23 gennaio 2009

"Non abbiate paura!"

Niente paura

Niente paura per gli assassini. Perché sanno che non saranno puniti. Ma niente paura neanche per le loro vittime. Perché quando difendi gli altri, smetti di avere paura

Il 19 gennaio in pieno giorno nel centro di Mosca con colpi a bruciapelo sono stati uccisi la giornalista della “Novaja gazeta” Anastasija Baburova e l’avvocato Stanislav Markelov. Il killer ha sparato da dietro, alla nuca. Questi poteva non aver paura – nessun omicidio politico pubblico è ancora stato giudicato secondo la legge.

Stanislav Markelov era un avvocato unico: si dedicava a cause disperate e pericolose per la vita. Questi – giurista moscovita – lavorava costantemente in Cecenia, rappresentando gli interessi delle vittime di esecuzioni extragiudiziali e di torture. Curava le cause delle vittime degli assalti dei fascisti.

Difendeva coloro che venivano uccisi e umiliati dallo Stato. Era amico del nostro giornale e nostro giurista. Curò le cause civili di Anna Politkovskaja e difese gli eroi dei suoi articoli, perorò gli interessi dei giornalisti della “Novaja gazeta” nei tribunali, fu l’avvocato della famiglia del redattore del nostro giornale Igor’ Domnikov, ucciso nel 2000 – tentò di spingere le autorità ad avviare un procedimento penale nei confronti dei mandanti [1] di questo omicidio, che sono ancora in libertà.

Anastasija era giunta da noi solo ad ottobre dello scorso anno.

Voleva tanto lavorare per la “Novaja gazeta”. Aveva deciso di occuparsi delle indagini sui crimini commessi dai nazisti [2].

E’ riuscita a fare molto poco.

In realtà sia Stanislav, sia Anastasija erano semplicemente persone oneste, che fisicamente non potevano abituarsi a ciò a cui si abitua la maggioranza. Questo era sufficiente per meritargli la condanna emessa dai padroni della Russia. Quelli a cui è permesso uccidere.

Questo non è già più terrore, questa è una guerra.

Sergej Sokolov,
caporedattore della “Novaja gazeta”

Questo è stato l’ennesimo omicidio perpetrato dal sistema ai danni di persone fuori dal sistema. Un avvocato di 34 anni, che difendeva i ceceni dai militari russi e i militari russi dai comandanti corrotti. Interveniva contro i neonazisti, che il potere appoggia e difendeva gli antifascisti, che il potere imprigiona. Difendeva i giornalisti-attivisti per i diritti umani ed era egli stesso un attivista per i diritti umani, per cui nell’ambiente elitario degli avvocati si era fatto la fama di uomo ai margini.

Anche la venticinquenne Nastja Baburova era una rivoltosa-romantica – era un’anarchica, aveva preso parte al movimento antifascista e alla Marcia dei Dissenzienti [3]. Questo non è un casuale armamentario sociale, questa è la scelta consapevole di un percorso di vita. Dal punto di vista del potere e del popolo, che vive di un unico desiderio – estraniarsi da questo potere e sopravvivergli tranquillamente, – anche la scelta di Nastja era marginale. Perciò pochi nel nostro paese potrebbero morire come Nastja – cercando di fermare un killer. Le persone nell’ufficio davanti al quale hanno sparato a Stas e Nastja hanno sentito il rumore degli spari. E hanno anche capito subito cosa stava succedendo. Ma hanno avuto paura di uscire o semplicemente di guardare dalle finestre del proprio ufficio.

Il motivo dell’omicidio dell’avvocato Markelov avrebbe potuto essere quasi ogni sua causa. Fra l’altro anche il caso di Budanov, per cui Markelov rappresentava una reale minaccia, perché aveva ottenuto l’avvio del procedimento per lo stupro di Èl’za Kungaeva. E questa era del tutto reale, perché lo stupro del tutto reale era registrato nei materiali dell’indagine.

