29 maggio 2013

Kadyrov offre uno show ai giornalisti

Kadyrov ha lodato Putin e Surkov [1] e ha etichettato Evkurov

Ingushetia.Ru, 28.05.2013, 19.16
I direttori dei maggiori mezzi di informazione di massa russi hanno visitato la Cecenia
Lunedì nella città di Groznyj è giunta una delegazione rappresentativa – in Cecenia per la seduta in trasferta del "Club dei Direttori" si sono radunati i direttori dei maggiori mezzi di informazione di massa russi. Il "Moskovskij Komsomolec" [2] era rappresentato dal vice-direttore Ajder Muždabaev. Gli ospiti d'onore sono stati inizialmente portati per Groznyj e gli sono state mostrate anche le città di Argun e Gudermes. Il clou del programma è stato il dialogo con il capo della repubblica Ramzan Kadyrov. Kadyrov con le ultime parole ha criticato aspramente il capo della vicina Inguscezia Junus-Bek Evkurov, gli attivisti per i diritti umani e gli USA, però non ha cessato di ammirare Vladimir Putin e Vladislav Surkov. "Sono contro la politica degli USA. So che per me in questo non c'è niente di buono, in quanto l'America perseguita chi è contro di loro [3]. Ma io temo solo l'Altissimo", – ha ammesso il leader ceceno.
Tra le persone giunte a Groznyj c'erano i direttori dei maggiori giornali: il "Moskovskij Komsomolec", la "Rossijskaja gazeta" [4], la "Komsomol'skaja pravda" [5], le "Novye izvestija" [6], la "Krasnaja zvezda" [7], il "Sovetskij sport" [8], la "Parlamentskaja gazeta" [9] e altri. In Cecenia sono giunti anche i direttori di agenzie di informazioni, delle compagnie televisive REN-TV [10], RBK-TV [11], "Zvezda" [12] e le principali radio del paese.
La prima cosa che salta agli occhi all'atterraggio a Groznyj è l'enorme ritratto di Ramzan Kadyrov con la scritta "La felicità è nel servizio al popolo". Tutta la Cecenia è tappezzata dei ritratti di tre persone, la santissima trinità alla cecena è Vladimir Putin, Achmat Kadyrov [13] e Ramzan Kadyrov. Le loro immagini con slogan patriottici sono in tutta la repubblica.
– Abbiamo ricostruito praticamente tutti i ponti della repubblica, – ha raccontato sulla strada per Argun il ministro dello Sviluppo Territoriale, della Politica Nazionale e delle Comunicazioni di Massa ceceno Muslim Chučiev. Tra l'altro per lui questo è risultato il primo giorno di lavoro nella carica di governo. – Facciamo strade moderne. L'elettricità è stata portata in tutti i distretti della repubblica, ovunque ci sono comunicazioni.
In Cecenia salta agli occhi l'abbondanza di recinzioni, è un territorio recintato. Secondo Chučiev, sono comparse in conseguenza del lavoro secondo il programma "La Cecenia senza tracce della guerra". "Se da qualche parte sono ancora rimaste distruzioni, questo territorio è stato specialmente recintato per liquidare le distruzioni. Adesso sostituiremo le recinzioni cieche con recinti a giorno". Ora del passato infuriare del banditismo, dicono, non è rimasta traccia: si può lasciare la macchina per strada con le chiavi e nessuno la toccherà.
La maggior parte delle ragazze e delle donne in Cecenia porta il fazzoletto in testa, gli uomini portano la tjubetejka [14]... Saltano agli occhi lo spazio e l'ordine, la pulizia delle strade. Impressiona anche il lusso con cui sono costruite le città – palazzi, fontane, grattacieli (risulta che ci sia, per esempio, non solo la "Grozny-city", ma anche la "Argun-city"). Tra le case private è un continuo di cottage di mattoni, c'è la grandiosa architettura della moschea. Tale quadro idilliaco non è solo a Groznyj, ma anche in altre città (solo nei capoluoghi di distretto) che ci è riuscito visitare.
Dopo il viaggio ad Argun e Gudermes la nostra delegazione è stata portata a vedere lo stadio calcistico di Groznyj – la "Achmat-arena". Lo stadio è stato eretto in tre anni, contiene oltre 30 mila spettatori. Proprio qui il 1 giugno si svolgerà la finale della Coppa di Russia di calcio tra le squadre del CSKA e dell'Anži di Machačkala. La stessa arena consiste di due parti. La tribuna occidentale A ha novemila posti e quella orientale B ne ha 21 mila.
Dopo la visita dello stadio la delegazione moscovita si è incontrata con Ramzan Kadyrov. Per il colloquio si sono disposti nelle tende circondate da fontane e cascate d'acqua nello speciale territorio nel centro di Groznyj con vista su "Grozny-city".
