06 settembre 2012

Come e perché la polveriera del Caucaso sta per esplodere

Una tempesta si avvicina al Caucaso

L'inasprimento della situazione in Inguscezia può diventare l'inizio di un grande conflitto

Nel Caucaso del Nord c'è un nuovo inasprimento della situazione. Nella giornata di mercoledì nel distretto Sunženskij [1] dell'Inguscezia i guerriglieri hanno assalito un convoglio di combattenti di un reggimento del Ministero degli Interni della repubblica. Questi hanno fatto esplodere una mina artigianale sotto l'Ural [2] di testa, poi dal bosco hanno aperto il fuoco con mitra e lanciagranate. L'attacco si è verificato alle 13.00 circa nei dintorni del villaggio di Datych.

In conseguenza sei poliziotti che si dirigevano al cambio di turno al posto di guardia del confine amministrativo della repubblica sono morti e un altro è rimasto ferito. Secondo informazioni non definitive, l'assalto alla colonna è stato compiuto da circa 10 guerriglieri.

A giudicare i comunicati dal Caucaso del Nord, le sortite dei terroristi negli ultimi tempi diventano sempre più audaci e sanguinosi. Su questo sfondo sono andati avanti colloqui sul fatto che l'attivarsi delle bande clandestine può diventare motivo di una nuova operazione militare nel Caucaso. Al Ministero della Difesa corrono voci del genere. In quel dicastero riterrebbero, che fosse necessario rafforzare con reparti dell'esercito le forze utilizzate nelle operazioni antiterroristiche – i servizi segreti e il Ministero degli Interni. La cosa più probabile è che entrino in azione i combattenti dei corpi speciali della Direzione Centrale dell'Intelligence (GRU [3]) dello Stato Maggiore.

I militari pensano che questo aiuterà a ridurre le perdite significative che gli uomini delle strutture armate subiscono. Solo nell'ultima settimana di agosto nel Caucaso tra soldati e ufficiali sono morte 15 persone e ne sono rimaste ferite 11. Questo è paragonabile al livello di perdite all'inizio degli "anni Zero", quando nella regione operava attivamente l'esercito.

Forse proprio alla vigilia della nuova operazione caucasica il presidente Vladimir Putin ha incluso nell'organico del Comitato Antiterroristico Nazionale il ministro della Difesa e il Capo di Stato Maggiore.

Non è escluso, tra l'altro, che le truppe siano richieste per creare una zona cuscinetto tra Cecenia e Inguscezia. Negli ultimi tempi i rapporti tra le repubbliche si sono inaspriti a causa di territori contesi. Si è giunti al punto che il 4 settembre alla riunione di gabinetto dei ministri della repubblica il capo della Cecenia Ramzan Kadyrov ha annunciato apertamente quali distretti ritiene "ceceni" – il distretto Sunženskij e parte del distretto di Malgobek [4] dell'Inguscezia.

"Conosciamo il nostro territorio e in nessuna circostanza lo lasceremo oltre il limite del confine amministrativo", – ha dichiarato il signor Kadyrov. Questi ha pure accusato il capo dell'Inguscezia Junus-Bek Evkurov di "fare strane dichiarazioni" e di "cercare di mettere divisione tra due popoli fratelli". Evkurov, noteremo, ha detto che il tentativo da parte di chiunque di rivedere i confini stabiliti porterà a un conflitto.

– La situazione nel Caucaso del Nord può inasprirsi ovunque, – dice il vicedirettore dell'Istituto di Analisi Politica e Militare Aleksandr Chramčichin. – Proprio per questo si compie il rafforzamento: per il Daghestan, la Cecenia, l'Inguscezia. Sarebbe un'altra questione se fosse un rafforzamento solo dei corpi speciali del GRU, – con unità specifiche, che per molti versi sono calcolate per lottare contro formazioni della guerriglia – allora non si potrebbe affermare seriamente che nell'operazione sono utilizzate le forze armate.

"SP" [5]: – L'esercito nel Caucaso è efficace nelle operazioni contro i guerriglieri?

