14 settembre 2008

Vergogna!


Alla CA. Gentile Direzione Carrefour di Assago

Mi chiamo Barbara e sono la mamma orgogliosa di un bambino autistico di quattro anni.

Nel Vostro sito, leggo della Vostra missione e soprattutto del Vostro impegno nel sociale.
La nostra capacità di integrarci con il territorio in cui siamo presenti, di comunicare con le istituzioni locali e di sostenere progetti sociali e associazioni umanitarie si riscontra attraverso azioni concrete:

• Finanziamento della ricerca contro alcune malattie del XXI secolo
• Sostegno alla giornata nazionale indetta dal Banco Alimentare per la raccolta di generi alimentari
• Sostegno di iniziative umanitarie di vario tipo”

Lasciatemi dire che oggi nel punto vendita di Assago avete sfiorato la discriminazione punibile per legge.

Era previsto un evento che mio figlio aspettava con ansia: il tour delle auto a grandezza reale del film Cars.

Vestito di tutto punto con la sua maglietta di Cars, comprata DA VOI, oggi l’ho portato, emozionatissimo, ad Assago. Vista la posizione di Saetta, ci siamo avvicinati per fare una foto. Click, click, click, bimbo sorridente a lato della macchina. Avevate previsto un fotografo, sui sessant’anni, sembrava un rassicurante nonno con una digitale da 2000 euro, collegata a un pc dove un quarantacinquenne calvo digitalizzava un volantino carinissimo con le foto dei bimbi di fronte a Saetta, stampate all’interno della griglia di un finto giornale d’auto. Una copertina, insomma, che i bimbi chiedevano a gran voce e avrebbero poi incorniciato in una delle costose cornici in vendita nel Vostro reparto bricolage. Chiaramente, il mio biondino, che purtroppo per la sua malattia non parla (ancora), mi ha fatto capire a gesti che gli sarebbe piaciuto. Per quale ragione non farlo? Semplice, lo avrei capito dopo poco.

Attendo il turno di mio figlio, con estrema pazienza, e senza disturbare nessuno. Ci saranno stati una ventina di bambini, non di più. Non cento, una ventina.

Arriva il turno del mio piccolo, e non appena varca la transenna, resta il tempo di ben DUE SECONDI girato verso il suo idolo a grandezza naturale, invece di fissare l’obiettivo del fotografo. Mi abbasso, senza dar fastidio alcuno, scivolo sotto la corda e da davanti, chiedo a mio figlio di girarsi. Il fotografo comincia ad urlare “Muoviti! Non siamo mica tutti qui ad aspettare te” Mio figlio si gira, ma non abbastanza secondo il “professionista”. Gli chiedo “Per favore, anche se non è proprio dritto, gli faccia lo stesso la foto…” “Ma io non ho mica tempo da perdere sa? Lo porti via! Vattene! Avanti un altro, vattene!” Un bambino a lato urla “Oh, mi sa che quello è scemo” e il vostro Omino del Computer, ridendo “Eh, si! Vattene biondino, non puoi star qui a vita!” Mio figlio, che non è SCEMO, non parla ma capisce tutto, sentendosi urlare dal fotografo, da quello che digitalizzava le immagini e dalla claque che questi due individui hanno sollevato ed aizzato, si mette a piangere, deriso ancora dal fotografo che lo fa scendere dal piedistallo di fortuna che avete improvvisato davanti alla macchina, facendolo pure inciampare. A nulla valgono le imbarazzate scuse della guardia giurata,che poco prima aveva tranquillamente familiarizzato con mio figlio. L’umiliazione che è stata data dai Vostri incaricati, che avrebbero dovuto lavorare con i bambini, a un piccolo di quattro anni che ha la sfortuna di avere una sindrome che poco gli fa avere contatto visivo con il resto del mondo e non lo fa parlare, è stata una cosa lacerante. In lacrime, con il torace scosso dai singhiozzi, umiliato, deriso, leso nella propria dignità di bambino non neurotipico. Una signorina, con la Vostra tshirt, mi si è avvicinata per chiedermi cosa fosse successo. Alla mia spiegazione, dopo averle detto che il piccolo aveva una sindrome autistica, mi ha detto “Ma se non è normale non lo deve portare in mezzo alla gente“.

Son stata talmente male da non riuscire a reagire, ho dovuto uscire all’aria aperta, con il bambino piangente, per prendere fiato dopo tanta umiliazione.

Ho pianto. Dal dolore.

Questo è l’articolo 2 comma 4 della legge 67 del 1 Marzo 2006, a tutela dei soggetti portatori di handicap:

-Sono, altresì, considerati come discriminazioni le molestie ovvero quei comportamenti indesiderati, posti in essere per motivi connessi alla disabilità, che violano la dignità e la libertà di una persona con disabilità, ovvero creano un clima di intimidazione, di umiliazione e di ostilità nei suoi confronti.

Vorrei sapere come intendete agire, se con una scrollata di spalle come i Vostri dipendenti, di fronte a un trauma che avete fatto subire ad un bambino che già dalla vita è messo ogni giorno a dura prova.

Manderò questa mail in copia alla segreteria dell’onorevole Carfagna, e alla redazione di Striscia la Notizia, oltre a pubblicarla sul mio sito personale.

Tacere non ha senso, e ancora minor senso hanno le umiliazione che io e mio figlio abbiamo subito oggi.

Firma.



Ringrazio S.B. per questo contributo. Diffondete la notizia.

8 commenti:

Roberta Z ha detto...

volevo solo scrivere due righe alla mamma che ha raccontato questo fatto allucinante, che mi fa preoccupare su quanto poco sappiamo guardare chi ci sta davanti.. un abbraccio, non mollare
Roberta

Matteo Mazzoni ha detto...

@roberta: non riesco a localizzare il tuo blog... Però l'e-mail di questa povera mamma si trova qui e si può inviare un commento...

*Giulia* ha detto...

Matty faccio un copia incolla anche nel mio piccolo blog...
mi sento arrabbiata,furiosa..ah se avessi davanti quel fotografo!!!

Matteo Mazzoni ha detto...

@alidiluna: ero certo che avresti detto la tua su un fatto del genere... Copia e incolla pure, anzi più si parla di questa terribile vicenda meglio è...

Anonimo ha detto...

Manifesto tutto il dispiacere possibile per la vicenda e esprimo la mia solidarietà agli sventurati protagonisti, soprattutto alla mamma che, come adulta, avendo un livello percettivo sia emozionale che razionale più sviluppato, ha sofferto maggiormente quella che si chiama "indignazione".
Riguardo alle responsabilità del supermercato, non ci vedo il dolo, bensì una sorta di colpa preterintenzionale.
Dovrebbero, come minimo, porgere le proprie scuse e scegliere con maggior criterio i propri dipendenti.

Il rispetto inesistente e la mancanza di tatto, purtroppo, vengono perpretati non solo ai portatori di handicap ma in generale all'intera umanità.

Certo è che, in casi come questo, vi è decisamente un aggravante.

Anneddoto familiare:

Anni fa, quando la nazionale cantanti venne a giocare a Firenze per beneficienza, mio fratello, anni 6, era raccattapalle a bordo campo.

Il sig. Gianni Morandi, per chiedergli gentilmente (come ci si aspetterebbe da tale noto personaggio) di spostarsi per tirare un calcio d'angolo, lo appellò con un: "Levati dalle palle, testa di cazzo".
Un bambino di 6 anni.
Inutile dire che da allora, in casa mia, a Gianni Morandi non era concesso neanche di apparire per caso in televisione.

Stavo pensando alla strana sensibilità della gente. I bambini non si toccano (giustamente) e per i vecchi invece c'è molta meno compassione.

Non mi riferisco a nessuno in particolare ed è solo una constatazione della realtà, ma ci possiamo immaginare di quanta gente si indigna pubblicamente per poi andare a casa e menare la moglie, frodare la gente onesta, tradire gli amici ecc.

Ecco, sono incuriosita dall'assurdo paradosso della mente umano.

Matteo Mazzoni ha detto...

@quellochepenso: concordo... Noto anche, con sorpresa e dispiacere, che, anche se si moltiplicano i blog che parlano della vicenda e ne stigmatizzano il comportamento, la Carrefour non ha ancora preso una posizione ufficiale sulla vicenda... Forse la "potenza della blogosfera" viene un po' sopravvalutata? Ti ringrazio per l'aneddoto familiare, che mostra il volto oscuro di certe "brave persone"... E' vero che spesso abbiamo una morale non solo doppia, ma anche tripla o quadrupla... E' vero che certe persone che si stracciano le vesti dovrebbero pensare a come si comportano... Ma è vero anche che chi ha detto "non giudicate e non sarete giudicati", ha detto anche "se il tuo fratello pecca, rimproveralo"... La pietà e il perdono per chi sbaglia non possono prescindere dalla denuncia del peccato...

Anonimo ha detto...

Senza voler assolutamente sembrare una relativista morale mi faccio delle domande:

Se il fotografo avesse saputo a priori della sindrome del bambino quale sarebbe stato il nostro giudizio sul suo comportamento? Lo stesso di adesso o peggiore?

Se mio fratello fosse stato affetto della stessa sindrome, la reazione di Gianni Morandi sarebbe apparsa ancora più grave?

Trovo molto più disumana la reazione della signorina, ad esempio.

Alla trasmissione "Chi l'ha visto", lunedì scorso c'era un caso di scomparsa di una ragazzina adolescente con un carattere timido, riservato, fragile e varie problematiche nel socializzare.

Tra le supposizioni di fuga volontaria la colpa è stata attribuita al comportamento dei suoi compagni di scuola: continue derisioni, pesanti prese in giro, chiamata con disprezzo "puttana", fino ad arrivare a leggere pubblicamente a scuola il suo diario personale.
Violentata nell'animo.

Ecco che ritengo estremamente più grave il loro comportamento, rispetto al caso Carrefour, perché vi è la precisa volontà di ferire, la volontà di fare del male, la volontà di schiacciare una compagna debole.

