30 luglio 2009

Anche dopo la sua morte Natal'ja Èstemirova continua ad aiutare le vittime dei crimini di Cecenia - fin dove è possibile...

Èstemirova continua a salvare persone



Le strutture armate [1] della Cecenia hanno liberato tre ceceni sequestrati, delle ricerche dei quali si era occupata Natal'ja Èstemirova


Poco prima della morte Nataša aveva pubblicato informazioni sulla tragedia del villaggio di Achkinču-Barzoj [2]. Il 6 luglio gli agenti della ROVD [3] di Kurčaloj avevano sequestrato Rizvan Albekov e suo figlio Aziz, che aveva terminato la scuola da poco. Rizvan Albekov, veterano dell'Afghanistan, aveva vissuto a Stavropol' [4] per 26 anni. Era tornato in Cecenia nell'estate 2008 – suo fratello era morto, bisognava prendersi cura della madre malata.

Quel giorno gli Albekov erano andati a Kurčaloj a preparare i documenti per l'iscrizione di Aziz all'università. Quando gli Albekov sono tornati da Kurčaloj, li hanno sequestrati e portati in direzione ignota. La sera dello stesso giorno ad Achkinču-Barzoj davanti agli occhi degli abitanti del villaggio Rizvan Albekov è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco dagli agenti della ROVD di Kurčaloj. Lo accusavano di aver dato del pane a dei militanti.

Del destino dello studente Aziz Albekov non si è saputo nulla, delle sue ricerche si è occupato solo “Memorial” [5] di Groznyj. La procura è giunta sul luogo dell'omicidio, ha fotografato il cadavere, ha interrogato i parenti e i testimoni. Dopo di ciò nel villaggio è giunto il capo della ROVD di Kurčaloj Chamzat Èdil'giriev e i parenti hanno dichiarato che Rizvan Albekov è morto per un ictus. Il caso è stato di fatto chiuso.

Le informazioni filtrate sulla pubblica esecuzione hanno provocato la reazione istantanea delle autorità cecene. Gli uomini di “Memorial” sono stati convocati dal plenipotenziario per i diritti umani della Repubblica Cecena Nurdi Nuchažiev. Davanti alle telecamere della TV locale Nuchažiev ha espresso “stupore per l'aspirazione maniacale a cercare solo ciò che è negativo nella Repubblica Cecena e poi gonfiare questo davanti a tutti”.

E ha aggiunto: “Il presidente (Ramzan Kadyrov – nota dell'autrice) stesso dice: “Quelli che non hanno la dovuta interazione con chi è incaricato e con i suoi collaboratori non lavoreranno qui ed egli non collaborerà con loro!”… Questo è scritto precisamente nel decreto n. 51. Non è forse un gran bene per gli attivisti per i diritti umani, se questi è così interessato alla difesa dei diritti umani? Da noi da gennaio in 6 mesi sono state sequestrate 3 persone. Neanche questo fa onore, ma si tratta di azioni irregolari degli agenti delle strutture armate. Cioè quelle (personen.d.a), che si sarebbero potute convocare semplicemente con un mandato, sono state arrestate con operazioni speciali, facendo accerchiamenti, balzando nelle case. Il presidente li rimprovera sempre (i kadyroviani [6]n.d.a) per questo…”

Cinque giorni dopo questo incontro Nataša Èstemirova è stata uccisa. Tutti hanno preso a parlare della pubblica esecuzione ad Achkinču-Barzoj. Una settimana dopo il diciassettenne Aziz Albekov è stato liberato.

Il caso di Maschud Abdullaev

Il 22 luglio è stato liberato Maschud Abdullaev – figlio di uno dei leader delle organizzazioni clandestine del Caucaso del Nord Sup'jan Abdullaev.

Un mese fa, il 20 giugno, Maschud fu espulso dall'Egitto e fu arrestato all'aeroporto di Domodedovo [7]. Gli erano andati incontro degli attivisti russi per i diritti umani, supponendo, che le strutture armate russe avrebbero potuto sequestrare Maschud Abdullaev. I timori si sono verificati.

