22 maggio 2007

Anche in guerra un altro mondo è possibile? Non credo, però...

La guerra umana

Per la prima volta nella storia dell’umanità i ministeri della difesa dei paesi più sviluppati si sono posti uno scopo innaturale, dal punto di vista di un normale ufficiale – adempiere un compito militare e non uccidere

La civiltà cristiana muore – dicono i disperati e le isteriche. Hanno troppa fretta. Nonostante gli orrori della globalizzazione, i principi evangelici dell’ordine europeo si sviluppano instancabilmente. Sotto il nostro mondo c’è una solida base morale. Permettetemi di elencare le sue componenti principali al momento presente:

teflon liquido,
tranquillizzanti di nuova generazione,
cianoacrilati[1],
schiuma sintetica “Sandia National”[2],
aerosol profumati,
generatori a microonde Active Denial System[3]...

Con particolare orgoglio chiudo l’elenco comunque incompleto con una componente nazionale, il “Ranec-E”[4].

Ecco in che modo strano e enigmatico si chiamano i prodromi dell’epoca dei conflitti incruenti. Sto parlando delle cosiddette armi non letali o umane. Per la prima volta nella storia dell’umanità i ministeri della difesa dei paesi più sviluppati si sono posti uno scopo innaturale, dal punto di vista di un normale ufficiale – adempiere un compito militare e non uccidere!

E’ chiaro che i militari stessi non sarebbero giunti a una tale perversione. Per fortuna i paesi guida del mondo adesso sono quasi tutte democrazie e là i militari sono comandati dai politici, cioè dai civili. Proprio questi hanno formulato anche un compito mai visto. Anche se i loro motivi avevano solo vagamente a che fare con l’umanità.

Storia generale

Oggi non di rado si scrive, che l’elaborazione di armi non letali, che non comportano gravi conseguenze per la salute del nemico, viene portata avanti negli interessi della polizia. Non è così. Tutto è cominciato con il crollo del sistema coloniale.

Allora gli eserciti occupanti cominciarono ad avere a che fare regolarmente con la partecipazione della popolazione civile all’azione delle forze di liberazione nazionale. Oltre che con tutte le forme di disobbedienza civile, le amministrazioni coloniali si scontrarono con combinazioni strane per la tradizione cristiana di attacchi armati e manifestazioni di protesta. (Oggi tutti conoscono la tattica dello “scudo umano”. Nell’URSS, alla vigilia della sua caduta, questo metodo fu applicato in Asia centrale e in Azerbaijan. Nella nuova Russia, in Cecenia.)

I soldati spesso si rifiutavano di sparare su una folla di donne, bambini e anziani, che del tutto volontariamente coprivano i guerriglieri armati nelle file posteriori. L’importante era avvicinarsi al massimo. Ma una volta là… Non facevano prigionieri.

In seguito la necessità di separare i civili dai guerriglieri e dai terroristi che si scambiavano di posto nella folla si è sempre e solo rafforzata. Sempre più spesso all’esercito, e non alla polizia, venivano affidati compiti non tradizionali, come operazioni di mantenimento della pace tra popoli che si odiavano l’un l’altro e che erano pronti a qualsiasi provocazione. In zone densamente popolate sono cominciate operazioni militari contro le narcomafie e perfino contro il terrorismo internazionale.

Nel 1962, mentre a Novočerkassk[5] il nostro esercito sparava su lavoratori disarmati, negli USA e in Europa già si cominciavano a fare ricerche scientifiche per creare nuove armi, che in certi casi permettessero di vincere senza uccidere. Un quarto di secolo dopo comparvero i primi modelli.

E’ chiaro che il principale percorso di sviluppo degli armamenti è quello per la creazione di armamenti letali sempre più precisi e potenti, soprattutto nucleari, che promettevano la morte della civiltà. Ma la stessa comparsa, tra la fine del ХХ e l’inizio del XXI secolo, di armi create specialmente per non uccidere dice molto. Beh, perlomeno che il nostro mondo non è senza speranza.

