mi fu proposto di raccontare la verità, cosa che feci. Il mio racconto consistette in circa 30 fogli a stampa su ciò che accade a Charp, come si falsificano i procedimenti penali, si calunniano persone innocenti e così via.

Il 10.11.2010 fu da me ricevuta la delibera dell'inquirente sull'applicazione nei miei confronti del programma di difesa dei testimoni e il mio trasferimento in un altro IK, in quanto gli inquirenti avevano stabilito che nell'IK-18 avrei potuto essere sottoposto a violenza fisica da parte dell'amministrazione.

E dove rivolgersi poi per far cessare l'abuso che si compie a Charp? Sul posto tutto è bloccato, la procura è sotto controllo e anche l'UFSIN [16]. I condannati sono così impauriti che nessuno dirà una parola cattiva contro l'amministrazione.

Tornando al tema principale, voglio aggiungere che, a quanto ho sentito da Ž., mi è noto che durante la sua “tumultuosa attività lavorativa” sono stati falsificati da lui oltre 100 procedimenti penali. Questi è particolarmente orgoglioso che gli sia riuscito “mettere in gabbia” per 15 anni il capitano di polizia Čereda della città di Kemerovo [17] con la falsa accusa dell'omicidio del capo della scuola militare di comunicazioni.

Per quanto sembri strano, è risultato che sono l'unica persona che si sia ribellata contro l'illegalità avvenuta nell'IK-18 per 5 anni, tra l'altro rendendomi conto che ciò mi costerà la vita e che le chances di successo sono praticamente pari a zero. E se il Signore sarà misericordioso, con il Vostro aiuto o senza verrà posto fine a questo abuso. Solo, come fare con quelle persone che sono già state condannate? Chi si occuperà di tutto ciò e a chi è necessario? Perché alla falsificazione dei procedimenti partecipano più spesso di tutti tanto gli sbirri, quanto gli inquirenti e i giudici, com'è noto, prendono le parti dell'accusa. Mi è andata bene che nel caso dell'omicidio nella città di Ekaterinburg l'inquirente avesse informazioni su entrambi gli autori di questo crimine, cosicché uno degli imputati aveva concluso un accordo con gli inquirenti e aveva reso una deposizione di ammissione, ma agli agenti investigativi ciò non era noto. Ma se non fosse stato così, allora?

Mi limito a ciò. Con rispetto e i migliori auguri

K.


(Tutti i cognomi, le cariche e i titoli completi sono a disposizione della redazione.)

DELIBERA
sulla fornitura di una difesa di Stato
(applicazione di misure di sicurezza)

Città di Ekaterinburg
10 novembre 2010

L'inquirente per casi particolarmente importanti (…) della Commissione Inquirente presso la Procura della Federazione Russa per il distretto federale degli Urali, giurista di 1 classe Korešnikov D.S., esaminata l'istanza del testimone (…), giunta (…) dallo FBU IZ-54/1 del GUFSIN [18] russo per la regione di Novosibirsk e anche i materiali del procedimento penale n. 486809,

HA STABILITO:
Il caso penale n. 486809 viene esaminato per gli omicidi su commissione di Jakušev A.V., Sosnin A.Z., Prošukalov O.N., Istomin S.N., Šutov N.M., Melechin Ju.S. e Lebedeva T.N., l'attentato alla vita dell'agente di polizia Sof'in A.V., il tentato omicidio di Filimonov I.V., la creazione di una comunità criminale (di un'organizzazione criminale) e il compimento da parte di esso (di essa) di azioni criminose (…) sul territorio della regione di Sverdlovsk [19] e nella città di Mosca nel periodo dal 1995 al 2006. (…).
Per le circostanza legate alla indagini sull'omicidio di Sosnin A.Z. e dei collaboratori della sua scorta Sof'in A.V. e Pro
šukalov O.N. in qualità di testimone è stato interrogato il condannato K. (…), che sta scontando una pena sotto forma di detenzione a vita nell'IK-18 dell'UFSIN russo per il circondario autonomo Jamalo-Nenec. (…)
Al momento presente per il procedimento penale n. 486809 sono state raccolte prove che testimoniano la presenza nell'IK-18 dell'UFSIN russo per il circondario autonomo Jamalo-Nenec di una reale minaccia di violenza nei confronti di K. (…) per aver reso deposizioni di testimonianza sul procedimento penale n. 486809.
Sulla base di quanto esposto (…)

HA DELIBERATO:
di applicare nei confronti del testimone K. (…) una misura di sicurezza indirizzata alla difesa della sua vita e della sua incolumità nella forma di un trasferimento (…) in un altro luogo in cui scontare la pena. (…)
Inquirente Korešnikov D.S.


Dalla redazione

Ci è noto il detenuto di Charp Ž. Questi si rivolse a noi e agli organi inquirenti, cercando di farsi passare per un testimone del caso dell'omicidio di Anna Politkovskaja. Gli inquirenti e i giornalisti della “Novaja gazeta” verificarono le informazioni fornite dal provocatore: si chiarì che si cercava di mettere le indagini su una falsa pista.

E ancora una cosa, forse la più importante. Nessuno sarebbe mai venuto a sapere nulla di questi crimini e del destino del detenuto K., se non fosse stato per il lavoro professionale e onesto dell'inquirente Korešnikov, che ha messo ordine nel caso e per la posizione non di principio del SIZO di Novosibirsk: del capo dell'istituzione e del capo del reparto speciale – che non hanno semplicemente a questo documento di finire sui mezzi di informazione di massa, ma l'hanno anche fornito di una lettera ufficiale di accompagnamento. Adesso il caso è del capo dello FSIN russo sig. Rejmer e del capo della Commissione Inquirente sig. Bastyrkin, a cui alla prima loro richiesta trasmetteremo tutti i cognomi a noi noti. E' indispensabile chiarire urgentemente quanti casi penali siano stati “risolti” in questo modo e quanti innocenti siano stati condannati per gravi imputazioni a lunghi periodi di detenzione.

27.03.2011

[1] Trauma cranico-cerebrale occulto.

[2] Uralico.

[3] Territorio a cavallo degli Urali.

[4] Federal'noe Bjudžetnoe Učreždenie (Ente del Bilancio Federale).

[5] Ispravitel'naja Kolonija 18 (Colonia Penale 18).

[6] Forse abbreviazione di Izoljator, “isolatore”.

[7] Importante città della Siberia meridionale.

[8] Città della Russia occidentale.

[9] Qualcosa come “baracca per la stampa”, termine che indica le zone peggiori di un carcere.

