21 gennaio 2011

La crescita del nazionalismo russo come gioco al massacro

Aleksandr Asmolov: “Ci sono molte pressioni ipnotiche”




Questo può finire con la trasformazione della Russia in un paese di guerre etniche


Da noi è entrato in azione un vecchio schema: Goebbels consigliò di seguire tutti i casi infelici nella stampa britannica – se qualcuno è annegato, è finito sotto una macchina o è rimasto ucciso in una comune rissa – e dichiarare che gli ebrei compiono i loro omicidi rituali. In ogni regione si trovarono dopo ricerche appositi casi locali. Sono già due anni che da noi brigate speciali di manipolatori sono passate dai siti nazisti a quelli cittadini, professionali e ad altri siti di varie comunità.

Questi hanno agito proprio così – hanno trovato dopo ricerche casi locali di morti e li hanno valutati in massa, cambiando la parola “ebreo” con le parole “immigrati”, “caucasici”, ecc.: “Gli immigrati ci hanno circondati! Ci uccidono! Ci sterminano in modo speciale…”.

In qualche città gli è riuscito far oscillare la situazione fino al punto che a innervosirsi e a credere sul serio che “è in corso una guerra tra popoli” hanno cominciato gli “abitanti” di questi siti, che non sospettavano nulla. Ma sono riusciti a “giocare” davvero, come vediamo, proprio i tifosi dello Spartak e poi anche studenti disciplinati, parte dei quali non ha proprio niente a che fare con il calcio…

Il tempo adesso si è diviso in prima e dopo il Maneggio [1]. “Cosa accade?” - è la domanda più popolare della storia del paese “dopo il Maneggio”.

Cosa realmente accade? – chiedo anch'io al noto psicologo, direttore dell'Istituto federale per lo sviluppo dell'istruzione, titolare della cattedra di psicologia della personalità della MGU [2], il professor Aleksandr Asmolov.

– Non c'è una risposta semplice a una situazione complessa, plurimotivata. Ci sono i fatti: la Russia diventa sempre più un paese dalla xenofobia sviluppata. E gli orientamenti netti sono legati al fatto che perfino a livello politico dividiamo le persone in nostri e non nostri, locali e non tali. In situazioni complesse, indeterminate una simile polarizzazione riscalda l'aggressività e sfocia in correnti, proprio in correnti di odio. Una situazione xenofobica comune è un ambiente favorevole per l'estremismo. Ritengo che siano ingenui quelli che cercano di ricondurre tutto agli ultrà calcistici, che erano presenti nella piazza del Maneggio. O a un ambito criminale, che, penetrato nel campo degli ultrà, li abbia incitati ad agire in modo sempre più estremistico… O al tema dell'instabilità della psiche degli adolescenti e della gioventù. Anche se, certamente, tutto ciò che si è nominato è presente. Ma bisogna rivolgere l'attenzione a tecnologie precise, elaborate da tempo, che sono state evidentemente applicate sulla folla nella piazza del Maneggi – ci sono molte pressioni ipnotiche, a cui proprio una folla di migliaia di persone reagisce e perciò anche il rischio di contagio dell'estremismo è sempre alto. Azioni e grida organizzate sono davanti a noi, direi, un lavoro professionale.

Di chi, secondo Lei?

– E' chiaro che è cosa di determinati gruppi politici, non criminali e tanto meno di ultrà. Non posso farne i nomi, ma se diamo un'occhiata ai video che vengono messi su Internet, vediamo che oggi tirano fuori termini dimenticati da tempo. La Santa Rus' [3] esorta alla crociata contro “giudei e saraceni”. Nel fatto che i giudei siano sempre colpevoli di tutto questa formula non si distingue come un'unica novità... Ma il termine dei tempi del Medioevo – “saraceni”! Con esso si sottintendevano quelli che erano nemici del Sepolcro del Signore e non era importante se fossero arabi o altri diversamente credenti.

In primo piano non c'è il segno etnico, ma il segno di chiunque sia “contro di noi”.

Saraceni sono tutti i dissenzienti?

– Questi termini sono stati tirati fuori oggi. Ciò significa che determinati gruppi politici hanno preso non solo la retorica, ma anche l'ideologia della crociata per la Santa Rus'. A questo mezzo ricorrono i gruppi politici di tutti i tempi e di tutti i popoli quando lo scopo è la destabilizzazione della società, il tentativo di mutamento del regime politico… Dal mio punto di vista, se non vedremo queste cose, ma cercheremo solo i colpevoli che sono in superficie, non cambierà nulla. Perché ciò che è accaduto nella piazza del Maneggio e poi presso la stazione Kievskaja [4] e a Ostankino [5] non può essere spiegato, se dietro ciò non sta un serio programma politico di una seria entità politica.

Intende i movimenti nazionalisti?

– Ora si usano largamente queste denominazioni, ma io le eviterei. Dietro di esse sta un'altra matrice di coscienza. Ci stiamo scontrando con ciò che in tutto il mondo si chiamano manifestazioni di fondamentalismo. Proiezioni parziali di questa ideologia sono stati sia il fascismo italiano, sia il nazional-socialismo tedesco, sia altre manifestazioni di culture totalitarie, che portano alla spersonalizzazione dell'essere umano.

La stagione dei fanatici è giunta nel 2010 – in queste ondate che abbiamo visto al Maneggio e in grado ancora maggiore negli episodi seguenti. Ricordate la conversazione del capo della polizia di Mosca con il leader anonimo [6] – questi portava una maschera?

Non l'ha tolta neanche dopo che gli è stato proposto di farlo.

– Non l'ha tolta. La spersonalizzazione è l'immagine di determinati gruppi politici. Questi ha avanzato con una determinata retorica, là si può analizzare la tinta mistica, di culto inerente ai fondamentalisti. Abbiamo a che fare con un fenomeno molto serio.

E' noto da tempo che quando si indica un nemico, si accendono gli istinti. E forse per chi gioca su questo non è neanche tanto importante il fatto di acquistare il controllo. E' più importante che tutto intorno le persone normali perdano il controllo. Lo smarrimento, il senso di panico, orrore e paura come dopo gli atti terroristici… Cosa possono fare con questo le persone rispettose della legge? Cosa consiglia come psicologo?

– E' insensato dare consigli in questa situazione. E' necessario darli non alle persone rispettose della legge, ma a chi letteralmente gioca con gli estremisti. E' totalmente un gioco. Quando nei programmi televisivi dicono che bisogna legalizzare i leader dei movimenti nazisti e allora tutto si calmerà.

C'è ancora una fase che personalmente non riesco a capire. Si verifica una qualche sorprendente confusione: per esempio, leggi un testo assolutamente fascista per contenuto, ma vedi che questo non è affatto un giornale nazista. Cosa muove le “penne” di alcuni miei colleghi – la paura, la congiuntura, l'ottusità? Per esempio, un articolo, non farò il nome del giornale né dell'autore, invita alla tolleranza zero verso i fuoriusciti del Caucaso.

– Questi sono slogan assolutamente hitleriani, un passaggio dalla personalità alla folla. Tu sei colpevole perché appartieni a questa cultura. Questa è la legalizzazione dei rapporti impersonali tra le persone, la trasformazione della Russia in un paese di guerre etniche.

C'è anche questa fissazione: lo slogan “La Russia per i russi” è sostenuto dalla maggior parte della popolazione e ciò significa che le autorità lo devono ascoltare.

– Porterò l'esempio di Monaco, una città dove fu a suo tempo uno dei focolai del nazional-socialismo. Là in tutte le scuole è stato introdotto il corso obbligatorio “Analisi dei sistemi totalitari e delle loro conseguenze”. Non lezioni di patriottismo, ma analisi. “Per noi è difficile, – dicono i miei colleghi tedeschi del ministero dell'Istruzione della Baviera, – i genitori, che sono nati già dopo il fascismo, non capiscono perché i loro figli debbano rispondere di ciò che è stato”. Ma c'è una risposta: “Perché questo non si ripeta e perché sia voi, sia i vostri figli conosciate le conseguenze del fascismo per il mondo”. Da noi invece si tace timidamente sull'Olocausto. E con gli adulti va avanti il gioco sul tema “il predominio degli estranei”. Cominceranno nuovi olocausti, se non si smette di giocare.

Galina Mursalieva

20.01.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/005/10.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Il 16 dicembre 2010 nella piazza del Maneggio, attigua alla Piazza Rossa, si sono scontrati nazionalisti russi e giovani caucasici.

[2] Moskovskij Gosudarstvennyj Universitet (Università Statale di Mosca).

[3] Nome originario della Russia (l'attuale nome Rossija risale al XVIII secolo).

[4] Stazione del metrò presso la “Stazione di Kiev” (dove partono i treni per Kiev) nel centro di Mosca.

[5] Quartiere della periferia settentrionale di Mosca, sede di televisioni, dove il 17 gennaio è stato ucciso il giornalista televisivo Roman Nikiforov.

[6] Il capo della polizia di Mosca ha incontrato pubblicamente un leader degli ultrà nazionalisti e la cosa è stata anche ripresa e mandata in televisione.

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