I corpi speciali di Černobyl'
Queste persone salirono per prime sul tetto del
reattore distrutto. Con corazze di piombo artigianali, con pale e
aspirapolvere. Ciò che videro colpisce. Le testimonianze uniche del
generale Tarakanov
26.04.2013 
Molti lo sapevano
Settembre 1986, terzo mese della mia trasferta di
 servizio a Černobyl'.
 I miei compagni e colleghi vicini si erano separati per tornare a
 casa. Di regola ufficiali e generali non si trattenevano qui più di
 un mese o due. Detti il consenso per la prosecuzione della trasferta
 fino a tre mesi. I superiori a Mosca non obiettarono.
Praticamente tutti quelli che lavorarono alla
 centrale atomica ebbero la possibilità, senza saperlo e senza
 notarlo essi stessi, di "arraffarsi" schifezze radioattive
 oltre i limiti ragionevoli. Infatti prima di mandare a fare
 qualsiasi lavoro soldati, ufficiali, in particolare chimici andavano
 per primi. Misuravano i livelli e stilavano la cartografia della
 contaminazione di località, siti, apparecchiature. Ma tra l'altro
 era possibile tener conto dell'irradiazione?
Il presidente della commissione per la liquidazione
 delle conseguenze del disastro di Černobyl'
 Vedernikov sostituì B.E. Ščerbina,
 a cui toccarono i giorni più infernali di Černobyl'.
 A dire il vero, allora non ci fu a lungo. Ma so che Boris
 Evdokimovič acchiappò
 le radiazioni in pieno.
Ancora non riesco a capire perché né la
 commissione governativa, né le truppe di chimici, né la Difesa
 Civile dell'URSS, né il Goskomgidromet [1],
 né l'istituto Kurčatov
 [2] non si siano
 interessati di zone particolarmente pericolose, dove furono gettate
 centinaia di tonnellate di materiali altamente radioattivi sotto
 forma di grafite, componenti nucleari (TVS [3]),
 elementi nucleari (TVĖL
 [4]), frammenti di essi e
 altro. Lo stesso accademico Velichov più di una volta stette in
 elicottero sopra il terzo blocco incidentato, forse non vide questa
 massa? E' pensabile che tanto a lungo – da aprile a settembre 1986
 – da queste zone sia stata spazzata dai venti polvere contaminata
 da radioattività per tutto il mondo! La massa radioattiva fu
 dilavata dalla pioggia, le evaporazioni già contaminate si
 volatilizzarono nell'atmosfera. Inoltre continuò a "sputare"
 lo stesso reattore che aveva eruttato una quantità non piccola di
 radionuclidi.
Probabilmente molti capi lo sapevano, ma nessuno
 intraprese misure radicali. E che i fisici dell'Istituto Kurčatov
 avessero dimostrato che già a maggio il reattore avesse
 cessato le emissioni era un purissimo inganno! L'ultima emissione fu
 registrata dalla stazione radar verso la metà di agosto. Di questo
 si occupò personalmente il colonnello B.V. Bogdanov. Dichiaro sotto
 la mia responsabilità che l'onere fondamentale del lavoro per la
 valutazione dello stato delle radiazioni, fino alla raccolta di
 decine di migliaia di campioni di terreno e acqua, ricadde
 sull'esercito. Sui risultati delle analisi fu fatto regolarmente
 rapporto in forma cifrata alle istanze preposte. La carta più
 veritiera e completa della stato della radiazioni fu pure preparata
 dai militari.
Il robot bruciato
Una volta ad un'udienza a Černobyl'
 della commissione statale il relatore sullo stato delle radiazioni
 fu Israele*.
 Chiesi perché nel rapporto era dato uno stato così lieto – lo
 conoscevamo bene. Non giunse risposta.
E noi a Kiev, su richiesta del Presidente del
 Consiglio dei Ministri dell'Ucraina A.P. Ljaško,
 avevamo portato centinaia di campioni di terreno, fogliame e acqua.
 Avevamo svolto questa operazione insieme agli ufficiali giunti in
 volo in elicottero da Černobyl'
 e con il quartier generale della Difesa Civile dell'Ucraina con a
 capo il generale di brigata N.P. Bondarčuk.
 Ricordo che furono messe su pellicola fotografica foglioline verdi
 di castagni del Kreščatik
 [5]. Sviluppammo la
 pellicola e su di essa brillavano a tutta forza i punti dei
 radionuclidi. Nascondemmo queste foglioline in una cella speciale e
 le fotografammo di nuovo un mese dopo. Adesso erano del tutto
 contaminate – dai punti si era formata una ragnatela. Quando il
 capitano di 1° rango G.A. Kaurov mostrò i negativi ad A.P. Ljaško,
 questi disse: ah…
I lavori più pericolosi e di responsabilità per la
 bonifica andavano compiuti sui tetti del terzo blocco energetico,
 dov'era concentrata una buona quantità di materiali altamente
 radioattivi emessi durante l'incidente al quarto blocco. Erano pezzi
 della struttura in grafite del reattore, componenti nucleari, tubi
 di zircone e altro. Le potenze delle dosi dei singoli oggetti
 giacenti erano troppo alte e molto pericolose per la vita umana.
Ed ecco che tutta questa massa dal 26 aprile al 17
 settembre giacque sui tetti del terzo blocco energetico e nelle aree
 della principale tubatura di ventilazione, fu portata via dai venti,
 dilavata dalle piogge in attesa, finora, alla fine, che venisse il
 turno della sua asportazione. Tutti aspettavano e speravano nella
 tecnica robotica. Aspettarono finché arrivò. Con gli elicotteri
 alcuni robot furono portati in zone particolarmente pericolose, ma
 non funzionarono. Le batterie si scaricarono e l'elettronica si
 bloccò.