[10] Città ai piedi degli Urali.

[11] Upravlenie Vnutrennich Del (Direzione degli Affari Interni), in pratica la polizia.

[12] Federal'naja Služba Ispolnenija Nakazanij (Servizio Federale per l'Esecuzione delle Pene).

[13] Otdel Milicii Osobogo Naznačenija (Sezione di Polizia con Compiti Speciali), sorta di Celere.

[14] Città della regione di Novosibirsk.

[15] Sledstevvnyj IZOljator (Isolatore di Custodia Cautelare).

[16] Upravlenie Federal'noj Služby Ispolnenija Nakazanij (Direzione del Servizio Federale per l'Esecuzione delle Pene).

[17] Città della Siberia meridionale.

[18] Gosudarstvennoe Upravlenie Federal'noj Služby Ispolnenija Nakazanij (Direzione Statale del Servizio Federale per l'Esecuzione delle Pene).

[19] Sverdlovsk è il nome sovietico di Ekaterinburg (la città ha riacquistato l'antico nome, la regione no).

26 marzo 2011

Putin, un presidente di fatto con diritto di ingerenza

Putin di nuovo non colpevole




La commissione inquirente ha ritenuto che il primo ministro non abbia esercitato pressioni sulla corte nel caso Chodorkovskij


L'intervento di Vladimir Putin del 16 dicembre dello scorso anno durante la linea diretta trasmessa dai canali televisivi federali a molti ha ricordato la dichiarazione: “Dobbiamo partire dal fatto che la colpevolezza del signor Chodorkovskij è stata provata in tribunale”.

Essenzialmente, questo era l'annuncio dato il 27 dicembre della sentenza del giudice Viktor Danilkin – dopo le parole del premier nessuno dubitava quale sarebbe stata, per assurdi che fossero gli argomenti dell'accusa.

La scrittrice pietroburghese Nina Katerli ha indirizzato una petizione al capo della Commissione Inquirente Aleksandr Bastyrkin, ritenendo che “nella dichiarazione di Putin possano esservi indizi del reato previsto dal c. 1 dell'art. 294 del Codice Penale della Federazione Russa: “ingerenza in qualunque forma nell'operato di un tribunale allo scopo di ostacolare il corso della giustizia”.

Per quasi un mese la petizione ha viaggiato tra le istanze. Alla fin fine è capitata nella sezione inquirente inter-circoscrizionale di Ostankino [1] della direzione inquirente dello SVAO [2] della città di Mosca. Da qui a metà marzo è giunta una risposta, datata 20 gennaio (cioè la risposta ha viaggiato per quasi due mesi!), a firma del facente funzione di vice-capo della sezione R.I. Il'gizarov. In essa a Katerli si rifiutava non solo di aprire un procedimento penale, ma perfino di condurre la verifica che aveva chiesto.

“Chiarisco che forme di ingerenza illegale nell'operato di un tribunale possono essere l'indicazione diretta o indiretta a una persona di decidere un caso in questo o in quel modo, – comunica il sig. Il'gizarov. – Per le azioni previste dall'articolo 294 del Codice Penale della Federazione Russa è indispensabile una diretta premeditazione e anche un fine indirizzato all'ostacolo al corso della giustizia per mezzo di una privazione nei preposti pubblici ufficiali della possibilità di esaminare il caso secondo i principi di indipendenza e imparzialità. Gli argomenti indicati nel Suo appello riguardo all'ingerenza di Putin V.V. nell'operato del tribunale… non trovano conferma oggettiva e sono basati solo su congetture. Cosicché non ci sono motivi per condurre una verifica”.

Merita notare che, a giudicare dal testo della risposta, l'istanza di Katerli sia giunta a Il'gizarov il 19 gennaio – e già il giorno seguente questi ha chiarito che era “basata su congetture”. Tuttavia gli inquirenti avrebbero potuto stabilire questo solo nel corso di una verifica, che è stata rifiutata.

Motivo, premeditazione e fine (di cui scrive Il'gizarov) nel diritto si chiamano “lato soggettivo del reato”. Questi si stabiliscono solo “sulla base di deposizioni rese da una persona e anche sulla base di un'analisi e di una valutazione degli indizi oggettivi di reato”. A differenza degli indizi del lato oggettivo del reato, che “sono accessibili alla percezione immediata di altre persone”. In questo caso gli indizi oggettivi sono evidenti: è stata compiuta un'azione del tutto “accessibile alla percezione di altri”, – Putin è intervenuto in diretta. Ma gli indizi soggettivi si stabiliscono solo nel corso di una verifica. Per legge questa verifica viene condotta su qualsiasi istanza di un cittadino – non è prevista alcuna eccezione. Solo conducendo una verifica (e anche aprendo un procedimento penale e conducendo le relative indagini) si può giungere alla conclusione che gli argomenti del querelante sono basati su congetture.

“Il dispositivo dell'articolo 294 del Codice Penale della Federazione Russa, – dice uno degli avvocati di Michail Chodorkovskij – Jurij Šmidt, – parla di ingerenza nell'operato di un tribunale “in qualunque forma”. Quali possano essere queste forme – la legge non lo stabilisce. Capisco benissimo che lo stesso pensiero di condurre una qualche verifica nei confronti di Putin, per non parlare di una sua convocazione per un interrogatorio, spaventi gli inquirenti, che hanno cercato in qualsiasi modo di evitarla, senza preoccuparsi della legalità. In questo caso, rifiutando a Nina Katerli perfino la conduzione di una verifica, esigono quanto al reato ciò che nella legge non c'è”.

Secondo Šmidt, Vladimir Putin è intervenuto contando sulle proprie parole, sapendo ottimamente come la sua parola si ripercuota e conoscendo benissimo le proprie possibilità. E perciò, dice l'avvocato, “dal mio punto di vista, ha luogo una diretta ingerenza nella giustizia, tra l'altro da parte di una persona che detiene formalmente la seconda, ma di fatto la prima carica dello Stato”.

A conferma di quanto detto c'è la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo sul caso n. 42095/98 “Daktaras contro la Lituania”, dove la CEDU ha sottolineato l'importanza della scelta delle parole delle alte cariche nelle proprie dichiarazioni fatte prima della fine di un processo e del riconoscimento di una persona come colpevole di una trasgressione della legge. Citiamo: “La presunzione di innocenza viene violata, se nelle dichiarazioni di un'alta carica nei riguardi di una persona accusata di aver compiuto un reato penale si esprime un'opinione sulla sua colpevolezza prima che questa sia stabilita secondo la legge”.

