Pulito russo [1]
Le autorità di Kronštadt
[2] per il giubileo della
città hanno preso a sostituire i netturbini di nazionalità "non
titolate" con "slavi". L'ardito esperimento può
finire con un fallimento
02.08.2013 
 Sensazionale! "I netturbini russi
 – come hanno riferito le autorità di Kronštadt
 – puliscono gli spazi cittadini in modo ben più efficace dei
 netturbini immigrati". Questo deve testimoniare un esperimento
 condotto in questo insediamento isolano. La dirigenza dei servizi
 pubblici di Kronštadt
 ha ridotto quasi di un terzo i netturbini immigrati - da 50 a 35. Al
 loro posto hanno trovato e messo (su base volontaria e senza
 costrizione) dei russi. E questi, come si riferisce, lavorano con
 ancor più zelo. "L'esperimento si è svolto con successo!"
 – mi ha assicurato il capo dell'amministrazione del distretto di
 Kronštadt
 Terentij Meščerjakov.
A salutare la rinascita del popolo lavoratore mi sono recato direttamente a Kronštadt.
 
Pavel Kanygin, "Novaja gazeta",
 http://www.novayagazeta.ru/society/59337.html
 (traduzione  e note di Matteo Mazzoni)
A salutare la rinascita del popolo lavoratore mi sono recato direttamente a Kronštadt.
Tra l'altro non è riuscito subito far conoscenza
 con questi nuovi russi. Dai caparbi mezzi di comunicazione di massa
 proteggevano premurosamente i netturbini le autorità locali. E solo
 dopo aver spiegato l'essenza dell'esperimento i funzionari ci hanno
 presentato queste rare persone (infatti avremmo potuto spaventarli e
 allora sarebbe stata la fine della rivoluzione del lavoro). Per
 esempio, Inga di Tomsk [3],
 Ol'ga della zona di Vologda [4],
 l'ex musicista Nikolaj di Pskov [5].
 Che dire? Erano veramente dei russi insoliti. Nessuno beveva fino
 all'ora di pranzo. E quello che succedeva dopo pranzo era già in
 orario non lavorativo. Ma di questo più tardi.
Il capo dell'agenzia per i servizi pubblici della
 città Nikolaj Platonov, uomo sui 35 anni di dimensioni
 tondeggianti, ha chiesto di non cercare un sottotesto nazionalista
 nell'esperimento.
– I netturbini, come i criminali, non hanno
 nazionalità. Non si possono nazionalizzare le professioni! – non
 era d'accordo il sig. Platonov. – Tuttavia possiamo dire che i
 cittadini russi se la cavano meglio con il lavoro perché guardano
 più responsabilmente ai luoghi nativi.
– Cioè i netturbini russi, ne deriva, sono
 migliori?
– Non ho detto questo. Anche i tagiki possono
 essere buoni – ha dichiarato Platonov. – La cosa importante è
 che abbiano il passaporto di cittadini della Federazione Russa.
 Siamo obbligati a garantire il lavoro prima di tutto ai nostri
 cittadini. Se volete, la chiamerò perfino preferenza per i russi.
Bisogna dire che, a parte la preferenza per la
 popolazione indigena, le autorità sostituiscono i netturbini
 specialmente per il giubileo di Kronštadt.
 L'anno prossimo questa città (di grande gloria militare) festeggerà
 i 310 anni. "I netturbini hanno una colossale responsabilità!"
 Platonov invita a girare per le strade sull'automobile di servizio.
 La business class nera va senza fretta per la città vecchia.
– Guardate che pulizia intorno, che comfort. Hanno
 pulito tutto i nostri – dice Platonov. – Non avremmo molta
 voglia che in una città con una storia così ricca prevalessero gli
 immigrati, soprattutto quelli illegali. Perché la nostra città è
 molto colta, con prevalenza dei militari, là c'è la cittadella, la
 disciplina. Avremmo voglia di conservare il volto di Kronštadt.
