16 novembre 2010

Un giornale collettivo per Oleg Kašin

Kašin'' [1]




Dopo più di diciannove anni (il precedente fu durante il colpo di stato del 1991) è uscito il nuovo “giornale comune”. L'hanno fatto giovani giornalisti di varie testate che nel 1991 difficilmente leggevano giornali. Li ha spinti a questo passo il tentato omicidio di un collega, il giornalista del “Kommersant''” Oleg Kašin. Pubblichiamo frammenti del giornale a otto colonne. E' uscito ieri


Come hanno picchiato Oleg, come l'hanno curato

Il giornalista del “Kommersant''” Oleg Kašin è stato picchiato davanti a casa sua alle 00.40 di mattina del 6 novembre, anche se di fatto era la sera di venerdì, che Oleg aveva passato a casa di amici. Se n'era andato di là prima di tutti, per strada si era incontrato con un'amica, aveva bevuto un caffè, era passato alla Evroset' [2] sulla Tverskaja [3], dove aveva comprato un telefono per suo padre e si era diretto a casa sua in via Pjatnickaja [4], 28.

Questo è l'indirizzo – non che fosse un segreto, ma lo sapevano solo quelle persone di cui Kašin si fidava, – di questo aveva scritto perfino nel recente editoriale sul censimento panrusso nella rivista “Vlast'” [5]. (...) Cosa sia successo poi, tutti sono venuti a saperlo dal video pubblicato dal sito Lifenews [6]. Kašin si è avvicinato al cancelletto che porta nel cortile, quando su di lui si sono gettati in due. Dopo essere passato un po' oltre Oleg uno sconosciuto lo ha abbattuto con un pugno, dopo di che ha preso un pezzo di tubo da un mazzo di fiori che aveva portato con se e ha cominciato a picchiarci Oleg con monotonia. Il secondo delinquente lo ha fermato. Dopo un minuto e mezzo di pestaggio gli sconosciuti sono fuggiti, lasciando il giornalista steso per terra.

Kašin stesso ha aperto il cancelletto ed è strisciato nel cortile. Verso di lui è corso il portiere, che ha chiamato l'ambulanza e Kašin è stato portato all'ospedale n. 36 [7]. Questi è riuscito a telefonare alla moglie Evgenija Milova e a comunicarle dove lo portavano.

Nel frattempo la vicina di Oleg Elena Pogrebižskaja, che a sentire il rumore aveva guardato dalla finestra e aveva visto là una pozza di sangue, ha scritto un post nel LiveJournal [8]: “Per quanto ho potuto vedere dal vetro dell'ambulanza, era cosciente... Il portiere dice che è stata una “commissione”. Perché due persone aspettavano Oleg al cancello, stavano come senza motivo con un mazzo di fiori”.

Quanto Kašin è stato condotto in ospedale, era cosciente. Gli hanno diagnosticato le fratture della mascella, di una tibia e di una mani (è toccato asportare l'ultima falange di uno dei mignoli), un trauma cranico e numerose contusioni. Quando ha cominciato a perdere coscienza, l'hanno messo in coma farmacologico per evitargli uno shock da dolore. Quello che è avvenuto in seguito, inizialmente è sembrato inverosimile. Già alle 12 del mattino del 6 novembre il presidente Dmitrij Medvedev ha scritto su Twitter: “Ho dato ordine alla Procura Generale e al ministero degli Interni di mettere sotto controllo particolare il caso dell'attentato al giornalista Kašin. I criminali dovranno essere trovati e puniti”. (...)

Sono state formulate tre versioni fondamentali sui mandanti dell'aggressione: le organizzazioni giovanili pro-Cremlino – per conflitto ideologico, il sindaco della città di Chimki [9] – per l'attenzione di Oleg al tema del bosco di Chimki [10] o il governatore della regione di Pskov [11] Andrej Turčak, che Kašin ha offeso nel blog. (...)