Il leader ceceno si sentiva disinvolto e non tratteneva le emozioni. Per prima cosa ha etichettato gli attivisti per i diritti umani. "Nel nostro paese ci sono molte organizzazioni che si occupano di attività dirette contro la Russia, tale è la nostra situazione, se non condurranno tale lavoro, l'Occidente non le pagherà", – ha detto Kadyrov in risposta alla domanda sul fatto che gli attivisti per i diritti umani ritengono che in Cecenia continuino i sequestri di persona. "Quando varie organizzazioni mi accusano di qualche violazione dei diritti umani, mi viene da ridere. Ho perso praticamente tutto difendendo il mio popolo dai terroristi, in questa lotta più di una volta ho visto la morte in faccia. E nessuna organizzazione si preoccupa più di me per il futuro del mio popolo. Hanno il loro interesse – guadagnare soldi", – è certo Kadyrov.
"A suo tempo diverse cosiddette organizzazioni per la difesa dei diritti umani si sono lamentate che da noi sequestrano persone e hanno perfino accusato le autorità della repubblica di questi crimini. Ma proprio io, quando ero vice-premier, chiesi che nessuno misura speciale delle strutture armate fosse svolta da persone mascherate o su mezzi senza segni di riconoscimento. In caso contrario detti ordine di fare fuoco a volontà su persone armate senza segni distintivi", – ha ricordato Kadyrov.
In risposta alla domanda riguardante le elezioni dei capi delle regioni nel Caucaso Kadyrov ha detto che i capi delle regioni in carica devono essere pronti alle votazioni tranne nel Daghestan, dove c'è una situazione particolarmente difficile. "Sono certo che il popolo mi eleggerà, più del 90% della popolazione della Cecenia è con me. Se non fossi certo del sostegno del popolo, mi dimetterei. Junus-Bek Evkurov, capo dell'Inguscezia, teme le elezioni. Se Evkurov non è certo del sostegno del popolo, deve dimettersi".
Evkurov le ha prese anche nella seconda domanda – sul confine amministrativo tra Cecenia e Inguscezia. A suo dire, la Cecenia non ha sollevato la questione della nuova delimitazione dei territori finché la parte inguscia non ha iniziato la delimitazione delle terre. "Non abbiamo sollevato questa questione finché non siamo venuti a sapere per caso l'anno scorso che la leadership dell'Inguscezia aveva svolto la delimitazione delle terre poste nella zona di confine, hanno delimitato perfino una proprietà statale in funzione in Cecenia fu delimitata e risultò sulla carta dell'Inguscezia", – ha ricordato Kadyrov. "Evkurov non adempie gli accordi. Non si può chiamare che bestia una persona che non ha cari gli accordi!"
Però molte parole lusinghiere sono toccate a Vladislav Surkov. "Con Vladislav Jur'evič siamo amici di famiglia [15]. Ha aiutato molto la repubblica, è un forte specialista. Gli cederei con piacere il posto di capo della repubblica. E' mio fratello di elezione, non sarei un uomo, se dopo le sue dimissioni non lo sostenessi".
E' noto che Gerard Depardieu ora gira un film in Cecenia. Kadyrov ha raccontato lunedì che l'attore francese ha visto due volte l'appartamento che gli hanno regalato in un grattacielo di Groznyj. Il film di Depardieu si intitola "Il turchese". "Ho discusso con lui solo perché il ceceno là non interpreti il ruolo di bandito, di terrorista. Non ne abbiamo bisogno. Per il resto che giri ciò che vuole".
Kadyrov è passato abbastanza duramente sulla politica degli USA. Ha dichiarato che Ibragim Todašev, ucciso durante un interrogatorio, è stato ucciso "senza motivo" [16]: "Conosciamo suo padre, lavora all'amministrazione di Groznyj. E ha raccontato che il figlio gli aveva telefonato, voleva tornare a casa. Ma l'hanno ucciso". Il motivo del desiderio di Todašev di lasciare gli USA erano le "persecuzioni dei ceceni", iniziate dopo la soluzione del caso dell'atto terroristico alla maratona di Boston. Tra l'altro gli Carnaev, secondo Kadyrov, avrebbero potuto compiere il terrificante crimine: "Li ho studiati, ho trovato persone che li conoscevano e hanno detto che gli Carnaev ne erano capaci. Ma si sarebbe potuto arrestarli e farli sedere sul banco degli imputati", – ha notato Kadyrov, criticando il lavoro dei servizi segreti americani.
Nel complesso sugli USA Kadyrov ha detto quanto segue: "Sono contro la politica della Casa Bianca. So che per me non c'è niente di buono in questo, in quanto l'America perseguita chi è contro di loro. Ma io temo solo l'Altissimo", – ha dichiarato il capo della repubblica, notando che intorno a qualsiasi incidente in America si fa troppo rumore. "Quando in altri paesi uccidono e fanno esplodere, non reagiscono così tempestosamente. Se in America accade qualcosa, subito si fa rumore. Quando l'America fa del male, tutti tacciono", – ha riassunto il politico.
