11 ottobre 2006

Calciopoli altrui 1. Parla un uomo dell'ex Gea di Stato sovietica

A PROPOSITO DI AGENTI E DI “PICCOLI SCARABEI”
Perché adesso è diventato difficile vendere i nostri calciatori

Il periodo del calciomercato si avvicina alla fine. Ma né i dirigenti delle società calcistiche, né i giornalisti, né i tifosi smettono di osservare i trasferimenti di giocatori da un club all’altro e di attendere trasferimenti ancora più clamorosi. Gli agenti dei calciatori vanno per gli uffici di diverse persone importanti, “strappando” contratti vantaggiosi per i propri “pupilli”.
Adesso i club preferiscono risolvere tra loro simili questioni, senza intermediari: così non c’è bisogno di confidenza, né di dividere con qualcuno. Ma
non è sempre stato così. In Unione Sovietica la maggior parte delle trattative per la vendita all’estero dei nostri sportivi era condotta da una sola organizzazione.
A metà degli anni ‘80 il Goskomsport[1] aveva la possibilità di svolgere un’attività autonoma all’estero. Così fu creato il “Sovintersport”
[2] che aveva il diritto esclusivo di “vendita” di sportivi e allenatori. Ma a parte il collocamento dei nostri calciatori, giocatori di hockey e atleti, il “Sovintersport” aveva anche un altro compito: bisognava garantire le più vantaggiose condizioni contrattuali per far affluire valuta straniera nel paese.
Il monopolio del “Sovintersport” è durato solo fino alla caduta dell’Unione. Poi una serie di sezioni è decaduta (per esempio quella per l’equipaggiamento della squadra nazionale), trasformandosi in strutture autonome. Ed è rimasta solo la questione dei trasferimenti. Ma solo con questa, capite… All’estero non stanno ad aspettare troppo a lungo i nostri calciatori.
Su come lavorava il “Sovintersport” ai tempi dell’Unione Sovietica e sulle cose di cui si occupa adesso l’organizzazione un tempo più grande e più influente, ho deciso di informarmi presso il suo maggior esperto Michail SACHAROV[3].

