09 dicembre 2007

Back to the USSR again

Questo non si può curare

La psichiatria punitiva cerca di nuovo i suoi pazienti. E li trova

Ci sono persone dalla cui posizione in diversi momenti del tempo si possono giudicare le tendenze e la situazione generale di un paese. Giudicate da soli: nell’URSS l’adolescente Andrej Novikov[1] protestava contro il Komsomol[2], si occupava di samizdat[3] e, ovviamente, si beccò una diagnosi psichiatrica come regolarmente avveniva a tutti gli altri “dissidenti attivi”.

Nella Russia della perestrojka dal 1991 gli articoli del 23enne Andrej Novikov furono pubblicati praticamente da tutta la stampa più autorevole, in quel tempo centralizzata: “Literaturnaja gazeta”[4], “Izvestija”[5], “Novyj mir”[6], “Junost’”[7], “Družba narodov”[8], “Znamja”[9]… La televisione e la radio invitavano il giornalista di talento alle loro trasmissioni e già nel 1994, presentandolo, parlavano di lui non altrimenti che come di un importante pubblicista e politologo.

Nella Russia di oggi il giornalista indipendente il giornalista indipendente Andrei Novikov è di nuovo “impazzito”. Da otto mesi viene forzatamente curato nella clinica psichiatrica della città di Rybinsk nella regione di Jaroslavl’[10].

Per molti russi le idee della perestrojka sono passate come una leggera influenza, ma l’esperienza non si scorda così facilmente, com’è noto “non la finisci di bere”[11]. Neanche gli psichiatri “l’hanno finita di bere” e non si sono scomposti, è cambiato il nome del paese, ma non loro. La storia di Larisa Arap[12] cos’è se non un esempio di ritorno alla psichiatria punitiva? Ma che Larisa Arap sarebbe stata dimessa dal manicomio pochi dubitavano – dalla sua parte c’erano gli attivisti per i diritti umani e la stampa. Per il giornalista Andrei Novikov tutto è molto più difficile – la gente a sentir ricordare il suo nome resta semplicemente titubante.

Fra laltro ricordo il 1999. Nello stesso modo esitavano gli avvocati a cui veniva proposto di difendere due profughi ceceni presentati al mondo come i terroristi che avevano fatto esplodere le case di due vie moscovite – via Kaširka e via Gur’janova[13]. Li mostravano in tutti i telegiornali e l’entità delle accuse, l’orrore per ciò che era stato compiuto gettava gli avvocati nello sgomento – non volevano e non potevano difendere dei “terroristi”! Ma poi si chiarì: i sospetti non avevano alcuno colpa, non avevano preso parte all’uccisione di quelle persone.

Così va adesso con Andrej: “Questi, – mi hanno detto, – ha proposto di bombardare le città della Russia. Perfino Rybinsk, sua città nativa!”

In effetti non può aver fatto tutto da solo. Il giornalista Andrej Novikov ha proposto di bombardare la città di Rybinsk? A chi?

La risposta è in una lettera inviata dal manicomio dal “malato” al presidente del tribunale di Rybinsk Solncev per mezzo di amici: “Vostro onore! Ritengo di aver semplicemente fruito della libertà di parola – come politologo e scrittore – per esprimere il mio punto di vista. La durezza fa parte della mia professione. Per cosa mi si giudica? Per un reale, concreto estremismo, per aver lanciato proclami ed appelli diretti a persone reali o semplicemente per la mia dura presa di posizione? Per la mia attività pubblicistica? Porto un esempio dalla stampa. Nel marzo del 2000 sul giornale “Komsomol’skaja pravda”[14] fu pubblicata la mia lettera aperta al presidente degli USA Clinton “Bombardi le città russe!”. E tutti capirono, che era semplicemente una dura, stravagante presa di posizione, anche se nella forma è un appello!..”.

Il pathos della pubblicistica in forma imperativa, la speciale esasperazione fino all’assurdo di un tema per far sì che l’essenza di una situazione sia presentata in modo più pesante, più chiaro – in questo stile scrivevano negli anni ‘90 molti importanti giornalisti di questo paese. E’ sufficiente guardare i titoli di organi di stampa allora influenti: secondo la logica di oggi questo sarebbe semplicemente un massiccio e infinito appello estremista. In tutto sono passati sette anni dal 2000, dicono che questo sia un periodo critico per un matrimonio. Ma per un paese?

