13 febbraio 2008

Valentino Rossi, il Fisco e altre storie

FISCO: DUE METRI E DUE MISURE
Un’idea per Valentino Rossi Un salto a Modica e si riscatta

UMBERTO FOLENA

Così si fa tra gentiluomini: ci si mette d’accordo dopo aver ascoltato le ragioni reciproche, senza che il più forte afferri per il collo il più debole e avendo come obiettivo il bene di tutti. Ieri Valentino Rossi e l’Agenzia delle entrate si sono stretti la mano sorridendo ai fotografi. Lo scattante Vale verserà, in varie rate, un totale di circa 35 milioni di euro per tasse non pagate tra il 2001 e il 2006, impegnandosi d’ora in poi a fare il contribuente italiano e non più britannico. La grintosa Agenzia ha verificato con Vale quanto costui abbia guadagnato e già versato all’estero, quali siano state le sue ingenti spese, quanto debba all’Italia. L’estate scorsa l’Agenzia aveva mollato a Vale un cazzotto di cartella fiscale da 112 milioni. Oggi, dopo non uno sconto ma un 'percorso tecnico', si accontenta di un quarto. I due gentleman sono apparsi sereni e soddisfatti. Vale, secondo le agenzie, è apparso «di ottimo umore e molto poco pentito», infatti avrebbe dichiarato: «Mi sento pulito», dentro e fuori, e non stava facendo pubblicità a una minerale. Massimo Romano, direttore dell’Agenzia, lo ha ringraziato «per la linearità e la correttezza delle sue scelte. È importante instaurare un sistema collaborativo con i contribuenti». E con Vale – ha garantito il direttore – l’Agenzia si è comportata esattamente come con qualsiasi altro cittadino. Adesso Vale deve scegliersi una residenza in Italia. La natia Tavullia? Troppo scontato, e Vale non è tipo da scelte ovvie. Noi un suggerimento l’avremmo: Modica, provincia di Ragusa, Sicilia. Qui infatti c’è – o sarebbe meglio dire c’era – il rinomato Molino Giuseppe Roccasalva. (...) Nel 1999 il signor Giuseppe muore all’improvviso e i figli ereditano il molino. Con il molino ereditano pure le tasse di successione: nel 2002 gli piomba tra capo e collo una cartella erariale da 380mila euro. Per pagare, dovrebbero vendere tutto e chiudere. Così depositano delle garanzie fideiussorie e chiedono una riduzione o una rateizzazione del pagamento. Osano perfino citare la vicenda della Società Sportiva Lazio (colossale debito con l’erario rateizzato in 20 anni), ignorando la sfilza di politici di rango in tribuna all’Olimpico, 'qualità' che loro non possiedono. Conclusione: né riduzione né rateizzazione. L’anno scorso i Roccasalva hanno cessato l’attività e venduto i macchinari. Certo ci è sfuggito qualche dettaglio, perché non possiamo non credere a Massimo Romano quando afferma: «È importante instaurare un sistema collaborativo con i contribuenti». A Modica, tra l’altro, sono rimasti sulla strada otto dipendenti. E allora che c’entra Rossi? C’entra eccome. Ha l’occasione di compiere un forte gesto simbolico, capace di restituirgli quell’immagine positiva uscita compromessa dalla disavventura fiscale. Per lui che cosa saranno mai alcune decine di migliaia di euro? Si fiondi a tutta manetta in soccorso ai fratelli Roccasalva, ridia un reddito a otto famiglie, dimostri che davvero il mostro del fisco non mangia nessuno, ma soprattutto non sgranocchia i contribuenti tenerelli venendo invece a patti con quelli più coriacei, come alcuni italiani maliziosi potrebbe pensare. Apponga su un rettangolo di tuta, se ancora ce n’è uno libero, la dicitura: «Molino Roccasalva». E si iscriva simbolicamente all’anagrafe di Modica, un nome che per lui, in futuro, può fungere da virtuoso programma.


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