 E per i 310 anni dobbiamo essere in generale perfetti. In città
 verranno i turisti, le delegazioni e non ci sono indifferenti le
 loro impressioni su Kronštadt.
 Il volto della città è il volto del netturbino!
Noterò subito che prima del pranzo, mentre
 andavamo, il volto di Kronštadt
 era un po' cupo, triste, appesantito dal daffare del giorno.
 Ho dialogato con la netturbina Inga, questa "fa 14 mila rubli
 [6] al mese", "è
 soddisfatta del lavoro", "ama cucinare". Inga ha
 spazzato mozziconi e incarti di dolciumi presso l'ingresso. Il tetro
 Nikolaj non lontano innaffiava i fiori in silenzio. Ma ecco che dopo
 pranzo i volti della città si sono trasfigurati e rallegrati. Come
 se qualcosa avesse riempito questi volti di vita. Il volto del
 netturbino Nikolaj per la felicità era tutto maturato come una
 prugna, ma Nikolaj lavorava ancora nell'aiola. Alle quattro del
 pomeriggio, quando è finito il turno, si è messo con dignità
 sotto un albero, lontano dalle rotte dei pedoni. Ho chiesto come si
 trova a lavorare con i netturbini immigrati. In risposta Nikolaj ha
 cantato con voce da baritono: "Dobbiamo essere tutti in pace.
 Ci ha generati tutti Gesù!".
E solo Inga non era abbandonata dalle
 preoccupazioni.
– Non sono d'accordo. Ci tolgono il lavoro!
– Ma tua madre...! – ha detto con voce roca
 Ol'ga. – Ti piace il tuo lavoro?
– Il lavoro è una merda – ha sospirato Inga. –
 A Piter [7] per un
 netturbino è più facile che qui. Qui se hai tralasciato una
 cartaccia, non l'hai raccolta, da tutto l'ingresso sentirai parole
 dolci.
– Bene per gli uzbeki, non capiscono nulla – era
 d'accordo Ol'ga.
– Ma alcuni sono bravi ragazzi, questi uzbeki –
 ha sorriso Inga. – Sono dei tali sfacciati.
– Sono già vecchia per queste cose – si è
 messa a ridere Ol'ga.
E Nikolaj già dormiva vicino all'albero.
I nostri eroi lavorano per la Srl "Žilkomservis
 Kronštadtskogo
 rajona" [8].
 Questa grandissima compagnia di gestione appartiene al 90% a San
 Pietroburgo (Kronštadt
 è una formazione municipale al suo interno), nel suo
 organico di sono 60 netturbini russi. Oltre a questi 50 netturbini
 fino a non molto tempo fa erano pure forniti alla città (secondo un
 accordo di outsourcing) dalla compagnia edile Bona di Piter. E quasi
 tutti erano immigrati. I netturbini russi e i netturbini immigrati
 spazzavano insieme la città. E come canta Nikolaj, "tutti
 erano in pace", finché non è giunta una nuova scopa.
Tutto è cambiato con l'arrivo del nuovo capo di
 Kronštadt
 Terentij Meščerjakov.
 Dopo aver ricevuto la nomina a maggio, la nuova amministrazione ha
 annunciato la rinascita dell'"aspetto storico e culturale della
 città" prima dei festeggiamenti per i 310 anni. Hanno iniziato
 dalle cose semplici. Sulle case sono comparse targhette con i nomi
 pre-rivoluzionari delle vie. Il capo Meščerjakov
 ha riferito dello strapotere dei lavoratori immigrati provenienti
 dalla CSI, che non si trovavano storicamente nella città e ha
 iniziato l'esperimento con i netturbini. Bisogna dire che la società
 di Pietroburgo non ha capito Meščerjakov,
 lo hanno chiamato perfino nazionalista. Tra l'altro Terentij
 Vladimirovič aveva fama
 di funzionario di idee molto avanzate. Ancora ad aprile i netturbini
 del quartiere Frunzenskij del continente (il loro capo allora era
 Meščerjakov) furono
 obbligati a portare dei badge perché gli abitanti li conoscessero
 per nome. Da lui nel quartiere Frunzenskij Meščerjakov
 intendeva erigere un monumento a Steve Jobs. In possesso del grado
 di MBA, Meščerjakov
 fece uno stage all'università di Berkeley (che adesso per un
 funzionario è un passo del tutto rischioso). E all'improvviso –
 "cacciare gli immigrati!".
– Ma fa azioni di pubbliche relazioni – si è
 lamentato con me il capo della Srl Bona Vladimir Didyk, i cui
 netturbini adesso Kronštadt
 rifiuta. – Anche se all'inizio abbiamo pensato che volesse
 attaccare, rimuovere la nostra compagnia e portare la sua gente.
 Altrimenti come si poteva capire – dappertutto a Piter spazzano
 gli immigrati e questo che ha pensato?
– Ad assumere buoni netturbini russi, dice.
– Ma dove ne prende così tanti buoni! In cosa
 sono peggiori gli immigrati? – non era d'accordo Didyk. –
 Puliscono bene, non bevono, non chiedono molto, di cosa c'è ancora
 bisogno? E' una faccenda chiara, è necessario garantire il lavoro
 alla propria gente, ma questa stessa non vuole. Da dove ha preso
 questi russi Meščerjakov…
Nell'ufficio del capo di Kronštadt
 Terentij Meščerjakov c'è un enorme ritratto di Pietro il
 Grande. Invece di un lungo tavolo a T per le riunioni ce n'è uno
 massiccio rotondo. Il sorridente capo della città sui quarant'anni
 incontra la gente all'europea, andando in anticamera.
– Storicamente come netturbini lavorava la gente
 del posto. E solo nell'ultimo decennio hanno lavorato gli immigrati.
 Vogliamo dare di nuovo lavoro alla gente del posto – dice
 Meščerjakov. – Non
 dico che succederà rapidamente di trovare buoni lavoratori, ma
 bisogna iniziare da qualche parte. Kronštadt
 è pronta a garantire un alloggio, per esempio.
– Così il problema non sono gli immigrati?
– Questi non sono un problema, se sono legali.
 Kronštadt
 è molto tollerante, come pure in complesso San Pietroburgo.
 E' una città di mare, qui per definizione non possono esserci
 conflitti sulla base della xenofobia.
– Al contempo Pietroburgo è chiamata la capitale
 del nazionalismo russo. Da voi a Pietroburgo hanno iniziato per
 primi a sfornare leggi xenofobe. Sui valori tradizionali, sulle
 minoranze sessuali…
– Questa è un'altra cosa, da noi non abbiamo
 questi problemi – ha risposto rapidamente Meščerjakov.
 – Qui da noi c'è il mare, il mare sottintende l'incontro con
 persone diverse.
– Ma non con i lavoratori immigrati?
– Ma come si immagina i lavoratori immigrati
 dell'Asia Centrale e il mare?
Dello stato d'animo patriottico del potere per
 qualche motivo non sono soddisfatti tutti gli abitanti di Kronštadt.
 In alcuni cortili, per esempio, chiedono proprio di far tornare i
 netturbini immigrati. E chi se ne frega, se non si armonizzano con
 il mare.
– Sappiamo come spazzano questi russi. Non
 spazzano un cavolo, in particolare dopo le quattro di pomeriggio –
 mi ha detto Lilija Genrichovna, responsabile del condominio al n°8
 di via Lenin. – Perciò chiediamo che ci rendano il nostro uzbeko!
Con la richiesta che gli siano resi "i nostri
 uzbeki" o "i nostri tagiki" è intervenuto qualche
 altro condominio. Gli abitanti si sono lamentati che hanno cessato
 del tutto di spazzare i cortili. All'amministrazione di Kronštadt
 in risposta hanno comunicato che a causa della sostituzione della
 compagnia appaltatrice si è verificato un intoppo nel programma di
 pulizie, perciò "a singoli distretti si è smesso
 temporaneamente di fare attenzione". Ma i cittadini non
 si sono tranquillizzati e li hanno punti sul vivo. Nei forum locali
 accusano i netturbini russi di alcolismo e inseriscono perfino delle
 foto.