Alla redazione della “Novaja gazeta” è giunta una lettera di Vladimir Andreevič Novikov: “Vi scrive il padre del membro dell’Unione dei Giornalisti di Mosca e dell’Unione degli Scrittori russi Andrei Novikov, anno di nascita 1966, nativo della città di Rybinsk. Per articoli di genere saggistico, scritti ai limiti del grottesco letterario e della provocazione, posti (a quanto affermano le indagini) nella rete Internet, è stato aperto un procedimento penale nei suoi confronti secondo l’articolo 280 comma 1 del Codice Penale della Federazione Russo “Pubblici appelli ad azioni di tipo estremistico”.

– I testi sono stati presi dal computer personale di Andrej Novikov, non sono stati pubblicati, – dice l’avvocato di Jaroslavl’ Vladimir Noskov – Questi è un uomo di talento, duro, audace. Ma non è di alcuna pericolosità sociale, ha semplicemente espresso il suo punto di vista… Non aveva alcun progetto particolare… Ma quando un caso è legato alla psichiatria, tirarlo fuori e dimostrare qualcosa è molto difficile.

Il 6 dicembre 2006 il giornalista è stato mandato a fare un esame psichiatrico-giudiziario nella clinica psichiatrica regionale di Jaroslavl’. Una copia dell’atto di questo esame è a disposizione della redazione, per ora cito solo un paragrafo: “…La coscienza non è lesa, è ben orientato quanto al luogo e al tempo. Elenca correttamente i propri dati anagrafici, ma firma la documentazione medica “Allah akbar[15]…”.

E’ un argomento, certo, ma la traduzione letterale significa solo che “Dio è grande”. Lo preciso perché ho un sospetto: gli psichiatri che hanno firmato l’atto non lo sanno ancora e, forse, ritengono queste parole un appello estremista.

Ma Andrej Novikov per tutta la vita ha scioccato così il pubblico – sia nei testi, sia nella vita. Negli anni in cui era al potere il segretario generale del Comitato Centrale del PCUS, si firmava “segretario geniale”. All’epoca del presidente russo, quando per Mosca girava il noto articolo di Andrej Novikov su El’cin “Il genio dei torbidi russi” e qualcuno diceva scherzando che egli, l’autore, fosse pure un genio dei torbidi russi, prese a distribuire i propri biglietti da visita, su cui erano scritte queste parole. E per tutta la vita ha chiamato non tanto ad un’attività estremistica, quanto a un’“attività di pensiero sperimentale”[16]. Ho attinto queste informazioni dall’archivio elettronico di una rivista moscovita, ha già paura perfino di dire quale. La rivista è liberamente consultabile in Internet. Là insieme all’elenco degli articoli di Novikov c’è una biografia, leggere la quale è semplicemente divertente…

– Dall’infanzia mi accusano di avere la testa tra le nuvole, – dice lo stesso Andrej Novikov.

– Ma in realtà ci sto tutto intero.

– A Jaroslavl’ nella stessa sala con mio figlio hanno esaminato banditi, assassini, stupratori. Ebbene, questi sono “patrioti”, ma egli a quel tempo era attratto dalla religione musulmana, diceva “Allah akbar”, andava in giro con la barba, – racconta il padre del giornalista. – E’ così dall’infanzia: se si fa prendere da qualcosa, allora non ci sono compromessi, è esclusivamente una persona onesta. Poi abbandona da solo queste idee, ma nel momento in cui pensa così, così si comporta. All’ospedale di Jaroslavl’ lo hanno tormentato: gli hanno dato fuoco alla barba, non l’hanno fatto dormire e nella notte di Capodanno l’hanno picchiato in modo terribile, hanno tentato di violentarlo… Là sotto sorveglianza mio figlio ha passato 43 giorni…

– Quando è tornato a casa a Rybinsk da Jaroslavl’ sembrava un robot. O una mummia. Diceva: “Mi escono le medicine dalle orecchie!”. Ecco come lo hanno trattato, – racconta la madre di Andrej Galina Novikova.

Tale è stato l’esame, il risultato del quale è un atto stampato a caratteri grandi con tre firme: “Zajarnaja, Orlova, Borodin” e con una conclusione simile a una condanna: “Novikov A.V. rappresenta un pericolo per la società e necessita di un trattamento coatto in una struttura psichiatrica di tipo comune…”.

