Piter [1] sarà spopolata a interi rioni
Il programma di restauro della Pietroburgo storica potrebbe risolversi con serie perdite per il patrimonio culturale e con l'espulsione dal centro verso la periferia di quasi 250000 persone
01.12.2011
Valentina Matvienko [2] ha dichiarato che l'UNESCO è "un fiocchetto da niente sul corpo di Pietroburgo". La nuova leadership della Capitale del Nord abbellisce con questo fiocchetto la richiesta di 300 miliardi [3] dal budget federale. Valentina Matvienko chiese la stessa somma per il restauro generale e lo spopolamento delle kommunalki [4]. Ma ricevette un rifiuto. Adesso il programma inventato ancora dalla squadra precedente è dato in un imballaggio più elegante – si chiede di dare soldi per il restauro del centro storico, ricordando al presidente gli obblighi per il mantenimento di Pietroburgo come patrimonio universale dell'UNESCO.
L'essenza della faccenda resta immutata. Gli investitori come prima vogliono realizzare i propri progetti nella parte storica della città. Eppure proprio le vedute della Pietroburgo classica garantiscono i prezzi stratosferici degli immobili eretti là. Ma in centro già non si realizzano. Le nuove costruzioni nella zona protetta sono proibite. Nel 2004 Valentina Matvienko firmò una disposizione che ribadiva la lista dei lotti (lacune) esclusi dalla zona protetta complessiva. Così furono formate quasi 300 potenziali aree edificabili, ma negli anni passati sono già riusciti a determinarle e ad appropriarsene. Peraltro dal preambolo della famigerata disposizione conseguiva che l'enorme danno alla zona protetta si intraprende "allo scopo di conservare e sviluppare la costruzione dei quartieri di San Pietroburgo formatisi storicamente". Adesso, cioè, con lo stesso nobile scopo si propone di spopolare e ricostruire la città vecchia a interi rioni.
Pietroburgo, che pretende il ruolo di città con standard europei, da tempo (ma invano) aspira a liberarsi dal vergognoso status di "capitale russa delle kommunalki". La promessa di finirla con questa pesante eredità del sovok [5] è stata la componente immutabile dei programmi elettorali di tutti i candidati al posto di governatore fin quando è stato eletto – da Sobčak [6] a Matvienko.
Nel 1996 nella Capitale del Nord si contavano 200025 kommunalki, dove vivevano 587099 persone. Negli anni passati il primo indice si è ridotta quasi della metà, ma il secondo non è diminuito affatto: Valentina Matvienko ha ceduto il posto lasciando 105 mila kommunalki con 660434 abitanti (di questi nei quartieri del centro ne vivono circa 250000).
Allo stadio attuale le autorità di Pietroburgo sono intenzionate a concentrarsi sui quartieri del centro, attraenti per gli investitori. Il destino dei cittadini che popolano le kommunalki delle periferie, da tempo in cattivo stato, non rientra nella zona di particolare attenzione del mondo degli affari e dei funzionari.
A maggio alla seduta del governo cittadino Valentina Matvienko ordinò di preparare proposte per il rinnovamento del fondo immobiliare e per lo spopolamento delle kommunalki nei quartieri Admiraltejskij [7], Vasileostrovskij [8], Petrogradskij [9] e Central'nyj [10]. Sottolineando che il centro storico esige "un approccio particolare". Anche se in precedenza il vice-governatore Aleksej Sergeev in un'intervista era riuscito a raccontare alcuni dettagli del programma intrapreso, svelando i veri motivi della scelta annunciata – gli interessi del mondo degli affari. Il funzionario, in particolare, raccontò che si presupponeva di trasmettere agli investitori interi rioni, in quanto "un appartamento o una casa a se non interessano agli investitori". Tra l'altro si era deciso di rischiare il quartiere più responsabile e caro della città, il Central'nyj, trasformandolo in un area cavia per lo svolgimento di un esperimento assai pericoloso. Si presupponeva di prevenire la ragionevolmente attesa resistenza degli aborigeni, che non desiderano trasferirsi dal viale Nevskij in qualche posto del Metallostroj [11] con l'introduzione dei necessari emendamenti alla legislazione federale, di modo che ci fosse la possibilità di inasprire i meccanismi dell'espropriazione sotto le insegne della necessità statale, a cui si proponeva di paragonare gli scopi del programma indicato dallo Smol'nyj [12].
