02 ottobre 2010

Cronache dallo stato di polizia russo

Giudici di guardia sul campo di battaglia. 24 ore su 24




Il capo del GUVD [1] di Piter [2] esige che gli oppositori siano giudicati non secondo la legge, ma secondo gli accordi e di dimenticare l'“ingiustificato liberalismo”


A disposizione della “Novaja gazeta” è stata messa una lettera che il capo del GUVD della città e della regione Vladislav Piotrovskij ha inviato il 10 dicembre 2008 al giudice della città di San Pietroburgo Valentina Epifanova. Piotrovskij si lamentava di “questioni problematiche” che sorgono con l'“applicazione pratica della legislazione amministrativa nell'ambito dell'incriminazione di persone che hanno commesso violazioni della legislazione su riunioni, manifestazioni, cortei e picchetti”.

Secondo lui, nonostante il “lavoro di profilassi” con gli organizzatori e l'invio di polizia da altre regioni, “il numero di azioni pubbliche non approvate non diminuisce” (di “azioni non approvate” il generale di divisione Piotrovskij parla continuamente – dimenticando che la legge in generale non contempla tale concetto). E questo avviene principalmente per l'“approccio ingiustificatamente liberale degli organi giudiziari” nell'esaminare i materiali amministrativi e i procedimenti penali nei confronti di organizzatori e partecipanti ad azioni pubbliche.

L'“ingiustificato liberalismo”, dal punto di vista del generale di divisione Piotrovskij sta nel fatto che gli oppositori arrestati, pare, “fruiscono attivamente delle disposizioni di legge” e, fruendo delle disposizioni dell'articolo 29.5 del KoAP [3], “praticamente in ogni caso presentano istanza per la revisione del caso nel luogo di residenza” (nel quartiere di Pietroburgo dove vivono – nota del redattore). E i tribunali gli vanno incontro, accogliendo queste istanze “senza tener conto delle circostanze concrete”.

Questo, ritiene il capo del GUVD, porta al “prolungamento dei procedimenti” e permette “ai colpevoli di sfuggire alle loro responsabilità”. Di conseguenza “le stesse persone, non venendo sottoposte a pene, continuano con accresciuta attività a infrangere l'ordine sociale, attirando nuovi partecipanti all'organizzazione di disordini e dimostrando l'impunità con la loro esperienza personale”. E poiché “le azioni insistenti degli agenti degli organi degli Affari Interni non hanno prosecuzione logica negli organi del potere giudiziario”, allora “il lavoro del GUVD per la stabilizzazione della situazione politica nella regione non da il risultato atteso”…

Perché questo lavoro desse il “risultato atteso” il generale Piotrovskij, alla vigilia della “Marcia dei Dissenzienti” [4] programmata per il 14 dicembre, chiedeva al presidente del tribunale cittadino di esaminare la questione dell'“elaborazione di un'unica posizione” su una questione come la “trasmissione dei procedimenti sulle violazioni amministrative per l'esame nei luoghi di residenza solo in casi eccezionali”.

Valentina Epifanova reagì immediatamente – praticamente il giorno stesso inviò una lettera ai presidenti dei tribunali di circoscrizione. E “per via di un possibile svolgimento nel periodo dal 12 al 14 dicembre 2008 di azioni pubbliche non concordate con l'amministrazione di San Pietroburgo da parte di organizzazioni sociali e politiche di orientamento radicale” propose di organizzare la “vigilanza 24 ore su 24 dei giudici conciliatori nel detto periodo”. E' chiaro che ciò esigeva che si giudicassero i partecipanti alla marcia arrestati, come dire, appena scesi e che si applicassero le disposizioni sulle multe o gli arresti senza “prolungamento dei procedimenti”.

Proprio ciò che accadde il 14 dicembre, quando alcune decine di oppositori divennero oggetto di “giustizia operativa”. Fra l'altro anche quelli che chiesero di trasferire l'esame del caso nel luogo di residenza – li trasportarono nelle “loro” circoscrizioni, dove “di guardia sul posto di battaglia” già li aspettavano i giudici conciliatori e I poliziotti ridevano perché ora gli oppositori “sarebbero stati condannati a 15 giorni senza avvocati”. Sviluppando creativamente questo metodo, si possono anche portare nei luoghi delle manifestazioni “dissenzienti” uffici giudiziari volanti. Tutto al completo: una macchina con gli agenti dell'OMON [5], un cellulare, e vicino un autobus con i giudici conciliatori, che in modo operativo scrivono multe o arresti…

L'essenziale, tra l'altro, non è solo questo. Il capo del GUVD (peraltro, giurista per formazione) indica anticipatamente al tribunale la sua sentenza, dichiarando colpevoli le persone arrestate, la cui “fuga dalle responsabilità” non può essere permessa. Per questo bisogna privare le persone arrestate del diritto legale all'esame del procedimento nel luogo di residenza (mentre il dovere dei tribunali di accogliere la relativa istanza e non in “casi eccezionali”, ma sempre, è prevista da una sentenza del presidium della Corte Suprema della Federazione Russa). Inoltre si dispone che questa questione sia risolta non secondo la legge, ma per mezzo di accordi su un'“unica posizione” con il presidente del tribunale cittadino. Beh, il presidente del tribunale cittadino, a sua volta, dichiara preventivamente un fatto che dev'essere stabilito da una procedura giudiziaria – la “non concordanza” delle azioni pubbliche e il “carattere radicale” delle organizzazioni che organizzano queste azioni (mentre la legge non contempla in generale un concetto come “organizzazione radicale”). E va volentieri incontro all'“ingerenza amministrativa” della polizia, ponendo I giudici conciliatori in stato di vigilanza 24 ore su 24.

Di quale “indipendenza della magistratura” si parla?

Boris Vyšnevskij
osservatore della "Novaja gazeta"

30.09.2010, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/data/2010/109/10.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Glavnoe Upravlenie Vnutrennich Del (Direzione Centrale degli Affari Interni), in pratica la sede centrale della polizia.

[2] Nome colloquiale di San Pietroburgo.

[3] Kodeks ob Administrativnych Pravonarušenijach (Codice di Violazioni Amministrative), in pratica il Codice Civile.

[4] Manifestazione dell'opposizione al regime di Putin.

[5] Otrjad Milicii Osobogo Naznačenija (Reparto di Polizia con Compiti Speciali), sorta di Celere, nota per la sua estrema durezza.

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