Kadyrov ha condiviso anche il suo sogno principale – acciuffare Doku Umarov [17]. "I servizi segreti lo cercano e non smettono di cercarlo. Qualsiasi informazione viene elaborata, ma si è "ficcato" da qualche parte, il mio sogno è eliminarlo. Forse è già all'estero, ma forse è imboscato da noi nella repubblica. Sarebbe offensivo se morisse nel suo letto". Tra l'altro, secondo Kadyrov, in Cecenia non sono rimasti guerriglieri.
Kadyrov ha apprezzato anche il comportamento dell'arbitro di calcio che durante una partita a Groznyj ha picchiato un giocatore dell'Amkar [18]. "Ha fatto tutto giustamente. Forse lo avrei proprio ucciso per tale insulto", – ha detto Kadyrov con un'astuta strizzata d'occhio e difficilmente qualcuno ha preso per scherzo le sue parole. Il leader ceceno ha aggiunto che nella repubblica ci sono tali usanze. Inoltre Kadyrov ha raccontato che prima della partita con il Rubin di Kazan' [19] l'arbitro gli si avvicinò e chiese di pagarlo per un arbitraggio onesto, ma ottenne un rifiuto. Prima della partita l'arbitro dice: "Mi dia dei soldi e tutto andrà normalmente". Io gli dico: "Non li darò". E inizia ad arbitrare contro a bella posta – tutti lo sanno, – ha detto Kadyrov.
Alla fine il colloquio con Ramzan Kadyrov ha preso circa 4 ore. Nel complesso Kadyrov, pare, ha saputo sistemare i giornalisti di Mosca, anche se non hanno potuto non notare alcuni lapsus-scherzi tipo "Spingiamo gli insoddisfatti nel bagagliaio e li portiamo al ministero degli Interni". Dopo il colloquio con il capo della repubblica la delegazione di Mosca è giunta all'Università Statale Cecena per un dialogo con gli studenti e poi si è mossa per fare un giro a piedi per Groznyj. Si è riusciti a vedere una delle più grandi moschee d'Europa, il "Cuore della Cecenia", il complesso "Grozny-city" e a passare per il corso V.V. Putin. Alla cena d'addio ha fatto di nuovo visita Ramzan Kadyrov e ha perfino ballato con i giovani ragazzi dell'ensemble di lezginka [20].
Cecenia-Mosca
http://www.ingushetiyaru.org/news/36323/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Vladislav Jur'evič Surkov, "ideologo" di Putin, dimessosi recentemente dalle cariche di vice-premier e capo dell'amministrazione presidenziale.
[2] "Il Membro del Komsomol di Mosca", un tempo organo del Komsomol (KOMmunističeskij SOjuz MOLodëži – Unione Comunista della Gioventù), adesso giornale popolare di basso livello.
[3] Sic. Il russo di Kadyrov non è sempre eccelso.
[4] "Giornale Russo", sorta di giornale ufficiale del governo russo.
[5] "Verità del Komsomol", altro organo del Komsomol (vedi nota 2) divenuto giornale popolare di basso livello.
[6] "Nuove Notizie", giornale moderatamente anti-governativo fondato da giornalisti provenienti dall'ex giornale di informazione sovietico "Izvestija" (Notizie).
[7] "Stella Rossa", giornale delle Forze Armate.
[8] "Sport Sovietico", giornale sportivo.
[9] "Giornale Parlamentare", organo dell'Assemblea Federale, ramo del parlamento dove sono rappresentati i soggetti della Federazione Russa.
[10] TV privata che prende il nome dalla fondatrice Irena Stefanovna Lesnevskaja.
[11] TV privata dedicata agli affari della compagnia RosBiznesKonsalting (Business Consulting Russo).
[12] "Stella", canale TV del Ministero della Difesa.
[13] Achmat Abdulchamidovič Kadyrov, padre e predecessore dell'attuale presidente Ramzan Achmatovič Kadyrov, ucciso in un attentato nel 2004.
[14] Tipico cappello tondo ceceno senza visiera.
[15] Surkov è di padre ceceno e secondo fonti non confermate in origine si sarebbe chiamato Aslambek Andarbekovič Dudaev.
[16] Secondo la versione ufficiale Todašev, legato agli attentatori di Boston, avrebbe estratto un coltello.
[17] Doku Chamatovič Umarov, autoproclamato "emiro del Caucaso" e leader del terrorismo islamico nel Caucaso.
[18] Alla fine della partita del campionato riserve tra il Terek di Groznyj e l'Amkar di Perm' (città ai piedi degli Urali), il guardalinee Musa Kadyrov – non risulta essere parente di Ramzan – ha aggredito il giocatore Il'ja Kričmar che lo aveva insultato ed è stato squalificato a vita.
[19] Città della Russia centrale.
[20] Ballo popolare caucasico.

28 maggio 2013

E alla fine la Russia di Putin se la prende pure con Gorbačëv

Perché vessano Gorbačëv

L'"attacco" al presidente dell'URSS СССР traccia una logica linea sotto la politica dell'ultimo anno

24.05.2013

[1] L'arancione è il colore del blocco che in Ucraina si oppone al presidente filo-russo Janukovyč e in generale è associato a tutti gli oppositori di Putin e dei regimi a lui favorevoli.
[2] Così adesso sono ufficialmente qualificate le organizzazioni russe che ricevono finanziamenti dall'estero.
[3] La giornalista Ul'jana Borisovna Skojbeda ha recentemente espresso rincrescimento perché i nazisti non hanno fatto abat-jour degli avi dei liberali...
[4] Brežnev.

Ciao Little Tony


Possa tu essere nella Pace

26 maggio 2013

Il Kaspersky Lab diventa uno Sherlock Holmes della Rete?

Il Kaspersky Lab crea la cyberpolizia

Per ora è solo un'iniziativa privata per clienti ricchi

22.05.2013

[1] Dalla dicitura russa Laboratorija Kasperskogo.
[2] Le leggi russe sono indicate con il titolo e non con un numero.

25 maggio 2013

La Guerra Caucasica e un genocidio ancora non riconosciuto

Besleneev: il genocidio dei circassi dev'essere riconosciuto a livello statale

22 maggio 2013, 00.33

In Karačaj-Circassia il 21 maggio si sono svolte iniziative dedicate al Giorno della Memoria delle vittime della Guerra Caucasica. Il genocidio dei circassi nella Guerra Caucasica dev'essere riconosciuto e condannato a livello statale, ha dichiarato il direttore dell'istituto di studi umani della Karačaj-Circassia Muradin Besleneev.

Temrezov: non si può sacrificare la concordia interetnica alle ambizioni

Nel teatro drammatico di Čerkessk [1] il 21 maggio si è svolta una riunione in cui sono intervenuti il capo della Karačaj-Circassia Rašid Temrezov, rappresentanti dei cosacchi e delle organizzazioni sociali nazionali della repubblica.

All'inizio della riunione il presidente del Centro di Coordinamento dei Musulmani del Caucaso del Nord Ismail-chadži Berdiev ha compiuto il rito della Du´ā` [2] per le vittime innocenti della Guerra Caucasica e il protopope incaricato del Circondario Settentrionale della Karačaj-Circassia Michail Samochin ha letto una preghiera.

Ai presenti è stato mostrato un documentario che narra il tragico destino del popolo circasso.
Risultato della guerra furono centinaia di migliaia di morti, la perdita della lingua e l'assimilazione culturale a un paese straniero, ha notato nel suo intervento il capo della Karačaj-Circassia Rašid Temrezov.

"Noi conserviamo nel nostro cuore le memoria dei morti in questa guerra spietata. E oggi, dopo quasi un secolo e mezzo, sentiamo il dolore di una perdita incolmabile. I nostri compatrioti sono sparsi in più di 50 paesi del mondo e sono in lutto insieme a noi. E ognuno di noi ricorderà sempre che non c'è niente di più caro al mondo della pace e dell'amicizia tra i popoli. La concordia interetnica è un'autentica ricchezza e siamo fermamente convinti che né nel presente, né nel futuro debba essere sacrificato a qualsiasi ambizione, a interessi politici ed economici", – ha detto il leader della regione.

Besleneev: bisogna riconoscere e condannare a a livello statale il genocidio dei circassi

Ha raccontato dettagliatamente le conseguenze della Guerra Caucasica il direttore dell'istituto di Scienze Umane della Karačaj-Circassia e candidato in Scienze Storiche Muradin Besleneev, intervenuto con una relazione.

"Il debito morale esige che oggi si riconosca e si condanni a livello statale il genocidio dei circassi nella Guerra Caucasica. Solo questo può chiudere il conto di questa guerra prevenire il ripetersi di una politica del genere in futuro. La possibilità di tale recidività è del tutto confermata da tutta la storia del 20° secolo, quando a repressioni di massa furono sottoposti molti popoli del Caucaso, tra cui cosacchi e carachi [3]", – ha notato Muradin Besleneev.

"La Guerra Caucasica, durata dal 1763 al 1864, pose i popoli adighè [4] al limite della totale scomparsa. Dopo la guerra e la deportazione di massa degli adighè nell'Impero Ottomano nella loro patria restarono poco più di 50 mila persone. Da parte delle autorità della Russia finora non è stata presa la decisione di riconoscere il genocidio dei circassi durante la Guerra Caucasica, sottolineano all'"Adigė Chasė" [5] di Adighezia, Karačaj-Circassia e territorio di Krasnodar [6]".

Il relatore ha notato che i problemi generati dalla politica di Alessandro II [7] "oggi sono di nuovo all'ordine del giorno". Così, a suo dire, al giorno d'oggi è acuta la questione del rimpatrio dei compatrioti siriani.

"Già da tre anni molti nostri compatrioti in Siria di origine circassa, abaza [8], caraca e nogai [9], discendenti degli esuli del 19° secolo di nuovo per volontà del destino si trovano nell'epicentro di azioni di guerra", – ha detto Muradin Besleneev.

Per questo, secondo il relatore, il 31 maggio a Mosca si svolgerà una "tavola rotonda" dedicata al tema del rimpatrio dei compatrioti russi nella Patria storica.

"Attendiamo risultati reali da questa iniziativa. Speriamo che gli organi delle autorità federali e della repubblica trovino la possibilità per un ritorno nella Patria storica dei travagliati compatrioti dalla Siria e da altri paesi del mondo", – ha detto Besleneev.

Borodkin: ci furono non pochi casi di tentativi di pace e buon vicinato

La lotta dei montanari per la libertà e l'indipendenza fu di tutto il popolo, ha detto nel suo intervento il capo della direzione per gli affari cosacchi della Repubblica di Karačaj-Circassia, l'atamano [10] del reparto di Batalpašinskaja [11] dell'armata cosacca del Kuban' [12] Viktor Borodkin.

"La Guerra Caucasica durò più di 100 anni, portò via migliaia di vite di molti popoli del Caucaso del Nord e la sua causa fu l'impeto dell'autocrazia russa nella lotta per la sfera d'influenza in questa regione. La lotta dei montanari per la libertà e l'indipendenza fu in verità di tutto il popolo", – ha detto Viktor Borodkin.