Nelle operazioni che mi toccò guidare nelle zone
 particolarmente pericolose del terzo blocco energetico non vidi una
 sola volta un robot al lavoro, tranne uno, estratto dalla grafite,
 "bruciato" dai raggi X e diventato un ostacolo nel
 compimento del lavoro nella zona "M".
Il lavoro per le persone
Nel frattempo i lavori per la sepoltura del quarto
 blocco energetico incidentato erano vicini al compimento. Alla fine
 di settembre si doveva coprire il "sarcofago" di tubi
 metallici di grande diametro. Il compito non semplice di per se fu
 complicato anche dal fatto che sui tetti degli impianti giacevano
 tonnellate di sostanze altamente radioattive Bisognava raccoglierle
 e gettarle nelle fauci del reattore distrutto, celarle sotto un
 tetto sicuro. Un lavoro super-difficile e molto rischioso…
Ma come avvicinarsi a zone dove i livelli di
 radiazioni restavano pericolosi per la vita? I tentativi di
 utilizzare idro-monitor e altri dispositivi meccanici si rivelarono
 senza successo. Inoltre c'erano i luoghi di scarico di prodotti
 radioattivi, adiacenti alla tubatura di ventilazione del corpo
 principale, le aree della tubatura erano difficili da raggiungere:
 l'altezza degli impianti era da 71 a 140 metri. In poche parole,
 senza l'attiva partecipazione delle persone era semplicemente
 impossibile svolgere tale compito.
Il 16 settembre 1986, secondo il cifrato ricevuto,
 volai in elicottero a Černobyl'.
 Giunsi alle 16.00 dal generale Plyševskij
 e subito mi diressi con lui alla seduta della commissione
 governativa che B.E. Ščerbina
 conduceva. Discutevano la variante proposta per la rimozione
 dei materiali altamente radioattivi dal tetto della centrale atomica
 di Černobyl'
 da parte dei soldati dell'esercito sovietico.
I membri della commissione si immersero in un penoso
 silenzio. Ognuno capiva quanto pericoloso fosse questo lavoretto per
 i suoi esecutori. B.E. Ščerbina
 selezionò ancora una volta tutte le varianti possibili, nessuna
 delle quali era reale. In seguito si prese a trattare del luogo di
 sepoltura dei materiali altamente radioattivi La decisione era unica
 – gettarli solo nel reattore incidentato. Tentai di convincere la
 commissione a fermare i futuri lavori, fare container metallici
 speciali dal grande coefficiente di riduzione delle radiazioni e
 portare con gli elicotteri i materiali raccolti nei corrispondenti
 luoghi di sepoltura. La proposta fu respinta. Parlarono di mancanza
 di tempo: premevano i tempi di chiusura del "sarcofago".
In seguito il presidente della commissione si
 rivolse al generale e a me: "Firmerà una disposizione per
 coinvolgere nei lavori i soldati dell'esercito sovietico".
La decisione fu presa. Ma con questa decisione
 ricadde su di me la responsabilità per la direzione
 scientifico-pratica di tutta l'operazione. Nella stessa seduta
 proposi di preparare e condurre un esperimento particolareggiato
 come preparazione all'operazione.
Il gesto eroico del medico militare
 Saleev
Il 17 settembre un elicottero ci portò nel luogo di
 svolgimento dell'esperimento. Decisero di svolgerlo nell'area "N".
 Un ruolo particolare nell'esperimento spettò al candidato in
 Scienze Mediche e colonnello tenente del servizio medico Aleksandr
 Alekseevič
 Saleev. Doveva verificare su di se la possibilità di lavoro
 in una zona pericolosa. Saleev doveva agire utilizzando mezzi di
 protezione speciali rafforzati. Adattarono a lui una protezioni in
 piombo per petto, schiena, testa, organi respiratori e occhi. In
 gambali speciali misero manopole piombate. Sul petto e sulla schiena
 misero ulteriormente un grembiule piombato. Tutto ciò, come mostrò
 poi l'esperimento, abbassò di 1,6 volte l'effetto delle radiazioni.
 Inoltre appesero a Saleev decine di contatori e dosimetri. Fu tenuto
 accuratamente conto del percorso di spostamento. Bisognava uscire
 nell'area dalla rottura nel muro, osservare questa e il settore
 incidentato, gettare nelle rovine 5-6 palate di grafite radioattiva
 e tornare indietro al segnale. Il tenente colonnello del servizio
 medico Saleev svolse questo programma in 1 minuto e 13 secondi. Noi,
 trattenendo il respiro, seguimmo le sue azioni – stavamo
 nell'apertura creata dall'esplosione nel muro, ma in modo tale che
 non avevamo protezione, ci trovammo nella zona per 30 secondi…
In un minuto e qualcosa Aleksandr Alekseevič
 ricevette una dose di irradiazione fino a 10 roentgen secondo il
 dosimetro che lo mostrava direttamente. Decisero di inviare i
 contatori in laboratorio, solo dopo la loro decifrazione fu
 possibile trarre conclusioni più precise. Dopo qualche ora
 ricevemmo notizie: non differivano particolarmente da quelle a noi
 già note. Inviammo l'atto sui risultati dell'esperimento e le
 nostre conclusioni ai membri della commissione governativa. La
 commissione esaminò l'atto presentato, le istruzioni elaborate da
 noi e i promemoria per ufficiali, sergenti e soldati e le approvò.
