03 dicembre 2010

"Le riformine di Medvedev" o "Cambiare poco perché nulla cambi"

Tuning




Come il presidente ha rinnovato il sistema politico


Il presidente Medvedev nel messaggio all'Assemblea Federale ha ricordato che nei precedenti messaggi degli anni 2008-2009 aveva già formulato le posizioni fondamentali “per il perfezionamento del nostro sistema politico e della democrazia”. Restava solo l'ultimo tratto: introdurre un sistema elettorale proporzionale o misto alle elezioni municipali. E allora si può ritenere che le elezioni della Duma di Stato nel dicembre 2011 ci saranno già “nelle condizioni di un sistema politico rinnovato a tutti i livelli”, ha constatato con soddisfazione il presidente.

Ma come appare oggi il sistema “rinnovato”? Si distingue fortemente dal precedente? E se si distingue, in che senso? Analizziamo lo stato degli istituti politici chiave.

Presidente: il mandato è stato prolungato da quattro a sei anni in assenza di qualsiasi motivo ragionevole.

Un passo verso la democrazia? Difficilmente: più spesso ci sono elezioni, più i cittadini hanno possibilità di esprimere apprezzamento o non apprezzamento al corso in atto. Notiamo che tra tutti i paesi democratici d'Europa un mandato presidenziale più che quinquennale è stabilito in Austria, Irlanda, Italia e Finlandia. Ma tutti questi paesi sono repubbliche parlamentari, in cui il presidente è una figura rappresentativa. E in Francia, paese con un forte potere presidenziale, con un referendum nel 2000 il mandato presidenziale è stato ridotto da sette a cinque anni.

Governo: l'unico cambiamento di status è l'introduzione dell'obbligo di render conto una volta l'anno davanti alla Duma di Stato.

Di per se è ragionevole. Ma in una situazione in cui questo non comporta conseguenze legali e il parlamento non può influire sulla composizione del governo, si trasforma in una procedura formale. Cosa che abbiamo osservato già due volte.

Duma di Stato: il mandato è prolungato da quattro a cinque anni (anche questo senza motivo). I partiti parlamentari hanno ottenuto un accesso paritario ai mezzi di informazione di massa statali. E' stata introdotta la possibilità per i “piccoli partiti” (che hanno ottenuto dal 5 al 7% alle elezioni) di ottenere uno o due seggi parlamentari, acquisendo tutti i diritti dei partiti parlamentari, inclusa l'esenzione dalla raccolta di firme per le elezioni di tutti i livelli, l'accesso paritario ai mezzi di informazione di massa e la partecipazione alla formazione delle commissioni elettorali. Per quanto riguarda i partiti extraparlamentari, questi hanno ottenuto il diritto di intervenire una volta l'anno a una seduta della Duma.

Al massimo questo è un “mezzo passo” verso la democrazia. La chiave della garanzia di rappresentatività sarebbe l'abbassamento della “barriera” di accesso del 7 per cento (diciamo fino al 3-4% europeo), ma il presidente nel messaggio-2008 si è espresso in senso contrario. Peraltro il 5-7% dei voti degli elettori sono da 24 a 32 seggi alla Duma di Stato. In tal modo è presente la rottura del principio di proporzionalità e una certa discriminazione degli elettori dei “piccoli partiti”. Anche se per chi passa alla Duma secondo questa regola è sempre meglio di niente.

Consiglio della Federazione: è stata introdotta una norma, secondo cui membro della camera alta può diventare solo chi sia eletto deputato regionale o locale.

Come si può immaginare, questo cambia poco nella situazione del “senato”, dove siedono persone che non di rado hanno un rapporto distante con le regioni “rappresentate”. Nell'indispensabilità di fare senatore la “persona necessaria”, la eleggeranno facilmente deputato a livello distrettuale o comunale, dove regnano i “mezzi amministrativi”.

