01 maggio 2010

Qualcosa si muove contro l'estrema destra "legale" russa?

Hanno coperto i nazisti legali



Il tribunale cittadino di Mosca ha riconosciuto come estremistica l'attività dell'“Unione Slava”, il cui leader aveva presentato un rapporto alla Duma di Stato


Martedì il tribunale cittadino di Mosca ha riconosciuto come estremistica l'attività dell'“Unione Slava” – un'organizzazione che professa apertamente “idee nazional-socialiste simili all'ideologia della Germania fascista”. La capeggiava Dmitrij Demuškin, noto per la capacità di creare intorno alla propria organizzazione un'atmosfera di rumoroso scandalo.

All'inizio – verso il 2000, subito dopo la disgregazione dell'“Unità Nazionale Russa” [1] – Demuškin andò per le regioni e si presentò come erede della RNE (in precedenze egli stesso era membro del partito). Tuttavia si chiarì presto che la maggior parte degli ex leader non sapeva nulla di lui.

L'“Unione Slava” divenne celebre nel 2005 dopo la cosiddetta “Marcia Russa”. Verso la fine della manifestazione in piazza Slavjanskaja [2] comparve un gruppo di giovani con una bandiera con un simbolo “simile a una svastica fino a confondersi con essa”, come scrivono nei documenti ufficiali, e mostrò alle telecamere il braccio destro teso. Erano i poco numerosi (una quindicina di persone) membri dell'“Unione Slava”. Proibire – o perlomeno comminare una sanzione – si poteva già allora, ma il potere si limitò al boicottaggio informativo dell'azione e a una multa agli organizzatori della marcia.

Gli organizzatori, fra l'altro, annunciarono una sorta di boicottaggio della SS [3], chiamando le persone che facevano il saluto nazista “provocatori”, – allora il nazionalismo radicale aveva ritegno dei paragoni diretti con gli hitleriani. A dire il vero, il boicottaggio non durò a lungo: già l'anno successivo Demuškin entrò di nuovo nel comitato organizzativo dell'ennesima “Marcia Russa”.

Allora, evidentemente, alcune forze politiche del tutto legali puntarono sull'“Unione Slava” – nel movimento entrò il deputato dello LDPR [4] Kur'janovič e lo stesso Demuškin presentò agli uffici della Duma un rapporto sull'educazione patriottica della gioventù.

Ben presto, tuttavia, il chiaro emblema con la svastica cifrata e le testimonianze di odio per gli immigrati che venivano pubblicate nel sito dell'“Unione” smisero di essere attraenti nei circoli di estrema destra. Demuškin e Belov-Potkin (DPNI [5]), aspirando a prendere il campo nazionalista pubblico, si sono fatti sfuggire la gioventù, passata allo hitlerismo aperto. Sono divenute popolari la compagnia di Maksim Marcinkevič “Format-18” [6] e la Società Nazional-Socialista, i cui membri finora hanno commesso più di trenta omicidi. Beh, dopo alcune clamorose retate i nazionalisti radicali si sono appassionati al terrorismo e si sono passati alla clandestinità.

Negli ultimi anni l'“Unione Slava” ha cercato di attrarre l'attenzione su di se in vari modi: ha organizzato tournée di Mix Fight e ha perfino difeso l'insediamento “Rečnik” [7]. Tuttavia le cose non sono andate molto bene: un chiaro esempio è stata la comparsa dei membri dell'“Unione Slava” a una manifestazione dei “gruppi giovanili” pro-Cremlino in qualità di servizio d'ordine.

Le attuali minacce di Demuškin – che il divieto dell'organizzazione spinga la gioventù alla creazione di “gruppi autonomi” incontrollabili – non sono molto giustificate. Il terrorismo di destra si sviluppa per vie proprie e probabilmente non ha bisogno dei poco numerosi sostenitori di Demuškin.

Il'ja Vasjunin

30.04.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/046/03.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] In russo Russkoe Nacional'noe Edinstvo (RNE), partito illegale apertamente nazista, con una svastica camuffata per simbolo.

[2] “Slava”.

[3] Tale è la sigla dell'“Unione Slava”, in russo Slavjanskij Sojuz.

[4] Liberal'no-Demokratičeskaja Partija Rossii (Partito Liberal-Democratico Russo), partito populista e nazionalista, nonostante il nome.

[5] Dviženie Protiv Nelegal'noj Immigracii (Movimento Contro l'Immigrazione Illegale), movimento xenofobo, il cui leader Aleksandr Anatol'evič Potkin ha preso lo pseudonimo Belov. Pare che sia il cognome di una sua nonna ed è abbastanza diffuso, ma soprattutto deriva da belyj, “bianco”.

[6] 18 sta per A-H, prima e ottava lettera dell'alfabeto latino, cioè “Adolf Hitler”.

[7] Qualcosa come “Del Fiume”, insediamento della zona occidentale di Mosca dove alcune dacie e case per abitazione, a dire delle autorità costruite illegalmente, sono state demolite.

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