29 giugno 2011

Cosa succede a lottare contro la tortura in Russia

Non toccare!




A Nižnij Novgorod [1] perseguitano rozzamente e vigliaccamente la collaboratrice del Comitato Contro le Torture Ol'ga Sadovskaja


L'organizzazione per la difesa dei diritti umani “Comitato Contro le Torture” di Nižnij Novgorod esiste da 11 anni.

Dal nome dell'organizzazione è chiaro con quale problema hanno a che fare gli attivisti per i diritti umani. Quanto alla sola Nižnij Novgorod la statistica dice: un abitante su cinque è stato vittima di torture. In Cecenia e nel Caucaso, suppongo, tale statistica salirebbe, se, certo, là qualcuno la facesse.

Vi stupite, ma il Comitato Contro le Torture punisce efficacemente e, cosa principale, legalmente i carnefici. Negli anni di lavoro al Comitato Contro le Torture sono giunte 1402 dichiarazioni di chi è stato vittima di torture. I collaboratori del Comitato Contro le Torture hanno elaborato un proprio unico metodo per condurre ogni caso e sono riusciti a mandare in colonia penale [2] 75 membri delle strutture armate e hanno ottenuto 19 milioni 168 mila 740 rubli [3] di risarcimenti per le vittime.

A questa organizzazione i cittadini non solo devono essere grati, devono esserne orgogliosi. Nella nostra storia ci sono pochi precedenti di una così tranquilla, precisa e attiva resistenza a un sistema che ha la cattiva abitudine di infilare cavi elettrici nel sedere ai propri cittadini. (E' caratteristico, peraltro, che la tortura con la corrente elettrica, applicata massicciamente abbia ricevuto tra le masse popolari un nome sarcastico – la “Telefonata a Putin”.)

Nel mondo civile gli sforzi del Comitato Contro le Torture sono valutati degnamente. Solo negli ultimi due mesi il Comitato Contro le Torture ha ricevuto i due principali premi europei per la difesa dei diritti umani. Il 22 giugno a Strasburgo al presidente del comitato Igor' Kaljapin e alla vice-presidente del Comitato Contro le Torture Ol'ga Sadovskaja hanno consegnato il Premio per i Diritti Umani (Human Rights Prize), conferito dall'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa.

Naturalmente il governo russo non ha salutato i propri eroi. Questi non sono gli eroi che si possono premiare al Cremlino.

I collaboratori del Comitato Contro le Torture non fanno esplodere macchine con bambini a bordo – nel tentativo di uccidere i nemici della Russia; non avvelenano mezza Europa con il polonio – nel tentativo di uccidere i nemici della Russia; non fanno arrivare all'estero “documenti confidenziali” – nel tentativo di riciclare la grana rubata da alti funzionari.

Fanno imprigionare sbirri per aver torturato delle persone. Risulta che sono antieroi, traditori.

Cosa che è stata chiaramente mostrata ai collaboratori del Comitato Contro le Torture al ritorno da Strasburgo.

Olja Sadovskaja vive a Nižnij Novgorod con il marito e un bambino piccolo (ha un anno). Il 21 giugno (giorno in cui è volata a Strasburgo) tutti i muri di cinta vicini sono stati dipinti con strani graffiti: “Sadovskaja, perché vendi la Patria?”, “Forse Barack da di più?”, “Sadovskaja, noi ti… (di seguito croci)”, “Sadovskaja – zerbino americano”, “Pelle della Sadovskaja – aspéttatela presto”, “Sadovskaja – fiancheggiatrice di terroristi e estremisti”. Colpisce particolarmente il fatto che la firma sotto questa pittura rupestre sia “nacbol[4].

I nacboly di Nižnij Novgorod si sono indignati furiosamente. Lo stesso giorno in cui si è avuta notizia della vessazione ai danni di Olga, questi hanno dichiarato ufficialmente sul loro sito: “Non suscita dubbi che questo sia opera degli “anti-estremisti” locali, capeggiati dal signor Trifonov – capo del centro “Ė” [5] di Nižnij Novgorod. E né Sadovskaja, né l'intera società di Nižnij Novgorod, conoscendo i nacboly, crederà a queste provocazioni”.

