04 dicembre 2009

L'Inguscezia secondo Evkurov

Junus-Bek Evkurov: Ho amareggiato molti, quando sono tornato vivo


Ingushetia.org, 02.12.2009 00:41

Il presidente dell'Inguscezia in un intervista a “Argumenty i Fakty” [1] ha parlato dell'incaricato del Cremlino, dei militanti e di M. Guceriev [2]



E' necessario per il Caucaso settentrionale l'incaricato del Cremlino di cui ha parlato nel suo messaggio D. Medvedev? Chi può essere? Di quanto tempo ci sarà bisogno, perché la regione cessi di essere un punto caldo? Come vincere la corruzione? Di tutto questo il direttore di “AiF” Nikolaj Zjat'kov ha parlato con il presidente della repubblica di Inguscezia Junus-Bek Evkurov.



AiF”: – Come ha guardato alla proposta del presidente, per cui nel Caucaso settentrionale dovrebbe esserci un rappresentante del Cremlino? Non riduce questo i suoi poteri e i poteri degli altri capi delle repubbliche del Caucaso settentrionale?



Junus-Bek Evkurov: – Non li riduce in alcuna misura. La nomina di un compatriota che abbia pieni poteri, legami con le alte cariche dello stato, potrebbe riferire in tempo reale qualsiasi problema che sorgesse – è un passo importante verso la stabilizzazione della situazione. La cosa importante è scegliere ora la persona giusta, raccogliere tutti i capi delle repubbliche del Caucaso settentrionale ed enunciare tutte le questioni problematiche perché si arrivi a comprendere la situazione. Questa persona deve avere pieni poteri per lavorare con tutti gli organi statali. Tra questi e le prime tre cariche dello stato – il presidente, il premier e il capo dell'amministrazione presidenziale – non devono esserci intermediari, altrimenti, a mio modo di vedere, questa figura non avrà senso.



AiF”: – Chi dev'essere, un militare?



Ju.-B. E.: – Dev'essere una persona neutrale, non legata ad alcuna nella repubblica. Coscienziosa, onesta, desiderosa di portare ordine. Meglio di tutto, russa. E' chiaro che non dev'essere coinvolto in fatti di corruzione o criminali.



AiF”: – Ha qualche presupposto su persone concrete?



Ju.-B. E.: – Non ho informazioni. Ma se si parla di chi potrebbe ricoprire questa carica, si può fare il nome di Dmitrij Kozak [3] o di Grigorij Rapota (rappresentante plenipotenziario del presidente nel distretto federale del Volga, nel 2007-2008 ha avuto questa carica nel distretto federale meridionale – nota del redattore). Sono quelli di cui si parla, quelli che sono conosciuti dai capi delle repubbliche e dalla popolazione.



AiF”: – Risulta che questa misura sia forzata, estrema e nel messaggio il presidente ha detto che il Caucaso settentrionale è una regione calda, che il problema richiede una soluzione. Già da tempo non si conducono azioni militari effettive, è passato tanto tempo, ma la situazione non si assesta. Perché, quali sono, secondo lei, le cause?



Ju.-B. E.: – Ci sono molte cause, ognuna di esse può pretendere di essere la più importante. Si può cominciare dal crollo dell'Unione Sovietica, quando alla gente è stata data molta libertà e questa ne ha fatto uso come ha potuto. In questo periodo due popoli, quello inguscio e quello osseto, si sono scontrati nel distretto Prigorodnyj [4] dell'Ossezia del Nord, in quel momento è successo quel che è successo in Cecenia. La politica del centro è stata costruita in modo sbagliato, di corsa, via via e non escludo qui provocazioni, che hanno causato conflitti armati locali. E poi sono state tratte conclusioni sbagliate. Si prende lo stesso distretto Prigorodnyj dell'Ossezia del Nord. Bisogna ricordare, che il conflitto non deve durare 17 anni, non lo si può conservare, bisogna risolvere il problema. Perché tutto questo trascina con se anche altre cose, come la presenza, sotto l'aspetto di organizzazioni benefiche, di servizi segreti di altri paesi, che compiono un lavoro ai danni della Russia.