Il suo contenuto restava un enigma tanto per i cittadini nel loro complesso, quanto pure per la comunità degli esperti e dei deputati dell'Assemblea Legislativa. Il parlamento cittadino indirizzò una richiesta alla governatrice, esigendo chiarimenti: com'era fondata la scelta del quartiere Central'nyj, a quali emendamenti e a quali leggi federali dava il via lo Smol'nyj, quali atti normativi riguardanti il programma annunciato preparava esso stesso, come nella sua realizzazione si sarebbe tenuto conto delle esigenza della legislazione nell'ambito della tutela dei monumenti?
Valentina Ivanovna non si degnò di dare spiegazioni al corpo dei deputati, passati due mesi scrisse in risposta per lei il vice-governatore Aleksej Sergeev, senza tra l'alto rispondere sostanzialmente ad alcuna delle questioni sollevate dall'Assemblea Legislativa.
A luglio Valentina Matvienko propose al centro federale di elaborare una legge speciale sul restauro generale del centro storico di Pietroburgo, analoga alle leggi approvate per Soči [13] e Vladivostok [14]. Al ministero delle Finanze tale analogia fu considerata infondata, ricordando: nella Capitale del Nord non si svolgono né le Olimpiadi, né il summit dell'APEC. E in generale non c'è di che paragonare Pietroburgo alle regioni sovvenzionate.
Al ministero dello Sviluppo Regionale ritennero che il finanziamento del restauro generale richiesto dallo Smol'nyj (300 miliardi di rubli) fosse incommensurabile con ciò che era stato stanziato per il programma panrusso "Abitazione" per gli anni 2011-2015. Il capo del ministero per lo Sviluppo Regionale Viktor Basargin chiarì che allo scopo di realizzarlo era stato creato il fondo federale per lo sviluppo della ŽKCh [15], nell'ambito del quale dal budget federale per 81 regioni della Federazione Russa erano stati stanziati in tutto 240 miliardi di rubli [16] (il 70% è indirizzato al restauro generale, il 30% allo spopolamento delle abitazioni vetuste e inagibili). E inoltre ci sono singoli programmi per lo spopolamento di regioni più sfortunate del Nord-Ovest – il Nord, l'Estremo Oriente, le zone della BAM [17]. Al ministero dell'Economia valutarono che per il programma federale i compiti indicati da Pietroburgo fossero troppo ristretti – bisogna mirare allo sviluppo di tutta l'infrastruttura turistica. In questo li appoggiò anche il ministero dello Sviluppo Regionale, che propose di ordinare al ministero della Cultura un programma speciale per la Pietroburgo storica, che tenesse conto delle esigenze inerenti a un sito dell'UNESCO.
Tenendo conto di tutte queste raccomandazioni il vecchio progetto fu anche abbellito con un nuovo "fiocchetto", annunciando tra gli scopi del programma il restauro di "uno dei fondamentali patrimoni mondiali e biglietto da visita della Federazione Russa". Da dove diavolo sia stata presa la somma di 300 miliardi richiesta per questo biglietto da visita non è chiaro. Il programma vero e proprio ancora non c'è, conti chiari neanche. Alla commissione specializzata dell'Assemblea Legislativa non è giunto alcun materiale da esaminare.
Il vice-presidente della commissione parlamentare per l'economia cittadina, l'urbanistica e le questioni della terra Sergej Malkov teme che il programma spinto dalle lobby non abbia proprio alcuna componente sociale, ma sia mirato esclusivamente all'interesse commerciale dei costruttori: "Spopolando qualsiasi casa in centro, l'investitore ottiene la possibilità (dopo la ricostruzione o il compimento di una nuova costruzione) di guadagnare bene con la vendita di una nuova abitazione molto cara. Ma dove e a quali condizioni andranno i suoi precedenti abitanti?»
