26 luglio 2010

Il racket "wahhabita"

GÈS [1] ed ex




L'esplosione nella GÈS del Baksan [2] è un “avvertimento” dei militanti agli uomini del settore energetico: bisogna scucire per la lotta con gli infedeli


L'esplosione nella GÈS del Baksan in Cabardino-Balcaria, avvenuta in un momento di piena calma a livello di notizie, ha generato una furia di commenti mai vista: abbiamo sentito che, dice, i terroristi nel Caucaso del Nord passano a una nuova tattica – agli atti terroristici contro le infrastrutture. E la stessa GÈS del Baksan è cresciuto fin quasi alle misure di Sajano-Šušenskaja.

Mentre la GÈS di Baksan è una rarità dei tempi di Očakov e della sottomissione della Crimea [3]. E' in grado di garantire l'elettricità a qualche villaggio vicino. Se non fosse stato per i canali federali, in Cabardia non avrebbero neanche saputo di questo clamoroso atto terroristico.

L'esplosione nella GÈS ha solo un senso. E' l'ex. L'ex-propriazione [4]. Più precisamente, l'estorsione di denaro dagli uomini del settore energetico per la lotta contro gli infedeli.

Gli atti terroristici dei militanti nel Caucaso sono sempre stati indirizzati contro i federali e i loro sostenitori. Il soldato russo-kjafir [5], lo sbirro locale-munafik [6], la prostituta, il casinò, il negozio che smercia alcolici e così viola le leggi di Allah – ecco i loro bersagli. I semplici abitanti locali sono divenuti vittime solo di passaggio, se possibile evitavano vittime. Per esempio, quando Vadim Butdaev, fratello del capo delle “Madri del Daghestan”, ucciso lo sbirro da lui odiato Arsen Zakar'jaev, si impadronì di un taxi, legò il tassista, lo mise sul sedile posteriore e andò a uccidere Zakar'jaev. Il poliziotto lo uccise, ma il “semplice musulmano” non lo toccò.

Lo stesso alla GÈS: i poliziotti che la proteggevano li hanno uccisi a colpi d'arma da fuoco, ma il personale di servizio l'hanno lasciato in vita.

Per la stessa ragione i militanti attaccano di rado le infrastrutture. La loro esplosione causa disagi alla popolazione civile, che i mujaheddin considerano un alleato. Ci sono spesso esplosioni nell'oleodotto del Daghestan? E perché, se non per il fatto che in caso di tali esplosioni con i loro autori farebbero i conti non i lontani federali, ma persone potenti in Daghestan – Sajgid Murtuzaliev [7] e Sajgidpaša Umachanov [8]?

In generale il Daghestan è uno dei pochi posti al mondo in cui il petrolio, per via di un raro fenomeno naturale si estrae direttamente dalle tubature. Tanto petrolio quanto ne portano le petroliere che partono da Izberbaš, probabilmente in Daghestan non si estrae in un anno. Compare da solo. A Izberbaš. Vicino all'oleodotto.

Quando fanno esplodere le infrastrutture è il più delle volte un atto di estorsione. Fanno esplodere le antenne dei telefoni cellulari, poi vanno alla compagnia e chiedono lo zakjat [9]. Ora in Daghestan hanno fatto esplodere qualche volta la ferrovia – anche questo è un avvertimento comprensibile. In questa logica di espropriazioni-estorsioni si inscrive egregiamente anche l'esplosione nella GÈS del Baksan: niente che causi disagi alla popolazione, ma un serio avvertimento che bisogna pagare.

Le installazioni energetiche nel Caucaso sono da tempo una fonte di guadagno per i mujaheddin: è difficile dire quanti soldi abbiano ricevuto in Daghestan dalla Sulakènergo [10], ma ben poco tempo fa, volendo di più, hanno sequestrato il figlio del direttore della compagnia. Più o meno allo stesso tempo hanno rapito il figlio del padrone del negozio di mobili Arizona e il figlio del vice-direttore dell'amministrazione daghestana del Tesoro federale. Nessuno di questi è stato ancora liberato. La portata di questi sequestri e la totale mancanza di notizie su di essi – sullo sfondo di rapporti gonfiati sui successi – danno da soli l'idea della portata e dell'impunità dei mujaheddin in Daghestan.

I nostri leader negli ultimi tempi dichiarano che nel Caucaso del Nord i mujaheddin si sono trasformati in banditi e questa, certamente, è una terribile stupidaggine. E' lo stesso che dire che i bolscevichi dopo la rapina alla banca di Tiflis [11] si trasformarono in banditi. I mujaheddin non combattono contro gli infedeli per estorcere soldi a funzionari e uomini del settore energetico. Questi estorcono soldi a funzionari e uomini del settore energetico per combattere contro gli infedeli.

E' vero che moltissimi puri banditi (soprattutto in Cabardia) si sono dati al puro Islam. Ma questo ancora una volta testimonia che le cose vanno malissimo. Questo significa che essere un wahhabita è più sicuro che essere semplicemente un bandito. Immaginatevi uno spacciatore di cocaina negli USA. Quante possibilità ci sono che spacciando cocaina si dichiari sostenitore di Bin Laden? Zero, perché finché spaccia cocaina, la polizia gli da la caccia con poca attenzione, ma se comincia a organizzare esplosioni, dopo cinque minuti lo acchiappa l'FBI.

Nel Caucaso ora è più sicuro essere un wahhabita che semplicemente un bandito. Ne sconfiggi uno – arrivano gli altri e ti uccidono. Perciò pagano. Il denaro pubblico russo è la principale, e praticamente l'unica fonte di soldi per la jihad del Caucaso.

Ma in linea di principio l'esplosione nella GÈS del Baksan si distingue poco dall'incendio di un chiosco bruciato dalla mafia per mancato pagamento. Quanto alle conseguenze infrastrutturali, per carità! Ricordate la barzelletta: un biplano va contro un palazzo di cinque piani e due nonnette su una panchina dicono: “Tale potenza, quale atto terroristico”. Ecco – “quale atto terroristico”.

Julija Latynina
osservatrice della "Novaja gazeta"

23.07.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/079/02.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] GidroÈlektroStancija (Centrale Idroelettrica).

[2] Fiume della parte centrale della repubblica autonoma di Cabardino-Balcaria.

[3] Ai tempi della presa della città di Očakov (adesso ufficialmente Očakiv, sulla costa ucraina del Mar Nero) e della conquista della Crimea, cioè alla prima metà del XVIII secolo, fa riferimento Čackij, eroe della commedia di Griboedov Che disgrazia l'ingegno! del 1824 per stigmatizzare il suo ambiente sociale stantio. L'espressione è diventata proverbiale per indicare il vecchiume.

[4] In russo il gioco di parole non è affatto goffo: èks è “ex”, èkspropriacija è “espropriazione” (ma anche “appropriazione”).

[5] “Miscredente”, in arabo letterario kāfir. Il corsivo, qui e altrove, è mio.

[6] “Ipocrita”, “falso musulmano”, in arabo letterario munāfiq.

[7] Presidente della provincia di Kizljar, nel Daghestan settentrionale.

[8] Sindaco di Chasavjurt, ai confini con la Cecenia.

[9] Tributo imposto ai musulmani per i poveri, in arabo letterario zakāt.

[10] Compagnia che sfrutta l'energia idroelettrica del fiume Sulak, nel Daghestan centrale.

[11] Nome russificato di Tbilisi usato prima della Rivoluzione d'Ottobre. Qui i bolscevichi compirono una famosa rapina, tra i cui organizzatori c'era Stalin.

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