A suo dire, per molto tempo la verità sulla Guerra Caucasica è stata taciuta.

"Ma dove gettare le pagine di storia? Uno dei protagonisti di un romanzo di Jurij Rytchėu [12], riflettendo sulle pagine oscure della storia dei rapporti tra russi e ciukci, pronuncia: "Rammentare ora le antiche persecuzioni è stupido come offendersi per il giogo tataro-mongolo [14]". Sagge parole! Certo, abbellire la storia, come si è fatto, per esempio, negli anni '70 del 20° secolo è stupido e insensato, ma presentarsi a vicenda i conti per offese vecchie di molti secoli non è affatto più ragionevole, e in altre situazioni è anche delittuoso. E solo un'interpretazione oggettiva della storia non è mai stata e non può essere inutile. Nonostante l'enorme numero di vittime da entrambe le parti nella Guerra Caucasica, ci furono non pochi casi di tentativi di pace, buon vicinato e amicizia tra montanari e cosacchi. E in questo la Guerra Caucasica non somigliò ad altri conflitti armati", – ha detto Viktor Borodkin.

Alla riunione sono intervenuti anche il capo dell'autonomia etnico-culturale "Nogaj ėl'" Valerij Kazakov, il vice presidente della ROO [15] "K''račaj Alan Chalk''" [16] della Karačaj-Circassia Muchamad Abajchanov, un membro della Camera Sociale [17] della Federazione Russa e il membro del movimento sociale "Abaza" Azamat Tlisov.

I partecipanti alla riunione hanno onorato con un minuto di silenzio i morti nella Guerra Caucasica. Inoltre nei villaggi Krasnyj Vostok [18] e Ali-Berdukovskij ha avuto luogo la deposizione di fiori al monumento alle vittime della Guerra Caucasica.

Nota della redazione: vedi anche le notizie "Alla conferenza in Karačaj-Circassia è stato deciso di creare il Consiglio di Coordinamento dei popoli vittime di repressioni", "Gli abitanti della Karačaj-Circassia festeggiano il Giorno della Rinascita del popolo caraco", "Le organizzazioni circasse della Russia si sono rivolte alle autorità con la richiesta di riconoscere il genocidio del loro popolo".

Autrice: Lejla Gočijaeva; fonte: corrispondente di "Kavkazskij uzel"

"Kavkazskij uzel", http://www.kavkaz-uzel.ru/articles/224507/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Capitale della Karačaj-Circassia.
[2] Invocazione.
[3] Popolo turco della Karačaj-Circassia.
[4] Nome autoctono dei circassi e delle tribù dell'etnia circassa.
[5] "Parlamento adighè", associazione internazionale circassa.
[6] Città della Russia meridionale.
[7] Zar sotto cui terminò la Guerra Caucasica.
[8] Popolo autoctono del Caucaso.
[9] Popolo turco del Caucaso.
[10] Generale cosacco.
[11] Nome del villaggio cosacco da cui prese origine Čerkessk.
[12] Regione del bacino dell'omonimo fiume della Russia meridionale.
[13] Jurij Sergeevič Rytchėu, scrittore russo appartenente al popolo siberiano dei ciukci.
[14] Cioè l'occupazione della Russia da parte di Tatari e Mongoli nei secoli XIII-XV.
[15] Respublikanskaja Obščestvennaja Organizacija (Organizzazione Sociale a Livello di Repubblica).
[16] "Carachi – popolo alano" (i carachi si definiscono anche "alani").
[17] Organismo intermedio tra società civile e potere politico privo di reali poteri.
[18] "Oriente Rosso", villaggio della parte centro-orientale della Karačaj-Circassia.
[19] Villaggio della parte centro-settentrionale della Karačaj-Circassia.

24 maggio 2013

Trattando con la Russia di Putin anche la coscienza si può mercanteggiare?

Anche la coscienza è una risorsa?

I liberali russi ed europei hanno discusso il futuro comune di Russia ed Europa. Peccato che i "grandi" leader per questo futuro abbiano i loro piani

20.05.2013

[1] Il 1 maggio e il 9 maggio, giorno in cui ricorda la vittoria sovietica sulla Germania nazista.
[2] Dalla dicitura inglese Alliance of Liberals and Democrats for Europe.
[3] Dalla dicitura inglese Swedish International Liberal Center.
[4] "Mela", partito liberale il cui nome è formato dalle iniziali dei cognomi dei fondatori Grigorij Alekseevič Javlinskij, Jurij Jur'evič Boldyrev e Vladimir Petrovič Lukin.
[5] Sorta di eufemismo con cui Putin e il suo entourage definiscono il loro regime autoritario.
[6] "VOTO", associazione per la difesa dei diritti degli elettori.
[7] "Agenti stranieri" sono state definite per legge tutte le organizzazione no profit russe che ricevono finanziamenti dall'estero.
[8] L'avvocato Sergej Leonidovič Magnitskij, che lavorava per una finanziaria americana, dopo aver scoperto una malversazione ad opera di funzionari russi fu incarcerato per evasione fiscale e morì in carcere a causa di maltrattamenti nel 2010.
[9] La lista dei responsabili della morte di Magnitskij, a cui è stato negato il visto d'ingresso negli USA.