Tanto più stupefacente per noi fu il fatto che per
 tutto il periodo di lavoro del quartier generale per la liquidazione
 delle conseguenze dell'incidente alla centrale atomica di Černobyl'
 da giugno a novembre 1986 il Ministero della Sanità dell'URSS non
 dette alcuna raccomandazione e non svolse esami sui lavoratori dal
 punto di vista dello stato psico-fisico. Ai membri del reparto di
 ispezione speciale sulle dosi in 4 mesi di lavoro in condizioni di
 campi alti e altissimi e di grandi carichi di dosi fecero analisi
 del sangue solo una volta! Feroce indifferenza…
La preparazione alla futura operazione andò a pieno
 regime. I soldati prepararono manualmente i mezzi di protezione
 individuale. Per la protezione del midollo spinale tagliarono
 piastre di piombo dello spessore di 3 millimetri, fecero mutande di
 piombo – "canestri per le palle", come li chiamavano i
 soldati. Per la protezione della nuca preparano schermi di piombo
 simili agli elmetti dell'esercito; per la protezione della pelle del
 viso e degli occhi dai raggi beta scudi di plexiglas dello spessore
 di 5 millimetri; per la protezione dei piedi solette di piombo nei
 gambali o negli stivali; per la protezione degli organi respiratori
 si adattarono respiratori; per la protezione del petto e della
 schiena grembiuli di gomma piombata; per la protezione delle mani
 manopole e guanti piombati.
Con tali armature da 25 a 30 kg di peso il soldato
 somigliava a un robot. Ma questa protezione permetteva di ridurre
 l'effetto delle radiazioni sull'organismo 1,6 volte. "Come si
 fa?! – non mi stanco di pormi la domanda. – O venivamo dall'età
 della pietra per raccogliere così lastre di piombo e ritagliarci in
 fretta una protezione degli organi umani critici?" Per me,
 generale e persona che ha perso la salute in quell'operazione, è
 vergognoso parlare di una protezione così primitiva delle persone.
 Non a caso a ogni soldato, sergente e ufficiale toccò contare il
 tempo di lavoro – al secondo! Lo affermo: proteggemmo il soldato
 più di noi… Non ripetemmo gli errori fatali dei pompieri eroi.
 Sono sicuro, anch'essi avrebbero potuto restare in vita se avessero
 saputo il conto del tempo e dei roentgen… Ma cosa principale –
 se avessero avuto il vestiario speciale necessario e i mezzi di
 protezione.
Ufficiali e capi
La scienza accademica non elaborò niente di
 ragionevole nell'organizzazione dei lavori nelle zone
 particolarmente pericolose. Toccò creare da soli ed equipaggiare in
 corsa un punto di comando (KP [6])
 speciale. Là installammo dei monitor, una stazione radio a onde
 corte per le comunicazioni con la centrale atomica e il gruppo
 operativo del Ministero della Difesa. Nelle zone particolarmente
 pericolose furono poste delle telecamere PTU-59 [7]
 con quadro di comando a tre assi e regolazione del fuoco con zoom.
 La telecamera permetteva di svolgere l'osservazione ed esaminare in
 primo piano singoli oggetti. In questo KP condussi l'istruzione dei
 comandanti e posi compiti concreti ad ogni militare.
Obblighi particolari ricaddero sull'ufficiale di
 uscita e di percorso. L'ufficiale di uscita aveva la responsabilità
 personale della precisione nell'osservare i tempi di lavoro. Dava
 personalmente il comando "Avanti!" e avviava il
 contasecondi e dava il comando di interruzione del lavoro nella zona
 e accendeva la sirena elettrica. Nelle mani di questo ufficiale
 c'era la vita dei soldati. La minima imprecisione o il minimo errore
 avrebbero potuto avere conseguenze tragiche. Non minore
 responsabilità ricadde anche sugli ufficiali di percorso.
 Inizialmente i dosimetristi A.S. Jurčenko,
 G.P. Dmitrov e V.M. Starodumov li condussero per complessi labirinti
 nelle zone particolarmente pericolose. E solo dopo questa
 preparazione l'ufficiale di percorso poteva portare la propria
 squadra nella zona di lavoro. Di solito l'ufficiale di percorso
 portava 10-15 squadre di soldati e il suo carico di dose diventava
 quello limite, cioè 20 roentgen.
Mentre elaboravamo questi esperimenti, inaspettatamente giunse in volo una commissione speciale designata dal primo vice-ministro della Difesa, il generale di corpo d'armata P.G. Lušev. Presidente della commissione era il generale di corpo d'armata I.A. Gerasimov, che nei giorni più difficili dopo l'incidente fu a capo del gruppo operativo del Ministero della Difesa dell'URSS. Senza offesa per lui sia detto che non era la migliore variante di comando della liquidazione delle conseguenze dell'incidente. Tutt'altro che la migliore. Infatti insieme a N.I. Ryžkov** [8] e E.K. Ligačëv*** [9] il 2 maggio a Černobyl' giunse in volo il capo della Difesa Civile dell'URSS, il generale di corpo d'armata A.T. Altunin. Proprio allora questi leader dello stato furono obbligati ad affidare la guida di tutta l'operazione per la liquidazione delle conseguenze dell'incidente alla Difesa Civile dell'URSS. Ne sarebbe conseguito dislocare il quartier generale della Difesa Civile a Černobyl' e dargli un adeguato numero di truppe. Ma che successe? I solerti capi rimossero A.T. Altunin e, rimproverandolo ingiustamente, lo mandarono a Mosca. Al comando furono acclusi generali dell'esercito, talvolta del tutto incompetenti. La Difesa Civile fu valutata impreparata e incapace di agire, tecnicamente non equipaggiata.
Ligačëv
 e Ryžkov,
 mandando il generale Altunin a Mosca, giocarono un ruolo
 implausibile tanto nell'organizzazione della liquidazione delle
 conseguenze dell'incidente, quanto pure nel destino di Aleksandr
 Terent'evič… Conoscevo
 bene questa persone. Per lui questo fu un colpo terribile,
 irreparabile. Presto si trovò all'ospedale del Cremlino con un
 grave infarto. Poi un'ulteriore infarto e il generale Altunin venne
 a mancare…
I ricognitori
Ecco così che arrivò quella stessa commissione del
 Ministero della Difesa. Nel suo organico c'erano otto generali, tra
 cui dello Stato Maggiore, della GlavPUR [10],
 dei servizi logistici, delle truppe chimiche, ecc. All'inizio
 parlarono nel gabinetto del capo del gruppo operativo. Poi si
 incontrarono con Ščerbina.
 Più tardi si rivestirono e andarono a Černobyl'.
 Là qualche persona in elicottero volò in perlustrazione sul tetto
 del terzo blocco energetico e sulle aree della principale tubatura
 di ventilazione della centrale atomica. Su comando del presidente
 della commissione gli elicotteristi restarono sospesi qualche volta
 sui tetti del terzo blocco energetico e presso la tubatura. I membri
 della commissione videro con i loro occhi la massa di grafite, di
 componenti nucleari con combustibile nucleare, TVĖL
 di zirconio e lastre di cemento armato e tornarono a Černobyl'.
Tutti si radunarono di nuovo in riunione e cominciò
 una discussione. Fu proposto di fissare la dose  di singola
 irradiazione nel periodo di esecuzione del lavoro nella zona
 pericolosa a 20 roentgen.
Nella disposizione della commissione governativa
 n°106 del 19 settembre 1986 c'erano in tutto quattro punti. Il
 primo punto diceva che il Ministero della Difesa dell'URSS insieme
 all'amministrazione della centrale atomica ordina di organizzare e
 compiere il lavoro di rimozione delle fonti di alta radioattività
 dai tetti del terzo blocco energetico e dalle aree della tubatura e
 tutta la direzione scientifico-pratica faceva ricadere l'ultimo
 punto sul primo vice-comandante del reparto di truppe 19772, il
 generale di divisione N.D. Tarakanov. Nessuno mi chiese o mi avvertì
 personalmente a questo riguardo, tanto più che per formazione sono
 ingegnere meccanico e non sono affatto un chimico. Ma non mi misi a
 discutere la decisione della commissione, semplicemente che non mi
 considerassero un vigliacco.
Lo stesso giorno, il 19 settembre nel pomeriggio
 iniziò l'operazione infernale in una zona particolarmente
 pericolosa del terzo blocco energetico. Mezz'ora dopo ero al punto
 di comando, che si trovava al segno 5001. Secondo le misure
 giornaliere, i livelli di radiazioni nel blocco presso il muretto
 adiacente al quarto blocco incidentato erano di 1,0-1,5 roentgen
 all'ora, ma presso quello opposto, adiacente al secondo blocco di
 0,4 roentgen all'ora. Cosicché in due settimane di permanenza al KP
 per 10 ore al giorno ci si poteva "ubriacare" in
 abbondanza di quelle maledette radiazioni…
Per primi nelle zone andavano continuamente i
 ricognitori, precisando ogni volta il mutevole stato di radiazioni.
 Farò i loro nomi: il comandante del reparto di ricognizione
 dosimetrica Aleksandr Jurčenko,
 il vice-comandante del reparto Valerij Starodumov; i
 ricognitori-dosimetristi: Gennadij Dmitrov, Aleksandr Golotonov,
 Sergej Severskij, Vladislav Smirnov, Nikolaj Chromjak, Anatolij
 Romancov, Viktor Lazarenko, Anatolij Gureev, Ivan Ionin, Anatolij
 Lapočkin
 e Viktor Velavičjus.
 Eroi ricognitori! Su di loro e non sui trovatori dell'Arbat [11]
 bisognerebbe comporre canzoni…
Quando arrivai al KP, i soldati del battaglione si
 erano già rivestiti e stavano in riga – 133 persone in tutto.
 Salutai. Giunse la delibera ufficiale del ministro della Difesa
 sullo svolgimento dell'operazione. Alla fine del mio intervento
 chiesi a tutti quelli si sentissero male e non fossero sicuri delle
 proprie forze di uscire dalla riga. La riga non si mosse…
La zona particolarmente pericolosa
Istruii personalmente il primo quintetto di soldati
 con a capo il comandante maggiore V.N. Biba al monitor sullo schermo
 del quale erano visibili la zona dei lavori e tutti i materiali
 altamente radioattivi che si trovavano in essa. Insieme al
 comandante uscirono nella zona i sergenti Kanarejkin e Dudin e i
 soldati semplici Novožilov e
 Šanin. Al via l'ufficiale avviò il contasecondi e iniziò
 l'operazione per la rimozione dei materiali radioattivi I soldati
 lavoravano non più di due minuti. In questo tempo il maggiore Biba
 riusciva a gettare via quasi 30 chilogrammi di grafite radiattiva
 con una paletta, il sergente V.V. Kanarejkin con l'aiuto di tenaglie
 speciali rimuoveva un tubo con combustibile nucleare, il sergente
 N.S. Dudin e il soldato S.A. Novožilov
 gettavano via sette pezzi di TVĖL
 mortiferi. Ogni soldato, prima di gettare via un carico
 mortifero, doveva dare un'occhiata alle rovine del reattore – dare
 un'occhiata all'inferno…
Alla fine il contasecondi si fermò! Per la prima
 volta suonò la sirena. Il quintetto di soldati con a capo il
 comandante di battaglione depose l'attrezzatura da artificieri nel
 posto indicato, in un istante lasciò la zona attraverso la fessura
 nel muro e continuò verso il punto di comando. Qui il dosimetrista,
 egli pure ricognitore, G.P. Dmitrov insieme al medico militare prese
 le testimonianze dei dosimetri e annunciò personalmente ad ognuno
 la dose di irradiazioni da lui ricevuta. Le dosi del primo quintetto
 non superarono i 10 roentgen. Ricordo bene che il comandante di
 battaglione mi chiese di lasciarlo andare nella zona ancora una
 volta per finire di raccogliere i suoi 25 roentgen. Fatto sta che
 ricevuti 25 roentgen spettavano cinque paghe.
