La guerra umana
Per la prima volta nella storia dell’umanità i ministeri della difesa dei paesi più sviluppati si sono posti uno scopo innaturale, dal punto di vista di un normale ufficiale – adempiere un compito militare e non uccidere
|     La civiltà cristiana   muore – dicono i disperati e le isteriche. Hanno troppa fretta. Nonostante gli orrori della globalizzazione,   i principi evangelici dell’ordine europeo si sviluppano instancabilmente. Sotto   il nostro mondo c’è una solida base morale. Permettetemi di elencare le sue   componenti principali al momento presente: Con particolare orgoglio chiudo   l’elenco comunque incompleto con una componente nazionale, il “Ranec-E”[4]. Ecco in che modo strano e   enigmatico si chiamano i prodromi dell’epoca dei conflitti incruenti. Sto   parlando delle cosiddette armi non letali o umane. Per la prima volta nella   storia dell’umanità i ministeri della difesa dei paesi più sviluppati si sono   posti uno scopo innaturale, dal punto di vista di un normale ufficiale – adempiere   un compito militare e non uccidere! E’ chiaro che i militari   stessi non sarebbero giunti a una tale perversione. Per fortuna i paesi guida   del mondo adesso sono quasi tutte democrazie e là i militari sono comandati   dai politici, cioè dai civili. Proprio questi hanno formulato anche un   compito mai visto. Anche se i loro motivi avevano solo vagamente a che fare   con l’umanità. Storia generale Oggi non di rado si scrive,   che l’elaborazione di armi non letali, che non comportano gravi conseguenze per   la salute del nemico, viene portata avanti negli interessi della polizia. Non   è così. Tutto è cominciato con il crollo del sistema coloniale. Allora gli eserciti occupanti   cominciarono ad avere a che fare regolarmente con la partecipazione della   popolazione civile all’azione delle forze di liberazione nazionale. Oltre che   con tutte le forme di disobbedienza civile, le amministrazioni coloniali si   scontrarono con combinazioni strane per la tradizione cristiana di attacchi   armati e manifestazioni di protesta. (Oggi tutti conoscono la tattica dello “scudo   umano”. Nell’URSS, alla vigilia della sua caduta, questo metodo fu applicato in   Asia centrale e in Azerbaijan. Nella nuova Russia, in Cecenia.) I soldati spesso si rifiutavano   di sparare su una folla di donne, bambini e anziani, che del tutto   volontariamente coprivano i guerriglieri armati nelle file posteriori. L’importante   era avvicinarsi al massimo. Ma una volta là… Non facevano prigionieri. In seguito la necessità di   separare i civili dai guerriglieri e dai terroristi che si scambiavano di   posto nella folla si è sempre e solo rafforzata. Sempre più spesso all’esercito,   e non alla polizia, venivano affidati compiti non tradizionali, come   operazioni di mantenimento della pace tra popoli che si odiavano l’un l’altro   e che erano pronti a qualsiasi provocazione. In zone densamente popolate sono   cominciate operazioni militari contro le narcomafie e perfino contro il   terrorismo internazionale. Nel 1962, mentre a Novočerkassk[5] il nostro   esercito sparava su lavoratori disarmati, negli USA e in Europa già si   cominciavano a fare ricerche scientifiche per creare nuove armi, che in certi   casi permettessero di vincere senza uccidere. Un quarto di secolo dopo comparvero i primi modelli. E’ chiaro che il principale   percorso di sviluppo degli armamenti è quello per la creazione di armamenti   letali sempre più precisi e potenti, soprattutto nucleari, che promettevano   la morte della civiltà. Ma la stessa comparsa, tra la fine del ХХ e l’inizio del XXI secolo, di armi   create specialmente per non uccidere dice molto. Beh, perlomeno che il nostro   mondo non è senza speranza. Nell’URSS la creazione di   tali armi procedette senza entusiasmo. Un