- Michail Borisovič, quante persone lavorano adesso al “Sovintersport”?
- Quando arrivai qui, questo era un ufficio abbastanza grande – c’erano circa cento persone. Ma adesso non più dodici. Ma in effetti non ne servono di più. Sapete da soli, come vendere un nostro calciatore da qualche parte…
- Ma visto che l’organizzazione esiste, significa che in qualche modo il lavoro c’è e che qualcuno è interessato ai nostri giocatori?
- (Dopo una pausa) Sono interessati nella misura in cui essi stessi vogliono andarsene da qualche parte. Un’altra domanda: sono necessari là? A giudicare dalla quantità di nostri calciatori all’estero, la domanda sorge spontanea.
- E qual è stato l’ultimo grande affare del “Sovintersport”?
- L’acquisto di alcuni coreani da parte dello Zenit di Piter[4]. Che questi giocatori siano capitati nel campionato russo è in parte merito della nostra organizzazione. E’ chiaro che, secondo le regole della FIFA (un contratto di acquisto o di cessione di un calciatore può essere siglato solo tra club - nota di O.B.) il “Sovintersport” non può figurare come parte in causa. Solo come intermediario.
In effetti, se si fa una richiesta a un club coreano, i coreani, come tutti gli asiatici, non dicono mai “no”. Ma neanche rispondono mai. Deve andare da loro in Corea una persona adatta e risolvere la questione. Noi abbiamo questa persona.
- A quel che risulta, svolgete il ruolo di procuratore?
- Noi, essendo un’organizzazione, non possiamo essere un procuratore. Perché l’attività di procuratore può essere svolta solo da una persona fisica. Abbiamo un collaboratore, a cui l’organizzazione ha comprato la licenza dell’RFS[5]. Questi “controlla” alcuni giocatori. Ma in generale cerchiamo di non lavorare coi nostri calciatori.
Molti
hanno i loro propri agenti. Quindi perché intrufolarsi? E poi non vogliamo che si ripeta la vicenda di Jura Tiškov (Jurij Tiškov, ex attaccante della Torpedo e della Dinamo di Mosca, premiato come miglior commentatore televisivo della Russia nel 2002, procuratore con licenza dell’RFS fu ucciso nel gennaio del 2003 – nota di O.B.). Era un nostro buon conoscente, che aveva deciso di lavorare secondo la legge e secondo la propria coscienza e non secondo le convenzioni. Questo è un business davvero pericoloso. Dio non voglia che tu intralci qualcuno. Ti fanno fuori subito. Conoscevo molti ragazzi che si comportavano “scorrettamente”. Li hanno fatti fuori. Volevano semplicemente fare come si deve. Ma nel nostro paese non amano questo modo di fare.
I calciatori hanno smesso di essere semplicemente degli sportivi, si sono trasformati in materiale. Molti giocatori si trovano “sotto tutela” – di quali strutture, mi capite. Intorno a loro gira un enorme numero di “piccoli scarabei” (procuratori senza licenza – nota di O.B.). Fra l’altro tutti fanno i “piccoli scarabei”: gli ex calciatori, gli ex amministratori, gli ex allenatori. Così Andrej Černyšëv (ex allenatore dello Spartak di Mosca[6], dell’under 21 russa, e della Dinamo di Tbilisi – nota di O.B.) in qualche modo arriva da noi e propone dei giocatori jugoslavi. Non si capisce quali. E di “piccoli scarabei” del genere è pieno da noi. Ma questo non significa che tutto quello che fanno sia cattivo. Perché talvolta un “piccolo scarabeo” può proporre un buon giocatore. Senza licenza non può semplicemente condurre trattative e apporre la sua firma sui documenti. Ma parlare con la gente non è un reato.
- Lei ha detto che il vostro collaboratore ha la licenza dell’RFS, ma non della FIFA…
- Sì, la FIFA ha dato diritto di emissione di licenze internazionali alle federazioni nazionali. In precedenza, quando era stata appena introdotta la figura del procuratore, bisognava versare 200.000 franchi svizzeri di cauzione…
- Una situazione assurda, non c’è che dire. Una persona non ha ancora cominciato a lavorare e deve tirar fuori e versare 200.000...
- Ma bisognerebbe chiedere a chi ha comprato la licenza FIFA dove ha preso questi soldi. E’ chiaro che qualcuno glieli ha dati. Da noi in Russia hanno preso questa licenza 4-5 persone. Adesso
non bisogna pagare lintera somma. L’RFS ha siglato un accordo con una compagnia di assicurazioni secondo cui i procuratori stipulano una polizza di assicurazione e devono pagare duemila dollari l’anno. Questa è gia tutta un'altra cosa. Qualsiasi organizzazione potrà trovare questi soldi. Ed ecco che anche noi abbiamo comprato la licenza al nostro collaboratore.
- Adesso sempre più spesso le questioni relative ai trasferimenti sono risolte tra loro dai club senza terze persone, i giocatori russi interessano a pochi all’estero e se anche nascesse il desiderio di prendere un nostro calciatore, sarebbe più conveniente operare con le proprie forze, senza l’intermediazione del “Sovintersport”. Dunque voi che fate, visto che non lavorate per un “grazie”?
- Sta ai club decidere con chi e come lavorare. Noi interveniamo per conto nostro quando abbiamo bisogno di vendere qualcuno. Ma quando un club ha bisogno di comprare qualcuno – questo non è già più affare nostro. Quello coi coreani dello Zenit e del Rubin[7] è un caso particolare. A dire il vero, per il club di Kazan’ il calciatore è ancora giovane e Berdyev[8] non l’ha ancora inserito nella formazione titolare.
In Unione Sovietica al “Sovintersport” era attribuita una commissione pari al 4% dell’ammontare del contratto. Allora molti si sentivano offesi da noi, pensando che prendessimo la metà. Ma questi soldi poi andavano alla federazione, al Goskomsport… E’ buffo dire che Rinat Dasaev[9], giocando in Spagna, guadagnava quanto un ingegnere specializzato. Queste erano le leggi. Poi ci riuscì di “strappare” per lui una quantità di soldi dignitosa.
Zavarov[10], giocando nella Juventus, e Dasaev al “Siviglia” ricevevano lo stipendio nelle ambasciate dell’URSS in Italia e in Spagna su attestato del “Sovintersport”. Ma secondo le “Regole sulle condizioni di lavoro dei lavoratori sovietici all’estero” non si poteva ricevere uno stipendio superiore a quello di un ambasciatore. Ma il solo trasferimento di Zavarov ammontava a cinque milioni[11]. Per quei tempi, un caso senza precedenti.
Adesso il “Sovintersport” prende il 5% dell’ammontare del contratto, a volte il 10%, se l’affare è di piccola entità. Questo se operiamo per conto nostro. Ma se qualcuno ci interpella, allora, naturalmente, si riceve di meno.
- Voi lavorate principalmente con l’Asia?
- Le cose si sono messe in modo tale che ci siamo specializzati proprio in questa regione. Io personalmente lavoro col Medio Oriente. Anche se precedentemente avevamo gente anche in Europa. Ma col tempo là è comparsa la loro “mafia”. E poi adesso i nostri calciatori preferirebbero andare solo in Inghilterra – là danno dei bei soldi. Quei giocatori che, forse, verrebbero anche presi da club occidentali in Russia ricevono stipendi pienamente comparabili a quelli europei. Certo
, non parlo di grandi come Barcellona o Real. Ma a loro i russi non servono. Gli ultimi che abbiamo venduto in Europa sono quelli dello Spartak: Kapustin[12], Rodionov[13], Čerenkov[14]. Ma ai tempi in cui Dasaev se ne andò, non era possibile aggirare il nostro sistema – era un monopolio! In generale era un bene. C’era un sacco di lavoro. Era tutto nostro lo hockey e il calcio e la pallacanestro. Non come adesso…
- Ma nonostante il fatto che i nostri calciatori non siano poi molto richiesti all’estero, i loro prezzi in Russia sono più che elevati…
- Il problema è tutto qui. Per questo è molto difficile vendere un giocatore. Infatti da noi, quando Valerij Nepomnjaščij[15] lavorava in Cina, ai calciatori proponevano 20.000 dollari al mese. E perché dovrebbe andare in giro e sfinirsi per 100.000, se qui può riceverne 15.000 e consumarsi i pantaloncini su una panchina?
Fra l’altro questo non succede solo nella massima divisione. Certo, nella prima e nella seconda divisione[16] le somme sono un po’ diverse. E
vorrei vedere. Ci sono stati tempi, in cui là i giocatori ricevevano 100-200 dollari – vivi, come vuoi... Certo, questo ufficialmente. Infatti, per esempio, in Vietnam ne danno duemila, e questi: “Oh, va bene! Andiamo. Emolto più di quanto ci danno qui”. Ma adesso in seconda divisione dicono: “Quanto? Duemila? Ma io qui prendo di più!”. Perché i prezzi sono cambiati ovunque. Gli sponsor sono pronti a tirar fuori molti soldi solo perché i calciatori non fuggano.
Ma quanto a prezzi aumentati, a Egor Titov[17] è successo un fatto molto significativo. A suo tempo a lui si interessò il Bayern di Monaco. Lo Spartak chiese 20 milioni[18]. Beckenbauer fu a dir poco scioccato da una cifra così impensabile. E naturalmente decise di impiegare quei soldi più ragionevolmente. Il Bayern prese Pizarro[19], i fratelli Kovač
[20] e gli rimasero i mezzi per sviluppare una scuola di calcio.
- Ma a parte lo Spartak, con quali club lavorate?
- Lavoravamo col Lokomotiv, a dire il vero con quello di Sëmin[21]
- E con quello di Muslin[22]?
- Finora non c’è stato motivo di averci a che fare. Anche se qualche volta abbiamo provato a telefonare a Filatov (presidente del Lomomotiv – nota di O.B.). Hanno preso un attaccante dall’“Africain” di Tunisi[23]. Avevamo un nostro interesse nella vicenda. Questo non riguarda Traoré[24] in alcun modo. Questo riguarda il club da cui l’hanno preso. Ma Filatov non ha risposto a una sola telefonata. Anche se in precedenza aveva rapporti molto buoni con noi. Non so a cosa si debba ciò.
Poi lavoriamo anche con le “Kryl’ja”[25] – a dire il vero in tono minore. Là Tkačenko (ex presidente delle “Kryl’ja Sovetov” – nota di O.B.) “sta seduto” su tutti i giocatori. Già una volta abbiamo avuto a che fare con loro. Allora i coreani “si fecero avanti” per Leilton[26] (difensore delle “Kryl’ja” dal 2003 al 2006. Dal 2006 gioca nello “Šinnik”[27] – nota di O.B.). Lo videro in videocassetta e tutti: “Lo vogliamo!”. Ma quelli di Samara chiesero per lui uno sproposito come due milioni. E questo per un giocatore che non ne vale 300.000?! E’ ovvio che porre la questione ai coreani in questi termini fosse scorretto.
- Come sono i rapporti del “Sovintersport” con l’RFS?
- Di diverso tipo. Con la dirigenza – in un certo modo, con noi – in un altro modo. Ma in generale come può l’RFS ostacolare noi o noi lei? Se ci giunge la richiesta di un club straniero che vuole invitare un nostro specialista, noi risolviamo questa faccenda anche senza bisogno dell’RFS.
- Un anno fa in un intervista al nostro giornale[28] Oleg Romancev[29] dichiarò di aver ricevuto proposte dall’Asia e di non essere poi contrario a lavorare là…
- Ha ricevuto molte proposte, soltanto che nessuno lo prenderà, né in Asia, né in Europa. Tutti vedono bene che uomo è. Non parla proprio con nessuno. In generale da noi guardi gli allenatori e tutti si comportano come se avessero vinto il campionato del mondo. Forse solo Sëmin non ha la malattia di fare la star. Ma per Romancev questa non è una malattia, è una patologia. Con lui si poteva parlare solo quando lo Spartak perdeva. Allora scendeva dal cielo sulla terra.
- E allora che mi può dire di Anatolij Byšovec[30]? Con lui il “Sovintersport” ha legami davvero di vecchia data.
- E’ un uomo ancor più intelligente, ma è avido. Conosce
il suo prezzo. Non lo riduce mai. Ma al di là dei soldi deve essere guidato. Tentammo proprio di indirizzarlo in Cina. C’era una buona proposta. Ma i cinesi non danno mai molti soldi subito a un allenatore. Hanno bisogno di vedere per una stagione quanto vale. Ma Byšovec chiese subito 100.000 o più. Allora i cinesi gli disseroarrivederci”. Inoltre, a parte i meriti che Byšovec ha, non ha la licenza per allenare. In Cina avevano già lavorato Ignat’ev[31] e Nepomnjaščij. Ma poi i cinesi hanno cominciato a fare economie, a prepararsi alle Olimpiadi del 2008 e non hanno prolungato il contratto a nessuno dei nostri allenatori. La Cina è comunque un paese comunista. E nonostante il fatto che i club appartengano a compagnie private, come il partito ha detto, così si fa.
- Anatolij Fëdorovič non ha la licenza da allenatore professionista?
- Nessuno dei tre ce l’ha: né Byšovec, né Romancev, né Jarcev[32].
- Michail Borisovič, come valuta la politica di mercato dei club russi in questa stagione?
- Mi piace molto la politica dello Zenit. Fanno una selezione puntigliosa: i coreani di cui si è detto, il turco Tekke[33].
Se si prende il CSKA, ci sono alcuni giocatori non male. Olić[34], Krašić[35] - uomini abituati a faticare. Di Carvalho[36] non si può dire nulla. Guardate come si comporta in campo! Non guarda in faccia a nessun avversario. Anche il Lokomotiv ha fatto miracoli coi suoi egiziani.
In generale da noi capita spesso che prendano dei cattivi giocatori e facciano molti soldi con loro. Ma tutto ciò è comprensibile. E’ il sistema delle “plusvalenze”, popolare non solo in Russia.

Intervista condotta da Ol’ga BULACH
Si ringrazia la compagnia “TransLink[37]” per l’aiuto prestato per organizzare l’intervista.
31.08.2006 (originale sul sito della “Novaja Gazeta” http://2006.novayagazeta.ru/nomer/2006/66n/n66n-s32.shtml - traduzione e note di chiusura di Matteo M.)



[1] Abbreviazione di Gosudarstvennyj Komitet po fizičeskoj kul’ture i sporta (Comitato Statale per l’educazione fisica e lo sport).

[2] Qualcosa come “Sport Sovietico Internazionale”. Certe istituzioni russe nascono con nomi ufficiali già abbreviati...

[3] Rilievo grafico dell’autrice.

[4] Cioè di San Pietroburgo.

[5] Rossijskij Futbol’nyj Sojuz, “Federazione (letteralmente “Unione”) Calcistica Russa.

[6] Esistono molte squadre russe chiamate Spartak, cioè Spartaco, capo della più grande rivolta di schiavi dell’antica Roma.

[7] “Rubino”, squadra russa di Kazan’, recentemente estromessa dalla coppa UEFA dal Parma.

[8] Kurban Bekievič Berdyev, ex calciatore turkmeno, naturalizzato russo e attuale allenatore del “Rubin” di Kazan’.

[9] Rinat Fajzrachmanovič Dasaev, portiere della nazionale sovietica negli anni ’80.

[10] Oleksandr Anatolijovič Zavarov, centrocampista ucraino, che non dette gran prova di se in Italia a fine anni ’80.

[11] Di dollari, suppongo…

[12] Vladimir Kapustin, attaccante russo di non molta fama.

[13] Sergej Jur’evič Rodionov, buon attaccante russo che ha giocato qualche anno in Francia.

[14] Fëdor Fëdorovič Čerenkov, centrocampista russo che ha giocato con Rodionov in Francia.

[15] Allenatore russo (il cui cognome significa “che non ricorda”), che si è messo in luce particolarmente all’estero.

[16] Le nostre serie A e B.

[17] Centrocampista russo titolare in nazionale, coinvolto qualche anno fa in una non chiara vicenda di doping.

[18] Vedi nota 11.

[19] Il peruviano Claudio Miguel Pizarro Bosio, neanche lontano parente del cileno David Marcelo Pizarro Cortes della Roma…

[20] Il difensore Robert, adesso alla Juventus e il centrocampista Niko, adesso al Red Bull di Salisburgo.

[21] Jurij Pavlovič Sëmin ha allenato il Lokomotiv dal 1986 al 2005, con qualche interruzione (nel corso del 2005 ha al contempo allenato la nazionale russa).

[22] Slavoljub (“amante della gloria”) Muslin, allenatore serbo attualmente alla guida del Lokomotiv.

[23] Club di successo, ma ultimamente un po’ appannato.

[24] Dramane Traoré, difensore del Mali, adesso in forza al Lokomotiv.

[25] Kryl’ja Sovetov (“Ali dei Soviet”) è il nome della squadra di Samara.

[26] Leilton Silva dos Santos, calciatore brasiliano.

[27] “Operaio della fabbrica di pneumatici”, nome della squadra di Jaroslavl’.

[28] La “Novaja Gazeta”, il giornale indipendente russo per cui lavorava Anna Politkovskaja, dalla cui versione online traggo questo articolo.

[29] Oleg Ivanovič Romancev, “uomo ovunque” del calcio russo degli anni ’90 (tra il 1994 e il 1996 fu al contempo allenatore e presidente dello Spartak di Mosca e allenatore della nazionale).

[30] Anatolij Fëdorovič Byšovec, ex calciatore e allenatore ucraino, che ha guidato in passato l’Unione Sovietica, la Corea del Nord e la Russia.

[31] Boris Petrovič Ignat’ev, allenatore russo che ha guidato anche la nazionale.

[32] Georgij Aleksandrovič Jarcev, allenatore russo che ha guidato anche la nazionale e lo Spartak tritatutto degli anni ’90.

[33] L’attaccante turco Fatih Tekke, ex Trabzonspor. Notare che non si fa parola del mancato acquisto di Lucarelli, su cui in Russia c’era un certo scetticismo.

[34] Ivica Olić, attaccante croato, che segno il gol del pareggio in Italia-Croazia di Giappone-Corea 2002, poi persa dall’Italia.

[35] Miloš Krašić, giovane centrocampista serbo.

[36] Daniel Carvalho, buon centrocampista avanzato brasiliano.

[37] Agenzia di traduzioni russa.

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