Che si può fare? Quello che si fa oggi, che non c'era in tutti quegli anni. Da qualche parte negli anni 1999-2000 è andata avanti una politica mirata. Da una parte pare che non sia cambiato nulla. No, è cambiato, anche se dev'esserci il chiaro concetto che non si può riuscire a cambiare tutto rapidamente. Un fattore particolare è quello religioso. Negli ultimi anni sia V. Putin sia D. Medvedev si sono incontrati più di una volta con i muftì e gli imam, presenziano all'apertura delle moschee, dimostrano in tal modo che la religione è importante. Il fattore giovanile è importante. Capisco, non si può dividere la gioventù in caucasica o siberiana. Ma con la nostra gioventù bisogna lavorare, tenerne conto. Non si può non parlare dell'alto tasso di disoccupazione, della corruzione. Risolvendo gradualmente tutti questi problemi, si può correggere la situazione.



AiF”: – Ho già detto questo a Ramzan Kadyrov e lo ripeto a lei: in molte regioni russe ci sono gli stessi problemi che in Cecenia e in Inguscezia – disoccupazione, povertà, corruzione dei funzionari. Ma a queste non viene fatta tale attenzione da parte del centro federale, non vengono stanziate tali enormi cifre di denaro pubblico. Su questo sfondo, quando mostrano reportage dalla Cecenia, dove si sono costruite moschee, è stato aperto un palazzo del ghiaccio, un aeroporto internazionale, Ksenija Sobčak [5] è stata ospite, bisognerebbe anche gioire dei successi, ma resta un senso di pesantezza, non c'è particolare gioia. E l'orgoglioso popolo caucasico, ne risulta, vive a spese altrui, tendendo la mano…



Ju.-B. E.: – Sono d'accordo con lei. Sono stato nell'esercito, ho viaggiato per tutta la Russia, so come vive la gente. E da noi nella repubblica dico: a 150 chilometri da Mosca la gente vive senza gas, senza luce, senza strade. Da noi in questo senso tutto va più o meno bene, bisogna semplicemente lavorare. Ma non si vuole neanche lavorare. In 17 anni la gente si è sciupata in questo senso. E' più semplice ricevere aiuto dalle organizzazioni benefiche, ricevere l'elemosina dagli oligarchi [6] prima delle elezioni o rubare denaro pubblico che guadagnare con il proprio lavoro. Non molto tempo fa giro fra i centri abitati, in uno mi dicono, ecco siamo poveri, per meglio dire danneggiati, ogni mese diamo 1000 rubli [7]. Chiedo, quanti siete in queste condizioni? 15 persone. E quando avete cominciato a dare quanti eravate? Tre! Ho chiesto di condurmi qualcuno di loro. Guardo, gambe e braccia integre, testa a posto, chiedo: in cosa consiste il danno? Non dategli denaro così, che spazzi le strade, pianti delle aiole. E allora tutto il villaggio sarà danneggiato.



AiF”: – Cosa fa per risolvere il problema?



Ju.-B. E.: – In primo luogo, diciamo la verità. Piaccia o non piaccia, la diciamo. In secondo luogo, ci sforziamo di ridurre al massimo il ruolo delle imposte illegali. Una questione importante sono i profughi. Chiediamo al centro federale che il denaro sia messo su conti concreti di persone concrete. Quest'anno 3500 famiglie sono tornate in Cecenia, ne sono rimaste 1500. Ci sforziamo di garantire un lavoro al massimo numero di persone. Stimoliamo i residenti alla compartecipazione. C'è bisogno di portare luce e gas, stendiamo le linee per le strade, nei cortili ognuno paga già per conto proprio, facciamo le strade e proponiamo di pagare qualche tratto. E allora risulta che il denaro stanziato per le infrastrutture è rimasto in tasca ai capi delle amministrazioni e il popolo ricomincia a chiederlo a noi. Certo, la gente non ne ha colpa, ma se ci sono fatti del genere, questa è in grado di influenzare la situazione. Bisogna far capire che tutto è nelle nostre mani. Per quanto riguarda gli aiuti dal centro federale, bisogna controllare al massimo questi soldi. Io stesso propongo ai ministri federali che una volta al mese mandino un rappresentante, che controllino anche me, perché non ci siano discussioni.



AiF”: – Lei ha dato il suo cellulare perché la gente telefonasse e parlasse della corruzione. Funziona?



Ju.-B. E.: – Non mi aspettavo che avesse un'utilità così pratica. Al mattino vado al lavoro e sul tavolo per me c'è uno stampato con le telefonate. All'inizio c'era un sacco di telefonate, la maggior parte fuori tema, semplicemente per verificare se era vero o no. In generale alle telefonate risponde un collaboratore, ma talvolta prendo la cornetta anch'io, perché anche al popolo piace comunicare con il presidente e a me interessa ascoltare. Si tratta di diverse informazioni su molti problemi. Su molte segnalazioni informiamo i capi delle amministrazione e a sera devono dar conto di come hanno reagito. E verifichiamo i fatti di corruzione, li verificano commissioni speciali. Purtroppo tocca accumulare commissioni su commissioni per giungere di conseguenza alla verità. E la gente sa che ci sarà un'ulteriore verifica, perciò si sforza di non nascondere informazioni. Ho introdotto una pratica per cui a una segnalazione esce per fare la verifica un funzionario parente di quello su cui è giunta la segnalazione. Questi sa che poi ci sarà un'ulteriore verifica, perciò si sforza di lavorare onestamente. Più spesso chiedono, dice, si può avvertire la prima volta? Io dico, bene, ma adesso tu ne rispondi con la tua poltrona, con la tua reputazione. Ed ecco che questo riunisce il suo tejp [8] e dice, guarda, io lascio la carica e tu sarai punito.



AiF”: – Ma com'è successo che, mentre lei era a Mosca in ospedale dopo l'atto terroristico, quelli che erano sotto inchiesta per corruzione sono stati rimessi in libertà? Non c'è proprio da aver paura?



Ju.-B. E.: – Ma ho amareggiato moltissimi, quando sono tornato vivo e vegeto, mi sono perfino scusato con loro che questo sia successo (ride). Io, certo, sono sinceramente grato a chi si è preoccupato, ha avuto compassione, ma ci sono anche altre persone. Per quanto riguarda la situazione, per questo motivo qualche giorno fa sono stato dal presidente della Corte Suprema, abbiamo trovato un'idea comune dei problemi e sposteremo questo peso del destino. Ma cosa è risultato? La gente ha pagato i giudici in anticipo. Non per se, per i propri contabili o i propri vice, che si sono accollati tutto in cambio di piccole somme e della promessa di trovarsi in libertà dopo qualche giorno. Adesso è partito il processo inverso, attraverso la procura, si avvieranno di nuovo i procedimenti penali. Adesso tutti capiscono che siamo intenzionati ad andare fino in fondo. Il nostro scopo non è incarcerare, non siamo assetati di sangue. Restituite ciò che avete rubato. Ma restituire è difficile. Perché questo ha rubato 120 milioni di rubli [9], la maggior parte dei quali li ha dati come bustarelle e non può già più riprendere questo denaro. Il resto lo ha speso in immobili per se e per i figli, ha mandato i figli a studiare da qualche parte. Da tutto questo è difficile separarsi. C'è stato solo un esempio, quando hanno portato 14700000 rubli [10], ma questa è solo una parte di ciò che è stato rubato, per questa cosa non si può perdonare nessuno.



AiF”: – Ma capisce che viola l'ordine di vita consueto di molti, costringe i funzionari a lavorare, cerca di fermare la corruzione, cambia il governo? In qualche modo solleva una parte della popolazione contro l'altra e l'atto terroristico ne è una conferma.



Ju.-B. E.: – Ai funzionari dico, prego, approfittate della vostra posizione, create il vostro business. Ci sono proposte di investimento interessanti, approvate da me e dal governo. Se un funzionario è intelligente, prende un fratello, un consuocero, lo annette all'impresa (questo è un progetto di investimento) e là avrà la sua parte. Per esempio, c'è il ministro dell'edilizia. Che mi proponga di costruire con denaro pubblico un magazzino di materiali edili al dettaglio, grande, bello. E in questo magazzino, direttamente, senza intermediari, venderanno materiali edili i suoi parenti. Non c'è niente di male in questo. La cosa principale è – non rubare il denaro pubblico. Ecco, noi ora costruiamo fabbriche, stabilimenti, è indispensabile farne azioni, venderli ai privati. Vieni da me, fatti fare credito, parlerò perché ti impongano un interesse minimo in banca, riscatta e lavora, in tre anni restituirai tutto. Non metto affatto la gente in limiti così stretti da non poter far nulla. E adesso molti hanno preso a pensarla così.



Non sono d'accordo quando si dice che la causa dell'atto terroristico sia stata la mia lotta con la corruzione. Piuttosto sono state bande armate. Ma non escludo che, se una persona ha rubato 150 milioni [11], sia meglio per lei pagarne 20 [12] per farmi uccidere che aver paura. Ma le spiego che non si può più vivere così. Perché la questione non è punire, non è fucilare qualcuno, ma educare la coscienza delle persone: non si possono rubare i propri soldi, non si può aspettare l'elemosina.



AiF”: – A proposito di bande armate – lei ha cominciato a lottare attivamente con esse. Di principio, si può sradicare il banditismo? E quando accadrà questo, secondo lei?



Ju.-B. E.: – E' difficile parlare di tempi. Se si porta avanti una politica di profilassi non solo in Inguscezia, ma in tutta la regione e si elimina chi non ha deposto le armi, secondo me questo problema persisterà ancora 4-5 anni. Gli ideologi dei banditi hanno una base su cui si appoggiano – i profughi, i poveri. Qui le finanze non sono così importanti. Le dirò delle cose terribili: chi ha fatto saltare in aria l'edificio dello ROVD [13] a Nazran' [14] hanno ricevuto in media 2500 dollari. E il danno causato dall'atto terroristico è di oltre 300 milioni di rubli [15], sono morte 25 persone, decine sono rimaste ferite. La gioventù viene attratta in altro modo. Di ideologico c'è ben poco, anche con il denaro hanno comprato poco. La maggior parte dei giovani è delusa. Non c'è bisogno di loro, i genitori vivono in brutte condizioni e vicino a loro i figli dei funzionari studiano a Mosca o all'estero, vanno in giro con macchine di lusso, vivono in belle dimore. Fanno forza su questo. C'è anche la questione del ricatto, quando inizialmente un ragazzo viene usato a sua insaputa e poi cominciano a ricattarlo. Gli chiedono: portaci in macchina di notte, aspetta qui, sparano, saltano in macchina ed ecco che questo è già un complice. Certo, bisognerebbe correre subito alla polizia, ma hanno paura anche di questa. Crudeltà e paura – giocano anche su questo.