Avrebbero potuto certamente uccidere l’avvocato gli ex capi e i complici dello sbirro di Chanty-Mansijsk [4] Lapin, più noto con il soprannome Kadet [5] e condannato a 11 anni per il sequestro, le torture e l’omicidio del ragazzo ceceno Zelimchan Murdalov. (Gli interessi di suo padre e di sua madre erano rappresentati da Stanislav Markelov.) I suoi capi, che avevano preso parte alle torture e ai sequestri, sono ricercati e già da qualche anno pare che non riescano a trovarli.

L’ordine dell’omicidio avrebbe potuto venire anche dalla Cecenia. Perché l’avvocato Markelov in modo clamorosamente coraggioso si era dedicato al caso delle prigioni segrete costruite nel villaggio natale dei Kadyrov Centoroj [6], dove i ceceni vengono torturati e uccisi.

Dopo l’omicidio di Anna Politkovskaja, che era strettamente legata a Stanislav Markelov per via del Caucaso del Nord, ci rendiamo conto, che le uccisioni a colpi d’arma da fuoco dei nostri – giornalisti del nostro giornale, avvocati, attivisti per i diritti umani – potrebbero continuare. Dopo l’omicidio di Anja molte persone hanno atteso con noi dalle autorità parole chiare e azioni evidenti. Ci hanno ascoltato come meglio no avrebbero potuto. Lunedì Markelov e Baburova hanno allungato la lista delle nostre perdite. Non a caso: i segnali delle autorità non li ascoltiamo solo noi, li coglie anche tutta la feccia di orientamento fascista.

Stanislav e Nastja, che non a caso era amica di Markelov da molti anni (e ne aveva in tutto 25!), erano persone che sapevano dare un significato chiaro a concetti astratti come “bene” e “male”.

Queste astrazioni si riempiono di senso quando le persone compiono degli atti. Niente paura per gli assassini. Perché sanno che non li puniranno. Ma niente paura neanche per le loro vittime. Perché quando difendi gli altri, smetti di avere paura.

Ha paura chi si è estraniato e cerca di sopravvivere tranquillamente a tempi cattivi, che chissà perché non finiscono in nessun modo.

Elena Milašina

20.01.2009, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/data/2009/005/00.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Tra questi vi è l’ex vice governatore della regione di Lipeck, nella Russia meridionale. Domnikov aveva spesso puntato il dito contro la corruzione delle alte sfere della regione.

[2] Per “nazisti” vanno intesi i neonazisti russi, che negli ultimi anni si sono macchiati di decine di omicidi.

[3] Manifestazione dell’opposizione a Putin compiuta nel marzo 2007 e duramente repressa.

[4] Città della Siberia occidentale.

[5] “Cadetto”.

[6] Villaggio della Cecenia sud-orientale.

2 commenti:

Leena ha detto...

A parlare di Cecenia o a difenderne i diritti si muore, questo è ormai terribilmente assodato. Se c'erano ancora dubbi sul personaggio Putin poi credo che gli ultimi episodi della disputa solo apparentemente commerciale sul gas ce li abbia tolti. Ma il nostro premier non perde occasione di dirci quanto democratica sia la Russia. A me da i brividi, secondo me è ilvero pericolo odierno. Se si leggono i fatti degli ultimi mesi non si può non aver paura di una escalation anti democratica. Putin ci ha fatto vedere i suoi muscoli, e noi naturalmente che li abbiamo visti eccome, non siamo altro che un vecchio continente in ostaggioe che nemmeno può permettersi di parlare.

Matteo Mazzoni ha detto...

@leena: io, per quel che mi riguarda, parlo e come (nonostante mi abbiano detto che questo non mi conviene)... Anche perché, sia chiaro, io non sono un russofobo, della Russia ho studiato la storia e la cultura e amo quel paese... Anche gente come Anna Politkovskaja l'amava e scriveva l'amara verità su di esso per amore... Comunque ti linko anch'io... A risentirci!