Nell’URSS la creazione di tali armi procedette senza entusiasmo. Un cannone acustico analogo all’ADS (vedi sopra) avrebbe dovuto essere installato sulle imbarcazioni delle guardie di confine: uccidere cittadini stranieri al momento della cattura, anche se erano bracconieri, era ritenuto scorretto. Ma finora le nostre guardie di confine mantengono i pescherecci giapponesi e coreani con armamenti navali. Ci sono stati esiti mortali.

Un’unica storia

Ma anche nel nostro paese ci sono stati successi nell’ambito dell’uso delle armi umane. Quando durante il conflitto armeno-azero[6] le nostre guardie al confine con la Turchia ricevettero l’ordine di proteggere per un po’ di tempo dai linciaggi qualche centinaio di profughi armeni, la situazione era critica. Con la copertura di una folla di anziani e di donne i guerriglieri tentarono di avvicinarsi il più possibile al cordone dietro il quale si nascondevano i profughi. L’organico delle guardie di confine non era sufficiente per una piena difesa e sparare su una folla senza gravi motivi non era possibile. Tutto procedeva verso una carneficina.

Purtroppo non ricordo il cognome del capitano che creò allora un sistema non letale, che salvò i profughi fino all’evacuazione, svolta poco dopo con successo. Un subordinato del KGB dell’URSS affermò che da parte loro il processo di creazione si svolse così: il capitano strizzò gli occhi e per un minuto stette concentrato a schiacciare un mozzicone nel posacenere. Dopo di che si raddrizzò e dette ordine di costruire.

Per mezza giornata costruirono una barriera di filo spinato attorno alla piccola cittadella di tende dei profughi. All’esterno di essa tesero a diverse distanze una dozzina di cavi d’acciaio. Presto comparve un camion UAZ, che trascinava un cavo con appesi dei pezzi di carne. In una colonna di polvere lo accompagnava un enorme branco di cani randagi, raccolti in tutto il circondario. Presso la barriera le guardie di confine misero loro rapidamente dei collari con guinzagli lunghi molti metri e con dei moschettoni li incatenarono ai cavi attorno al filo spinato.

A sera si creò una situazione di stallo. I guerriglieri raccoltisi per chiudere i conti con gli armeni erano armati di fucili da caccia, scudi metallici, coltelli e piè di porco. Con la copertura delle donne tentarono di avvicinarsi al filo spinato e tranciarlo. Attorno al perimetro della barriera con guaiti selvaggi correvano oltre cento cani furiosi di ogni taglia, colore e razza: il capitano aveva macellato un cavallo e un sergente che correva all’interno della barriera ne trascinava le interiora legate a un moschettone.

Le donne delle prime file degli attaccanti si fermarono. Su questo branco si poteva solo sparare. Le guardie di confine aspettavano questi spari. Questo avrebbe dato loro la base legale per aprire il fuoco in risposta. I guerriglieri non si decisero.

Questo sistema russo di armamento non letale mi da speranza per il futuro. In ogni caso il nostro capitano si era trovato tra le fila di quegli inglesi e francesi, che quarant’anni prima si rifiutarono di sparare sullo “scudo umano”.

In ogni caso non siamo del tutto Oriente, siamo più vicini all’Occidente.

Valerij Širjaev

20.04.2007, “Novaja Gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/color14/06.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)



[1] Colle tipo “Attak”.

[2] Laboratori di ricerca del Dipartimento per l’Energia degli Stati Uniti.

[3] Nome di arma a microonde dell’esercito americano, detta anche ADS.

[4] “Zaino E”, arma a microonde di fabbricazione russa.

[5] Città della repubblica caucasica della Karačaevo-Circassia.

[6] La guerra che oppose Armenia e Azerbaijan per il controllo dell’enclave armena del Nagornyj Karabach.

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