AiF”: – Non molto tempo fa si è incontrato con i genitori di giovani sequestrati e questi affermano che i loro figli sono stati portati via da agenti delle forze dell'ordine…



Ju.-B. E.: – Ora portiamo avanti delle indagini, in quattro casi su otto è evidente la partecipazione delle strutture armate [16], perché i militanti non arrivano di giorno su Ural [17] blindati e non portano via le persone. In due casi sono stati avviati procedimenti penali, sono iniziate le indagini, ho chiesto collaborazione anche all'amministrazione presidenziale e al presidente della Corte Suprema. Per noi è molto importante risolvere risolvere questi casi e punire i colpevoli. Le racconterò un caso recente nella repubblica, che una persona normale non può concepire. Una notte a un posto di blocco del GIBDD [18] fermano una macchina. Alla guida c'è un procuratore ceceno, gli hanno controllato i documenti, la macchina, l'hanno lasciato andare. Questo si sposta, prende una pistola, uccide un agente del DPS [19] con un colpo alla testa e fugge. Questo caso è stato portato in tribunale, presto lo giudicheremo nella repubblica. Nessun motivo, semplicemente un abuso!



E bisogna trovare e punire questa banda di delinquenti con le mostrine che sequestrano la gente. Mi hanno riferito che addosso a quasi tutti i sequestrati è stato trovato qualche materiale sui loro legami con i banditi. Ma puniteli secondo la legge, con gli avvocati, dimostrate la colpevolezza in tribunale. Perché gli ideologi dei banditi sfruttano anche questa situazione. Raccontano ai parenti di chi è stato sequestrato come lo torturano in stanze apposite e nella camera accanto sua madre geme di dolore. E il fratello o il figlio esce di notte con un'arma automatica, che gli hanno passato apposta e comincia ad uccidere i poliziotti, non gliene frega nulla, se sono andati a casa sua o no. Questa non è comunque una giustificazione, noi dobbiamo operare nel modo più duro possibile per far cessare queste cose.



AiF”: – In Cecenia da qualche anno praticano un metodo, per cui i membri di bande armate che si consegnano volontariamente, se non ci sono gravi reati a loro carico (anche se non immagino come lo chiariscano e cos'altro si possa fare in una banda, giocare a dama?), vengono vestiti con l'uniforme e gli danno armi in mano, perché dipendano la popolazione. Quanto è giustificato in tempo di pace che i criminali diventino tutori dell'ordine?

Ju.-B. E.: – Io sostengo che per gli ex membri di bande clandestine ci sia posto nei lavori di costruzione, non nella polizia. Ma ripeto, non nego la dignità di chi si è arreso ed è passato al servizio degli organi per la tutela dell'ordine. Ora conduciamo delle operazioni speciali e ci hanno molto aiutato quegli agenti che in precedenza facevano parte di bande. Fra l'altro molti di essi hanno decorazioni militari, che hanno onestamente meritato proprio nella lotta con i banditi.



AiF”: – Ramzan Kadyrov negli ultimi tempi dirige personalmente le operazioni speciali. E lei, militare di professione, si occupa sempre più di economia?

Ju.-B. E.: – Che significa “dirige personalmente”? C'è un quartier generale operativo, il ministero degli Interni, ecc. Io non elaboro le operazioni, come posso dirigerle? Sì, posso andare a vedere come posso essere di aiuto, garantire, sostenere. Ma c'è chi può dirigere. Talvolta anch'io discuto con i militanti o i fiancheggiatori arrestati e questo è più efficace del lavoro di cinque inquirenti. Perché l'arrestato sente il livello, entra in contatto. Noi gli diamo garanzia che, se collaborerà con le indagini, gli sarà ridotta la pena, a seconda della colpevolezza, e gli saranno garantite altre condizioni. E questo comincia a funzionare, gli inquirenti dicono che non avrebbero ottenuto queste informazioni in un mese. Ritengo che andare personalmente dove si svolgono le operazioni speciali, sostenere i militari, parlare con la popolazione delle misure indispensabili sia responsabilità mia e di Ramzan.



AiF”: – I colloqui sul ritorno in Russia di Michail Guceriev vanno avanti, come se gli avessero perdonato i suoi peccati in cambio della promessa di aiutare l'Inguscezia...