Ancora una conferma – la disposizione della Corte Costituzionale della Federazione Russa del 17 luglio 2007 sul caso dell'anarchico di Iter [3] Pëtr Rauš. In questa viene detto direttamente che una limitazione al diritto costituzionale alla giustizia è, in particolare, “la sostituzione furtiva di elementi, sufficienti per l'apertura di un procedimento penale, di dati su indizi oggettivi di reato con dati indispensabili per rinviare a giudizio una persona concreta”.

E ultima cosa: com'è noto, i rappresentanti del potere (tra cui gli uffici stampa del tribunale) hanno accusato molte volte i mezzi di informazione di massa che raccontavano l'essenziale del caso di Chodorkovskij e Lebedev e anche le figure pubbliche che li ritenevano innocenti di “pressioni sul tribunale”. La tristemente nota “lettera dei 55” [4], in realtà, era stata scritta proprio per questo.

Tuttavia qui non si può parlare di “pressione” – ogni caso clamoroso viene trattato dai mezzi di comunicazione di massa e nessuna legge gli proibisce di raccontare processi di grande risonanza. E di certo né i mezzi di comunicazione di massa, né il pubblico possono dare indicazioni a un tribunale o impedire ai giudici di decidere un caso secondo la legge. Ma le alte cariche possono farlo. E proprio perciò la legge glielo proibisce severamente.

Per una cosa da poco – per rispettare la legge.

P.S. Nina Katerli è intenzionata a fare appello contro il rifiuto, che viola i suoi diritti, di condurre una verifica sul “caso Putin” – prima tra le istanze nella Commissione Inquirente e poi, se sarà necessario, anche in tribunale, fino alla Corte Europea.

Boris Vyšnevskij
osservatore della "Novaja gazeta"

24.03.2011

[1] Quartiere della periferia nord-orientale di Mosca.

[2] Severo-Vostočnyj Administrativnyj Okrug (Circondario Amministrativo Nord-orientale).

[3] Nome colloquiale di San Pietroburgo.

[4] Lettera firmata da 55 rappresentanti della scienza, della cultura e dello spettacolo, in cui si invitava a giudicare Chodorkovskij e Lebedev secondo giustizia e senza condizionamenti.

25 marzo 2011

Haiku? (XLVI)

Il Giorno della
Poesia non m'ispira
neanche uno "haiku"

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E mentre sogni
ti tolgono la terra
di sotto i piedi

24 marzo 2011

Con la sua dichiarazione irrituale sull'intervento in Libia Putin riprende con un po' d'anticipo il controllo delle operazioni?

Il cuneo di Putin




Il primo ministro ha recitato una riedizione dei tempi sovietici


Poscia appellò nel suo feudo
E disse a tutti d'intorno:
“Bene, fratello, gliele hai date, da lavoratore!
Molto esattamente hai chiarito la situazione!”
Aleksandr Galič [1]

Il capo del governo è intervenuto inaspettatamente contro i guerrafondai americani. Come un vero presidente. Forse a questo passo non standard nello scenario degli anni Dieci del XXI l'ha mosso l'atmosfera da fabbrica, caratteristica delle manifestazioni dei lavoratori a sostegno dell'eroico popolo vietnamita, di Luis Corvalán [1], di Angela Davis [3] e anche del popolo della Palestina. Non è uno scherzo – hanno gettato bombe sulla testa di un nostro alleato e acquirente delle nostre armi, il fondatore della Jamāhīriyya Mu`ammar Qadhdhāfī [4].

“Cosa vorrei dire? – è intervenuto davanti ai lavoratori il leader nazionale. – Che noi intendiamo e vogliamo vivere in pace con tutti. Non vogliamo litigare con nessuno, tanto meno combattere, Dio ci scampi. Ma gli avvenimenti odierni fatti di oggi, anche quelli in Libia, confermano ancora una volta la giustezza di ciò che facciamo per il rafforzamento della capacità difensiva della Russia. Ed ecco che quel nuovo programma “Armamenti”, di cui ho appena parlato, è chiamato per l'appunto ad assolvere questi compiti. Nell'ambito di questo programma nella fabbrica di Votkinsk [5] si trova una parte molto grande di quanto ad esso compete e speriamo molto nel vostro aiuto”.

Prima di pronunciare queste parole sul nemico esterno nella persona di Obama, il premier è intervenuto per giudicare l'operato delle potenze occidentali, chiamando la Libia “un paese difficile”, la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU “insufficiente e dannosa” (cosa che si sarebbero difficilmente permessi perfino i leader sovietici) e gli attacchi alla Libia “una crociata” (le labbra mormorano da sole: “Contro il socialismo”). “Ma dove ha la logica e la coscienza?” (Obama) – ha esclamato il premier, circondato da semplici giovani lavoratori.

Letteralmente, è andato tutto secondo Galič:

I guerrafondai – dico – israeliani
Sono noti a tutto il mondo!
Come madre – dico – e come donna
Esigo che ne rispondano!”

L'audacia della situazione, è comprensibile, stava anche nel fatto che il premier-“dirigente economico” si è introdotto nell'ambito del presidente con tale energia da far sembrare che egli stesso fosse formalmente il capo di Stato. Questi, certo, ha precisato in anticipo che è il suo punto di vista personale. Ma la precisazione ha cambiato poco la situazione, che ha causato imbarazzo formale e politico. E' come se alla vigilia del summit USA-URSS del maggio 1972 il presidente del Consiglio dei Ministri dell'Unione Sovietica Kosygin all'improvviso si fosse messo davanti agli occhi dei lavoratori della fabbrica di Votkinsk a giudicare gli imperialisti e il sig. Nixon in persona per i bombardamenti sul Vietnam rosso. Difficilmente per lui avrebbe avuto un senso comparire dopo ciò al Politbjuro al cospetto di Leonid Il'ič [6].

Il presidente ha risposto alle dichiarazioni anti-imperialiste del suo formale sottoposto: “Non ritengo sbagliata questa risoluzione (quella del Consiglio di Sicurezza dell'ONU – nota dell'autore)… Perciò, se oggi si tentasse di battersi le ali sul tronco [7] e dire che non avremmo capito cosa facevamo, ciò sarebbe sbagliato: lo abbiamo fatto coscientemente e in questo senso erano le mie istruzioni al ministero degli Esteri. Queste sono state eseguite”.

