04 marzo 2007

Il Gulag di Putin

Verso le elezioni

Come mandare lo zèk[1] a quel paese[2]

Il territorio della Russia è legato da lunghi spostamenti di carcerati

Il 16 febbraio la Duma di stato[3] ha approvato in prima lettura il disegno di legge che modifica il Codice Penale. Il sig. Abel’cev, autore del progetto di legge, propone di non lasciare i condannati a pene detentive nel soggetto della Federazione Russa a cui appartengono, come si era fatto finora, ma di inviarli dove ci siano le “condizioni per distribuirli”. In altre parole, là, dove le autorità lo ritengano necessario. Formalmente questo viene spiegato con le difficoltà del sistema penitenziario ed è previsto nel caso in cui, nel soggetto della Federazione in cui risiede il condannato non vi siano posti liberi nei carceri e nelle colonie penali.

Di fatto torna la pratica di epoca sovietica, quando una persona condannata a Mosca poteva essere mandata a Magadan[4] e un criminale di Chabarovsk[5] poteva essere inviato a Vorkuta[6]. Gli zeki sono una forza lavoro a basso prezzo e alle autorità del sistema penitenziario balena la possibilità di mercanteggiare, distribuendo queste utili risorse lavorative a loro giudizio.

Non è un segreto che in molte colonie penali il lavoro non è garantito ai detenuti. Questo è una cosa che addolora i capi dei lager. Nella loro coscienza si è radicata l’idea delle armate del lavoro leniniste e del Gulag staliniano – il detenuto può correggersi solo grazie a duri lavori forzati. O morire.

Con questa idea, incarnata nella vita, per i capi dei lager la vita è sempre stata facile e allegra. Alle più alte autorità si potevano scrivere rapporti sui grandi successi produttivi e i detenuti riottosi potevano essere puniti con la reclusione in cella di rigore per non aver realizzato il piano. Il lavoro forzato è sempre stato la pietra angolare del sistema dei lager sovietici. Essenzialmente questo sistema non è cambiato e i capi dei lager non hanno affatto voglia di cambiarlo. Di organizzare da soli una produzione di qualche tipo, di regola, non sono capaci, poiché non sono stati formati al business, ma all’attività di sorveglianza.

Per il ministero della Giustizia, che controlla ora il sistema dei lager, è assai più semplice far passare alla Duma di stato i cambiamenti che gli fanno comodo nelle leggi vigenti che organizzare la produzione nelle colonie penali, costruire nuovi carceri dove mancano o ottenere dai tribunali una riduzione del numero di condanne a pene detentive. E’ chiaro infatti, che se si incarcera per tre anni un adolescente che si impossessa di una bicicletta altrui o una donna che raccoglie un secchio di patate in un campo altrui, le prigioni e le colonie penali saranno sempre strapiene.

I deputati che hanno votato a favore di questo disegno di legge, evidentemente, hanno considerato una minuzia inconsistente il fatto di aggravare non tanto le pene dei condannati quanto quelle delle loro famiglie. Per i detenuti stessi non è poi così importante in quale luogo della Russia si sconta la condanna. I lager siberiani, per esempio, da molti punti di vista sono migliori di quelli della Mordovia[7], degli Urali o delle regioni del Volga. Senza entrare nei dettagli, si può semplicemente notare, che la preferenza di un lager rispetto ad altri è uno dei temi prediletti dei sostenitori del trasferimento dei carcerati. Tuttavia per parenti e amici dei detenuti questo ha un’enorme importanza. Per famiglie rimaste senza la persona che le manteneva andare una volta o due l’anno a migliaia di chilometri di distanza dall’altra parte della Russia è molto difficile e talvolta semplicemente impossibile.

Il deputato S.N. Abel’cev, membro del gruppo parlamentare dell’LDPR[8], si è formato nell’Istituto Giuridico del ministero degli Interni della Federazione Russa e non c’è nulla di sorprendente nel fatto che sostenga gli interessi dell’istituzione a lui cara. Chi è che nella Duma di stato pensa alla giustizia per le famiglie di quasi un milione di detenuti, che si trovano in oltre novecento colonie penali e prigioni?

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P.S. Il disegno di legge del sig. Abel’cev è comparso proprio in tempo: se sarà accolto, scioglierà tutte le questioni sollevate dagli avvocati di Michail Chodorkovskij riguardo al motivo per cui al loro assistito, in violazione di quanto stabilito dal Codice Penale della Federazione Russa, non è stato permesso di scontare la pena detentiva nel carcere del luogo di residenza

Aleksandr Podrabinek[9]
osservatore della “Novaja Gazeta”, “Novaja Gazeta”, 22/02/2007, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/13/06.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)



[1] Il termine Zèk deriva da z/k (abbreviazione di zaključënnye kanalestroenija – “reclusi addetti alla costruzione del canale” – pronunciata ze-ka) che indicava inizialmente i reclusi destinati alla costruzione del canale tra il Mar Bianco e il Mar Baltico e in seguito fu usato per indicare i reclusi del Gulag in generale.

[2] Il gioco di parole originale è impossibile da rendere in italiano. Il titolo Poslat’ zeka podal’še (“mandare lo zèk più lontano”) si rifà al modo di dire poslat’ kuda podal’še (letteralmente “mandare da qualche parte più lontano” cioè “mandare a quel paese”).

[3] Anche i parlamenti locali russi si chiamano “Duma”.

[4] Città dell’estremo oriente della Federazione Russa.

[5] Città dell’estremo oriente della Federazione Russa.

[6] Città dell’estremo nord della Russia, oltre il Circolo Polare Artico.

[7] Regione della Russia centrale, tristemente nota come luogo di deportazione.

[8] Liberal’no-Demokratičeskaja Partija Rossii (Partito Liberal-Democratico di Russia), a dispetto del nome partito populista di estrema destra.

[9] Aleksandr Pinchosovič Podrabinek, medico russo, denunciò negli anni ’70 gli abusi della psichiatria sovietica e non è certo il primo dissidente a criticare la politica di Putin…

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