Lavorano senza indirizzo [1]
La commissione inquirente si è rifiutata per l’ennesima volta di cercare i mandanti dell’omicidio del giornalista della “Novaja gazeta” Igor’ Domnikov
Igor’ fu ucciso 8 anni fa. Nell’ingresso dell’abitazione. Gli omicidi, membri della banda di Tagir’janov che hanno eseguito il loro compito, sono stati condannati. Il mandante e il mediatore no. Alla “Novaja gazeta” sono noti i cognomi delle persone, che hanno preso parte all’omicidio di Igor’: l’imprenditore moscovita e amico degli uomini di Tagir’janov Pavel Sopot e l’ex vice governatore della regione di Lipeck [2], adesso macellaio Dorovskoj. Ma né la procura del Tatarstan [3], né in seguito la commissione inquirente della procura di questa repubblica, a cui, dopo le nostre incessanti richieste, fu affidato personalmente dal capo della SK [4] della Russia Aleksandr Bastyrkin l’incarico di condurre una verifica, non hanno avviato un procedimento penale nei confronti di queste persone. Abbiamo scritto di nuovo, in quanto la verifica fu condotta pro forma – Sopot e Dorovskoj non sono stati neanche interrogati – e abbiamo chiesto che il procedimento non sia trasmesso in Tatarstan, ma a Mosca dove fu compiuto il delitto. Noi e l’avvocato della parte lesa Stanislav Markelov siamo stati a malapena ascoltati. I documenti sono stati studiati dalla Commissione Inquirente della procura del CFO [5]. Da là ci hanno perfino telefonato qualche volta… Di conseguenza ha visto la luce un documento: “si delibera di rifiutare di avviare un procedimento penale (…) per via dell’assenza nell’operato di Dorovskoj S.B. e Sopot P.K. di indizi dei suddetti crimini”. Come dire che il vice governatore, che chiese a Sopot, che si occupava allora di riscossione di debiti, di trovare persone che potessero sistemare il giornalista e Sopot, che trovò tali persone nell’OPG [6] di Tagir’janov, non hanno commesso alcun crimine. Tra l’altro, non è affatto chiaro in che modo abbia fatto tale scoperta il consigliere giudiziario V.V. Jaremenko. Non solo non ha interrogato tutte le persone incriminate e i testimoni, ma ha perfino inviato la sua risposta all’indirizzo sbagliato: per qualche motivo la missiva è giunta a casa del direttore della “Novaja gazeta” e ad un avvocato, che già da un anno non si occupa più del caso. Dalle dichiarazioni alla Commissione Inquirente della Procura della Federazione Russa del rappresentante della parte lesa Stanislav Markelov: “Questo fatto indica che la Commissione Inquirente ha analizzato pro forma i documenti sul crimine, non ha esaminato i fatti in essa esposti e non ha neanche saputo stabilire chi li abbia scritti. (…) Non sono neanche state addotte motivazioni di qualche tipo (per tale decisione – nota del redattore). Il testo della delibera di rifiuto di avviare un procedimento penale non è stato affatto presentato alla parte lesa (…) il carattere palese delle violazioni che si è permessa da modo di supporre, che la Commissione Inquirente non sia guidata dal desiderio di esaminare tali documenti nella loro sostanza, ma da quello di sottrarsi consapevolmente all’esame delle circostanza in essi esposte”. A questo resta da aggiungere solo una cosa: nessun mandante dell’omicidio di un giornalista russo è mai stato individuato e condannato. Probabilmente anche la parte lesa – i familiari e i colleghi delle persone uccise – si rivolge all’indirizzo sbagliato. “Novaja gazeta” 09.10.2008, http://www.novayagazeta.ru/data/2008/75/11.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[1] L’espressione ne po adresu può significare “all’indirizzo sbagliato”, ma anche “indirizzandosi male”, “volgendosi dalla parte sbagliata”.
[2] Russia meridionale.
[3] Repubblica autonoma della Russia centro-orientale, popolata in maggioranza da tatari.
[4] Sledstvennyj Komitet (Commissione Inquirente).
[5] Central’nyj Federal’nyj Okrug (Distretto Federale Centrale), uno dei sette distretti in cui Putin ha diviso la Federazione Russa.
[6] Organizovannaja Prestupnaja Gruppa (Gruppo Criminale Organizzato), nel nostro linguaggio giuridico “associazione a delinquere”.
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