19 maggio 2013

Contro gli "occupanti del Cremlino"

"Occupanti del Cremlino", secondo episodio: adesso lo striscione è comparso sul ponte Bol'šoj Kamennyj [1]

Ingushetia.Ru
18.05.2013 23:50

Attivisti sconosciuti venerdì hanno appeso al ponte Bol'šoj Kamennyj a Mosca lo striscione "Abbasso gli occupanti del Cremlino". E' un'azione di solidarietà verso i condannati all'arresto da 10 a 15 giorni dopo il fermo con l'analogo striscione in via Tverskaja [2], riferisce il sito "Grani.ru" [3]

Al momento presente gli arrestati conducono uno sciopero della fame collettivo in segno di protesta contro l'operato dell'amministrazione del carcere. Sei attivisti – Vladmir Mičurin, Oleg Prudnikov, Maksim Vinjarskij, Aleksej Nikitin, Daniil Kogtev e Gennadij Stroganov – fanno lo sciopero della fame e della sete dal 17 maggio, Ėmil' Terëchin beve acqua. Vera Lavrešina fa lo sciopero della fame e della sete già da una settimana e rifiuta il ricovero. Venerdì all'azione si sono uniti altri due – Anastasija Zinovkina e Annata Abdulla.

Le donne scontano una condanna a 15 giorni, gli uomini a 10 e 12. "A causa della minaccia del capoturno Kutuzov di insozzare di escrementi il cibo e le stoviglie della mensa annunciamo lo sciopero della fame e della sete", – si dice nella dichiarazione degli attivisti. Quattro arrestati, tra cui anche due attivisti, hanno rifiutato il cibo della prigione.

Il 9 maggio [4] dodici persone con un enorme striscione hanno bloccato la sede stradale di via Tverskaja, hanno acceso dei fumogeni e hanno cercato di procedere al centro della strada. Sullo striscione nero era scritto con lettere enormi "Morte agli occupanti del Cremlino". Tutti i partecipanti all'iniziativa sono stati fermati. "Oggi in Russia al potere ci sono gli stessi occupanti. Solo non germanici, ma del Cremlino, coltivati in casa, – hanno riferito i partecipanti all'azione nell'appello da loro diffuso. – Con Putin si è ottenuto ciò che non era riuscito a Hitler: la Russia di fatto è diventata una colonia. Il popolo è stato già privato di tutti i diritti pensabili e trasformato in un obbediente gregge impaurito".

Lo stesso giorno altre 18 persone sono state fermate presso il monumento al poeta Abaj Kunanbaev ai Čistye Prudy [5], dov'erano giunte per ricordare l'anniversario dell'inizio dei cortei di protesta di massa nella capitale russa.

http://ingushetiyaru.org/news/36307/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] "Grande di Pietra", ponte del centro di Mosca, nella zona del Cremlino.
[2] "Di Tver'" (Tver' è una città della Russia centrale), via del centro di Mosca.
[3] Sito di opposizione russo (Grani significa "limiti" o "facce di un cubo").
[4] Giorno in cui si ricorda la vittoria sovietica sulla Germania nazista.
[5] "Stagni Puliti", laghetto della zona centro-orientale di Mosca.

18 maggio 2013

La Russia, il Caucaso e il "wahhabismo"

Il wahhabita cammina per il paese [1]

Nessun rapporto e nessun istituto potranno rispondere sulle questioni sulla situazione del Caucaso del Nord finché non sarà risolta la principale di queste questioni: quale posto il Caucaso, in generale, occupa in Russia, ritiene Vadim Dubnov

16.05.2013, 09:50

 Osservatore politico

L'Istituto di Strategia Nazionale ha presentato il rapporto "Carta delle minacce etno-religiose. Il Caucaso del Nord e la regione del Volga". In realtà, come consegue dal testo, sotto attacco potrebbe rivelarsi di fatto tutto il territorio del paese.

Tra tutte queste minacce, tra cui gli autori annoverano anche il panturchismo, il separatismo regionale siberiano, il nazionalismo dei popoli ugro-finnici e perfino le sette, che "si formano nel corso del proselitismo dall'estero", gli autori si sono concentrati sul wahhabismo.

Secondo le stime degli autori, i wahhabiti sono circa 700 mila. "Nel 2013 comunità wahhabite sono state create in tutti i soggetti della Federazione Russa, ad esclusione del Circondario Autonomo dei Ciukci [2]", – segnalano gli autori del rapporto.

Wahhabismo per tutti

Bisogna dire che dei wahhabiti negli ultimi tempi hanno preso a parlare molto più di rado che al tempo in cui era a volte in uso perfino chiamare i talebani "wahhabiti afghani". Negli ultimi anni hanno chiamato i membri delle organizzazioni clandestine armate semplicemente banditi, talvolta islamisti, rapportandoli alla tradizione radicale mondiale. Talvolta, volendo sottolineare correttamente l'essenza puramente religiosa del radicalismo, salafiti. Il che, certo, è pure in misura considerevole convenzionale.