Secondo la pratica creatasi a Pietroburgo nessuno ottiene un immobile alternativo in centro, solo nei lontani quartieri "dormitorio". E le entità dei risarcimenti proposti sono lontane dal reale valore degli appartamenti espropriati. Con i dissenzienti per ora la questione si è risolta semplicemente: Valentina Matvienko ha esortato i funzionari a "non liberaleggiare" e a "cacciare con la forza in fondi speciali chi rifiuta di trasferirsi nell'area proposta dalla città".
Come consegue dalle lettere di accompagnamento adesso consegnate al presidente, per la costruzione di abitazioni per 66 mila famiglie sfrattate dalle kommunalki in centro, sono stati stanziati 70 miliardi di rubli [18], altri 17 miliardi [19] per i risarcimenti. Ne deriva cioè che per il miglioramento delle condizioni abitative di ogni famiglia sono previsti dal programma circa 1,3 milioni [20]. Mentre oggi a Pietroburgo con meno di 3 milioni [21] non compri neanche un monolocale.
Appassionate dalla garanzia degli interessi del mondo degli affari, le autorità, pare, lasciano del tutto fuori le questioni della difesa dei diritti legali dei proprietari delle abitazioni. L'idea formulata già sotto Matvienko presuppone lo spopolamento e la ricostruzione di interi rioni. Ma si troveranno appena quelli dove tutte le case consistono interamente di kommunalki. Più tipico si presenta il quadro, in cui di queste tocca circa il venti per cento, il resto viene riscattato e messo in ordine dai proprietari e ai primi piani vengono posti uffici o negozi. Anche i loro possessori hanno speso molto per il riscatto e nella ristrutturazione dei vani.
Pericolosa si presenta anche la tendenza in accelerazione allo spopolamento del centro, quando la funzione abitativa viene attivamente sostituita da quella di uffici e commerciale e i custodi della tradizione, i portatori vivi dello spirito della città vengono sfrattati in periferia.
Gli esperti chiamano errore anche i tentativi di saldare l'un l'altro due compiti completamente diversi – lo spopolamento delle kommunalki e il restauro degli edifici storici. Inoltre all'attuale leadership di Pietroburgo si raccomanda insistentemente di prendere conoscenza dell'istruttiva esperienza di 30 anni fa. "A metà degli anni '80 si discuteva molto aspramente la questione della scelta tra un restauro complessivo e generale e uno selettivo, al risparmio, – ricorda il membro del Consiglio Sociale di Esperti Scientifici, l'architetto Pavel Nikonov. – Il primo approccio allora dominava, per gli enti edili era conveniente innalzare il volume dei lavori indispensabili, "dare indici". Ma l'esperienza di quegli anni mostrò che il restauro generale con la concomitante distruzione di interni unici abbassa radicalmente il valore storico-culturale degli edifici. E dopo la sua effettuazione il seguente restauro risultava già una faccenda irreale – i metodi di restauro generale di allora rendevano la nuova costruzione così dura che si escludeva da sola la possibilità di un qualsiasi nuovo rifacimento in futuro e restava solo la demolizione".
I rischi che accompagnano la totale ricostruzione di rioni storici restano molto alti. La legislazione vigente non prevede una pena adeguata per la concomitante "casuale" distruzione. Per esempio, per l'arbitraria demolizione di una casa del XIX secolo all'angolo tra il viale Litejnyj e via Čajkovskij [22] il costruttore ha solo pagato una multa - 20 mila rubli. Una somma altrettanto da niente è stata valutata la distruzione dell'ultimo edificio dell'epoca di Puškin sul viale Nevskij, la casa al n. 114 – anch'essa è stata "casualmente" abbattuta, liberando un'area presso il centro commerciale della compagnia Stokmann.
Con un tale livello di cultura della costruzione cedere la città storica agli investitori a rioni è lo stesso che fare entrare un elefante in una cristalleria.
In precedenza per il programma federale mirato "Conservazione e sviluppo del centro storico di San Pietroburgo (anni 2002-2010)" erano stati stanziati 279851,83 milioni di rubli [23]. Era stato prescritto che i soldi non sarebbero andati solo al restauro di monumenti famosi, ma anche al miglioramento dell'ecologia, alla garanzia di un ambiente di vita confortevole, alla modernizzazione e allo sviluppo dell'infrastruttura civile, al trasporto pubblico cittadino, alla creazione di condizioni per il relax e la pratica dello sport, alla ricostruzione del viale Nevskij e altro…
Negli anni passati sul viale Nevskij sono stati abbattuti sette edifici storici – solo sulla linea rossa. Più l'unica ala ovale del XVIII secolo della casa di Čičerin [25], rimasta adesso solo nel disegno di Dobužinskij [26]. Si sterminano le basi per il canottaggio e per la motonautica – per esempio, due sono state liquidate sull'isola Krestovskij durante la costruzione della cittadella per i giudici della Corte Costituzionale, un'altra (nel giardino Lopuchinskij [27]) è stata chiusa e venduta per la costruzione di un residence a più piani. Dall'isola Byčij è stata sfrattata l'unica scuola di ecologia per bambini per la realizzazione del progetto commerciale di un club di judo patrocinato da V.V. Putin.
Grazie agli emendamenti ottenuti dalle lobby per i costruttori dalla tutela della legge cittadina sono stati tolti 2500 ha di verde pubblico. Vengono abbattuti e usati per costruzioni giardini e aiole, compresi monumenti paesaggistici di valore federale – nel giardino della Tauride [28] la Gazprom ha costruito una pista di pattinaggio coperta, completa di vani commerciali, saune e ristoranti.
Secondo i dati dell'inventario popolare condotto da volontari sotto l'egida del centro di analisi ĖKOM [29] e di "Città Viva" [30] negli ultimi anni più di 370 istituzioni per l'infanzia sono state sfrattate da banche, hotel e terme con servizi "intimi".
E' terribile perfino immaginare in cosa si risolverà l'appropriazione di una somma ben maggiore. Il cuore di Pietroburgo potrebbe semplicemente non reggere l'annunciato intervento di plastica per il ringiovanimento del suo volto.
"Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/society/49775.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Nome colloquiale di San Pietroburgo.
[2] Valentina Ivanovna Matvienko, governatrice di San Pietroburgo.
[3] Di rubli, quindi circa 7,22 miliardi di euro.
[4] Appartamenti di epoca sovietica abitati da più famiglie. Il corsivo, qui e altrove, è mio.
[5] Termine che letteralmente significa "paletta", ma è usato per definire con disprezzo ciò che è sovietico.
[6] Anatolij Aleksandrovič Sobčak, governatore di San Pietroburgo al tempo della perestrojka.
[7] "Dell'Ammiragliato", quartiere del centro.
[8] "Dell'isola Vasilevskij, nel delta del fiume Neva.
[9] "Di Petrograd", nucleo originario di San Pietroburgo.
[10] "Centrale".
[11] "Metalmeccanica", quartiere industriale della periferia sud-orientale.
[12] Nome dell'edificio sede del governo cittadino.
[13] Città sul Mar Nero.
[14] Città della costa pacifica della Russia asiatica.
[15] Žiliščno-Kommunal'noe Chozjajstvo (Gestione delle Abitazioni e dei Servizi).
[16] Circa 5,79 miliardi di euro.
[17] Bajkalo-Amurskaja Magistral' (Autostrada del Bajkal e dell'Amur), autostrada siberiana.
[18] Circa 1,69 miliardi di euro.
[19] Quasi 410 milioni di euro.
[20] Circa 31350 euro.
[21] Circa 72350 euro.
[22] Nel centro di Pietroburgo.
[23] Poco più di 480 euro.
[24] Circa 6,75 milioni di euro.
[25] Edificio storico appartenuto al generale Nikolaj Ivanovič Čičerin.
[26] Mstislav Valerianovič Dobužinskij, artista russo del XIX-XX secolo.
[27] Sull'isola Aptekarskij nel delta della Neva.
[28] Storico parco nel centro di Pietroburgo, presso la residenza del favorito di Caterina II Grigorij Aleksandrovič Potëmkin.
[29] Associazione ecologista.
[30] Movimento per la salvaguardia di Pietroburgo.
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