Nella zona andò il quintetto di turno formato da
 Zubarev, Staroverov, Gevordjan, Stepanov e Rybakov. E così – un
 turno dopo l'altro. Quel giorno 133 soldati eroi rimossero dalla
 zona "N" più di 3 tonnellate di materiali altamente
 radioattivi
Ogni giorno dopo il compimento del lavoro
 preparavamo il bollettino operativo, che io personalmente riferivo
 al generale di brigata B.A. Plyševskij.
 I bollettini cifrati si inviavano al ministro della Difesa e al capo
 del GlavPUR.
                   B O L L E T T I N O  O P E R A T I V O 
 
Il 19 e 20 settembre ai
 lavori per la rimozione di sostanze altamente radioattive dai tetti
 del 3° blocco energetico della centrale atomica di Černobyl'
 hanno preso parte soldati, sergenti e ufficiali del battaglione
 ingegneristico di posizione (reparto di truppa 51975, comandante -
 maggiore Biba V.N.) di 168 persone. I lavori sono stati
 fondamentalmente compiuti nella prima zona particolarmente
 pericolosa "N".
Durante il compimento
 dei lavori:
– sono state raccolte
 e gettate nelle rovine del reattore incidentato 8,36 tonnellate di
 grafite contaminata da radioattività insieme ad elementi di
 combustibile nucleare;
– sono stati estratti e gettati nel reattore incidentato due componenti nucleari del peso complessivo di 0,5 tonnellate;
– sono stati raccolti e gettati nelle rovine del reattore incidentato 200 pezzi di TVĖL e altri oggetti metallici del peso di circa 1 tonnellata.
– sono stati estratti e gettati nel reattore incidentato due componenti nucleari del peso complessivo di 0,5 tonnellate;
– sono stati raccolti e gettati nelle rovine del reattore incidentato 200 pezzi di TVĖL e altri oggetti metallici del peso di circa 1 tonnellata.
La dose media di
 irradiazione del personale è di 8,5 roentgen.
Noto soldati, sergenti e
 ufficiali distintisi particolarmente: il comandante di battaglione
 maggiore V.N. Biba, il vice-comandante di battaglione per la parte
 politica maggiore A.V. Filippov, il maggiore I. Logvinov, il
 maggiore V. Janin, i sergenti N. Dudin e V. Kanarejkin, i soldati
 semplici Šanin, Zubarev, Žukov
 e Mosklitin.
Non ci sono perdite tra
 il personale o incidenti.
Il capo delle
 operazioni, primo vice-comandante
del reparto di truppa 19772, generale di divisioneN. Tarakanov
del reparto di truppa 19772, generale di divisioneN. Tarakanov
Jurčenko
 e Dmitrov
L'operazione ferveva e all'improvviso un blocco.
 Nell'angolo destro della zona "М", che è sotto la
 tubatura, comparvero campi eccessivamente alti – nell'ambito dei
 5-6 mila roentgen all'ora e anche di più… Quasi tutti i
 ricognitori erano "rotti", cioè avevano superato la dose
 di irradiazione. Chiamai il comandante di reparto e dico: "Scegli
 ufficiali volontari ragionevoli per la ricognizione nella zona "M".
 Ma qui mi si avvicinò Saša
 Jurčenko: "Andrò da solo". Mi opposi
 categoricamente, notando  che avevo già dato ordine di scegliere
 gli ufficiali. Saša
 rispose che un ufficiale, tanto più non "sparato", non ci
 avrebbe portato i dati necessari e difficilmente sarebbe arrivato
 sul posto. E andò da solo in ricognizione. Tornato, schizzò a
 memoria una cartografia dello stato ingegneristico e delle
 radiazioni. Aleksandr Serafimovič
 svolse il compito splendidamente, ma so cosa gli comportò questa
 uscita nella zona…
Dopo questo furono inseriti correttivi nello
 svolgimento dei lavori sui tempi e le dosi di irradiazione. Conservo
 ancora con cura quella memorabile cartografia!
