Torno da un ennesimo viaggio all'estero, apro il computer e trovo la notizia che non avrei voluto leggere. Se n'è andata Manuela Caffi, la moglie di Cesare Prandelli. Dire che mi dispiace è poco. Giocavamo insieme da bambini, e conosco bene la sua famiglia. Persone perbene, con i piedi piantati nella pianura. Come Cesare, del resto, che viene da Orzinuovi. Un paese pieno di belle figliole, ma lui era andato a trovarsela oltre l'Oglio, a Ticengo.
Manuela era compagna di liceo di mia moglie, a Crema. Anche Cesare ed io andavamo a scuola insieme (uno allo scientifico, l'altro al classico: stesso edificio). Lo dico, quindi, perché lo so: nel successo di Prandelli — conquistato e meritato — c'è la mano di lei. Manuela, in un mondo del calcio affollato di ragazzette, era una donna. Lo è sempre stata. Aveva i capelli neri e gli occhi blu, che sbarrava con uno stupore di cui sono capaci solo i lombardi, gli irlandesi e i bambini. L'ho vista poco, in questi anni, l'ho sentita qualche volta. L'ultima, al telefono, da Firenze. Le proponevo di venire con Cesare a non so quale presentazione in città, e l'ho sentita serena, curiosa, educata come al solito. Una giovane signora, che sapeva correre in salita.
Vorrei evitare cadute retoriche, che sono sempre irritanti, ma in questi casi diventano di cattivo gusto. Dico solo che la famiglia Prandelli — allenata da lei, Manuela — dimostrava come, perfino nel calcio italiano, si possa conservare quella che gli inglesi chiamano «sanity »: equilibrio, giudizio, senso delle proporzioni.
Sono convinto che se la Fiorentina vincerà lo scudetto, prima o poi, sarà grazie a Cesare, uno degli ultimi esemplari di allenatore-educatore (pensate cos'è riuscito a fare con Adriano a Parma, con Mutu e Vieri a Firenze). Ne sono convinti anche la società e i tifosi viola; e ne siamo contenti in molti, in Italia. La Fiorentina è infatti la squadra del cuore di qualcuno, ma è «la squadra della pancia» di molti. Quella che ti sta simpatica, e non sai perché. Ebbene: quando lo scudetto arriverà a Firenze, portatelo a Manuela. Un giglio bianco per due occhi blu.
Beppe Severgnini
Fonte: http://www.firenzeviola.it/index.php?action=read&idnotizia
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