Il 10 novembre gli investigatori del caso Kašin sono cambiati per la terza volta. Adesso delle indagini sul pestaggio di Kašin si occupa il più alto organo investigativo della SKP [12] – la Glavnoe Sledstvennoe Upravlenie [13] (GSU). Tale decisione è stata presa dal capo dell'istituzione Aleksandr Bastyrkin.

Per tutto questo tempo Oleg Kašin è stato in ospedale attaccato a un'apparecchiatura per la respirazione artificiale. Fin dai primi giorni sulla stampa sono subito apparse informazioni contraddittorie riguardanti il suo stato. In realtà già il primo giorno, il 6 novembre, Oleg ha subito la prima operazione. Il 7 novembre ha avuto ancora un'operazione al volto: gli hanno inserito piastre di titanio alle mascelle rotte e gli hanno anche stabilizzato la tibia rotta. “L'operazione è stata fatta dopo un consulto. E' durata circa tre ore. Adesso non ci sono precise minacce per il cervello di Oleg. A me e a suo padre hanno perfino permesso di vedere Oleg. Dorme”, – ha scritto la moglie di Kašin. A lei e al padre Vladimir Kašin hanno concesso per la prima volta di andare nella sala di rianimazione e vedere Oleg. Dormiva sotto l'effetto dell'anestesia. (...) Giovedì 11 novembre Evgenija Milova ha confermato che a Oleg non danno più sedativi, perciò non dorme già più, ma sonnecchia e di tanto in tanto si sveglia. L'apparecchiatura per la ventilazione artificiale dei polmoni comunque lo aiuta ancora a respirare e gli impedisce di parlare. “Non darà presto deposizioni, sono bugie”, – ha scritto Milova. Finalmente il 12 novembre alla moglie è riuscito comunicare con Oleg per la prima volta.

“Quando siamo entrati, lo hanno svegliato e hanno detto: “Ecco Ženja”, mi ha visto, mi ha subito afferrato ed è stata davvero una stretta di mano forte. Sono riuscita a raccontargli come tutti lo sostengano e come tutti si preoccupino e come tutti stiano in pena e come tutti lo seguano e ha cominciato a sorridere in risposta”, – ha raccontato Milova al canale televisivo “Dožd'” [14]. Peraltro Oleg respira comunque ancora con l'aiuto di un'apparecchiatura per la ventilazione artificiale.

Dalla redazione


Come funzionano le indagini, come interrogano i conoscenti di Kašin, cosa interessa ai detective

Dopo l'aggressione ad Oleg ho parlato con gli investigatori tre volte. Già il 6 novembre verso mezzogiorno mi hanno invitato a un colloquio all'OVD [15] “Zamoskvoreč'e[16]. Là c'erano investigatori della polizia, impiegati del Comitato Investigativo dello CAO [17] e pedinatori di altri OVD. Sono giunti capi del GUVD [18], del ministero degli Interni e dello SKP, che hanno telefonato ad altri alti collaboratori e gli hanno chiesto di interrompere subito le ferie e venire. Dava nell'occhio il contrasto tra i capi affannati e gli investigatori rilassati e senza fretta.

Chi mi ha interrogato non era al corrente di chi fosse Oleg Kašin, di cosa si occupasse, cosa fosse il “caso di Chimki” e chi fosse Turčak. Tutti gli investigatori confondevano antifascisti e nazionalisti o iscrivevano gli uni tra gli altri e chiedevano del legame tra il partito “Causa della Destra” [19] e i nazisti.

Mentre sedevo interrogata è venuto un altro pedinatore e dalla soglia ha chiesto: “Gli hanno semplicemente fatto un c... così? E chi era mai? Be', se ne avessero fatto una carogna...”. (...)

Il giorno successivo, domenica, la conversazione con gli agenti operativi del MUR [20] è stata promettente: al tavolo sedevano alcuni tizi seri, lì c'erano cartelle gonfie di carte sul bosco di Chimki e articoli scaricati e stampati dal sito del “Kommersant''”. Le carte dell'operatore telefonico con i dati sugli spostamenti di Oleg in quel giorno sfortunato sono comparse verso sabato sera. (...)