Ho già rammentato il ricognitore Dmitrov. Gennadij
 Petrovič
 arrivò alla centrale atomica di Černobyl'
 da Obninsk [12]
 come volontario. Durante l'operazione fu quasi ogni giorno
 con me nel terzo blocco e più di una volta uscì in ricognizione in
 zone particolarmente pericolose. Era uno splendido maestro della
 propria occupazione – erudito, tattico, modesto. I soldati lo
 stimavano. Con lui tornavamo sempre a tarda notte dal terzo blocco
 per tutti quei lunghi labirinti. Una volta tornammo alla centrale
 atomica, ma l'accesso sanitario era già chiuso. Tutti i nostri
 vestiti puliti erano sotto chiave. Avevamo gettato le scarpe già
 prima. Ed ecco che stiamo stanchi, rotti e terribilmente affamati e
 non sappiamo che fare. Era mezzanotte. Dico: "Gennadij
 Petrovič, vai dalla
 guardia e risolvi il problema, sei un ricognitore". Gennadij
 Petrovič: "Agli
 ordini, compagno generale!" – e andò con i soli calzini
 dalla guardia della centrale atomica. Mezz'ora dopo ci eravamo già
 lavati, ma non ci riuscì comunque mangiare: era tutto chiuso.
Ricordo un altro episodio legato a Gennadij Dmitrov.
 In qualche modo, tutto pallido, mi si avvicina di corsa, porta un
 soldato e dice: "Nikolaj Dmitrievič,
 questo soldato bara con le dosi di irradiazione. Oltre al nostro
 dosimetro, posto sul petto a protezione, ha trovato da qualche parte
 un altro dosimetro e l'ha messo in tasca, ma al controllo ha
 presentato non il nostro, ma il suo. Ma questo soldato ha compiuto
 il suo dovere, ha lavorato nella zona pericolosa». Invitai il
 comandante dell'unità e chiesi di far luce secondo coscienza. Se
 punirono questo soldato o si risolse con un colloquio non so, ma
 riferii questo fatto ai partecipanti all'operazione. Infatti erano
 tutti volontari, a tutti prima di uscire a svolgere il compito
 offrimmo la possibilità di pensare ancora una volta e decidere se
 andare o non andare nella zona pericolosa. Quali potevano essere i
 dubbi sulla direzione delle operazioni? O c'erano fondamenti per non
 fidarsi personalmente di me, che stavo alle porte dell'inferno?
Il blitz delle aree della tubatura
Ma tutto ciò che si dice tra il popolo sono
 fiorellini… Ed ecco che le bacche ci aspettavano nelle aree della
 tubatura di ventilazione principale e presso le sue fondamenta, dove
 sia di grafite, sia di combustibile nucleare c'era semplicemente un
 mucchio! La tubatura di ventilazione della centrale atomica
 garantiva il rilascio nell'atmosfera di una fiaccola di aria in
 qualche grado purificata dai sistemi di ventilazione forzata dei
 vani del terzo e del quarto blocco energetico. Per costruzione
 questa tubatura rappresentava un cilindro d'acciaio del diametro di
 6 metri. Per aumentare la stabilità fu stretta in una costruzione
 con carcassa a tubatura che si basava su otto supporti (gambe). Per
 il servizio la tubatura aveva 6 aree. L'altezza dei segni della 1.a
 area era di 94 metri, della 5.a 137 metri. L'uscita nelle aree di
 servizio era garantita da speciali scale metalliche. Ogni area –
 per sicurezza – aveva una barriera dell'altezza di 110 centimetri.
In conseguenza dell'esplosione del reattore del
 quarto blocco energetico in tutte queste aree, compresa la 5.a,
 furono gettati pezzi di grafite contaminata dalla radioattività,
 TVS distrutti e interi, pezzi di TVĖL
 e altre sostanze radioattive Nel gettarle si danneggiò parzialmente
 la 2.a area della tubatura dal lato del quarto blocco energetico…
Ed ecco che, secondo la tecnologia elaborata per la
 rimozione di prodotti altamente radioattivi, fu presa la decisione
 di iniziare i lavori nella 1.a area della tubatura, dove la
 radioattività era più di 1000 roentgen all'ora!
I lavori si complicarono per la difficoltà del
 percorso di spostamento nella zona. La squadra inizialmente uscì al
 limite di uscita, dove fu messo il posto dell'ufficiale che dava il
 via. Comandava la sirena, cronometrava il tempo che i fisici
 contavano. E la squadra dal via usciva per la scala antincendio
 attraverso l'apertura nella copertura, che si era formata dopo
 l'esplosione. Con brevi corse sulla copertura di legno tutti
 seguivano attraverso le zone "L" e "K", dove i
 livelli di radiazioni erano di 50-100 roentgen all'ora, nella zona
 "M". Là i livelli di radiazioni arrivavano a 500-700
 roentgen all'ora. In seguito la squadra saliva per la scala
 metallica attraverso la fessura nella 1.a area della tubatura nella
 zona di lavoro. Tempo di andata e ritorno – 60 secondi. Tempo di
 lavoro nella zona 40-50 secondi. I lavori si svolgevano a squadre
 ridotte – solo 2-4 persone…
24 settembre. Inizio del blitz delle aree della
 tubatura. Per primi al segno 5001 arrivarono i soldati del
 reggimento della Difesa Civile della regione di Saratov [13].
 In questo reggimento, con il compito di ingegnere di reggimento,
 passò il mio servizio dal 1962 al 1967, quando con la famiglia mi
 trasferii dall'Ucraina in Russia.
