Fino alla prossima Meždurečensk |
|
Sulle rivolte di ceto e i privilegi di casta
E decise il padre di dividere l'eredità fra tre figli [1].
“Durante la guerra chi ci partecipa non deve cambiare nulla nella solita vita. Proprio per questo c'è la guerra, perché qualcuno stia bene. Il soldato combatte, l'addetto agli approvvigionamenti porta le munizioni, l'operaio forgia le armi, il coltivatore di grano fa crescere il grano e la maestra di paese, dopo aver corretto i quaderni, va al club, dove l'aspetta il fidanzato. Il soldato dev'essere uno scudo affidabile e non un animale del gregge liberale”. In questo modo di pensare è notevole il fatto di essere costruito su una retorica di ceto. E negli ultimi tempi si è preso a farla in un'altra chiave rispetto a qualche anno fa. La domanda se sia normale l'esistenza di una società a strati nel XXI secolo, se in generale questa retorica sia normale, già non si pone. Quando Nikita Michalkov davanti alle telecamere parla della propria nobiltà, del fatto che per lui, come membro del Consiglio sociale presso il ministero della Difesa [3], andare in giro con una macchina con la sirena è naturale, la risposta è sottintesa. Tali enunciati sono divenuti parte della percezione della vita da parte della società e stanno alla base della sua visione del mondo così come il fatto che la terra è rotonda. Io sto in ufficio, tu a fare la guerra, Meždurečensk in miniera, i sommergibilisti nel “Kursk”, i contadini nel campo, I soldati nel sotterraneo sentono I morsi della fame [4] – tutto è in ordine, al toro ciò che è del toro, così dev'essere. Ma ciò che è di Giove è toccato a chi è toccato, scusa. Il dovere militare ha spesso di essere un “obbligo d'onore” ed è divenuto un marchio di casta. Così come la professione di insegnante, medico, minatore. Caste inferiori. La cosa più terribile è che ritengono così non solo le persone che sono nate in una grande città o a cui il lavoro d'ufficio ha dato qualche indulgenza, ma anche quelle che di questa indulgenza sono prive dalla nascita. La stratificazione è divenuta chiara alla gente. Ed è stata accolta da essa. Ora tutta Internet ribolle di valutazioni dei fatti di Meždurečensk. La blogosfera è esplosa di messaggi del tipo “ecco, è cominciato, il potere in qualche modo ha portato il popolo alla rivolta”. Fare qualsiasi tipo di prognosi nella Russia contemporanea è cosa ingrata, ma mi sembra che non sia così. Non ci sarà nessuna rivolta. A mio parere a Meždurečensk la gente protesta non per avere la possibilità di ricevere il diritto di accesso agli ascensori sociali, non per la possibilità di organizzare da soli la propria vita secondo le capacità e l'amore per il lavoro, non per la possibilità di passare di ceto in ceto o almeno per l'innalzamento del livello del proprio ceto e tanto meno per l'abolizione della struttura a caste in generale. Per ora non vuole libertà e dignità. Vuole garanzie economiche di pagamento. Se ora si andasse in piazza a Meždurečensk e si dicesse: quelli che non vogliono più lavare i calzini al potere vadano a sinistra e quelli che vogliono pagare i debiti vadano a destra, sono certo che a destra andrà una maggioranza schiacciante. Non voglio affatto dire che ciò sia un male. Ogni difesa dei propri diritti, e in particolare di quelli come il diritto a una vita dignitosa e a un dignitoso compenso del proprio lavoro è un bene. E' un altro passetto in direzione della società civile. Ma questa non è una rivolta per la libertà, né per ottenere mutamenti politici nel paese. Questa è una rivolta per il diritto di non vivere al di sotto del livello [5] corrispondente alla propria casta. Le rivolte di ceto hanno un'importante particolarità – hanno un meccanismo di spegnimento molto semplice. Sono i soldi. Da tutti i film visti finora si può trarre la conclusione che la gente non vuole prendere ventimila rubli [6], ma trentacinquemila [7]. Forse non è così, ma finora non sono state fatte risuonare altre richieste. Il problema cioè sono cinquecento dollari a persona. Questi soldi nel paese ci sono. Purtroppo finora il potere stesso spinge la situazione in modo che la rivolta di Meždurečensk cresca in qualcosa di più massiccio. Dire che i disordini sono stati organizzati da recidivi ubriachi vuol dire spegnere un falò con la benzina. Così come quella di mandare a giudizio gli istigatori. Ma in alto non siedono degli stupidi, come ci lusingherebbe pensare. E là sanno risolvere queste questioni. Come sono state risolte sia con il “Kursk”, sia con Pikalëvo [8]. Il potere conosce una formula importante – bisogna pronunciare la parola “soldi” va pronunciata finché non agisce. Poi trattare. A mio parere la situazione a Meždurečensk si risolverà molto semplicemente, secondo uno schema già elaborato. In città verranno versati dei soldi. Come mostra la pratica, probabilmente saranno soldi non dei proprietari della miniera, ma pubblici. Col che tutto si concluderà. Fino alla prossima Meždurečensk. Arkadij Babčenko
19.05.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/052/13.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[1] Difficile tradurre. In russo meždu tremja svoimi synov'jami può significare “fra tre figli” e “fra tre dei figli”. L'episodio è all'inizio di molte fiabe russe.
[2] Il termine blin (frittella) è un eufemismo per bljad' (puttana – detto come imprecazione).
[3] Uno dei tanti inutili corpi intermedi tra società e istituzioni in Russia.
[4] Letteralmente “arrotolano l'intestino attorno al pugno”.
[5] Letteralmente “dell'asticella”.
[6] Circa 530 euro.
[7] Oltre 920 euro.
[8] Città nei pressi di San Pietroburgo, la crisi dei cui cementifici ha causato proteste e relative repressioni.
Nessun commento:
Posta un commento