cannone acustico analogo all’ADS (vedi   sopra) avrebbe dovuto essere installato sulle imbarcazioni delle guardie   di confine: uccidere cittadini stranieri al momento della cattura, anche se   erano bracconieri, era ritenuto scorretto. Ma finora le nostre guardie di confine   mantengono i pescherecci giapponesi e coreani con armamenti navali. Ci sono   stati esiti mortali. Un’unica storia Ma anche nel nostro paese   ci sono stati successi nell’ambito dell’uso delle armi umane. Quando durante il   conflitto armeno-azero[6] le nostre   guardie al confine con la Turchia ricevettero l’ordine di proteggere per un   po’ di tempo dai linciaggi qualche centinaio di profughi armeni, la   situazione era critica. Con la copertura di una folla di anziani e di donne i   guerriglieri tentarono di avvicinarsi il più possibile al cordone dietro il   quale si nascondevano i profughi. L’organico delle guardie di confine non era   sufficiente per una piena difesa e sparare su una folla senza gravi motivi   non era possibile. Tutto procedeva verso una carneficina. Purtroppo non ricordo il cognome   del capitano che creò allora un sistema non letale, che salvò i profughi fino   all’evacuazione, svolta poco dopo con successo. Un subordinato del KGB dell’URSS   affermò che da parte loro il processo di creazione si svolse così: il   capitano strizzò gli occhi e per un minuto stette concentrato a schiacciare un   mozzicone nel posacenere. Dopo di che si raddrizzò e dette ordine di   costruire. Per mezza giornata   costruirono una barriera di filo spinato attorno alla piccola cittadella di   tende dei profughi. All’esterno di essa tesero a diverse distanze una dozzina   di cavi d’acciaio. Presto comparve un camion UAZ, che trascinava un cavo con   appesi dei pezzi di carne. In una colonna di polvere lo accompagnava un   enorme branco di cani randagi, raccolti in tutto il circondario. Presso la barriera   le guardie di confine misero loro rapidamente dei collari con guinzagli   lunghi molti metri e con dei moschettoni li incatenarono ai cavi attorno al   filo spinato. A sera si creò una   situazione di stallo. I guerriglieri raccoltisi per chiudere i conti con gli   armeni erano armati di fucili da caccia, scudi metallici, coltelli e piè di   porco. Con la copertura delle donne tentarono di avvicinarsi al filo spinato e   tranciarlo. Attorno al perimetro della barriera con guaiti selvaggi correvano   oltre cento cani furiosi di ogni taglia, colore e razza: il capitano aveva   macellato un cavallo e un sergente che correva all’interno della barriera ne   trascinava le interiora legate a un moschettone. Le donne delle prime file   degli attaccanti si fermarono. Su questo branco si poteva solo sparare. Le   guardie di confine aspettavano questi spari. Questo avrebbe dato loro la base   legale per aprire il fuoco in risposta. I guerriglieri non si decisero. Questo sistema russo di   armamento non letale mi da speranza per il futuro. In ogni caso il nostro capitano   si era trovato tra le fila di quegli inglesi e francesi, che quarant’anni   prima si rifiutarono di sparare sullo “scudo umano”. In ogni caso non siamo del   tutto Oriente, siamo più vicini all’Occidente. Valerij Širjaev 20.04.2007, “Novaja Gazeta”,   http://www.novayagazeta.ru/data/2007/color14/06.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)  |   
[1] Colle tipo “Attak”.
[2] Laboratori di ricerca del Dipartimento per l’Energia degli Stati Uniti.
[3] Nome di arma a microonde dell’esercito americano, detta anche ADS.
[4] “Zaino E”, arma a microonde di fabbricazione russa.
[5] Città della repubblica caucasica della Karačaevo-Circassia.
[6] La guerra che oppose Armenia e Azerbaijan per il controllo dell’enclave armena del Nagornyj Karabach.

    
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