Parlamenti regionali: il numero di rappresentanti sarà unificato, a seconda del numero di elettori nella regione. I partiti parlamentari otterranno accesso paritario ai mezzi di informazione di massa statali. I governatori in carica renderanno conto davanti ai parlamenti e le candidature dei futuri governatori saranno presentati al presidente dal partito vincitore delle elezioni. Su modello “Duma” un seggio sarà garantito ai “piccoli partiti” che avranno raccolto più del 5%, con tutti i diritti di un partito parlamentare in futuro. Pure su modello “Duma” i partiti non parlamentari una volta l'anno otterranno una tribuna per intervenire.

Come nel caso della Duma di Stato, tutto questo non è più di un mezzo passo. Invece dell'abbassamento della “barriera”, un “seggio di consolazione” per una “persona-gruppo”. Invece di una professionalizzazione dei parlamenti regionali, criteri estremamente elastici sul numero di rappresentanti. E invece dell'esclusione del presidente dalla procedura di formazione del potere esecutivo regionale (la “verticale” in uno stato federale è un nonsenso), un ping-pong politico: il partito vincitore manda al presidente tre candidature, tra cui ne sceglie una, perché questo stesso partito lo confermi governatore.

Sistema elettorale: la cosa importante è che è stata abolita la cauzione elettorale. Praticamente abolita (con rare eccezioni) la votazione anticipate e rafforzato il controllo sui documenti per votare fuori dal proprio seggio. I partiti che hanno gruppi nei parlamenti regionali (e non solo “quelli della Duma”) sono esentati dalla raccolta di firme. E' stato abbassato il numero di firme indispensabili per la registrazione alle elezioni della Duma (alle prossime elezioni ci sarà bisogno non di 200, ma di 150 mila, alle prossime di 120 mila).

La prima novità si può valutare solo negativamente: la possibilità di versare una cauzione per l'opposizione spesso è risultato l'unico modo di registrarsi in una situazione, in cui qualsiasi partito “non necessario” si può “estromettere”, dichiarando “invalide” le firme raccolte.

L'abolizione degli “anticipi” e l'inasprimento delle norme per la consegna di “documenti per votare fuori” sono cosa utile, ma tardiva: da tempo sono stati elaborati meccanismi più efficaci per garantire la “necessaria” percentuale al partito del potere. Perché portare i veterani alla votazione anticipata o costringere gli statali a prendere documenti per votare fuori dal proprio seggio, se si possono riscrivere i protocolli delle votazioni?

Per quanto riguarda l'abbassamento del numero di firme, non si tratta del loro numero, ma del meccanismo draconiano di “verifica”.

Le elezioni corrette, com'è noto, includono quattro componenti: la libera creazione di partiti, un meccanismo accessibile di registrazione alle elezioni, pari condizioni nella campagna elettorale e un adeguata tenuta dei conti. Non si è verificato alcun cambiamento in questo ambito – di quale rafforzamento della concorrenza politica (dichiarato dal presidente) si può parlare? Diciamo che è stato abbassato da 50 a 40 mila il numero indispensabile di membri di un partito, ma come prima il ministero di Giustizia può “bocciare” la creazione di qualsiasi organizzazione “non necessaria”.

E infine l'ultima proposta del presidente dall'attuale messaggio – le elezioni su liste di partito nelle municipalità – è un'idea molto dubbia.

Quali “liste di partito” possono esserci nelle province di campagna, dove non hanno mai sentito di alcun partito, tranne il PCUS? La lista di “Russia Unita” è organizzata dall'amministrazione e le sezioni dei restanti partiti (tanto più non parlamentari) là nessuno le ha mai viste. Inoltre le unioni sociali che non sono partiti sono private del diritto di proporre liste elettorali (peraltro, nonostante che il presidente nel messaggio del 2008 avesse invitato a conservargli questo diritto). Il risultato sarà che I membri di “Russia Unita” otterranno automaticamente la metà dei seggi. Forse vuole proprio questo il presidente?

“Il più importante indice di qualità della vita è la qualità del sistema politico” – ha dichiarato Medvedev. Basandosi su questo, contare su un miglioramento della vita sarebbe un ottimismo che non ci possiamo permettere.

Boris Vyšnevskij
osservatore della "Novaja gazeta"

03.12.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/136/03.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

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