Verità da abbecedario [1] |
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Sul grande fiume russo i rappresentanti dei popoli non russi hanno valutato i problemi delle loro lingue native
Ciò che il legislatore ha in mente è nella legge sulla lingua [2]. Più precisamente nella legge sull'istruzione, che complica il destino delle lingue madri di Tatari, Buriati [3], Nogai [4], Ciuvasci [5], Jakuti [6]… I rappresentanti di una decina di regioni etniche della Russia sono giunti sul Volga a Čeboksary [7] per valutare le conseguenze della legge federale numero 309 [8], che esclude la componente etnica e regionale dallo standard statale di istruzione. E la prima cosa che ha attratto l'attenzione è stato il fatto che tutti I partecipanti al forum parlassero ottimamente in russo. In qualche modo nella “russificazione della popolazione del paese”, che qui è stata rammentata abbastanza spesso, si è trovato anche un lato positivo. Cosa sa la Russia dei loro problemi? Quasi niente. Come ha notato il membro del consiglio del Congresso del popolo buriato Ivan Manuev, la vita delle zone periferiche etniche si riflette appena nei comunicati dello MČS [9]. La valutazione della quaestione per cui si erano riuniti avrebbe potuto essere interrotta subito dopo il primo intervento. Cosa c'è qui da valutare, se tutti all'unisono ritengono che la legge 309 sia un ariete per la distruzione della nostra casa comune o un tentativo di darle fuoco. Così si è espresso il rappresentante del Tatarstan [10], l'ex deputato della Duma di Stato [11] della Federazione Russa Fandas Safiullin, che ha notato che tale tendenza nella sfera dell'istruzione già si osservava 100 anni fa. Allora il ministro della pubblica istruzione dell'impero russo Aleksandr Švarc dichiarò direttamente: “E' indispensabile espungere inflessibilmente tutte le pretese degli appartenenti ad altre etnie a qualsiasi particolarismo e impostazione in senso etnico della scuola. Il principio guida dev'essere un'unica scuola statale russa in tutti i suoi gradi e per tutti senza esclusione degli appartenenti ad altre etnie”. Di un qualsiasi particolarismo, che inquietava già il ministro zarista, nessuno al forum ha detto una parola. Al contrario, gli intervenuti hanno sottolineato con forza (e ciò poi è entrato nei documenti approvati) che vedono il futuro benessere della Russia nell'unità di diverse culture. La Russia non può chiarire in alcun modo se la sua multienticità sia un bene o un male. Possibilmente si evita questo termine e perfino il presidente Dmitrij Medvedev nel suo messaggio annuale al Consiglio della Federazione [12] nel novembre dello scorso anno, rammentando il corrispndente articolo della Costituzione ha detto che “l'unica fonte del potere nel nostro paese è il popolo”. E ha tralasciato peraltro la parola “multietnico”. Forse l'ha tralasciata per caso. E chi l'ha notato? Lo stesso Fandas Safiullin l'ha notato e ne ha parlato al forum. I non russi in questi casi hanno una sensibilità acuite. “Nessun popolo della Federazione Russa concorderà con il marchio di second'ordine né accetterà che si guardi alla sua lingua e alla sua cultura come a una zavorra dello stato”, si dice nella risoluzione del forum. Peraltro nel corso degli interventi si è chiarito subito che la gente non soffre solo delle allusioni al fatto di essere di second'ordine. A qualcuno, pare, fanno capire di essere addirittura di second'ordine. Dopo numerosi racconti sulla chiusura ovunque di scuole su base etnica, sulla penuria di manuali, sul divieto di svolgere lo EGÈ [13] nella lingua madre non ha quasi fatto sensazione l'intervento di Magomed Achmednabiev, giunto dal Daghestan. Giurista che ha ricevuto la propria istruzione in epoca sovietica nella città di Gor'kij [14], Magomed Chalipovič ha preparato un solido rapporto sulla situazione di 13 poco numerosi popoli autoctoni del gruppo Andi-Dido [15]. Lo stesso Achmednabiev è del popolo Karata [16]. Di persone di questa etnia secondo il censimento del 2002 in