Anche per gli studiosi delle minacce etno-religiose il wahhabismo non è un concreto indirizzo dell'Islam, a cui, come pure al cristianesimo, non è estraneo il protestantesimo. Sotto il nome di wahhabismo, come ritengono gli autori del rapporto, "nella Russia contemporanea si intende di solito l'insieme delle branche dell'Islam aggressive e non tradizionali per la Russia". Probabilmente si stupirebbero molto scoprendo tra i wahhabiti sia i "Fratelli Musulmani", sia i rappresentanti di "Hizb ut-Tahrir" [3] (che nel rapporto chiamano semplicemente "chizbuty"), sia perfino gli estremisti della setta pakistana "Tablīghī Jama'at" [4]. Ma nel rapporto tutti questi ci sono per illustrare quanto "il wahhabismo russo è una corrente non uniforme".

Ma a quanto risulta, neanche religiosa. Nella parte di scienza delle religioni del rapporto tutto è detto senza mezzi termini: "Il wahhabismo fin dall'inizio fu creato come mezzo di lotta con gli stati che si indebolivano". Allora, come indicano gli autori, era l'Impero Ottomano, ma adesso, chiaramente, è la Russia. Questa come prima difende il proprio, per poco non il principale pezzo del fronte mondiale contro il wahhabismo mondiale, in cui wahhabiti sono sia al-Qa'ida, sia le folle della "primavera araba".

I wahhabiti ritengono l'Islam di tendenza sufi, tradizionale per l'Inguscezia, un male ideologico e già questo rende la situazione inguscia diversa da, diciamo, quella daghestana.

Forse di questo merita tener conto nell'analisi delle minacce etno-religiose? Sì, risponde uno degli autori, lo studioso di religioni Roman Silant'ev, le situazioni sono differenti, ma che significato ha? "Noi chiamavamo fascisti tutti – sia Mussolini, sia Hitler, sia i seguaci di Bandera [5]. Certo, tra loro c'erano differenze. Ma per noi restavano tutti fascisti e questo non dava noia a nessuno. Così come con i wahhabiti".

E perché tutto diventasse finalmente chiaro, il presidente dell'Istituto di Strategia Nazionale Michail Remizov ha aggiunto: "Per noi il wahhabismo è tutto ciò che è cattivo, tutto ciò che è anti-Russia, anti-russo, che minaccia la nostra integrità".

I russi per la periferia etnica

Ma è molto bene che l'Istituto di Strategia Nazionale abbia scritto questo rapporto. Per lo studio di tutti gli stereotipi esistenti sulla natura della protesta del Caucaso del Nord e delle tristi prospettive della lotta con essa il rapporto è inestimabile.

Infatti, in realtà, è così semplice e così bello: ridurre ciò che accade a "minacce etno-religiose". Le minacce interne naturalmente sono la prosecuzione di quelle esterne, cosa su cui insistono quasi tutti gli autori. E non si tratta solo del fatto che, come sempre, ci siamo "Noi" e ci sono "Loro". Si tratta del fatto che "Noi" e "Loro" sono designati con tutta precisione scientifica.

Nel rapporto dedicato alle minacce etno-religiose tra le raccomandazioni per il potere una di quelle fondamentali è il mutamento della posizione dei russi, l'ampliamento della loro partecipazione al governo e del tutto direttamente: per mezzo di loro lo stato deve difendere in questa, com'è detto, "periferia etnica della Russia" i propri interessi: "La presenza/posizione dei russi in questa o quella regione della Russia è strategicamente equivalente alla presenza dell'entità statale russa".

Alla presentazione del rapporto Jana Amelina dell'Istituto Russo di Studi Strategici ha pronunciato coraggiosamente ciò che deriva dalla logica del rapporto, ma che agli altri partecipanti alla ricerca finora non riesce pronunciare in modo così diretto: il wahhabismo è pericoloso perché interviene contro l'ortodossia e la spina dorsale dello stato – il popolo russo.

Una guerra senza una fine vittoriosa

Il rapporto, tra l'altro, ha una qualità molto grande: è interiormente contraddittorio. Diciamo che la sezione sulla situazione del Caucaso del Nord, a differenza delle ricerche di storia delle religioni, è stata scritta dai professionisti Andrej Epifancev e Sergej Markedonov.

I loro coautori sono inclini a ritenere wahhabiti tutti quelli che non condividono le posizioni dell'Islam ufficiale e a ritenere chi non ritiene così, diciamo il presidente del Consiglio dei Muftì di Russia Ravil' Gajnutdin e certamente la "Novaja gazeta", una lobby wahhabita. E sostengono l'Islam tradizionale proprio perché è leale nei confronti dello stato.

Ma proprio con questa lealtà Epifancev e Markedonov spiegano l'essenza della stratificazione religiosa del Caucaso del Nord: "Nell'interpretazione di una non piccola parte di caucasici musulmani l'Islam tradizionale è la prosecuzione di un potere per loro odioso e questo spinge sempre più lontano da esso una significativa massa di popolo. In questo senso annoverare automaticamente tutti gli oppositori del clero ufficiale nel novero dei "nemici della Russia" sarebbe un grosso errore".

Tuttavia nell'idea degli altri autori del rapporto i wahhabiti sono 700 mila, sono ovunque e sono tutti nemici. Del fatto che il potere finalmente si sia convinto che tenere trattative con i wahhabiti sia insensato lo studioso di religioni Roman Silant'ev ha parlato con una qualche soddisfazione per niente da scienza delle religioni.