In una parola, il tentativo di Putin V.V. di inserire un cuneo tra Medvedev D.A. e Obama B.H. è fallito. Ma si è avverato il sogno di milioni di persone di buona volontà nella stessa Russia? E' stato finalmente inserito un cuneo tra i duumviri? Non è stato poi Putin a battersi “le ali sul tronco”?

Da una parte uno scandalo evidente, confusione, quasi un'invasione. D'altra parte c'è stato un momento del genere alla fine di dicembre dello scorso anno, quando parve che Medvedev avesse direttamente rimproverato Putin per la violazione del sacro principio di presunzione di innocenza nel caso Chodorkovskij-Lebedev. Tuttavia, come si chiarì, i rapporti personali tra i duumviri non si guastarono e la sentenza sul “caso JUKOS” rifletté piuttosto le “istruzioni” di Putin senza particolare attenzione alla teorizzazione di Medvedev, costretto in seguito a limitarsi a promesse di un'“analisi” extragiudiziale del caso Chodorkovskij.

Non accade questo ora davanti ai nostri occhi? E' la lotta dei ragazzi Nanai [8]. Un'imitazione di conflitto. Una distribuzione di ruoli. Il poliziotto cattivo e quello buono. Si siederanno e si metteranno d'accordo. Ecc, ecc. O forse Medvedev previene semplicemente un conflitto internazionale come qualche volta un addetto stampa parla di come il suo padrone non intendeva affatto dire quello che ha detto, ma qualcos'altro? O forse Medvedev instilla una speranza che ha cominciato a svanire nei cuori dei concittadini orientati alla modernizzazione, alludendo al fatto che è il vero presidente e lo resterà per altri sei anni? O tutto è, come ha detto Gleb Pavlovskij [9], simile a tutte le persone vicine ai due imperatori, che puntano tra il boudoir e la cappella: “Le dichiarazioni di Putin hanno causato una secca replica di Medvedev, che va interpretata come un rammentare la norma dell'indispensabile lealtà per i membri del tandem, che non possono tenere campagne elettorali concorrenziali… Putin non può non capire che potrebbe avere inizio la formazione di varie piattaforme e che a dirigere questo processo non sarebbero già più Putin o Medvedev, ma gli umori populisti di protesta delle masse. Se il premier è pronto a questo, allora può muoversi in questa direzione. Ma suppongo che non voglia questo”.

Questa cosa viene citata non da un posto qualsiasi, ma dal nastro dell'Interfax. E il tono testimoniava la convinzione che Medvedev andrà alle elezioni. O semplicemente Pavlovskij a suo rischio e pericolo si decideva su chi sostenere. Con pieno diritto di sbagliarsi.

Ma cos'è accaduto alla fin fine?

La cosa più probabile è che Medvedev abbia semplicemente sfumato la goffaggine del collega dalla lingua tagliente, affermandosi nel proprio diritto di presidente. Difficilmente Putin se ne offenderà. E' una persona accondiscendente, semplicemente sembra temibile. E ha una terribile nostalgia del passato sovietico, perché è nato tardi.

E così avrebbe chiamato Boris Efimov [10] e questi avrebbe disegnato Obama con un ghigno bestiale e Biden con l'aspetto di un gorilla. Li avrebbero messi, come si usava, nei giornali “Izvestija” e “Pravda” (.ru)…

E all'improvviso Putin ha comunque detto questo apposta per far cadere in una trappola il compagno? All'improvviso entrambi i duumviri già sapevano che Vladimir Vladimirovič si era deciso, aveva creato il proprio quartier generale elettorale e che tutto il resto era una questione tecnica? Allora risulta che Medvedev abbia semplicemente insistito sul proprio diritto di adempiere gli obblighi presidenziali. Perlomeno fino alla fine del periodo stabilito dalla Costituzione.

Presto o tardi sapremo la risposta a queste domande di tipo retorico. Ma la cosa importante è che adesso la stampa democratica urlante è stata pienamente riabilitata agli occhi della direzione per la politica interna dell'amministrazione presidenziale della Federazione Russa. Non questa, di certo non questa spaccherà il tandem, unito e indivisibile come l'Operaio e la Colcosiana [11], ma il primo ministro e leader nazionale.

Andrej Kolesnikov
osservatore della "Novaja gazeta"

22.03.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/030/00.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Aleksandr Arkad'evič Galič (Aleksandr Aronovič Ginzburg), poeta, scrittore e cantautore sovietico inviso al potere.

[2] Segretario del Partito Comunista cileno, rifugiatosi in URSS ai tempi di Pinochet.

[3] Angela Ivonne Davis, attivista comunista afro-americana.

[4] Anche i russi usano la forma più vicina a quella araba standard.

[5] Città della repubblica autonoma di Udmurtia, nella Russia europea centro-orientale.

[6] Nome e patronimico di Brežnev.

[7] Qualcosa tipo “battersi il petto”. Trovata fantasiosa di Medvedev.

[8] Gruppo etnico dell'Estremo Oriente della Russia asiatica.

[9] Gleb Olegovič Pavlovskij, politologo.

[10] Boris Efimovič Efimov (nome d'arte di Boris Efimovič Fridljand), il più grande caricaturista sovietico.

[11] Statua-emblema del realismo socialista, che rappresenta un operaio e una contadina di un kolchoz che accostano un martello e una falce a formare il simbolo comunista.

21 marzo 2011

Anche il caso Ėstemirova viene regolarmente insabbiato

Agli avvocati non è permesso prendere visione dei materiali delle indagini sull'omicidio dell'attivista per i diritti umani Ėstemirova

21 marzo 2011, 12:58

Gli attivisti per I diritti umani non sono soddisfatti delle indagini sull'omicidio dell'attivista per i diritti umani Natal'ja Ėstemirova. Il capo del comitato “Collaborazione Civile” Svetlana Gannuškina ha comunicato che la direzione presa inizialmente dalle indagini nei confronti delle alte cariche della Cecenia è stata congelata.

“Ai nostri avvocati non viene permesso prendere visione proprio di come si è indagato in questa direzione. Inizialmente ci siamo rivolti al capo del gruppo degli inquirenti con la richiesta di permettere all'avvocato di studiare questi materiali, ma siamo stati respinti. Abbiamo tentato di fare appello in tribunale, la nostra denuncia è stata rilanciata da un tribunale all'altro, ma alla fin fine non è stata soddisfatta. Questa versione dell'omicidio che in qualche momento è venuta alla luce non viene sottoposta ad alcuna verifica da un punto di vista razionale, non regge ad alcuna critica” – ritiene Gannuškina.

Così l'attivista per i diritti umani ha commentato la versione dell'omicidio
Ėstemirova formulata dagli uomini delle strutture armate come opera di abitanti della Cecenia – i fratelli Bašaev come vendetta personale – a loro dire perché Natal'ja Ėstemirova avrebbe scoperto i loro legami con i militanti.

In questa versione, secondo il capo di “Collaborazione Civile”,
si tratta del militante Alchazur Bašaev, “che inizialmente aveva messo la pistola e la propria fotografia in un nascondiglio, mettendoci accanto per qualche motivo una confessione spontanea e poi era riuscito anche ad andare ragionevolmente all'altro mondo”.

“Tutto è risultato così comodo dal punto di vista della dimostrazione della sua colpevolezza! Fra l'altro, ci mostrano tanti militanti in televisione, che so perfino io che l'assassino getta la pistola” – ha dichiarato Gannuškina.

L'attivista per i diritti umani ha fatto notare che non sono state fermate solo le indagini sull'omicidio
Ėstemirova. “Sono assolutamente convinta che i casi su cui viene indagato direttamente in Cecenia, almeno quei due che hanno seguito l'omicidio di Natašal'omicidio di Zarema Sadulaeva [1] e di suo marito e della scomparsa nel corso di un'operazione di Zarema Gajsanova, collaboratrice del Comitato Danese per i Rifugiati – si trovano pure in un vicolo cieco” – ha dichiarato Gannuškina.

“Sono sicura che in realtà tutti quelli che devono condurre le inchieste conoscono gli assassini e potrebbero rinviarli a giudizio. Ciò non si fa, in quanto non c'è la volontà politica e questa manca non solo in Cecenia, ma “non c'è verità neanche più in alto”
[2]” – ha aggiunto Svetlana Gannuškina.

Come ha comunicato
"Kavkazskij uzel, la denuncia dell'inefficienza delle indagini preliminari sul caso dell'omicidio in Cecenia della collaboratrice del centro per la difesa dei diritti umani “Memorial” Natal'ja Ėstemirova per il mancato accesso dei rappresentanti della parte lesa ai materiali del caso richiesti sarà presentata alla Corte Europea per i Diritti Umani. Di questo hanno dato notizia al corrispondente di “Kavkazskij uzel” gli avvocati di Svetlana Ėstemirova, sorella dell'uccisa.

Il capo del centro per la difesa dei diritti umani “Memorial”
Oleg Orlov, chiarendo la propria posizione riguardo all'inchiesta sul caso Ėstemirova, ha spiegato perché attribuisce la responsabilità della sua morte a Ramzan Kadyrov: “Natal'ja non criticava Kadyrov direttamente, così per fare, parlava della sua responsabilità per gli abusi che si verificano nella repubblica”.

Nel corso del proprio lavoro non ha sempre chiesto il permesso per diffondere fatti a lei noti su violazioni dei diritti umani. Queste avrebbero dovuto essere notizie verificate e si sarebbero potute esporre solo dopo aver ricevuto l'“OK” formale del capo dell'ufficio di Groznyj. Tuttavia talvolta ella violò questo regolamento e rese pubblici fatti a lei noti. Per questo l'abbiamo rimproverata” – ha fatto notare l'attivista per i diritti umani.

L'incaricato per i diritti umani in Cecenia Nurdi Nucha
žiev ha criticato le istituzioni armate federali per violazione dei diritti umani, utilizzando attivamente i dati del centro per la difesa dei diritti umani "Memorial". ““Memorial” ha sostenuto l'iniziativa di Nuchažiev per la creazione di una commissione inter-istituzionale per le indagini sui sequestri di persona” – afferma Orlov. Questi ritiene anche che le indagini sulla morte di Ėstemirova non siano state condotte nel modo dovuto.

Alla commissione inquirente della Federazione al corrispondente di “Kavkzaskij uzel” hanno comunicato che i dettagli delle indagini sull'omicidio di Natal'ja
Ėstemirova sono coperti da segreto istruttorio e che la loro istituzione non ha il diritto di diffonderli, tuttavia durante l'inchiesta sono state condotte tutte le azioni indispensabili, gli interrogatori e le analisi dei documenti. I rappresentanti della commissione inquirente si sono rifiutati di commentare le critiche degli attivisti per I diritti umani all'indirizzo degli inquirenti.

Ricordiamo che Natal'ja Ėstemirova fu sequestrata la mattina del 15 luglio nella città di Groznyj da un gruppo di persone non identificate. La sera dello stesso giorno il suo corpo fu ritrovato non lontano dal villaggio di Gazi-jurt nel distretto di Narzan in Inguscezia.

Nota della redazione: vedi anche le notizie "Gli avvocati della sorella di Natal'ja Ėstemirova sono intenzionati a fare denuncia alla Corte Europea ", "Kvedaravičius [3]: il film sui sequestri di persona in Cecenia è stato di fatto girato con una telecamera nascosta", "Il commissario ONU: le dure misure antiterroristiche nel Caucaso del Nord hanno inasprito la situazione nella regione".

Autori: Ekaterina Seleznëva, Lidija Michal'čenko; fonte: corrispondente del “Kavkazskij uzel”


Note

[1] Attivista per I diritti umani.

[2] Citazione da “Mozart e Salieri” di Aleksandr Sergeevič Puškin.

[3] Mantas Kvedaravičius, regista lituano.

Tra le accuse circostanziate dell'opposizione e un malcontento interno ai più alti livelli, "Russia Unita" inizia a scricchiolare?

I dinosauri di “Russia Unita” [1]




Dopo Jurij Lužkov di “Russia Unita” è rimasto deluso un altro dei suoi fondatori – Mintimer Šajmiev [2]


“Russia Unita” crolla fino ai fondatori. Di tre eminenti figli della Patria diventati nel 2001 padri fondatori del partito, già due hanno dichiarato di esserne rimasti delusi. Inizialmente, com'è noto, si espresse in questo senso Jurij Lužkov e adesso anche Mintimer Šajmiev, che ha avuto tempo e modo di pensare a cos'avevano fatto. Solo Sergej Šojgu [3], troppo carico di lavoro, non si è finora distratto con i problemi del partito. Forse anch'egli sente che il partito trema leggermente, ma ritiene che le crepe sulla sua facciata si possano ancora coprire di manifesti.

