16 ottobre 2009

Come l'Inguscezia cerca di non diventare una seconda Cecenia

La scoperta di Junus-Bek Evkurov



Inguscezia. Bisogna risolvere i conflitti nel Caucaso non secondo la shari'a, ma secondo le leggi russe


Alla fine di settembre Junus-Bek Evkurov alla luce delle future elezioni ha fatto una dichiarazione intrigante. “Le autorità dell'Inguscezia, – ha detto, – non permetterà ai militanti di accedere agli organi di governo locali. Abbiamo verificato tutte le liste. Ogni personaggio che passa di là sarà verificato dallo FSB [1], dal ministero degli Interni. Faremo di tutto per non permettergli di accedere. Ma anche se qualcuno passasse, faremo di tutto perché per mezzo di procedimenti penali, per mezzo della legge li togliamo dal potere”.

Junus-Bek, certo, è stato subito rimproverato per l'ingenuità. Dicono, se i militanti cercassero di giungere al potere, ci si potrebbe solo rallegrare per la repubblica. Un militante che raccoglie firme nei cortili in appoggio alla propria candidatura è un avversario ben più piacevole di un kamikaze che fa saltare in aria il corteo presidenziale.

Ma il presidente, pare, sa di cosa parla. Le attuali organizzazioni clandestine ingusce non si basano sulle norme della shari'a. Queste organizzazioni clandestine sono una sorta di ufficio delle imposte con inclinazioni islamiche. Si fanno pagare i debiti, “tosano” gli uomini d'affari, sequestrano i loro familiari a scopo di estorsione. Sparano alla polizia perché anche la polizia gli spara (e anch'essa si fa pagare i debiti e “tosa” gli uomini d'affari non meno delle organizzazioni clandestine). Il fatto che il confine tra la polizia e i reparti dei boschi non si riesca sempre a percepir, lo notano molti osservatori.

Ma ecco la principale scoperta di Junus-Bek dopo meno di un anno di presidenza: la logica delle organizzazioni clandestine è spiegabile dal punto di vista dei valori laici. Tutti pensano che l'infinita guerra caucasica sia un incompensbile groviglio religioso, ma è in tutto e per tutto un conflitto tra soggetti dominanti, che sta nell'ambito del diritto penale. I fanatici si possono solo sconfiggere, ma un pragmatico c'è la possibilità di convincerlo. Cosa che il presidente inguscio ha anche cercato di fare per tutto lo scorso anno (perfino dopo che l'hanno fatto saltare in aria).

Per l'elettorato inguscio (come in generale anche per tutta la Russia) tutti i partiti che si presentano alle elezioni sono della stessa pasta [2]. Con lo stesso successo l'Inguscezia avrebbe potuto votare per i partiti delle canottiere azzurre, verdi o rosse – non ci sarebbe stata alcuna differenza. In queste elezioni in Inguscezia non si sono combattuti i sostenitori di diversi partiti con piattaforme politiche incompatibili. Per la vittoria si sono battuti i membri di diversi tejp [3] interessati a rafforzarsi appoggiandosi perfino a un'insignificante autorità municipale. Al presidente, bisogna supporre, dava l'angoscia il fatto che andassero al potere persone dietro le quali si sente l'appoggio dei cecchini che si nascondono nei boschi. Come ha mostrato l'esperienza russa, quando in una piccola repubblica si raccolgono alcuni piccoli eserciti privati, questo promette grandi problemi.

Il presidente della Repubblica Cecena in qualche modo ha rimproverato pubblicamente il proprio collega inguscio: dice, Evkurov è troppo molle, non c'è da esser teneri con i militanti. Evkurov ha risposto come dicendo che non voleva fare questa conversazione davanti alla gente e che poi avrebbe detto tutto a Ramzan personalmente. Evkurov progetta la propria politica di modo che, qualunque cosa succeda, la repubblica sia preservata da uno scenario ceceno.

Nella scorsa estate, quando una macchina imbottita di esplosivo è entrata nel corteo presidenziale, il facente funzione di presidente è diventato automaticamente Rašid Gajsanov: al momento dell'attentato era il primo ministro della repubblica. Un economista intelligente con le mani curate, che forse non avevano mai tenuto un'arma – beh, cosa poteva dire a Kadyrov, che con la sua operazione antiterroristica era entrato nella stessa Nazran' [4]? Ed ecco che la scorsa settimana il presidente Evkurov ha sciolto il proprio governo, in molti aspetti ancora ereditato da Zjazikov. Facente funzione di premier è stato nominato Aleksej Vorob'ëv, generale dei servizi segreti giunto in Inguscezia insieme a Evkurov. Prima di questa nomina è stato consigliere del presidente e in seguito presidente del Consiglio di sicurezza dell'Inguscezia. Proprio nella sua istituzione si trovano le risposte per contrastare le organizzazioni clandestine. Adesso ha anche poteri colossali.

Il nuovo governo, probabilmente, sarà nominato prima della fine della settimana. Pochi dubitano che Vorob'ëv resti sulla poltrona del premier. Ed è chiaro a tutti che i wahhabiti [5] e le organizzazioni clandestine adesso non sono un problema personale dell'Inguscezia: il problema sarà risolto secondo le regole russe. Evkurov non sarà un altro Kadyrov.

P.S. E comunque bisogna ammettere che anche in Inguscezia cominciano a giungere echi della politica reale russa. Su 45 cirocscrizioni elettorali, a Jabloko [6] è stato permesso di accedere solo a tre, ricevendo in totale lo 0,8% dei voti della popolazione.

E per il resto – tutto va come al solito in Inguscezia. L'affluenza è stata dell'85%, “Russia Unita” [7] ha preso la propria maggioranza assoluta. I “dissenzianti” locali hanno dichiarato che nelle liste elettorali qualcuno ha già firmato per loro insieme alle famiglie.

Ol'ga Bobrova


14.10.2009, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2009/114/16.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio di Sicurezza Federale), il principale servizio segreto russo.

[2] Letteralmente “unti con lo stesso olio santo”.

[3] Clan caucasici.

[4] Ex capitale e tuttora maggiore città dell'Inguscezia.

[5] Da intendersi non come seguaci delle idee fondamentaliste di al-Wahhab, ma come estremisti islamici in generale.

[6] Letteralmente “Mela”. Partito di orientamento liberale, il cui nome deriva dalle iniziali dei fondatori Javlinskij, Boldyrev e Lukin.

[7] Il “partito del potere”, che porta avanti la politica di Putin.

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