05 maggio 2011

Medvedev invece della democrazia?

Medvedev è meglio del non-Medvedev




Il terzo anniversario dell'entrata in carica del capo di stato Dmitrij Medvedev ricapitola la sua presidenza, perché l'anno che rimane è sotto il segno delle elezioni. E in questo senso non è rappresentativo. Perciò ha senso valutare il risultato intermedio, precisando in anticipo che la “Novaja gazeta” non è stampa d'opposizione, ma libero. Perciò ci riserviamo il diritto a valutazioni positive non troppo alla moda dell'operato del presidente.

In tre anni Dmitrij Medvedev non ha potuto liberare se stesso dagli obblighi che prese davanti a Vladimir Putin quando era ancora successore. In questo sta l'insufficienza costruttiva della successione alla russa. Una cosa è quando tu sei Juan Carlos, che aspetti la morte fisica del Caudillo per trovarti ad essere politico con le mani libere. Qui è un'altra storia – Putin non se n'è andato da nessuna parte. Perciò del presidente Medvedev come di un politico già del tutto autonomo non si può parlare: il disgelo può essere solo molto incoerente, come l'attuale primavera moscovita.

L'epoca di Medvedev è stata oscurata dalla guerra georgiana, in cui la Russia si comportò come se fosse stata la metropoli e la Georgia una sua lontana provincia ribelle. Invece grazie a una piccola campagna vittoriosa il rating dei duumviri si è sollevato ad altezze davvero olimpiche. Ma come le attese legate a Medvedev si sono rivelate elevate, le delusioni si sono rivelate precoci.

Nel nostro naturale atteggiamento critico verso il potere non abbiamo neanche notato che sotto Medvedev è comparso ciò che non c'era e non poteva esserci sotto Putin – l'opinione pubblica.

E' chiaro che prima di tutto è merito della stessa opinione pubblica. Ma perché non restasse una cosa a se, perché la sua esistenza diventasse nota fuori dallo spazio della Rete, doveva comparirle un canale che portasse dal “virtuale” al “reale”. Ed ecco che tale ripetitore è divenuto il presidente. La valutazione pubblica delle leggi su Internet, il cogliere segnali dal basso su argomenti come, per esempio, l'“Ochta-centr” [1] e il bosco di Chimki [2] (anche se con diversi esiti), la formazione di un istituto di analisi sociale delle sentenza clamorose – tutte queste sono cose che rafforzano l'opinione pubblica. In mancanza di istituti funzionanti di democrazia rappresentativa e partitica l'appello al presidente attraverso il capo della burocrazia è diventato uno strumento democratico. E' bene che sia comparso. Ma il problema di Medvedev sta nel fatto che questo strumento non può essere l'unico, se intende essere efficace: il segnale, che proviene dalla società e viene reindirizzato alla burocrazia, si impantana. Questo è il comando manuale della democrazia in mancanza di meccanismi normali.

Nell'ambito dei successi, anche se pure in regime di comando manuale, c'è la costrizione alla rotazione delle élites regionali. I capi delle regioni non hanno potuto sentirsi al sicuro. E' finito il pluriennale governo feudale-stagnante dei “pesi massimi”, compreso il principale di loro – Jurij Lužkov [3]. In condizioni normali la rotazione si compie grazie al controllo sociale, alle elezioni, ai mandati limitati. Se non ci sono questi meccanismi, tocca agire al numero uno.

Infine Medvedev ha comunque riformattato in modo sostanziale la politica estera russa, su cui c'era il timbro del discorso di Monaco [4] di Putin. Sotto Medvedev la Russia è stata con la comunità mondiale più che contro di essa.

E, certo, per l'evoluzione personale delle idee di Medvedev è importante il fatto stesso di aver ammesso che la modernizzazione debba essere non solo e non tanto tecnologica. Cosa che gli ha permesso di conquistare le simpatie dei giovani-istruiti-urbanizzati. Dal loro punto di vista, Medvedev è meglio del non-Medvedev. Ma se sia giunto a far sì che votino compatti per lui, è una questione che richiede un test pratico.

Se, certamente, ci si arriverà.

Andrej Kolesnikov
osservatore della "Novaja gazeta"

[1] “Centro-Ochta”. L'Ochta è un piccolo fiume di San Pietroburgo presso cui dovrebbe sorgere un grattacielo di 396 metri di proprietà della Gazprom con tale nome, che deturperebbe per sempre il panorama cittadino.

[2] Cittadina nei pressi di Mosca, nel cui bosco (riserva naturale) dovrebbe passare la nuova autostrada Mosca-San Pietroburgo.

[3] Jurij Michajlovič Lužkov, rimosso dalla poltrona di sindaco di Mosca dopo 16 anni.

[4] Alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco del 2007 Putin usò toni quasi da guerra fredda.

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