E in generale ci sono arrivati. Lužkov e Šajmiev si sono messi a raccontarci francamente cos'è “Russia Unita”. E senza di loro non l'avremmo indovinato. Eppure dopo le elezioni di turno queste persone versavano champagne e si tiravano l'un l'altro baciandosi dopo aver sentito che il partito del potere aveva di nuovo raccolto percentuali folli. Eppure tutta la popolazione del Tatarstan alzava il volume del televisore quando Mintimer Šaripovič faceva notare per l'ennesima volta come gli elettori credono al partito, come questo si approccia costruttivamente alla soluzione dei problemi. Ma questo non si approccia, si avvicina con la scorta e le sirene, per cui i problemi si fanno temporaneamente da parte.

Per casuale coincidenza, per l'appunto sabato scorso, quando le agenzie di stampa diffondevano le dichiarazioni critiche di Šajmiev all'indirizzo del partito nativo, a Iževsk [4] si svolgeva un'azione di protesta di massa (circa 1500 persone) con uno slogan mai visto: “Proibire “Russia Unita”!” Gli iniziatori, i partiti “Jabloko” [5] e “Patrioti della Russia” [6] e anche gli attivisti della società civile ritengono che elezioni libere e corrette nel paese sono possibili solo senza la partecipazione ad esse di “Russia Unita”. Questi hanno sintetizzato un'enorme quantità di fatti su quando il partito del potere, violando la legge, ha trasformato scuole e perfino asili in propri quartier generali elettorali. Ci sono materiali video convincenti: insegnanti, medici, educatori di istituzioni prescolari coinvolti nella propaganda di “Russia Unita”. Le maternità con ostetriche e neonati spariscono da questo organizzato sistema, ma, pare, presto le spingeranno pure a diffondere robaccia di propaganda.

Nei materiali della manifestazione si dice che “Russia Unita” “è diventata uno strumento per conservare al potere funzionari macchiatisi di corruzione e imprenditori legati a loro, che sono costretti a comprare posti nelle liste del partito per non uscire dalle fila”. Gli attivisti di Iževsk sperano che la loro azione darà il via a una campagna panrussa per fermare l'attività di “Russia Unita”. E su questo sfondo non appare già più netta la protesta di Šajmiev e l'intenzione da lui espressa di uscire dal consiglio supremo del partito. Inoltre poi si può anche spiegare che le sue parole sono state tradotte dal tataro in modo impreciso e che questi come prima ritenga “Russia Unita” la mente, l'onore e la coscienza di quest'epoca.

Che abbiano tradotto precisamente o imprecisamente l'intervista di Mintimer Šajmiev al giornale “Vatanym Tatarstan” [7], è chiaro che il politico che per 20 anni ha governato la repubblica non può essere soddisfatto che l'autonomia della regione sia stata conseguentemente limitata. Ma non è stato lui a condurre la situazione al punto che tranne “Russia Unita” non ci sia altra forza politica nella repubblica? Come qui non c'è neanche un'influenza della società sul potere, ma ci sono oggetti decorativi sotto forma di mezzi di comunicazione di massa statali senza vita e una Camera Sociale [8] cortigiana.

Qualcosa di ciò che è stato espresso da Šajmiev è giusto. Anche la cancellazione della componente nazionale e regionale dagli standard dell'istruzione, certamente, testimonia dell'incomprensione dei problemi dei popoli non russi da parte dei leader del paese. Ma dell'abolizione delle elezioni dei capi delle repubbliche deve lamentarsi non Mintimer Šaripovič, ma qualcun altro. Infatti sei anni fa concordò senza protestare sulle nuove condizioni politiche, per primo tra i leader regionali chiese la fiducia a Vladimir Putin (un anno prima della scadenza del mandato datogli dal popolo!) e si fece il primo presidente al mondo ad essere designato da un altro presidente.

E' evidente che qualche processo non previsto dal potere sia già cominciato nel paese. Pare che il periodo senza rivolte per “Russia Unita” stia finendo. La stanno stringendo dal basso e compromettendo dall'alto. A dire il vero, fra l'altro la massa principale del popolo non ha niente a che fare con essa. Nelle conversazioni di tutti i giorni alla domanda: “Ma cosa pensi del nostro principale partito?” – rispondono all'incirca così: “A un primo sguardo “Russia Unita” è non si sa cosa. Ma non si ha voglia di buttarci un secondo sguardo”.

Boris Bronštejn
nostro corrispondente

20.03.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/029/17.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Il titolo originale Edinozavry è un intraducibile gioco di parole tra edinye, “uniti” (dal nome del partito “Russia Unita”) e dinozavry, “dinosauri”. I membri del partito sono detti edinorossy, qualcosa come “russuniti”.

[2] Mintimer Šaripovič Šajmiev, ex presidente del Tatarstan, repubblica autonoma tatara della Russia centro-orientale.

[3] Sergej Kužugetovič Šojgu, capo del ministero per le Situazioni di Emergenza, che svolge funzioni di Protezione Civile.

[4] Capitale della Repubblica Autonoma di Udmurtia, confinante con il Tatarstan.

[5] Partito di orientamento liberale. Jabloko significa “mela”, ma il nome prende spunto dai cognomi dei fondatori: Georgij Alekseevič Javlinskij, Jurij Jur'evič Boldyrev e Vladimir Petrovič Lukin.

[6] Partito nazionalista “di sinistra” fondato da un transfuga del Partito Comunista della Federazione Russa.

[7] “Il Nativo Tatarstan”, sorta di “giornale ufficiale” del Tatarstan.

[8] Istituzione intermedia (e decorativa in tutta la Russia) tra il potere e la società civile.

18 marzo 2011

La russia putiniana secondo il suo "ideologo" Surkov

Surkov ha riconosciuto in Putin il genitore della classe media in Russia




Il vice-capo dell'amministrazione presidenziale cerca una base sociale per il duumvirato


L'uditorio preferito del primo vice-capo dell'amministrazione presidenziale Vladislav Surkov sono gli studenti americani. Lascia la conformista gioventù russa a personaggi più brutali – là l'intelletto in generale non serve. Ma prende per se l'abbindolamento dei clienti stranieri – i futuri avanguardisti della produzione capitalista. Non molto tempo fa si è già incontrato con i rappresentanti delle università d'élite americane, dove, tra l'altro, ha previsto la caduta degli indici elettorali di “Russia Unita”, cosicché adesso si può dire: era pianificata.

La logica del suo nuovo discorso (davanti a una delegazione di studenti americani) è all'incirca questa. La missione di Putin ai tempi dell'andata al potere era “fermare il caos e restituire allo stato le sue funzioni”. E in realtà lo stato ha sempre più funzioni, ma, a dire il vero, le compie solo sulla base di tangenti e spartizioni. Lo stato è diventato così tanto che praticamente nella Federazione Russa non si può compiere alcuna azione senza corruzione.