Ed ecco che adesso nell'inferno di Černobyl',
 al segno 5001, stava il personale dei soldati del reggimento di
 Saratov. Là non c'erano né amici, né conoscenti… Intervenni
 brevemente davanti al personale e raccontai che lavoravamo da sei
 giorni. Ma avvertii che ci aspettava il lavoro più complesso e più
 pericoloso. Dissi i livelli di radiazioni delle zone (più di
 duemila roentgen all'ora), dove questi, del mio stesso reggimento,
 avrebbero iniziato l'operazione per la raccolta e la rimozione di
 elementi altamente radioattivi Guardandoli attentamente in faccia,
 annunciai forte come il giorno prima e il giorno prima ancora e
 precedentemente: "Chi non è sicuro di se e chi si sente male,
 prego esca dalla riga!" Non uscì nessuno. Al comandante del
 reggimento detti disposizione di spezzare il personale in squadre,
 iniziare il rivestimento di protezione e presentarsi già per
 l'istruzione.
Alle ore 8 e 20 minuti iniziò il blitz della prima
 area della tubatura. Dai soldati di Saratov presero il testimone gli
 artificieri del reggimento ingegneristico-stradale, poi il
 reggimento della protezione chimica e conclusero i soldati del
 battaglione chimico separato.
Il 24 settembre ai
 lavori per la rimozione di sostanze altamente radioattive dalla 2.a
 area della tubatura della centrale atomica di Černobyl'
 ha preso parte il personale dei reparti di truppa 44317,
 51975, 73413, 42216 per un totale di 376 persone.
Durante il compimento
 dei lavori:
– è stata raccolta
 dalla 2.a area della tubatura la principale tubatura di ventilazione
 e sono state gettate nelle rovine del reattore incidentato 16,5
 tonnellate di grafite contaminata dalla radioattività;
– sono stati raccolti e rimossi 11 componenti nucleari semidistrutti con combustibile nucleare del peso complessivo di 2,5 tonnellate;
– sono stati raccolti e gettati nel reattore incidentato oltre 100 pezzi di TVĖL.
– sono stati raccolti e rimossi 11 componenti nucleari semidistrutti con combustibile nucleare del peso complessivo di 2,5 tonnellate;
– sono stati raccolti e gettati nel reattore incidentato oltre 100 pezzi di TVĖL.
La durata media del
 tempo di lavoro ammontava a 40-50 secondi.
La dose media di
 irradiazioni dei militari è di 10,6 roentgen.
Non ci sono perdite tra
 il personale o incidenti.
Noto soldati, sergenti e
 ufficiali distintisi maggiormente: Min'š
 Ė.Ja., Terechov S.I., Savinskas Ju.Ju., Šetin'š
 A.I., Pilat Š.Ė.,
 Iljuchin A.P., Bruveris A.P., Frolov F.L., Kabanov V.V. e altri.
Il capo delle
 operazioni, primo vice-comandante
del reparto di truppa 19772, generale di divisioneN. TARAKANOV
del reparto di truppa 19772, generale di divisioneN. TARAKANOV
Gli elicotteristi
Nel compimento delle operazioni per la rimozione di
 sostanze altamente radioattive dai tetti del terzo blocco energetico
 e dalle aree delle tubature nostri aiutanti di campo furono gli
 ottimi elicotteristi – civili e militari.
Molto spesso, prima di iniziare l'operazione nel
 terzo blocco, gli elicotteristi con enormi Mi-26 irroravano di
 gromma o di lattice la fessura del reattore incidentato, i tetti
 della sala macchine del terzo blocco energetico e le aree della
 tubatura. Si faceva questo perché la polvere contaminata dalla
 radioattività non si sollevasse nell'aria durante i lavori e non si
 diffondesse nel circondario.
Mi si sono impressi particolarmente nella memoria
 l'elicotterista militare Vodolažskij
 e il rappresentante dell'Aėroflot
 Anatolij Griščenko.
 Ricordo bene l'incontro non ufficiale che organizzarono Jura
 Samojlenko e Vitja Golubev. L'incontro ebbe luogo in fabbrica da
 Golubev, dove questi organizzarono una cena a tarda sera. Arrivarono
 le persone a me più vicine – Ženja
 Akimov, Volodja Černousenko,
 il colonnello A.D. Sauškin,
 A.S. Jurčenko
 e gli elicotteristi, tra cui Vodolažskij
 e Griščenko.
 Già ben dopo mezzanotte finalmente ci salutammo e ci dividemmo…
 Vivevano tutti a Černobyl'.
Ed ecco che quando il 3 luglio 1990 a Seattle in
 America scomparve Anatolij Griščenko
 e io a quel tempo ero all'Ospedale Clinico Centrale, stetti del
 tutto male… Non credevo che non avrei più visto Anatolij. In
 testa girava involontariamente: di seguito è il tuo turno…
Intorno c'era un qualche vuoto. Infatti questa
 persona viva, meravigliosamente gioiosa era da me nel gennaio 1987
 in un ospedale di Mosca e dal suo aspetto era impossibile anche
 supporre che tre anni dopo se ne sarebbe andato… Schizzavano
 memorie di un elicotterista meravigliosamente modesto e coraggioso.
 Aveva un'enorme esperienza di lavoro con carichi eccezionali, che si
 adattava pure alla liquidazione delle conseguenze dell'incidente
 alla centrale atomica di Černobyl'.
Gli elicotteristi per primi cercarono di soffocare
 il reattore esploso. Più tardi fecero lotta agli elementi
 radioattivi dannosi, soffocando la polvere con le pompe antincendio.