Anche la stessa Sadovskaja nega la partecipazione dei nacboly alla vessazione. Tra l'altro, questa non ha notizie dirette che le minacce vengano dal locale centro “Ė. Anche se prove indirette della partecipazione dei membri delle strutture armate ci sono. Dall'inizio di giugno è già la quarta “spiacevolezza” accaduta a Ol'ga.

A giugno Nižnij Novgorod è stata il luogo di svolgimento del summit Russia-UE.

Ol'ga Sadovskaja ha organizzato incontri non governativi con diplomatici europei e attivisti per i diritti umani di Nižnij Novgorod nel corso di questo summit. Inizialmente a Ol'ga hanno bloccato contemporaneamente tutte le carte di credito. Le banche hanno dato un pretesto stereotipato: “E' giunta notizia di una trasmissione dei Suoi dati a terze persone”.

In seguito Sadovskaja è stata convocata alla Procura del distretto di Nižnij Novgorod e l'hanno interrogata dettagliatamente sul protocollo degli “incontri non governativi”. Durante il colloquio alla sua macchina sotto diretta osservazione di un agente della GIBDD [6] è stata svitata la targa. Alla vigilia dell'incontro con gli europei è stata violata la posta elettronica di un'assistente di Sadovskaja e da questa è partita una lettera disinformante sul luogo e sull'incontro diretta a tutti i partecipanti. Anche un partner del Comitato Contro le Torture – l'agenzia di stampa Rosbalt – all'ultimo momento si è rifiutato di fornire il locale per l'incontro tra gli attivisti locali per i diritti umani e i diplomatici europei.

Le birichinate dei malintenzionati non ha impedito al Comitato Contro le Torture di tenere tutte le iniziative progettate. Evidentemente, per vendicare quelli che hanno messo i bastoni tra le ruote a Sadovskaja, hanno deciso di ribadire le proprie cause gloriose in modo rupestre. Ma non bisogna sbagliarsi: i graffiti sui muri di cinta non sono una testimonianza di debolezza, ma una testimonianza di impunità. Il sistema in qualsiasi momento può passare ad azioni più dure. Semplicemente finora, evidentemente, l'ordine “fare secchi” non c'è stato.

P.S. Cecenia, 24 giugno. Subito dopo il picchetto dedicato alla Giornata Internazionale a sostegno delle vittime di torture, all'UVD [7] della città di Groznyj sono stati convocati i collaboratori del Comitato Contro la Tortura in Cecenia Sup'jan Baschanov e Magomed Alamov.

Con loro hanno “colloquiato” due alti ufficiali di polizia, tra cui anche il capo dell'UVD della città di Groznyj Ali Tagirov. A detta degli attivisti per i diritti umani, nel corso del colloquio sono stati apertamente minacciati. I poliziotti hanno copiato i loro indirizzi, hanno fatto domande sulla composizione delle loro famiglie, sui loro figli. Agli attivisti per i diritti umani è stato fatto capire chiaramente che qualsiasi nuova critica all'indirizzo dei membri delle strutture armate porterà delle conseguenze.

Elena Milašina

28.06.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/069/06.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Città della Russia centrale, la Gor'kij del periodo sovietico.

[2] Letteralmente “nella zona”. “Zone” erano i campi del GULag...

[3] Oltre 476.300 euro.

[4] Cioè appartenente al “Partito Nazional-Bolscevico” (partito messo fuori legge che sostiene una versione nazionalista del bolscevismo). Il corsivo è mio.

[5] Ė sta per Ėkstremizm. Si tratta di strutture della polizia che con il pretesto di combattere l'estremismo politico lottano contro l'opposizione. Il corsivo è mio.

[6] Gosudarstvenaja Inspekcija po Besopasnosti Dorožnogo Dviženija (Ispettorato Statale per la Sicurezza del Traffico Stradale), in pratica la Stradale.

[7] Upravlenie Vnutrennich Del (Direzione degli Affari Interni), in pratica la sede della polizia.

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