Per 24 ore gli attivisti per i diritti umani hanno aspettato inutilmente Maschud a Domodedovo. Alla sezione dello FSB [8] dell'aeroporto, 5 ore dopo l'atterraggio dell'aereo alle persone che erano venute a incontrarlo è stato detto che Abdullaev era stato arrestato per verificarne i documenti e che si trovava lì. Poi hanno comunicato che Abdullaev aveva attraversato la frontiera e che era stato rilasciato già tre ore prima. Dopo un'altra ora hanno detto che Abdullaev, con tutta probabilità, era andato a prendere i bagagli, ma poi hanno aggiunto: “O forse è stato arrestato da altre strutture”.

Il 29 giugno Maschud Abdullaev è comparso in diretta alla trasmissione “Točki opory[9] della TV di Groznyj. Ancora qualche giorno dopo Abdullaev è stato mostrato in compagnia dell'ombudsman ceceno Nurdi Nuchažiev. Maschud ha raccontato che “dopo l'arrivo a Mosca ho pernottato all'aeroporto di Domodedovo e il giorno seguente sono volato in Cecenia. Volevo vedere familiari e persone a me vicine, guardare come vive la Repubblica Cecena , dove non sono stato per 10 anni”. Maschud ha dichiarato che nessuno fa pressioni su di lui: “Io vado dove voglio, faccio visita a chi voglio…”

Dopo di ciò Maschud è scomparso di nuovo.

…E' stato ritrovato solo il 20 luglio, cinque giorni dopo l'omicidio di Natal'ja Èstemirova, che si era occupata attivamente delle ricerche di Abdullaev. Al telefono cellulare di Svetlana Gannuškina [10] ha chiamato un giovane, che si è presentato come l'inquirente della Direzione Investigativa della Repubblica Cecena Beslan Labazanov. Questi ha detto di condurre una verifica sulle dichiarazioni degli attivisti per i diritti umani sulla scomparsa di Maschud Abdullaev e ha comunicato di aver convocato Maschud e che presto sarebbe giunto alla direzione. L'inquirente ha proposto di richiamare perché Gannuškina potesse parlare lei stessa con lui.

Alla domanda su come fosse riuscito a trovare Maschud, l'inquirente Labazanov ha risposto di averlo fatto per mezzo di conoscenti.

Qualche tempo dopo l'inquirente ha richiamato e ha passato la cornetta a Maschud Abdullaev.

– Dov'è stato tutto questo tempo? – ha chiesto Svetlana Gannuškina.

– Qui, a Groznyj.

– Dove vive?

– Da amici.

Tuttavia Maschud Abdullaev non ha rivelato l'indirizzo degli “amici”. Si è chiarito anche che non ha un telefono cellulare e che non sa i numeri di telefono dei suoi “amici”, da cui ha passato un mese esatto dopo la scomparsa da Domodedovo.

Il 22 luglio Maschud Abdullaev ha attraversato la frontiera tra Russia e Azerbaijan. A Baku è andato a incontrarlo la madre.

I casi di Zajnalov e Chadžiev

Apti Zajnalov e Zemlichan Chadžiev sono stati sequestrati il 28 giugno. I loro genitori si sono rivolti a “Memorial” di Groznyj per avere aiuto. Natal'ja Èstemirova li ha convinti a rivolgersi alla procura perché venisse aperto un fascicolo per sequestro di persona. Nataša stessa ha deposto su questo caso.

Durante l'incontro con il procuratore del distretto di Ačchoj-Martan [11] Ju.V. Potanin la madre di Apti Zajnalov ha raccontato che suo figlio era stato trovato con un grave trauma cranico all'ospedale distrettuale di Ačchoj-Martan. Il suo cognome non era indicato nelle liste dei pazienti. Il procuratore Potanin ha dato ordine ai sottoposti di verificare l'informazione, questi è andato a un'udienza. I sottoposti non si sono affrettati ad eseguire l'ordine. Non sono neanche andati in ospedale. La madre di Apti Zajnalov è andata ella stessa all'ospedale e ha visto che suo figlio veniva portato in fretta in direzione ignota. Ha visto distintamente il figlio. Non ha potuto impedire nulla ai sequestratori. Tuttavia ha registrato la targa, il colore e la marca della macchina su cui hanno portato via suo figlio. Dopo di ciò la madre si è precipitata urgentemente in procura, ma il procuratore Dombaev, a cui è stata affidata la verifica non è andato dalla madre del sequestrato Apti Zajnalov fino alla fine dell'orario di lavoro.

Della sorte di Apti Zajnalov non si sa finora nulla di preciso. C'è il sospetto che possano averlo portato a Gudermes [12] all'ospedale, dov'è primario Idris Bajsultanov, fratello del primo ministro ceceno. In questo ospedale, secondo informazioni di varie fonti, vengono internati senza darne notizia malati “segreti”, sospettati di legami con le organizzazioni clandestine.

Grazie all'indagine condotta dai membri di “Memorial” si è riusciti a conoscere la sorte del figlio di Salaudin Chadžiev Zelimchan. Autista dell'ingegnere capo della “Grozneftegaz” [13], lavorava inoltre come tassista. Il 28 giugno Zelimchan portò sulla propria macchina Apti Zajnalov. Entrambi furono arrestati da agenti della polizia cecena. Durante l'arresto Zajnalov fece resistenza e fu ferito gravemente. Zelimchan fu preso “per compagnia”. Il padre mise in moto i propri contatti, scrisse una denuncia alla procura, scrisse a “Memorial”. In generale si mosse molto attivamente. Andò da lui uno dei comandanti più vicini a Kadyrov – Ibragim Dadaev, capo dell'OVD [14] di Šatoj [15]. Gli promise che il figlio sarebbe tornato di certo, solo che il padre avrebbe dovuto ritirare le proprie denunce e tacere. Salaudin Chadžiev fece così. Ma Nataša Èstemirova non era convinta che la promessa fatta a Salaudin sarebbe stata mantenuta e ha continuato a condurre un'indagine, dopo aver reso noto il sequestro di Zajnalov e Chadžiev. Inoltre, con una denuncia di questo caso “Memorial” si è rivolto alla Corte Europea per i diritti umani con la cosiddetta procedura d'urgenza. Nel caso in cui un qualsiasi rallentamento possa minacciare la vita di una persona la Corte europea ha diritto di comunicare (cominciare a esaminare) una denuncia senza attendere un'indagine. Dal giugno 2009 questo è già il quarto caso di sequestro di persona per cui “Memorial” ricorre alla “procedura d'urgenza”. Dopo l'intervento operativo della Corte Europea sono stati liberati due ceceni sequestrati a fine maggio. Il luogo in cui si trovavano era ignoto, le strutture armate della Cecenia avevano comunicato alcune volte di non aver preso parte al sequestro. Poi nel caso è entrata Strasburgo e da Mosca, evidentemente, è giunto l'ordine di liberare i sequestrati.

Il 20 luglio la Corte di Strasburgo ha comunicato al governo della Federazione Russa il fatto che era stata presentata una denuncia per il caso di Zajnalov. Qualche giorno dopo è stato rilasciato Zelimchan Chadžiev.

L'ultimo caso di Nataša Èstemirova

Da maggio in Cecenia si è verificato un netto incremento di sequestri di persona. Secondo le informazioni operative, alle strutture armate si sarebbe arreso qualcuno dei militanti e questi avrebbe fatto il nome dei fiancheggiatori.

Il 17 maggio per sospettati collaborazione con la banda di Machauri sono stati arrestati i fratelli Džabir e Džabrail Zakriev, Noža Džabichadžiev e il soldato del battaglione “Jug” [16] Aslan Èl'darov. Le informazioni su questo caso sono estremamente scarse, i parenti non vogliono denunciarlo a nessuno. Nataša Èstemirova aveva appena cominciato ad occuparsi di questo caso. Con il suo aiuto ci è riuscito incontrarci con il padre di uno dei sequestrati – Nažmudi Džabichadžiev.

Il 4 giugno alle 22.15 hanno fatto irruzione in casa uomini armati senza maschere. Io li conosco tutti. Sono agenti della ROVD di Kurčaloj, della cosiddetta compagnia speciale (sono state create presso tutte le ROVD locali per eseguire ordini “particolari” n.d.a.). Hanno portato mio figlio nel villaggio di Bači-Jurt, li hanno tenuti là nell'edificio dell'ex TOM (territorial'noe otdelenie milicii [17], ora là si trova la scuola dei cadetti e una prigione illegale nota dai racconti degli abitantin.d.a.).

Venerdì sono andato alla ROVD di Kurčaloj. Sultan Bilaev, capo della MOB (milicija obščestvennoj bezopasnostin.d.a.), mi ha detto: “Abbiamo preso tuo figlio, è da noi. Dove si trova, non ti è obbligatorio saperlo”. Allora sono andato dritto dal procuratore del distretto di Kurčaloj Anatolij Kim. Questi non si è messo a interrogarmi, a riempire un protocollo. Semplicemente ha chiesto di scrivere su un foglietto nome e cognome di mio figlio e di attendere nel corridoio. Dopo trenta minuti mi hanno telefonato i parenti: “Vieni urgentemente, da noi c'è tutta la polizia”. Sono andato e là c'erano quei ragazzi che avevano preso mio figlio. Chiedono: “Dove sei stato?” Gli dico: “Ho fatto denuncia in procura, anche se nessuno mi ha preso alcuna denuncia, a parte quel foglietto con il nome del figlio”. Il capo della compagnia speciale della ROVD di Kurčaloj Musa Salmaniev mi ha dichiarato: “Se nel giro di un'ora non riprendi indietro la denuncia, tra due ore ti gettiamo il cadavere di tuo figlio nel cortile. Oggi qui il capo della polizia sono io, lo FSB sono io, il procuratore sono io. Noi siamo la compagnia speciale e possiamo fare tutto, non ci puniranno per questo, io qui sono zar e Dio!” Ho detto: “Fate quello che volete. Per me la cosa importante è sapere chi ha preso mio figlio. Con il tempo gliela faremo pagare”. Musa mi risponde: “Ora che c'è stata una conversazione del genere, andrai con noi alla sezione. Parleremo là”.

O – Andiamo! – rispondo.

Allora Musa mi prende da parte e dice: “Non creare problemi a noi e a te stesso, ritira la denuncia. Poi mi telefonerai”.

Sono andato dal procuratore Kim e gli ho preso il foglietto con nome e cognome di mio figlio. Ho tratto la conclusione che il procuratore Anatolij Kim e Musa Salmaniev, probabilmente, si erano messi d'accordo tra loro. Poi ho telefonato a Musa e ho detto che avevo ritirato la denuncia. Quella stessa sera mio figlio mi ha telefonato con il telefono di Musa e ha detto che stava bene. Questo è stato il 6 luglio. Da allora il telefono di Musa Salmaniev non risponde, di mio figlio non ho alcuna notizia. Mi hanno detto che al cimitero sono comparse tombe fresche. Non mi sono messo a scavare…”

Della sorte di Džabir Zakriev, Aslan Èl'darov e Noža Džabichadžiev non si sa niente. Tranne un fatto: ci sono testimoni, che li hanno visti vivi nel villaggio di Centoroj [18].

Elena Milašina

29.07.2009, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2009/081/17.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Per “strutture armate” vanno intesi tutti i corpi, sia dell'esercito sia della polizia, deputati all'uso della forza.

[2] Nel distretto di Kurčaloj nella Cecenia centrale.

[3] Rajonnyj Otdel Vnutrennich Del (Sezione Distrettuale degli Affari Interni), in pratica la sede distrettuale della polizia.

[4] Città della Russia meridionale.

[5] “Memoriale”, associazione nata per difendere la memoria delle vittime delle repressioni sovietiche e ancora attiva sul fronte dei diritti umani.

[6] “Kadyroviani”sono detti gli uomini dell'esercito personale di Ramzan Kadyrov, che operano nel più totale disprezzo di qualsiasi legge. In generale Nuchažiev dice cose assurde e ridicole.

[7] Uno degli aeroporti di Mosca.

[8] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), l'erede del KGB.

[9] “Punti d'appoggio”.

[10] Svetlana Alekseevna Gannuškina, membro di “Memorial” e del Consiglio per i Diritti Umani presso il presidente russo.

[11] Villaggio della Cecenia sud-occidentale.

[12] Città della Cecenia centrale.

[13] “Groznyj-Petrolio-Gas”, impresa gas-petrolifera cecena.

[14] Otdelenie Vnutrennich Del (Sezione degli Affari Interni), in pratica la polizia distrettuale.

[15] Villaggio della Cecenia meridionale.

[16] “Sud”.

[17] “Sezione Territoriale della Polizia” (il rilievo grafico è mio).

[18] Villaggio nativo e quartier generale inaccessibile di Kadyrov, dove si compie ogni sorta di abuso.

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