 Questa si chiama bonifica aerea. Anatolij Dem'janovič,
 inoltre, insegnava agli elicotteristi militari a bilanciare i
 carichi eccezionali. In seguito la commissione governativa gli
 ordinò lo spostamento di ventilatori e condizionatori da molte
 tonnellate. Questi erano richiesti per il ristabilimento dei primi
 tre blocchi della centrale atomica. La prima trasferta fu di più di
 un mese. Allora insieme a Griščenko
 compì onestamente il suo dovere il meritevole ufficiale di
 rotta Evegenij Voskresenskij. A lui più tardi il medico Monachova
 ottenne un soggiorno gratis in una casa i cura, in quanto alcuni
 specialisti non vollero riconoscere all'ufficiale di rotta una
 malattia del sangue. Ma già la seconda volta non gli dettero il
 soggiorno gratis. Da noi erano capaci di fare questo…
La bandiera rossa della vittoria
 sulla morte "bianca"
Il 27 settembre fu un giorno davvero da ricordare
 per me. Quella mattina i miei colleghi dell'operazione alla centrale
 atomica dissero per scherzo: "Beh, alla fine tolgono il
 generale di Černobyl'
 dalla tubatura". Ma era solo una piccola pausa. Fatto
 sta che il 26 settembre giunse in volo da Mosca il generale di corpo
 d'armata V.I. Varennikov. Già a tarda sera mi avevano riferito che
 il mattino seguente mi avrebbero ascoltato sull'andamento
 dell'operazione. Non preparai alcun appunto per il rapporto –
 tutte le informazioni erano nella mia testa.
Al mattino del 27 settembre ebbe luogo la riunione.
 Prima della riunione Varennikov mi interrogò a lungo sui lavori
 alla centrale atomica, gli interessava particolarmente lo stato
 della costruzione del "sarcofago", il suo sistema di
 ventilazione filtrata, i risultati dei lavori di bonifica del primo
 e del secondo blocco energetico, come si attuavano le indicazioni
 del Capo di Stato Maggiore S.F. Achromeev sui lavori alle scalette
 di de-aerazione del terzo blocco. Fatto sta che le scalette di
 de-aerazione del terzo blocco erano andate nelle rovine del blocco
 energetico incidentato ed erano pure una pericolosa fonte di
 radiazioni ad alto livello. Il governo ordinò al Ministero della
 Difesa e al Ministero dell'Industria Leggera di compiere insieme i
 lavori per il soffocamento di queste radiazioni. Come ora ricordo,
 dopo aver ricevuto un messaggio cifrato dallo Stato Maggiore insieme
 al vice-ministro dell'Industria Leggera A.N. Usanov tenemmo una
 prima riunione e stabilimmo le misure. A proposito, su questa
 persona: Aleksandr Nikolaevič
 Usanov diresse personalmente la costruzione del "sarcofago"
 e il suo KP, più o meno protetto, si trovava nello stesso terzo
 blocco, dov'era anche il mio… Più tardi io e lui ci incontrammo
 spesso nel sesto ospedale clinico di Mosca. Anch'egli "acchiappò"
 troppe radiazioni. Per Černobyl'
 ricevette la Stella di Eroe del Lavoro Socialista.
 Testimonio: questa decorazione di Aleksandr Nikolaevič
 è meritata.
Alla riunione con voce rauca riferii del coraggio
 dei nostri soldati, sergenti e ufficiali, dei volumi di lavoro
 compiuto, di quello che restava ancora da fare.
Il 2 ottobre 1986 terminammo con successo
 l'operazione per la rimozione di elementi altamente radioattivi In
 tutto furono gettati tra le rovine del 4° blocco energetico esploso
 circa 200 tonnellate di combustibile nucleare, grafite contaminata
 dalla radioattività e altri elementi dell'esplosione. Sotto la
 direzione di Viktor Golubev furono sviluppate le tubazioni e con
 l'aiuto di idro-motori furono lavate tutte le piccole frazioni
 dell'esplosione dai tetti della centrale nucleare di Černobyl'.
 La commissione speciale esaminò la zona dei lavori sui tetti dei
 blocchi energetici, sui tetti della sala macchine e nelle aree dei
 tubi della tubatura di ventilazione principale, su cui fu issata la
 bandiera rossa in segno di vittoria sulla morte "bianca".
generale di divisione, capo dei lavori per la liquidazione delle conseguenze dell'incidente alla centrale nucleare di Černobyl',
presidente della MOOI [14] "Centro di difesa sociale degli invalidi di Černobyl'",
dottore in scienze tecniche, membro dell'Unione degli Scrittori della Russia
"Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/society/57885.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
GOSudarstvennyj KOMitet
po GIDROMETeorologii
(Comitato Statale per l'Idro-meteorologia).
[2]
Istituto per l'energia atomica intitolato allo scienziato Igor'
Vasil'evič Kurčatov.
[3]
Dalla dicitura russa TeploVydeljajuščie
Sborki.
[4]
Dalla dicitura russa TeploVydeljajuščie
Ėlementy.
[5]
Importante via di Kiev.
[6]
Dalla dicitura russa Komandnyj Punkt.
[7]
PTU sta per Peredvižnaja Televizionnaja Ustanovka
(Installazione Televisiva Mobile).
[8]
Nikolaj Ivanovič Ryžkov, allora primo ministro dell'URSS.
[9]
Egor Kuz'mič Ligačëv, allora numero due del PCUS e alleato di
Gorbačëv, poi suo avversario.
[10]
GLAVnoe Političeskoe Upravlenie Respubliki (Direzione
Politica Centrale della Repubblica), in pratica la direzione politica
dell'esercito sovietico.
[11]
Celebre via del centro di Mosca nota anche per i suoi artisti.
[12]
Città della Russia centrale.
[13]
Città della Russia centro-meridionale.
[14]
Meždunarodnaja
Obščestvennaja Organizacija Invalidov
(Organizzazione Sociale Internazionale di Invalidi).

    
Nessun commento:
Posta un commento