Russia ce ne sono 6000. Come pure gli altri popoli del suddetto gruppo, i Karata sono privati della possibilità di ricevere un'istruzione sia pure primaria nella lingua nativa. Inoltre nel XXI secolo non hanno neanche un proprio afabeto. Il pensionato Achmednabiev, arrivato a Čeboksary con I soldi degli sponsor, ha sollevato sopra la tribuna un alfabeto con dei disegni elaborato da lui stesso. – Io qui parlo di abbecedari e vocabolari, – ha detto con amarezza, – ma in Daghestan c'è la guerra, ogni giorno uccidono delle persone. Potete aiutarci, fratelli? Questa è la situazione: una persona si rivolge per avere un aiuto umanitario a persone che in precedenza si sono pure lamentate a lungo della propria disgraziata situazione. Nel rapporto di Achmednabiev, che per carenza di tempo non gli è stato dato di leggere per intero, c'è il capitolo “Proposte e raccomandazioni alle autorità della Russia e del Daghestan”. In esso questi, certamente, propone di rendere accessibile a tutti l'istruzione gratuita nelle lingue native. Anche se, finché sarà in vigore la legge numero 309, nessun funzionario si deciderà a prendere in mano l'abbecedario di Achmednabiev. A proposito di funzionari. Si sono radunati a migliaia di chilometri di distanza attivisti che non hanno cariche, né uffici, né soldi per le trasferte. Ma non si è sentito che da qualche parte per propria iniziativa si siano riuniti per la stessa questione i ministri della cultura o i ministri dell'istruzione delle repubbliche su base etnica. Davvero il problema della scomparsa delle lingue native inquieta meno i ministri degli attivisti sociali? Fra l'altro nei corridoi del forum uno dei partecipanti raccontava con amarezza che il loro ministro della cultura nella lingua nativa si esprime quasi a gesti. Come si dice, non capisce mio-tuo [16]. A Čeboksary è stata approvata una serie di appelli – al presidente e al governo della Federazione Russa, ai capi delle repubbliche e alle assemblee legislative, alle organizzazioni internazionali – e si è deciso di incontrarsi fra qualche tempo a Ufa [17]. “Se per qualcuno non c'è federalismo, per noi c'è! – è risuonato alla fine della giornata dalla tribuna. – Non vogliamo un impero!” E approfittando dell'ospitalità dei padroni di casa, tutti sono andati a bere il tè con i pasticcini. Comunque è bene che in Russia ci sia un'unica area del tè. Boris Bronštejn
01.03.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/021/13.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[1] Azbučnye istiny (Verità da abbecedario) sono definite le ovvietà. Cerco di mantenere il gioco di parole, visto il contenuto dell'articolo.
[2] Altro gioco di parole basato sul proverbio russo “Ciò che il sobrio ha in mente, l'ubriaco l'ha sulla lingua”.
[3] Popolo mongolo siberiano.
[4] Popolo mongolo caucasico.
[5] Popolo turco residente soprattutto nella Russia centrale (Repubblica di Ciuvascia).
[6] Popolo turco siberiano.
[7] Capitale della Ciuvascia.
[8] Raro caso in cui una legge russa è citata con il numero e non con il titolo. Forse è perché è una legge fatta per introdurre mutamenti nella legislazione sull'istruzione.
[9] Ministerstvo Črezvyčajnych Situacii (Ministero delle Situazioni di Emergenza), sorta di Protezione Civile.
[10] Repubblica dei Tatari nella Russia centrale.
[11] Tutte le assemblee legislative russe si chiamano Duma, di qui la precisazione.
[12] La “camera alta” del parlamento russo, formata dai rappresentante dei “soggetti” della Federazione.
[13] Edinstvennyj Gosudarstvennyj Ègzamen (Esame Unico di Stato).
[14] Città della Russia centrale tornata a chiamarsi Nižnij Novgorod.
[15] Gruppo linguistico caucasico nord-orientale.
[16] Come dire “non capisce un accidente”.
[17] Capitale della Baschiria, repubblica della Russia centrale popolata in maggioranza dall'etnia turca dei Baschiri.
2 commenti:
Ciao Matteo, leggo sempre con molto interesse i tuoi post sulla Russia.
Un saluto!
@Massim.: grazie
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