E un adolescente dovrebbe avere ben chiaro questo concetto, non è più un bambino di 4 anni che dà una spinta ad un compagno per conquistarsi il gioco migliore.

Alla richiesta di spiegazioni della conduttrice si sono giustificati dicendo:
"Perché non la conoscevamo bene".

Ci rendiamo conto dell'assurdità?

Ancora basti pensare a quello che è stato cercato di fare a me. Per fortuna ho un carattere molto forte e mi hanno insegnato a sbrogliarmela sempre da sola, ma se così non fosse stato, si sono resi conto che potevano farmi del male?

Semplicemente l'ho rigirata a mio favore, divertendomi anche molto, rendendomi conto che il loro crearmi difficoltà altro non è che la chiara ammissione di essere inferiori e di conseguenza il loro sentirsi minacciati.

Ma alla luce di questo dovrei credere ai loro messaggi di solidarietà?
Ma neanche per sogno, è tutto finto.

Non ha una logica da una parte l'indignazione verso qualcuno e dall'altra il voler fare del male a qualcun altro.

E tra queste persone vi sono alcuni che hanno lavori importanti, che hanno addirittura delle responsabilità verso gli altri, eppure...

Com'è possibile conciliare e dare una spiegazione razionale a tutto ciò?

Devo allora pensare che sono psicologicamente malati di doppia personalità?

Quando stanno fingendo? Quando si nascondono dietro altre facce nella blogosfera o quando conducono la loro vita "normale"?

Se mi avessero ferito davvero e avessi dovuto seguire un'etica filosofica buddista, avrei dovuto pensare che in parte anch'io avevo delle responsabilità e per risolvere il problema alla base avrei dovuto andar via e spezzare la catena di sofferenza.

Ahiloro, sono cristiana :D!

Avere più di una moralità non significa per forza averne una.

Rifacendosi alla filosofia, fin dai tempi antichi, non è stato possibile trovare un'etica che non abbia punti deboli. Ecco allora che nasce l'esigenza di adottare una particolare etica filosofica a secondo della situazione.

Allora sì, posso accettare che la moralità si "adatti" ma lo scopo è sempre lo stesso: cercare di essere buoni e onesti.

Nel momento in cui continuo a comportarmi male la moralità sai dove me la metto?

In questo senso "avere più di una moralità" è amorale. Stop.

Il fulcro della questione allora è: siamo noi in grado di distinguere cosa è giusto e cosa è sbagliato?

Nella religione, più o meno, è la stessa cosa, anche in quella cristiana.

Non sta a me giudicare perché non posso elevarmi a giudice di un mio simile e, talvolta, il rimproverare mi da la sensazione di mettermi su un piedistallo.

Forse che io non sbaglio?

Chi è senza peccato scagli la prima pietra.

Ricordiamoci che gli ignoranti sono sempre innocenti e giustificabili perché "non conoscono" ma chi sbaglia con la chiara consapevolezza di farlo, non può trincerarsi dietro al perdono divino.

Eh sennò sarebbe troppo facile nonché ingiusto!

Nasce allora l'esigenza di guardarsi dentro e fare un esame di cooscienza: stavolta ho sbagliato, cercherò di non farlo più.

Sbagliare è umano.

Ma perseverare è diabolico.

:)

Matteo Mazzoni ha detto...

@valentina: vado punto per punto...


"Se il fotografo avesse saputo a priori della sindrome del bambino quale sarebbe stato il nostro giudizio sul suo comportamento? Lo stesso di adesso o peggiore?"

- Peggiore, certamente. Tutti meritano rispetto, ma credo che con chi ha problemi come l'autismo ci voglia particolare comprensione.


"Se mio fratello fosse stato affetto della stessa sindrome, la reazione di Gianni Morandi sarebbe apparsa ancora più grave?"

- Sì, torno a dire...


"Trovo molto più disumana la reazione della signorina, ad esempio."

- In effetti il comportamento di questa è stato veramente inqualificabile.


"Alla trasmissione "Chi l'ha visto", lunedì scorso c'era un caso di scomparsa di una ragazzina adolescente con un carattere timido, riservato, fragile e varie problematiche nel socializzare.

Tra le supposizioni di fuga volontaria la colpa è stata attribuita al comportamento dei suoi compagni di scuola: continue derisioni, pesanti prese in giro, chiamata con disprezzo "puttana", fino ad arrivare a leggere pubblicamente a scuola il suo diario personale.
Violentata nell'animo.

Ecco che ritengo estremamente più grave il loro comportamento, rispetto al caso Carrefour, perché vi è la precisa volontà di ferire, la volontà di fare del male, la volontà di schiacciare una compagna debole."

- Hai ragione. Il problema è che poi molti persone che subiscono cose del genere non hanno casse di risonanza a disposizione...


"Allora sì, posso accettare che la moralità si "adatti" ma lo scopo è sempre lo stesso: cercare di essere buoni e onesti.

Nel momento in cui continuo a comportarmi male la moralità sai dove me la metto?

In questo senso "avere più di una moralità" è amorale. Stop."

- Giusto.


"Sbagliare è umano.

Ma perseverare è diabolico."

- Sarà una frase fatta, ma è così...