Di proposte corrispondenti il rapporto è pieno. Diciamo, proibire per legge il wahhabismo. Qualsiasi contatto con i rappresentanti delle organizzazioni clandestine è ritenuto dannoso e pericoloso, l'espressione "guerra fino alla fine vittoriosa" non è usata, ma è evidentemente sottintesa e la questione è solo far tornare nell'entità statale russa i popoli usciti da essa.

Perché, lamentano gli autori, risulta che alla Russia questi popoli si riferiscono con disprezzo e altezzosamente, ma appena succede qualcosa, subito si nascondono dietro la loro cittadinanza russa. E' necessario privare questi popoli di tale comodità.

Senso civico a prezzo accessibile

In questo sta il problema di qualsiasi rapporto del genere, anche se in esso il wahhabismo non è considerato una forma di fascismo. E' una cosa più seria.

Infatti nel rapporto si nota giustamente: negli anni '90 il popolo esigeva che si combattesse perché la Cecenia restasse Russia, ma adesso è tutto il contrario, sempre più si discute dell'erezione di un muro e non c'è neanche alcun separatismo.

D'altra parte i rapporti del centro con le repubbliche del Caucaso del Nord sono costruiti precisamente come per secoli sono stati costruiti nel genere coloniale, comprando la nobiltà locale e niente cambia. Infatti nessuno per due secoli ha mai inventato alcun modello più comodo per i funzionari sia a Mosca, sia a Nal'čik [6].

In Daghestan dicono che non si sentono Russia e invidiano la Cecenia, dove, come risulta per loro opinione, si sentono Russia, per cui si pone la semplice questione del prezzo a cui si compra questo sentimento. Per amor di giustizia bisogna riconoscere che secondo questo schema coloniale sono costruiti i rapporti federali in generale – strapotere sul territorio subordinato in cambio di lealtà e cifre giuste alle elezioni. Ma a Rjazan' [7] il senso di appartenenza alla Russia non è messo in dubbio per chiare ragioni, per quanto rubino i funzionari.

Ma come fare in quei posti che ancora considerano colonie non certo solo gli autori del rapporto sulle minacce etno-religiose della Russia?

Quali raccomandazioni si possono dare qui? Come si spiega, a grandi linee, a parte l'idea di trasferire nello JuFO [8] il Kuban' [9] e la regione di Stavropol' [10] russi, far aumentare il rispetto per i cosacchi e proibire il wahhabismo, l'appello è uno: solo con l'aumento della lealtà nei confronti dello stato si può risolvere il problema delle sfide etno-religiose.

Non c'è di che discutere. Solo che sullo stesso stato, a causa della cui organizzazione per molti versi i musulmani fuggono via dall'Islam leale nei confronti di questa organizzazione, nel rapporto non c'è una parola.

L'opinione dell'autore può non coincidere con la posizione della redazione


"Kavkazskaja politika", http://kavpolit.com/vaxxabit-shagaet-po-strane/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Allusione allo slogan pubblicitario del recente film russo "Gli abeti", "L'anno nuovo cammina per il paese" (l'abete, secondo l'usanza sovietica, si ricollega al laico Capodanno e non al religioso Natale).

[2] Territorio nell'estremità nord-orientale della Russia asiatica.

[3] "Partito di Liberazione", partito-setta islamico fondato in Palestina.

[4] "Società per la Diffusione della Fede".

[5] Stepan Andrijovič Bandera, leader nazionalista ucraino che per ottenere l'indipendenza del proprio paese si alleò anche con i nazisti invasori dell'URSS.

[6] Capitale della Repubblica Autonoma di Kabardino-Balkaria.

[7] Città della Russia centrale.

[8] Južnyj Federal'nyj Okrug (Distretto Federale Meridionale).

[9] Regione corrispondente al bacino dell'omonimo fiume della Russia meridionale.

[10] Città della Russia Meridionale.

[11] Russkoe Informacionnoe Agentstvo (Agenzia di Informazione Russa) "Notizie".

15 maggio 2013

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01.05.2013

[1] Giornale on-line (gazeta significa appunto "giornale").
[2] Da Medvedev speravano l'abolizione del servizio militare obbligatorio, ma l'ha solo dimezzato...
[3] Gotovy k Trudu i Oborone SSSR (Pronti al Lavoro e alla Difesa dell'URSS), programma di educazione fisica nelle scuole orientato in senso ideologico.
[4] Soprannome dato alla Duma di Stato per il suo frenetico sfornare leggi da stato di polizia.
[5] Cioè da poco più di 70 euro a oltre 123.000!
[6] Quasi 7400 euro.
[7] "Anello dei Giardini", strada circolare che segna il perimetro del centro storico.
[8] La lista dei responsabili della morte in carcere dell'avvocato russo di una finanziaria americana Sergej Leonidovič Magnitskij.
[9] Legge "intitolata" al piccolo Dmitrij (Dima) Jakovlev, morto per negligenza dei genitori adottivi americani.
[10] Imprenditore condannato nonostante le sue drammatiche condizioni di salute (4 ictus subiti durante la carcerazione preventiva).