Il 9 novembre mi hanno chiamato di nuovo per un interrogatorio, già nella prima sezione della direzione investigativa di Mosca. L'investigatore Savel'ev ha ammesso di essere tornato dalle ferie lunedì e gli hanno semplicemente chiesto di dare un aiuto, poiché non era molto al corrente dei fatti. Non ha letto il protocollo del mio precedente interrogatorio. Non sapeva quali domande pormi, a parte domande sulle versioni e sugli orientamenti di Oleg, che in un'altra situazione già sarebbero diventati una barzelletta. (...)

L'11 novembre il caso è stato trasmesso al GSU della Commissione Investigativa. Evidentemente si prevede un altro round di interrogatori, evidentemente ci sarà un'ulteriore nuova squadra di investigatori. Forse anche questa sarà capeggiata da una persona “che è appena tornata dalle ferie”.

Maksim Avdeev,
fotografo


Sulla non indifferenza

Non conosco personalmente Oleg Kašin, mi pare. Ma non si tratta di questo, non conosco neanche Chodorkovskij, per esempio. Ma noi siamo per la libertà personale, per lo stato di diritto, alla fin fine perché la persona si senta sicura. Il paese dev'essere più sensibile a questo, dobbiamo rammentare il senso di compassione. Rammentare che a chiunque può succedere qualcosa del genere, ma purtroppo non chiunque riflette su questo. Tutto è lacerato – non c'è senso civico, non c'è partecipazione alle sofferenze altrui, non c'è risposta all'ingiustizia. E ora che, dopo il pestaggio del giornalista Kašin, la società si è sollevata, la sua parte luminosa si è sollevata, i non indifferenti – anche in questo consiste il patriottismo. Ma proprio l'indifferenza è il bacillo che cercano di inocularci. Il pestaggio di Oleg Kašin è un fatto significativo, anche se tragico. Una sirena che molti hanno sentito, nonostante che qualcosa del genere accada continuamente. Dal gruppo DDT [21] un profondo inchino a Oleg, auguri di salute e forze per resistere in questa situazione.

Jurij Ševčuk


Come vive e lavora la redazione del “Kommersant''” in attesa del ritorno di Oleg Kašin

Sono al “Kommersant''” da sei anni, ma non aveva ancora visto una volta la mia redazione così. Un senso di unità e di prontezza a parlare in piena franchezza, fosse solo per aiutare a risolvere il crimine commesso contro Oleg. Siamo nervosi, già cronicamente senza sonno e stanchi. Ma se c'è bisogno di stare ancor più in tensione, siamo pronti.

Questa settimana lavorativa molti di noi non la dimenticheranno mai. L'energia in redazione è oltre il limite. Arrivi a casa e fino alle sei non puoi dormire. Inoltre la mattina ti svegli con le telefonate di amici e conoscenti, che dicono all'incirca la stessa cosa: “Dopo i vostri testi su Oleg si ha voglia di alzarsi e cominciare immediatamente a fare qualcosa. Non sappiamo come aiutare, beh, lasciate che facciamo almeno un picchetto, che almeno mandiamo un saluto”.

Un uomo di Novosbirsk [22] arriva in volo a Mosca apposta per portare cartoline fatte a mano per Oleg. (…)

Abbiamo rotto tutto il grafico di lavoro grazie agli investigatori. Abbiamo comunicato con loro in ogni momento libero per noi. Se c'era bisogno, abbiamo condotto campagne di alfabetizzazione, spiegando a lungo cosa sono la “blogosfera” e Twitter. Grazie a Dio, ora il loro livello non solleva questioni. Uno di loro, con mio stupore, sapeva perfino che Maša Gajdar [23] era un'attivista del movimento “Sì!” [24] nel 2005. La mattina tipica di questa settimana cominciava circa tre ore prima della sveglia con le telefonate dalle agenzie di stampa e dalle radio. Il giorno continuava negli uffici degli investigatori. Esci dall'edificio dello SKP, guardi ottusamente di lato e neanche capisci da che parte è il metrò. E la sera, superati tutti i limiti di tempo, scrivi nel numero: “Oleg si trova come in precedenza in gravi condizioni, i medici dicono…» (…)