Ju.-B. E.: – Ho parlato una volta con lui in pubblico, ma conosco l'opinione su di lui di altre persone. Non mi attribuirò il fatto di essermi rivolto dove si deve perché Guceriev fosse perdonato. Penso che tornerà, ci incontreremo e questi proporrà un aiuto. Non a me, io non sono povero, ma alla repubblica, a un piano di progetti di investimento, alla partecipazione al processo di ristabilimento dell'Inguscezia. Non penso semplicemente, sono convinto che farà così.



Ma non solo gli uomini d'affari devono aiutare la repubblica. Anche chi ha lasciato il posto di presidente dell'Inguscezia deve partecipare a questo processo. Dietro di loro ci sono alcune persone, alcune forze. Io non chiamo R. Aušev e M. Zjazikov ex presidenti, li chiamo semplicemente presidenti. Vede, nel mio ufficio sono appesi i loro ritratti. Il loro dito ha segnato il destino. Neanch'io ho mai pensato che sarei divenuto presidente. Ma se è successo, perché, lasciando la carica, dovrei ostacolare chi verrà dopo di me? Al contrario, devo sedere davanti al televisore, riconoscere i miei errori, indicarli all'attenzione del nuovo capo e invitare il popolo a sostenerlo, perché questa è la nostra casa comune. Se non sarà così, tutto il nostro lavoro varrà un soldo. Io cerco di appianare i rapporti con entrambi. Sono più giovane, mi è più facile. Voglio che nel Giorno della Vittoria [20] entrino in sala, io dirò “i presidenti della repubblica di Inguscezia” e il popolo saluterà loro e non me.



AiF”: – Buona idea. Lei ha detto “Quando lascerò la carica”, così lavori più a lungo. Lei ha portato una qualche ventata nuova, ha dato speranza alla gente e non solo in Inguscezia, ma anche a tutti i russi. Lei è una persona aperta, diretta, che ispira fiducia. Le auguriamo sinceramente che tutto vada per il meglio.

(Traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] “Argomenti e Fatti”, rivista di attualità russa (il titolo è abbreviato in “AiF”).

[2] Michail Safarbekovič Guceriev, imprenditore inguscio al centro di vicende giudiziarie.

[3] Dmitrij Nikolaevič Kozak, vice premier e in precedenza plenipotenziario del presidente nel distretto federale meridionale (di cui il Caucaso fa parte).

[4] “Periferico”. Questo distretto, prima della seconda guerra mondiale, faceva parte della repubblica di Cecenia e Inguscezia. Nel 1944 Stalin deportò ceceni e ingusci e al loro rientro con la destalinizzazione i confini furono ridisegnati e il distretto Prigorodnyj fu posto nell'Ossezia del Nord. Nel 1992 Ossezia e Inguscezia entrarono in conflitto armato per esso.

[5] Ksenija Anatol'evna Sobčak (figlia del primo sindaco democraticamente eletto a San Pietroburgo Anatolij Aleksandrovič Sobčak), star televisiva e cinematografica, detta la Paris Hilton russa.

[6] I potenti miliardari russi.

[7] 22-23 euro circa.

[8] Clan caucasico.

[9] Oltre 2,7 milioni di euro.

[10] Oltre 334000 euro.

[11] Oltre 3,4 milioni di euro.

[12] Oltre 453000 euro.

[13] Rajonnyj Otdel Vnutrennich Del (Sezione Provinciale degli Affari Interni), in pratica la sede provinciale della polizia.

[14] Ex capitale dell'Inguscezia.

[15] Oltre 6,8 milioni di euro.

[16] Le istituzioni autorizzate all'uso della forza: l'esercito, la polizia, i servizi segreti e il ministero per le Situazioni di Emergenza.

[17] Marca di camion.

[18] Gosudarstvennaja Inspekcija Bezopasnosti Dorožnogo Dviženija (Ispettorato Statale per la Sicurezza del Traffico Stradale), in pratica la polizia stradale.

[19] Dorožno-Patrul'naja Služba (Servizio di Pattuglia Stradale).

[20] Il 9 maggio, quando si ricorda la vittoria sulla Germania nazista.

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