L'avvocato e attivista per i diritti umani di
 Kronštadt
 Igor' Rjabčikov
 ritiene che la campagna per l'assunzione di "netturbini russi"
 difficilmente continuerà a lungo. Per gli addetti ai servizi
 pubblici non è conveniente avere a che fare con lavoratori legali –
 è più semplice lavorare con "immigrati semi-legali".
 "Perfino se una persona ha tutti i documenti per l'immigrazione
 in ordine, i servizi pubblici la prendono a lavorare senza
 formalizzare un contratto di lavoro. Questi si possono pagare
 due-tre volte meno di quanto promesso e costringere a fare
 straordinari. E' una pratica usuale prendere i passaporti ai
 lavoratori immigrati come se la ditta si facesse carico della
 formalizzazione delle certificazioni, dei permessi, delle
 registrazioni e quant'altro. In realtà non si fa niente – dice
 Rjabčikov.
 – Per gli addetti ai servizi pubblici è conveniente assumere
 immigrati illegali: sono in stato di dipendenza e vulnerabili".
La leader del sindacato pietroburghese dei
 netturbini Sevara Manonova ha una camera in affitto alla periferia
 della città. Il marito Murad e i due figli sono al lavoro, Sevara
 raccoglie il letto dal pavimento e mette al centro un tavolo
 bassino. "Berremo un tè. Visto che mi hanno licenziata dal
 lavoro, bevo tè". Ovunque nella camera ci sono ritagli di
 giornale, raccolte di leggi. Sevara prende delle noci, del pane e
 racconta come si è resa il nome Sevara. Sevara era nel nativo
 Tagikistan e perfino sull'aereo Dushanbe-Pulkovo [9]
 era ancora Sevara. Ma a Sevara è bastato atterrare in Russia (nel
 2008) che è diventata Sveta. "Così mi disse una guardia di
 confine. Sarai Sveta, probabilmente. E si mise a ridere. Ma io non
 ci credetti". Chiamarono Sevara Sveta al primo lavoro alla DEZ
 [10]. Poi quando lavoro
 in un negozio come addetta alle pulizia, poi in un cantiere e in
 seguito quando lavò i pavimenti alla polizia. E suo marito Miša
 (Murad) prese a chiamarla Sveta. E poi questa si dimenticò di
 chiamarsi Sevara. Spazzò le strade del quartiere Nevskij, invece
 dei 20 mila rubli [11]
 promessi la pagavano 8 mila [12].
 E lo scorso autunno cessarono di pagarla del tutto. "I tagiki
 hanno paura di lamentarsi, ma io non avevo più pazienza, solo
 rabbia! Decisi di combattere". Sveta andò alla sede di
 Memorial [13] di Piter.
 Per mezzo degli attivisti per i diritti umani arrivò dai giovani
 andò dai giovani comunisti pietroburghesi dell'associazione "Nuovi
 Sindacati" (non del KPRF) [14].
 Questi le proposero di capeggiare il sindacato dei netturbini.
– Stamparono un biglietto da visita. Mi chiesero
 come mi chiamavo. Dissi "Sveta". Dissero: "Sciocca!
 Non sei più una schiava", – rammenta orgogliosamente Sevara.
A Sevara assegnarono un giurista, una stanza in un
 ufficio, un telefono e dettero uno stipendio di 25 mila rubli [15]
 al mese. Nei primi giorni Sevara stessa telefonava ai netturbini
 tagiki di sua conoscenza e "perfino a quelli uzbeki" e
 raccontava come si potevano ottenere i soldi spettanti dagli addetti
 ai servizi pubblici. E dopo qualche giorno il telefono di Sveta si
 rompeva per le chiamate in entrata.
– All'inizio le persone avevano paura perché
 erano senza documenti, erano illegali. Come chiedere, se non sei
 nessuno? Dicevano che ero pazza. Ma poi comunque arrivavano…
 Scioperarono contro la schiavitù. Contro l'umiliazione. E perché
 gli pagassero gli stipendi.
In inverno Sevara insieme ai "Nuovi Sindacati"
 portò tre volte le persone alle iniziative. Gettate le pale, tagiki
 e uzbeki occuparono gli uffici della compagnia di gestione. I
 netturbini scioperarono nei quartieri Nevskij e Frunzenskij (li
 serve la Žilkomservis
 n°2). Dopo il primo sciopero gli immigrati fattisi coraggiosi
 furono fermati dalla polizia. Dopo il secondo Sevara fu chiamata in
 procura per un colloquio. Venuti a sapere del terzo, gli addetti ai
 servizi pubblici si arresero. I netturbini vinsero. Ma pare che
 spaventarono sul serio i funzionari di Piter. Sevara, di umore
 rivoluzionario, prima fu licenziata dalla ditta di pulizie che
 l'aveva mandata a lavare i pavimenti negli uffici. Subito la
 cacciarono dalla kommunalka
 [16]
 senza permetterle di prendere le sue cose. E in seguito si
 guastarono i rapporti con i "Nuovi Sindacati", dove per
 Sevara non ci sono più stanza, telefono e stipendio.
– Se torneremo a casa, ci saranno fame e guerra.
 Se resteremo qui, i russi ci mangeranno – dice Sevara. Sedendo al
 tavolino sul pavimento, fa a pezzi una grossa focaccia. – Bisogna
 imparare la vostra cultura e le vostre leggi, allora non ci
 toccheranno.
– E con il sindacato? Lei continuerà?
– Lo voglio tanto. Ma bisogna farsi un giurista e
 un telefono – sospira Sevara. – Cerco i soldi.
Forse un giorno daranno il nome di Sevara a vie e
 aiole. E appenderanno perfino targhette: "Qui spazzò Sevara".
 E nel nativo Tagikistan comporranno versi. Ma per ora la Giovanna
 d'Arco tagika cerca nei giornali posti da addetta alle pulizie per
 pagare un giurista e un telefono. Alle addette alle pulizie tagike
 sono pronti a pagare 6 mila rubli .
Al momento di salutarci Sevara mi allunga cautamente
 il suo biglietto da visita un po' scolorito da leader sindacale. Il
 nome "Manonova Sevara Bozorboevna" è cancellato, al suo
 posto è scritto "Sveta".
[1]
Impossibile rendere il gioco di parole dell'originale: čisto
po-russki
significa "in russo pulito", ma si può intendere anche
come "pulito alla russa".
[2]
Città sull'isola di Kotlin nel golfo di Finlandia.
[3]
Città della Siberia meridionale.
[4]
Città della Russia settentrionale.
[5]
Città della Russia nord-occidentale.
[6]
14 mila rubli sono circa 320 euro.
[7]
Nome colloquiale di San Pietroburgo.
[8]
"Servizi pubblici del distretto di Kronštadt".
[9]
Dushanbe è la capitale del Tagikistan, Pulkovo è un aeroporto di
San Pietroburgo.
[10]
Direkcija Edinogo Zakazčika (Direzione del Committente
Unico), direzione dei servizi pubblici.
[11]
Circa 460 euro.
[12]
Circa 180 euro.
[13]
"Memoriale", associazione nata per difendere la memoria
delle vittime delle repressioni sovietiche e attiva su tutti i fronti
per la difesa dei diritti umani.
[14]
Kommunističeskaja Partija Rossijskoj Federacii (Partito
Comunista della Federazione Russa).
[15]
Circa 570 euro.
[16]
Appartamento in cui vivono più famiglie.
[17]
Circa 140 euro.

    
Nessun commento:
Posta un commento