Una giornalista tedesca chiedeva quali siano da noi – suoi colleghi russi – i problemi principali. Ho detto che sono tre.

Primo e non più importante – l'attuale sistema politico. Ma questo non è terribile, non è eterno.

Secondo, globale – la totale indifferenza nel paese, dove il 70% della popolazione preferisce l'accesso al supermarket alla lotta per i propri diritti.

Speriamo molto che ci riesca almeno colpire questa indifferenza. E alla fine il terzo problema siamo noi stessi, i giornalisti.

Quando mi hanno telefonato alle cinque di mattina e mi hanno detto dell'aggressione a Kašin, uno dei primi pensieri è stato: “Che solo non ci si impaurisca. Signore o cosa c'è là al tuo posto, da' a noi tutti la forza di non impaurirsi”. Beh… o hai paura o lavori.

Siamo andati al lavoro...

Sul numero hanno lavorato i giornalisti di “Russkij reportër” [25], “Kommersant''”, “The new times” [26], “Lenta.ru” [27], “Marker” [28], “Ècho Moskvy” [29], “Bol'šoj gorod[30], “Afiša[31]

Andrej Kozenko,
“Kommersant''”

15.11.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/128/19.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Allusione al fatto che il “Kommersant” (“Commerciante”, giornale politico-economico) usa nella testata l'antica grafia, con un segno puramente grafico dopo la consonante finale, per riallacciarsi idealmente a un omonimo giornale pre-rivoluzionario.

[2] “Euro-rete”, magazzino di telefonia.

[3] Via del centro di Mosca.

[4] Via dell'Oltremoscova a Mosca.

[5] “Potere”, supplemento politico del “Kommersant''”.

[6] Sito di informazione russo.

[7] Ospedale della periferia nord-est di Mosca.

[8] Piattaforma di blogger.

[9] Città nei dintorni di Mosca.

[10] Per il bosco di Chimki (in teoria area protetta) deve passare la nuova autostrada Mosca-San Pietroburgo.

[11] Città russa ai confini con l'Estonia.

[12] Sledstvennaja Komissija pri Prokurature (Commissione Investigativa presso la Procura).

[13] Direzione Investigativa Centrale.

[14] Canale di intrattenimento.

[15] Otdelenie Vnutrennich Del (Sezione degli Affari Interni), in pratica sede della polizia.

[16] “Oltremoscova”.

[17] Central'nyj Administrativnyj Okrug (Circondario Amministrativo Centrale), circoscrizione di Mosca.

[18] Glavnoe Upravlenie Vnutrennich Del (Direzione Centrale degli Affari Interni), in pratica la sede centrale della polizia.

[19] Partito di centro-destra.

[20] Moskovskij Ugolovnyj Rozysk (Polizia Investigativa di Mosca).

[21] Gruppo rock, capeggiato da Jurij Julianovič Ševčuk.

[22] Città della Siberia meridionale.

[23] Marija Egorovna Gajdar, figlia dell'ex primo ministro Egor Timurovič Gajdar.

[24] Movimento giovanile di opposizione.

[25] “Reporter russo”, giornale di attualità.

[26] Rivista liberale.

[27] “Nastro.ru”, agenzia di stampa on-line.

[28] “Evidenziatore”, giornale economico.

[29] “Eco di Mosca”, radio relativamente indipendente.

[30] “Grande città”, giornale di attualità moscovita.

[31] “Cartello”, giornale di spettacolo moscovita.

Nessun commento: