05 ottobre 2013

Una rilettura controversa, ma interessante del golpe di El'cin contro il parlamento del 1993

Il '93. Babbei contro freaks
Egor Cholmogorov [1] su qual è in realtà il vero volto del potere
Nelle ultime settimane sui catastrofici avvenimenti di settembre-ottobre 1993 è stato detto già non poco. E si può dire che ad esclusione di personaggi francamente originali tipo Nikolaj Svanidze [2] e Alla Gerber [3] nella società si è stabilito un determinato consenso: questi avvenimenti sono stati l'aborto della giovane democrazia russa, quando il compito elementare di stabilire l'equilibrio dei poteri, che sorge quasi sempre nella storia, fu risolto non con trattative e concessioni, non con un'accanita lotta politica, ma con il sangue e con una disgustosa violenza.
Che questa violenza fosse "necessaria" per risolvere la "crisi del potere" gli apologeti del rivolgimento lo raccontino a Barack Obama, che, secondo la loro logica, dovrebbe sciogliere l'intrattabile Congresso e in seguito sparare sul Campidoglio con gli Abrams. Quando non c'è possibilità di far violenza gli uni sugli altri, i partecipanti al conflitto politico sono costretti ad accordarsi e scendere a compromessi – così nasce la democrazia reale, come strumento di discussione e accordo sul corso politico ed economico. La tragedia del 1993 fu provocata dal fatto che una delle parti in conflitto – i "giovani riformatori" e El'cin – non aveva né voglia, né possibilità di accordarsi con l'altra, in quanto gli scopi che si era posta non erano soggetti per principio a una discussione pubblica in vista di un accordo. E' chiaro che è impossibile andare dai propri critici con le parole: "Il nostro scopo è regalare al nostro amico Chodorkovskij il petrolio di Jugansk [4]". Per l'attuazione di simili operazioni la democrazia è proprio controindicata e perciò si richiedeva di sostituirla a qualsiasi costo con una dittatura.
Sull'altra parte in conflitto c'è un mucchio di stereotipi idioti inculcati dalla stampa pro-El'cin di quegli anni, che un po' spaventava con il "revanscismo comun-fascista", un po' cominciava improvvisamente a schiamazzare sul "russo El'cin e il ceceno Chasbulatov" [5]. Il "Soviet Supremo" del '93 non era il "ceceno Chasbulatov", non era il "baffuto Ruckoj" [6], non era i "comun-fascisti". Il volto del Soviet Supremo erano dei relativamente giovani politici di indirizzo democratico e allo stesso tempo patriottico – si possono ricordare persone brillanti come Sergej Baburin [7], Il'ja Konstantinov [8], Viktor Aksjučic [9], Nikolaj Pavlov [10], Michail Astaf'ev [11], Vladimir Isakov [12]. Una parte di essi si era opposta già all'accordo di Belaveža [13], una parte lottò attivamente contro il furto ai danni del popolo e la cessione degli interessi russi (in Transnistria [14], a Sebastopoli [15] e in tanti altri posti). Si possono ricordare anche persone di altro orientamento che si opposero altrettanto attivamente a El'cin – per esempio il socialdemocratico Oleg Rumjancev, che, purtroppo, non è diventato il "Madison russo". E' indubbio che queste persone fossero pronte e potessero realmente formare la base della nuova classe politica russa, avviare la tradizione di un normale parlamentarismo. Ma queste persone non avevano né carri armati, né tiratori scelti, né miliardi di rubli stampati di fresco dalla Goznak [16] e neanche il più piccolo canale televisivo. Alla potenza retriva della macchina armata cigolante ma sottoposta a El'cin potevano contrapporre solo un piccolo numero di sostenitori attivi male organizzati e l'appoggio passivo dell'enorme massa di vittime delle riforme di Gajdar [17]. Il risultato di questa evidente disparità di possibilità fu non solo la morte di persone per via delle mitragliatrici dei BTR [18] e delle pallottole dei tiratori scelti, non solo l'usurpazione del potere, non solo la catastrofe costituzionale, non solo la formazione di un dispotismo che accarezza la propria "anti-popolarità", non solo l'infuriare del ladrocinio sotto forma di riforme – il risultato fu anche la catastrofe antropologica della nostra classe dirigente, della nostra élite.
Pensai a questo mentre ascoltavo le lamentazioni di Aleksandr Nevzorov [19], che danneggiano assai il bellissimo film di Vladimir Černyšëv "Casa Bianca, casa nera" [20] trasmesso da NTV [21]. Nevzorov si lamenta affettatamente che allora si era messo in contatto "con questi indiavolati, Makašov [22] con un berretto, Anpilov [23] con una faccia da luogo per la disintossicazione degli alcolizzati" e così via. Scegliere i più… eeh… singolari rappresentanti del gruppo del Soviet Supremo è un metodo un po' sporco tipico di Aleksandr Glebovič, per di più non nuovo – la propaganda el'ciniana non a caso lanciava proprio e solo quei suoi avversari che si potevano mostrare come persone non del tutto adeguate (talvolta del tutto ingiustamente). La stessa mossa, peraltro, ripete l'agitprop anche al giorno d'oggi, ma a dire il vero adesso riguarda, nella maggior parte dei casi, per l'appunto gli el'ciniani di allora.
Ma una qualche realtà oggettiva è stata effettivamente colta da Nevzorov, anche se è stata capita del tutto falsamente. Dalla parte del Soviet Supremo c'era molti di quelli che, secondo il modo di allora, usava definire "freaks", cioè persone in qualche modo strane, inusuali, non ordinarie e perciò, pare, un po' matte. Non solo Anpilov o Makašov, ma anche Prochanov [24], Limonov [25], lo stesso Nevzorov (ha dimenticato, forse, che i "democratici" non chiamavano la sua trasmissione altrimenti che "Lo schizoide del secondo") e anche se si parla di deputati è sufficiente paragonare Sergej Baburin a, per esempio, Sergej Stepašin, che allora era passato precipitosamente a El'cin. In tutte queste persone c'era una qualche eccessiva brillantezza, un'irrequietezza nervosa, una non univocità che a noi, spossati da due decenni di fame, pare del tutto indecente per persone occupate dalla politica seria. In una parola – freaks.
La Casa Bianca nell'ultima settimana di settembre 1993 (e ricorda – di tanto in tanto c'era un ottimo tempo e il 3-4 ottobre spiravano arie calde) pareva come se là ci fosse qualche festa. Lo stesso Nevzorov ricorda come cantavano canzoni e dividevano panini, Daša Mitina [26] racconta come i membri del Komsomol [27] giocassero a pallavolo con quelli di Barkašov [28]. K.A. Krylov [29] ricorda che per l'appunto qualche ora prima che Iniziasse [30], si diresse alla Casa Bianca per distribuire gli stampati del suo lavoro appena scritto "Cittadini della Russia e russi" (il testo che predeterminò il discorso del nazionalismo russo per un decennio). Oltre tutto questo significa che, secondo il ragionevole parere dell'autore, là c'erano persone capaci di leggere e capire questo testo. La Casa Bianca di quei giorni era l'ultimo coagulo e l'ultima ondata della Vita russa prima che, come soffocata con violenza, andasse del tutto sottoterra per un decennio.
La stessa cosa dall'altra parte. Ricordiamo il monumentale profilo romano del ministro Erin, lo stupendo aristocratismo di Paša-Mercedes [31], la precisione delle maniere del sindaco col berretto Lužkov, ricordiamo il nobile Koržakov [32] e infine il sobrio e vero "nuovo Washington" – Boris Nikolaevič El'cin. Se si prende un secondo scaglione e un terzo, anche tutto questo tipo antropologico totale si caratterizza del tutto con una concreta parola – babbei. Penso che ognuno di noi si sia incontrate regolarmente con questi esseri sul cammino della vita, per di più nella maggior parte in qualità di capi e di persone presso i capi – un volto misero, privo di chiarezza e di carattere, talvolta con segni di degenerazione, una falsità un po' sfacciata che penetra tutti i modi e il pieno rifiuto di prendere qualsiasi impegno e rispondere della parola data, la scelta di frasi incrinate e sfuggenti: "esamineremo", "non si infiammi", "è una questione non univoca", "l'esperienza mondiale dice", "noi, come patrioti, siamo obbligati".
Il volto collettivo di questo strato di babbei trionfante nel '93 si intravede nel deputato, nel vice-ministro, nell'inquirente, nell'"uomo della società", nell'"esperto". Le loro maniere in vent'anni si sono un po' ingentilite, hanno imparato a portare giacche non brutte e telefonano con sorte di uova Fabergé. Alcuni babbei si sono sviluppati in veri Lupi Mannari. Ma l'essenza del babbeo – la limitatezza intellettuale e morale, l'unidimensionalità, la mancanza di rilievo personale, la totale falsità e la fenomenale forza di presa nell'acquisizione di potere e soldi – è la stessa.
La cosa più straordinaria che siano riusciti a fare i babbei nel periodo del loro potere è convincerci che l'ottusa e vigliacca, avida impersonalità sia il vero volto del potere. La sua impersonalità si associa all'affidabilità. La sua ottusità alla responsabilità La sua vigliaccheria e avidità alle capacità amministrative. Tutto quello che li priva di personalità, ai nostri occhi li identifica con lo stato. La propaganda el'ciniana del '93 e l'apologetica successiva è stata costruita su questo. Ricordo perfettamente questi infiniti discorsi sul fatto che alla "Casa Bianca c'era uno sciamano, El'cin aveva carisma, c'era un senso del potere, questi, girala come vuoi, era uno zar, il vero zar Boris, senza di lui il paese sarebbe crollato perché questi e la sua cerchia avevano la responsabilità dello stato e quelli della Casa Bianca solo ambizioni e vanterie". Si capisce che questa era una totale assurdità, chiamata in qualche modo a giustificare il macello del 3-4 ottobre. El'cin è l'inferno. Qui non può esserci alcun discorso. Ma in questa assurdità era cifrata quell'antropologia del potere su cui i babbei hanno basato e basano la loro attrazione.
Si capisce, è un'idea del tutto assurda per cui al potere non troverebbero posto né Pericle, né Cesare, né il bislacco grassone Churchill, né Roosevelt senza gambe, né il De Gaulle pieno di pathos e dinoccolato, neanche il Pobedonoscev [33] con le orecchie da civetta e il non sufficientemente deciso Stolypin [34] – tutti questi secondo i metri odierni risulterebbero dei freaks e la loro carriera finirebbe, nel migliore dei casi, come esperti nel "Duello" di Solov'ëv [35].
Lo spazio del potere è creato per l'appunto dai "freaks", da quelle persone che non sono del tutto identiche all'ambito sociale, che non temono di non essere come tutti e perciò sono capaci di prendere decisioni non ordinarie e uscire da situazioni difficili. Un "freak" nato del genere fu il legislatore ateniese Solone, ottimamente caratterizzato da Plutarco. Gli ateniesi, combattendo con Megara per l'isola di Salamina, abbassarono le mani e approvarono una legge, secondo cui chiunque si fosse messo a parlare di Salamina sarebbe stato punito con la morte. Solone si finse pazzo, si mise in testa un cappello da sciocco e cominciò a passeggiare per le strade di Atene, declamando il proprio poema "Salamina" (era un grande poeta). Gli ateniesi si infervorarono tanto che iniziarono l'ennesima guerra, stavolta vinsero e presero l'isola e subito elessero Solone legislatore perché proibisse agli ateniesi di vendere come schiavi altri ateniesi e fece tornare in Patria quelli già venduti (alla luce della storia del lavoro schiavile nelle nostre colonie niente affatto di oltremare è un modello storico inaspettatamente attuale). Una persona senza alcuna stranezza è praticamente inadatta al potere, in quanto non ha abbastanza immaginazione per uscire dai limiti del "realmente possibile" (e il "realmente possibile" di solito è sempre e ovunque solo rubare tutto e poi sfasciare tutto). Manilov [36] e perfino Nozdrëv [37] al potere, come ha mostrato l'esempio di Churchill, Hitler e Mussolini, sono più utili ed efficaci di Čičikov [38] e Sobakevič [39].
Sostenere il potere possono, certo, anche persone senza immaginazione – da queste vengono fuori burocrati non cattivi. Ma l'autentica burocrazia non ha niente in comune con i babbei. La burocrazia è costruita su una fedeltà quasi cavalleresca alla Carta e alla Regola, sui più severi principi etici, talvolta coincidenti con le istruzioni. La burocrazia sarà mossa dalla Tabella dei Ranghi [40] come legge fondamentale della carriera dei funzionari – formale, irreversibile e spietata sia con i furbacchioni, sia con i talenti. I babbei non hanno alcun presupposto per essere buoni burocrati – non sono fedeli alla parola data, non hanno caparbietà e costanza nell'anima, non credono né alle istruzioni, né alle carte, però credono che si possa e sia necessario registrare per se. Non rispettano ranghi e anzianità di servizio – per loro sono importanti solo gli status (cioè la vicinanza di questa o quella persona ai glutei del capo). Quei benefattori che fanno della burocrazia un ordine cavalleresco a gloria dello Stato ai babbei, per la maggior parte sono tanto estranei quanto i talenti che predeterminano il successo del vero politico.
L'ottobre 1993 fu la catastrofe non solo politica, ma anche, sottolineo ancora una volta, antropologica della nostra élite. Dopo aver vinto con l'aiuto dei babbei e affermato il loro potere come classe dirigente, El'cin formò a loro immagine e somiglianza anche l'opposizione. Perfino nello schieramento dell'opposizione di piazza Bolotnaja [41] il grado di sopravvivenza politica è direttamente proporzionale alla vicinanza antropologica ai babbei o per lo meno alla capacità di mimarli. Non si può dire che non ci siano affatto eccezioni, ma queste sono una grandezza statisticamente irrilevante.
Però nel caso della Rappresaglia tutto va proprio come usa tra i babbei – con meschina, a volte perfino miope vigliaccheria. Ricordiamo come mentono sotto giuramento le "vittime" o come il figlio del veterano del '93 Il'ja Konstantinov Daniil, è detenuto in carcere già da un anno e mezzo sulla base di un'accusa consapevolmente assurda (e, come se non bastasse, viene del resto giudicato e nonostante il crollo totale delle prove in tribunale non c'è alcuna certezza di una sentenza adeguata). Tormentare le persone minuziosamente e incessantemente, i babbei sanno proprio farlo. Il diritto di tormentare è forse il principale e più prezioso che i babbei hanno acquisito per se tra gli strilli dei liberali sulla "maledetta costituzione" e lo stile di cemento armato della "Lettera dei 42" [42] (è stupefacente che nelle discussioni pubbliche sul "20° anniversario" questa quintessenza della vergogna della letteratura in lingua russa non sia ricordata troppo spesso). Proprio su questo diritto, sulla paura che divora l'anima di ogni persona socialmente attiva di qualsiasi idea e convinzione che se succede qualcosa possono torturarlo (moralmente, ma regolarmente anche fisicamente), la signoria dei babbei si basa più che su qualsiasi altra cosa.
Se nel primo saggio sull'antropologia del potere "Capo, carogna, cinico, sciocco" ho osato finire con qualche simulacro di speranza espressa non chiaramente, non oso finire così il secondo. I babbei non restituiranno il "loro" così semplicemente. Perciò c'è solo un consiglio (o, se volete, un appello) a chi ha il coraggio di occuparsi di politica:
"Non temete di farvi la fama di freaks!"
Egor Cholmogorov, "Svobodnaja Pressa", http://svpressa.ru/blogs/article/75244/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Egor Stanislavovič Cholmogorov, giornalista e politico di idee ortodosse e nazionaliste.
[2] Nikolaj Karlovič Svanidze, storico e giornalista televisivo.
[3] Alla Efremovna Gerber, scrittrice e attivista per i diritti umani.
[4] Cioè di Neftejugansk, città della Siberia occidentale.
[5] Ruslan Imranovič Chasbulatov, allora capo del Soviet Supremo.
[6] Aleksandr Vladimirovič Ruckoj, allora vice-presidente russo.
[7] Sergej Nikolaevič Baburin, giurista e politico di orientamento popolare.
[8] Il'ja Vladislavovič Konstantinov, politico di orientamento socialdemocratico.
[9] Viktor Vladimirovič Aksjučic, teologo e politico di orientamento monarchico.
[10] Nikolaj Aleksandrovič Pavlov, politico di orientamento nazionalista.
[11] Michail Georgievič Astaf'ev, scienziato ed ex politico di orientamento conservatore.
[12] Vladimir Borisovič Isakov, giurista ed ex politico.
[13] Accordo per la creazione della CSI firmato in una dacia nella foresta di Belaveža, nella Bielorussia orientale.
[14] Parte della Moldavia oltre il fiume Dnestr da tempo autoproclamatasi indipendente.
[15] Porto ucraino sul Mar Nero, base della flotta sovietica.
[16] Azienda che stampa i GOsudarstvennye ZNAKi (Simboli di Stato), cioè monete e decorazioni.
[17] Egor Timurovič Gajdar, che fu primo ministro agli albori della Russia post-sovietica e gestì le privatizzazioni.
[18] Mezzi blindati russi.
[19] Aleksandr Glebovič Nevzorov, giornalista e politico moderato.
[20] "Casa Bianca" era detta la sede del Soviet Supremo, oggi sede del governo.
[21] Ex canale privato, adesso sotto l'egida della Gazprom.
[22] Al'bert Michajlovič Makašov, generale schieratosi con i "ribelli".
[23] Viktor Ivanovič Anpilov, politico di estrema sinistra.
[24] Sergej Borisovič Prochanov, attore e regista teatrale.
[25] Ėduard Limonov (vero nome Ėduard Veniaminovič Savenko), scrittore e leader del partito Nazional-Bolscevico.
[26] Dar'ja Aleksandrovna Mitina, politico della sinistra radicale.
[27] Kommunističeskij Sojuz Molodëži (Unione della Gioventù Comunista).
[28] Aleksandr Petrovič Barkašov, leader di "Unità Nazionale Russa", che ha una svastica camuffata per simbolo...
[29] Konstantin Anatol'evič Krylov, filosofo e politico di orientamento nazionalista.
[30] Maiuscolo nell'originale.
[31] Soprannome derisorio del poco capace e corrotto generale Pavel Sergeevič Gračëv.
[32] Aleksandr Vasil'evič Koržakov, capo della scorta e vero "pretoriano" di El'cin.
[33] Konstantin Petrovič Pobedonoscev, consigliere reazionario e nazionalista degli zar Alessandro II e Alessandro III.
[34] Pëtr Arkad'evič Stolypin, primo ministro conservatore dei primi anni del XX secolo.
[35] Vladimir Rudol'fovič Solov'ëv, showman e conduttore del talk-show "Duello".
[36] Nelle "Anime morte" di Nikolaj Vasil'evič Gogol' Manilov è un fiacco sognatore che non realizza le proprie utopie.
[37] Nelle "Anime morte" di Gogol' Nozdrëv è un bugiardo e uno spaccone.
[38] Nelle "Anime morte" Čičikov è un avventuriero che punta ad arricchirsi con un'abile truffa.
[39] Nelle "Anime morte" Sobakevič è l'incarnazione della rozzezza, quasi un animale.
[40] Schema della gerarchia statale creato da Pietro il Grande.
[41] "Del Pantano" (che c'era un tempo), piazza del centro di Mosca che è teatro delle manifestazioni dell'opposizione.

[42] Lettera in favore di El'cin firmata da 42 scrittori russi.

Nessun commento: