CHE DISGRAZIA IL LAVORO[1]
L’esperienza del GULAG[2] è di nuovo richiesta
I progetti per la nuova industrializzazione della Siberia, sostenuti attivamente dal governatore della regione di Krasnojarsk[3] Aleksandr Chloponin, richiedevano l’esperienza sovietica dei successi del lavoro. L’estate scorsa per l’ennesima “costruzione del secolo” nella taiga arrivarono drappelli studenteschi di costruttori, adesso a diventare il carburante del nuovo sfruttamento[4] della Siberia si preparano gli zèk[5]. Senza GULAG da noi non si fa nulla. Il generale Vladimir Šaešnikov, che dirige nella regione il servizio di esecuzione delle pene[6], ha dichiarato che Chloponin ha già dato il suo assenso alla vecchia idea di coinvolgere i condannati a pene detentive nei “megaprogetti” in campo economico: “Abbiamo analizzato la possibilità di una partecipazione del sistema penitenziario alla pulizia del bacino della centrale idroelettrica di Bogučany[7], alla costruzione del prosieguo del ramo ferroviario di Karabula[8], come pure della partecipazione di condannati a pene detentive e di lavoratori all’acquisizione e all’abbattimento regolamentato di animali selvatici nel nord della regione. Questo in relazione al fatto che la quantità di renne è nettamente aumentata. Questo permetterebbe di garantire la produzione di carne non solo a se stessi, ma anche ad altri servizi federali”. Si tratta, chiarisco, del grandioso progetto di sfruttamento della bassa Transangaria[9], che viene reclamizzato come esempio della lungamente attesa “partnership privato-statale”. Anatolij Čubajs[10] e Oleg Deripaska[11] si sono messi d’accordo per portare a termine insieme la costruzione della centrale idroelettrica di Bogučany e creare là un nodo industriale – in particolare i kombinat[12] dell’alluminio, della cellulosa e cartari. Lo stato ha fatto poi un gesto di risposta, mettendo mano ai mezzi del fondo di investimento del budget per costruire qui le infrastrutture industriali e ripulire il fondo dell’ennesimo mare morto dai boschi e dai villaggi. Non c’è un’analisi del progetto dal punto di vista ecologico. Vladimir Putin si è incontrato più di una volta con Deripaska e ha preso accordi per una “partnership” del genere. I liberal-conservatori, di cui fa parte anche la squadra di Chloponin, parlando dello sfruttamento della Siberia orientale con le sue riserve quasi intatte di idrocarburi e altre ricchezze, attingono termini dal passato sovietico. E la loro retorica non può non ricordare un simile progetto staliniano. Cosicché la notizia del coinvolgimento nel progetto degli zèk appare logico. E’ logica anche un’altra cosa. Nell’era di nuova industrializzazione e di sfruttamento delle terre vergini[13] che già si approssima si è proprio dimenticato il fatto che la Russia ha firmato la convenzione di Vienna. Cioè si è impegnata a non trarre profitto dal lavoro di condannati a pene detentive. Berija sarebbe soddisfatto: l’economia basata sui lager cambia di poco. La dirigenza del GUFSIN[14] ha dichiarato che i detenuti delle colonie penali della regione di Krasnojarsk producono ogni anno 1,5 miliardi di rubli[15]. Come un tempo si tratta di lavoro nel distretto industriale di Noril’sk[16] e nell’industria del legname. Viene comunicato che sull’Angara, nonostante tutto, farà la sua comparsa un kombinat per la lavorazione del legname (volume di investimenti: 3 milioni di euro), dove lavoreranno prevalentemente detenuti. Inoltre il generale Šaešnikov ha rallegrato i propri conterranei dicendo che gli abitanti di Krasnojarsk abiteranno in case costruite dagli zèk. Il GUSFIN ha firmato un accordo di collaborazione con alcune imprese di costruzioni e i condannati a pene detentive già lavorano duro alle costruzioni della “Monolitstroj”[17]. Le colonie penali hanno fatto il loro ingresso sul mercato con patate, cavoli e pomodori coltivati in proprio. Cioè, a quanto risulta, si possono mangiare i pomodori coltivati dai detenuti sedendo su una sedia opera di questi in un appartamento costruito da loro. Un tempo il lavoro degli zèk rafforzava il potere del primo paese degli operai e dei contadini al mondo. Adesso aiuta ad arricchire i miliardari più fortunati, il cui patrimonio è conteggiato ogni anno da “Forbes”, e alcuni fortunati appartenenti al mondo degli affari di dimensioni regionali. Questo non è il GULAG. Questo si chiama schiavismo. Aleksej Tarasov 01.02.2007, “Novaja Gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/07/06.html (Traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[1] Gore ot truda significa “il dolore causato dal lavoro”. L’autore fa un gioco di parole con il titolo della commedia di Aleksandr Sergeevič Griboedov Gore ot uma (letteralmente “il dolore causato dall’ingegno”, tradotta in italiano Che disgrazia l’ingegno).
[2] Gulag stava per Glavnoe Upravlenie ispravitel’no-trudovych LAGerej (Direzione Generale dei Campi di lavoro correzionale). Anche in Russia comunque si tende adesso ad usare il termine anche come sinonimo di “campo di lavoro”.
[3] Regione della Siberia centrale grande oltre sette volte l’Italia.
[4] In realtà il termine pokorenie indica l’azione di addomesticare un animale.
[5] Zek deriva da z/k (zaključënnyj kanalestroenia, „Detenuto addetto alla Costruzione del Canale”, dove per “canale” si intende quello tra il Mar Bianco e il Mar Baltico, la cui costruzione fu compiuta negli anni ‘30 dai detenuti dei lager staliniani a prezzo della vita di migliaia di loro). Il termine fu poi usato per definire tutti i prigionieri del GULAG. Il corsivo, qui e altrove, è mio.
[6] In pratica l’ente che amministra le strutture carcerarie.
[7] Città siberiana sul fiume Angara, dove si sta costruendo una centrale idroelettrica (l’Angara è già molto sfruttato in questo senso).
[8] Città siberiana vicina a Bogučany.
[9] In pratica le terre a sud dell’Angara.
[10] Anatolij Borisovič Čubajs, uomo d’affari e politico russo, vice premier al tempo di El’cin, responsabile delle sconsiderate privatizzazioni post-sovietiche.
[11] Oleg Vladimirovič Deripaska, magnate dell’alluminio.
[12] Gruppo integrato di stabilimenti industriali.
[13] Parole d’ordine dell’epoca di Chruščëv
[14] Glavnoe Upravlenie Federal’noj Služby Ispolnenija Nakazanij (Direzione Generale del Servizio Federale di Esecuzione delle Pene), l’ente nazionale che amministra i luoghi di detenzione.
[15] Circa 44 milioni di euro.
[16] Estremo nord della Russia.
[17] Multiforme impresa moscovita che opera nel campo delle costruzioni, dell’aviazione e dei sistemi di sicurezza.
1 commento:
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