– L'esercito, alla fin fine, ha vinto la guerra cecena – almeno la seconda volta. Ma da un certo momento grandi insiemi di truppe non sono stati più necessari. Veramente dopo hanno smesso anche di combattere. Ora non è una situazione in cui sarebbero di nuovo necessari.

"SP": – Quanto sono serie le divergenze tra Evkurov e Kadyrov? Può sorgere un conflitto di confine?

– Certo che può. E per Mosca non sarà facile scegliere da che parte stare. La cosa più probabile è che sceglierà Kadyrov.

"SP": – Mosca può fare una zona cuscinetto tra le repubbliche e portare là le truppe?

– Forse farà pure così. Ma comunque le toccherà decidere in favore di chi stare nel conflitto.

"SP": – Quanto innalzano il rating del potere le operazioni nel Caucaso?

– Se le operazioni nel Caucaso influiscono sul rating del potere, è solo per abbassarlo. Andrà cosi anche con la nuova operazione militare, se ci si arriverà.

Il presidente del Comitato Islamico di Russia Gejdar Džemal' vede il risvolto dei fatti in un altro modo.

– Non è del tutto evidente che il rafforzamento della componente militare nel Caucaso del Nord riguardi proprio il Caucaso del Nord, – dice Džemal'. – Forse è una cortina fumogena per la concentrazione delle forze dirette contro il Caucaso del Sud. Proprio nel Caucaso del Sud la situazione si inasprisce nettamente alla vigilia di un nuovo turno di contrapposizioni tra l'Iran e l'Occidente. Questo si riversa nell'inasprimento dei rapporti tra Azerbaigian e Armenia e anche negli estremamente incomprensibili rapporti tra Mosca e Tbilisi.

Già da molto tempo corre voce che uno dei prossimi passi di Vladimir Putin tornato sulla poltrona presidenziale sarà un duro regolamento di conti militare con la Georgia, in cui, probabilmente, sarà coinvolto anche il Caucaso del Nord. Forse ci sarà la persecuzione dei gruppi di guerriglieri passati in Georgia da parte delle strutture armate di una delle repubbliche del Caucaso del Nord, poi queste strutture entreranno in conflitto con le strutture armate dei georgiani. Ma questa è già una richiesta per un grande conflitto.

Devo dire che nel complesso nel Caucaso la situazione peggiora notevolmente. Questo è legato ai fatti a livello internazionale. Ora, per esempio, la lotta in Siria entra in una nuova fase, secondo le ultime notizie nel paese sono presenti i corpi speciali di una serie di paesi della NATO. Ciò significa che l'ingerenza dell'Occidente entra in una nuova fase, che bisogna vedere come un avvertimento non solo all'Iran, ma anche a Mosca e Pechino. Tutto ciò porterà ad un allargamento del conflitto internazionale.

Infine la situazione è complicata dal problema curdo, legato a Baku. Tradizionalmente, ancora in epoca sovietica, Baku era uno dei centri che sovraintendevano al movimento curdo, molti legami e contatti sono ancora attivi. Sia Baku, sia Mosca hanno i propri contatti nel movimento curdo. Tra l'altro al giorno d'oggi cresce la contrapposizione tra turchi e curdi e anche questo riguarda il Grande Caucaso.

Sì, ora l'opposizione armata nel Caucaso del Nord si è nettamente attivata. Ma questo non basterebbe per giustificare grandi spostamenti di forze. Questi spostamenti, ripeto, non sono legati al problema dei separatisti, ma ai rischi a livello internazionale. Secondo me, ci troviamo sulla soglia di grandi e tragici fatti nella regione.

Andrej Polunin, "Svobodnaja Pressa", http://svpressa.ru/society/article/58356/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Distretto della parte centrale.

[2] Marca di camion russi.

[3] Dalla dicitura russa Glavnoe Razvedyvatel'noe Upravlenie.

[4] Città dell'Inguscezia settentrionale, il cui distretto comprende tutta la parte settentrionale dell'Inguscezia.

[5] Svobodnaja Pressa (Stampa Libera), giornale Internet indipendente da cui è tratto questo articolo.

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