In seguito gli avvenimenti, a quanto dice il padre, si sono svolti così: a Jaroslavl’ gli è stato detto che suo figlio non sarebbe stato dimesso, ma sarebbe stato portato alla clinica psichiatrica di Rybinsk. Fortemente sconvolto è tornato, è entrato nell’appartamento di Andrej – la tutto era a soqquadro dopo la perquisizione: gli inquirenti avevano portato via il blocco di sistema del computer di casa e i manoscritti. Ha deciso di fare delle ristrutturazioni, ha strappato la carta da parati, ha raccolto tutto quello che giaceva sul pavimento e l’ha gettato via come spazzatura.

– Questo, – dice, – è stato il mio errore. Ho sottovalutato qualcosa, ho pensato, ha molti scarabocchi, carte di ogni tipo. E all’improvviso, inaspettatamente, il 19 gennaio Andrej compare a casa, l’ospedale locale l’aveva dimesso fino al processo. E’ arrivato in un tale stato di stress, frenato, e lì ho aggiunto – beh, una ristrutturazione è una ristrutturazione… Quando ha smesso di prendere le medicine, ha scoperto la scomparsa dei suoi articoli. Che aveva, pare, in esemplare unico. Li ho gettati via, ho fatto una stupidaggine del genere. Ha preso a gettarsi su di me, così furioso non l’avevo ancora mai visto. Beh dopo aver preso l’aloperidolo[17] e tutte quelle vessazioni, certamente la sua situazione era difficile. Sinceramente avevo paura, è ancora sotto inchiesta, che all’improvviso facesse qualcosa…

– E che poteva fare?

– Chi lo sa? Cosa può fare una persona, dopo quello che ha sopportato lui. Mi sono rivolto alla polizia.

– Perché?

– Beh, perché lo accordassero un po’, parlassero con lui. Perché lo calmassero. Ma invece della polizia è arrivata l’ambulanza. L’hanno ricoverato il 14 febbraio e da quel giorno non è mai uscito dall’ospedale… Perfino il processo è stato fatto senza di lui! E ha avuto luogo solo il 4 maggio 2007. E’ stato un processo pro forma, che ha semplicemente confermato la diagnosi dell’esame psichiatrico. Il resoconto del periodo di cura coatta viene tenuto solo dal momento della sentenza e dal momento che a tutte le istanze mi rispondono per lettera, come minimo si tratta di sei mesi. Solo al termine di questo periodo si potrà riunire una nuova commissione. Ma quei 43 giorni a Jaroslavl’, in cui gli hanno fatto iniezioni, e questi tre mesi nell’ospedale locale non vengono conteggiati… Io sono un pensionato, non ho soldi per un esame indipendente.

La redazione della “Novaja gazeta” si è rivolta al presidente dell’Associazione Psichiatrica indipendente Jurij Sergeevič SAVENKO[18] chiedendo per iscritto di esaminare Andrej Novikov. Al ritorno da Rybinsk, questi ha comunicato di aver avuto là un consulto e che insieme ai colleghi è giunto alla conclusione che Andrej Novikov è assolutamente sano di mente e non ha bisogno di cure. Lo psichiatra indipendente, in particolare, ha detto:

– I testi di Novikov, che, a ben vedere, sono serviti all’FSB[19] per intraprendere il procedimento penale, sono molto interessanti. Nonostante la loro apparente asprezza e, forse, un modo di esprimersi perfino offensivo, al posto dei servizi segreti sarei grato all’autore. Questa è un’analisi paradossale, ci sono tutti i possibili scenari di sviluppo degli avvenimenti politici visti da un uomo non comune. Non sono gli agenti dei servizi speciali né gli psichiatri a dover dare una valutazione agli articoli giornalistici. Là è stato compiuto un esame testuale da parte di studiosi chiamati da Jaroslavl’, ma è stato compiuto evidentemente in modo non professionale. Ritengo che l’accusa di estremismo rivolta a Novikov abbia un carattere totalmente inventato. Come un tempo l’articolo “per calunnia nei confronti del potere sovietico”, così adesso la legge sull’estremismo porta ad avere a che fare con la psichiatria una grande percentuale di persone dissidenti, scomode. Il concetto di pericolosità sociale è così ampio che si può trattare in vari modi. Il caso del giornalista Novikov in questo senso costituisce un precedente…

– Adesso lo dimetteranno?