Anche sul caos le idee divergono. Per qualcuno sono le libere elezioni, ma per altri il villaggio cosacco di Kuščëvskaja [1], la piazza del Maneggio [2], lo stato specifico dei tribunali russi.

Vladislav Surkov ritiene che “il parlamento sotto Boris El'cin era praticamente paralizzato… non potevano mai mettersi d'accordo su nulla”. Anche quella situazione in realtà era specifica. Ma allora il parlamento rappresentava la popolazione del paese e oggi rappresenta l'opinione su diverse questioni di una, massimo due persone. Il vice-capo dell'amministrazione, che oggi sempre più spesso si può vedere alla destra o alla sinistra del presidente del paese, afferma che, dati gli ostacoli descritti sopra, per esempio non è stato approvato il Codice Civile. Qui c'è qualche incomprensione La prima e più importante parte del codice fu approvata nel 1995, la seconda nel 1996. Con ciò furono poste le basi civili del regime di mercato nel paese. Oggi, a dire il vero, la conoscenza di queste basi non è richiesta: gli avvocati si sono trasformati in esattori. Non è escluso che l'errore di fatto compiuto sia condizionato dal fatto che in quegli anni, lavorando per la banca Menatep, Vladislav Surkov non abbia seguito i cambiamenti della legislazione civile.

Sotto Putin, così risulta, “è sorto il supporto statale alle organizzazioni non governative e con ciò ha cominciato a rafforzarsi la società civile”. Si può dire anche così. Solo che è quella specifica, sovrana – tascabile. Per parlare in linguaggio leninista – quando Surkov ragione delle organizzazioni non governative, si tratta delle “cinghie di trasmissione” del partito.

Sotto Putin, continua il vice-capo dell'amministrazione, “si è cessata di festeggiare la festa del 7 novembre [3] – ciò significa che la Russia ha definitivamente rinnegato l'ideologia comunista”. Sì, l'ha rinnegata, solo che perfino in una situazione di elezioni regionali controllate i comunisti nella maggior parte dei territori del paese hanno ottenuto il secondo posto dopo la decaduta “Russia Unita”. Il paese sperimenta un rinascimento comunista – senz'alcuna ideologia, semplicemente come surrogato degli umori di protesta. Ciò è conseguenza diretta della politica del partito e del governo, compreso il grande macchinatore della politica russa Vladislav Surkov.

Adesso la cosa principale. “Proprio sotto Putin è sorta la nuova classe media, che non esisteva negli anni '90”. Ecco qualcuno, ma Putin in generale qui non c'entra nulla. Di quale classe media si poteva parlare negli anni della trasformazione del sistema, quando era appena crollato un impero gigantesco, che fra l'altro era un paese povero, che esisteva nell'ambito di un'economia pianificata e di un deficit commerciale e il nuovo paese nasceva nelle doglie della costruzione dello stato e del trasferimento dei rapporti economici su binari di mercato? Tra l'altro con tutte le attrattive di accompagnamento della trasformazione del sistema – dall'iperinflazione alla rottura del tessuto sociale. Si capisce, la classe media è comparsa in modo naturale quando è cominciata la crescita di ristabilimento dopo la recessione di trasformazione, la crescita su una base nuova, di mercato. Se vogliamo proprio chiamare le cose con i loro nomi, Putin è giunto a cose fatte e dichiararlo padre del benessere nazionale è speculazione della più bell'acqua.

Quanto al periodo putiniano, se proprio si vuole andare nell'ambito scientifico, è un'altra storia. Nel 2007, secondo le ricerche dell'Istituto indipendente di politica sociale, alla classe media in “senso ampio” apparteneva il 15,5% delle famiglie russe. Tra l'altro questo nucleo, cioè le famiglie che si possono qualificare come classe media secondo tutti e tre i suoi indicatori – materiale, di istruzione e qualifica, di autopercezione sociale – conta il 3,6% delle famiglie. La quota massima della classe media “ampia” dall'inizio degli anni Zero non ha mai superato il 20%. E, cosa caratteristica, neanche negli anni della prosperità petrolifera, per non parlare già della crisi, questa quota non è cresciuta, pur essendo un metro più preciso dell'economia e della sfera della sfera sociale rispetto al PIL. Cioè sotto Putin la classe media non è cresciuta. Anche se, forse, la sua parte più conforme insieme agli strati che dipendono dallo stato costituisce la base sociale della stabilità putiniana, del “capitalismo degli amici” e dell'alta congiuntura petrolifera.

Con Dmitrij Medvedev secondo Surkov avviene qualcosa di ancora più interessante: con il suo arrivo al potere “sono sorti nuovi compiti: ora è indispensabile formare una classe di persone creatrice, creativa, capace di inventare e creare le innovazioni”. Nella concezione di Surkov sono gli stessi “ingegneri” che devono anche “ordinare” le caratteristiche del regime politico (di questo aveva già parlato un anno fa): qualcosa tipo, dice, vogliamo una baracca confortevole – dateci una variante di velluto dello stalinismo con il culto dell'inventore-razionalizzatore e del fisico nucleare. Nell'ambito dell'utopia tecnocratica surkoviana sono proprio queste persone. Anche se proprio agli studenti americani dovrebbe essere noto (in lingua originale) cos'è la “classe creativa”. Richard Florida, autore del termine e del libro, che è stato scritto quasi dieci anni fa e che nella traduzione russa suona come “La classe creativa: persone che cambiano il futuro” [4], aveva in vista questo: “La necessità economica di creatività si riflette nella formazione di una nuova classe, che definisco “classe creativa””. Circa 38 milioni di persone, il 30% di tutti gli americani che lavorano, appartiene a questa classe. Il nucleo della classe creativa è composto da persone occupate nella sfera scientifica e tecnica, nell'architettura, nel design, nell'istruzione, nell'arte, nella musica e nell'industria del tempo libero, la cui funzione economica è racchiusa nella creazione di nuove idee, nuove tecnologie e un nuovo contenuto creativo”.

Cioè non si tratta affatto di slanci tecnologici secondo il modello sovietico o per mezzo di importazione di idee, tecnologie e portatori di queste “idee-tecnologie”, ma dell'offerta di libertà di creazione in un ambiente libero, anche politicamente, a gente delle professioni creative.

In tal senso questa classe potrebbe diventare la base sociale di Medvedev, ma anche questi non cresce, così come la classe a lui familiare. Perché la creatività in una baracca chiusa sorge solo sotto il regime stalinista, sotto la canna della pistola dell'ispettore. Come sostenne una volta il collega Dmitrij Oreškin [5]: “Le innovazioni in mancanza di libertà non si moltiplicano”.

Non avresti potuto dirlo meglio. Ma no – dici. Ha detto molto bene nel suo discorso davanti agli studenti americani Vladislav Surkov: “Un'economia primitiva genera un sistema politico primitivo”. “E al contrario” – completeremo il classico delle tecnologie politiche creative contemporanee.

Andrej Kolesnikov [6]
osservatore della "Novaja gazeta"

17.03.2011

[1] Villaggio della Russia meridionale, dove nel novembre scorso 12 persone (tra cui dei bambini) sono state uccise da una banda criminale legata alle grandi aziende agricole e al potere politico locale.

[2] Piazza adiacente alla Piazza Rossa, dove nel dicembre scorso vi sono stati gravi scontri tra nazionalisti russi, caucasici e polizia.

[3] Festa della Rivoluzione Russa (detta d'Ottobre perché era il 25 ottobre secondo il calendario giuliano allora in uso e sostituito poi con quello gregoriano).

[4] Traduzione non fedele del titolo originale The Rise of the Creative Class: And How It's Transforming Work, Leisure, Community and Everyday Life (L'ascesa della classe creativa e come questa sta trasformando il lavoro, il tempo libero, la comunità e la vita di tutti i giorni), tradotto in italiano come L'ascesa della nuova classe creativa. Stile di vita, valori e professioni.

[5] Dmitrij Borisovič Oreškin, politologo.

[6] Andrej Ivanovič Kolesnikov, giornalista e “putinologo” di fama nazionale.

17 marzo 2011

16 marzo 2011

C'è un nuovo che avanza perfino nelle elezioni russe?

Le elezioni čuroviane [1]




E' un meccanismo di interazione tra potere e società molto cattivo. Storto, zoppo e ladresco. Ma per ora non ce n'è un altro


Quando sarà il terremoto, nessuno lo sa. Ma la tensione nel sottosuolo elettorale cresce a poco a poco.

Il premier V. Putin ha chiamato la prova di “Russia Unita” alle elezioni regionali “più che soddisfacente”. Soddisfacente – è un 3 [2]. Cioè si tratta di un 3+. Forse è un voto adeguato.

In confronto alla tornata precedente il risultato integrale è cresciuto dello 0,2%. Secondo i calcoli degli analisti del partito, era il 46% ed è diventato 46,2%. Considerando le conseguenze della crisi è davvero non male. Ma bisogna considerare anche il cambiamento delle condizioni, che da allora sono diventate più favorevoli a “Russia Unita”.

In primo luogo, è stata tolta la casella “Contro tutti” [3]. “Contro tutti” è in primo luogo “contro il potere”. O dal punto di vista della statistica – contro il partito che ha ottenuto la maggioranza. Oggi la casella non buona non c'è e il risultato è vicino a quello precedente. Cioè de facto è un calo.

In secondo luogo, il numero di partiti. Ce n'erano di più, la concorrenza era maggiore. Ognuno rosicchia poco, ma comunque al vincitore tocca meno. Oggi la concorrenza è artificialmente ridotta. Inoltre il Partito Agrario nella tornata precedente era un concorrente di “Russia Unita” e le tolse voti, ma in questa è entrato a far parte di essa e in qualche modo, al contrario, avrebbe dovuto aggiungere i propri voti. Ma il conto non torna.

In terzo luogo, la riduzione del supporto in senso fisico. Secondo i calcoli del KPRF [4], dietro i discreti indici percentuali la riduzione approssimativo dell'elettorato di “Russia Unita” è di circa 3 milioni di persone. Simile al vero. Ma non è tanto importante cosa avviene a questo o a quel partito. La cosa più importante è ciò che avviene proprio alle elezioni. Ed ecco cosa avviene.

Per l'ennesima volta si è mostrato che perfino con il massimo utilizzo di risorse e falsificazioni a livello amministrativo, se nell'umore degli elettori avvengono mutamenti essenziali, questi obbligatoriamente si manifestano attraverso il ben spesso strato di cioccolato di manipolazione. Gli elettori vogliono non un'opposizione – difficilmente gli obbedienti “Russia Giusta” [5], KPRF o LDPR [6] si possono chiamare seriamente opposizione – ma proprio alternative. Il desiderio di mutamenti viene letteralmente fuori dai risultati elettorali. Ma di quali mutamenti – l'elettore stesso ancora non lo sa .

Infine, la cosa più essenziale. Le elezioni (con tutta la comprensione per la loro insufficienza!) hanno un senso. Non solo come indicatore o valvola per rilasciare vapore, ma anche come strumento di influenza. Sullo sfondo delle paure africane la Russia ha l'evidente vantaggio che (quando e se) l'attuale potere ci stuferà, noi, prima di andare con pale e forconi all'ultima battaglia, possiamo guardare ai seggi elettorali. E nel caso in cui il tentativo sarà per davvero di massa, nessun sapientone con il computer potrà occultare i veri desideri del popolo.

Le elezioni čuroviane sono un meccanismo molto cattivo di interazione tra potere e società. Storto, zoppo e ladresco. Ma comunque un meccanismo! Un altro per ora non c'è. Forse non ce lo siamo meritati. Ma se si giungerà al limite, se la crosta terrestre si metterà a muoversi e comincerà a scapparci sotto i piedi, meglio avere tale meccanismo che nessuno. Mubarak veniva sistematicamente eletto con il 99,9%. Da noi comunque non è così. Ciò significa che anche il finale del lungo ciclo di cambio delle élite non sarà tale. C'è motivo per un molto, molto contenuto ottimismo.

Dmitrij Oreškin [7]

15.03.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/027/16.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Vladimir Evgen'evič Čurov è il presidente della Commissione Elettorale Centrale.

[2] I voti russi vanno da 1 a 5. Noi diremmo “6”.

[3] Alle prime elezioni russe post-sovietiche sulla scheda c'era la casella “Contro tutti”, in cui si poteva esprimere un “voto di protesta”.

[4] Kommunističeskaja Partija Rossijskoj Federacii (Partito Comunista della Federazione Russa).

[5] Partito di orientamento moderato.

[6] Liberal'no-Demokratičeskaja Partija Rossii (Partito Liberal-Democratico di Russia), ad onta del nome partito nazionalista e populista.

[7] Dmitrij Borisovič Oreškin, politologo russo.