– Prima del processo sarà estremamente difficile, gli è rimasto ancora un mese e mezzo. Egli, certamente, è molto stanco, nella stessa stanza con lui si trovano 15 persone… La posizione generale dei medici è quella di presentare al processo, quando avrà luogo, la conclusione che Andrej non necessita di una struttura …

– Non si può fare davvero nulla, perché il processo abbia luogo prima?

– E’ praticamente impossibile.

…Io penso che la prigione sia più umana. Se si chiarisce e viene dimostrato che chi sta scontando una pena è una persona innocente, lo rilasciano. Ma se non è malato – continuano a “curarlo”, la psichiatria è uno strumento universale per colpire le persone scomode… Andrej Novikov è semplicemente capitato dentro un’ineccepibile, classica messa in atto dei più vergognosi procedimenti di tali repressioni. Con la stampa che circonda il tribunale: proprio così era, nel periodo sovietico la vittima era messa alla berlina e diffamata da giornali come la “Pravda”[20].

E qui qualcuno che si nasconde dietro lo pseudonimo Mefodij Skuratov a gennaio (ricordo che il processo ha avuto luogo a maggio) pubblica righe del genere su Novikov nel giornale regionale di Jarosalvl’ “Zolotoe kol’co”[21]: “Un tale tipo di concetto di se è caratteristico dello stadio più avanzato di schizofrenia paranoide, chiamata dagli specialisti sindrome parafrenica… Non c’è bisogno di essere profeti, né specialisti della psiche umana, per supporre con un notevole grado di certezza, che l’autore di questi scritti deliranti non rischia una multa di trecentomila rubli[22] o l’arresto fino a sei mesi o la detenzione fino a tre anni, ma la cura coatta nella clinica psichiatrica di Rybinsk fino al momento in cui cesserà di rappresentare un pericolo per la società”.

Così è la posa di un cameriere con sfavillanti maniche bianche come neve. Non serve tutti , ma solo la crema dell’elite, non dice: “Che desiderate?”, ma domanda: “Chi comandate?”. C’è stato il tempo del giornalismo indipendente – il giornale “Zolotoe kol’co” ristampava articoli della stampa moscovita che portavano gloria ad un conterraneo, presentandolo come “l’astro nascente del giornalismo russo”…

E’ arrivato un altro tempo – niente di personale… semplicemente ordini.

Galina Mursalieva
Rybinsk – Mosca

27.09.2007, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/74/14.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)



[1] Nomen omen? Nel XVIII secolo il giornalista russo Nikolaj Ivanovič Novikov fu incarcerato per 15 anni per le proprie idee progressiste.

[2] KOMmunističeskij SOjuz MOlodëži (Unione della Gioventù Comunista), l’organizzazione comunista giovanile sovietica.

[3] “Stampato da sé”, la stampa clandestina sovietica.

[4] “Giornale letterario”, la principale rivista letteraria sovietica e russa.

[5] “Notizie”, il principale giornale d’informazione sovietico e russo.

[6] “Mondo nuovo”, rivista letteraria.

[7] “Gioventù”, rivista letteraria giovanile.

[8] “Amicizia tra i popoli”, rivista letteraria e politica.

[9] “Insegna”, rivista letteraria di grande formato.

[10] Russia centro-settentrionale.

[11] Come dire che non è una cosa amara che non lascia tracce dopo essersela bevuta.

[12] Attivista per i diritti umani rinchiusa per qualche mese in una clinica psichiatrica.

[13] Nell’estate del 1999 l’esplosione di due condomini posti in queste strade provocò centinaia di morti.

[14] “La Verità del Komsomol”, giornale un tempo organo del Komsomol (vedi nota 1).

[15] “Allah è grande”, affermazione di fede islamica (il corsivo è mio).

[16] In russo c’è un gioco di parole tra èkstremistskij (estremistico) ed èksperimental’nyj (sperimentale).

[17] Medicinale usato nella cura della schizofrenia.

[18] Rilievo grafico dell’autrice.

[19] Federal’naja Služba Besopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), i servizi segreti russi.

[20] “Verità”, il giornale dei comunicati ufficiali sovietici, a cui erano affidate anche le campagne contro i “nemici del popolo”.

[21] “Anello d’oro”, nome della cerchia di città storiche attorno a Mosca.

[22] Oltre 8300 euro.

Nessun commento: