18 maggio 2007

Family days

La famiglia è, semplicemente, il luogo dell’umano

Sintetico ed essenziale questo articolo di Claudio Risè che mi pare toccare aspetti importanti relativi alle problematiche della famiglia, vista per quello che è, nella sua ontologia e nella sua eterna drammaticità. Naturalmente si tratta solo di cenni che lo psicanalista sintetizza per un articolo per “Il Mattino di Napoli”; però mi pare molto interessante e capace di illuminare meglio la questione “famiglia” e ve lo propongo:


Bellezza, e difficoltà, della famiglia

Famiglia è bello, anche se scomodo. E’ questo l’aspetto forse più autentico della questione “famiglia”, messo in luce dal family day, ma soprattutto dal diffuso lavoro di riflessione e discussione che l’ha preceduto, e che lo continuerà. All’inizio poteva sembrare il vecchio scontro tra due retoriche (con relative appendici politiche). Da una parte quella che vede la famiglia come società “perfetta”, dall’altra quella che la considera come un residuo di epoche trapassate.


Poi invece, nella lunga e capillare discussione su questa giornata, che ha finito per toccare un po’ tutti, famiglie e single, eterosessuali ed omosessuali, coppie unite e separate, persone che stanno insieme guardandosi di traverso ed altre che non si vedono più, a volte rimpiangendosi, è uscita lentamente laverità.


La famiglia è, semplicemente, il luogo dell’umano. Non che non ce ne siano altri al di fuori di essa. Il lavoro, il tempo libero, le compagnie sportive, gli amanti della natura, i movimenti politici, sono tutti luoghi associativi profondamente umani, nei quali ci appassioniamo ed amiamo, sviluppando uno sguardo più ampio sul mondo. Nessuno di loro, però, ci segna in modo altrettanto profondo della famiglia, nessuno plasma in modo altrettanto incisivo la nostra identità,i nostri sentimenti, e persino la nostra capacità di riconoscerli.


Tanto è vero che la psicologia contemporanea nasce proprio lì, osservando la famiglia. E scopre che l’inconscio si sviluppa in buona parte, fin dall’infanzia, proprio per consentire all’individuo di reggere le ricche e complesse dinamiche familiari, che sono alla base della sua personalità.


Tutt’altro che antiquata, dunque, la famiglia, se i suoi rapporti ed i suoi affetti sono alla base di uno dei saperi più scandalosi ed anticonformisti della modernità: appunto la psicoanalisi. Questa ricchezza antropologica, però, non viene riconosciuta né dai detrattori della famiglia, né da coloro che la rappresentano come un’oleografia sorridente e gentile, i cui protagonisti si metterebbero al riparo dalle esperienze, umane e vitali, della sofferenza e del dolore.


I nemici della famiglia sono riconducibili a due grandi filoni. Da una parte i nostalgici delle ideologie totalitarie del 900, che vedevano in essa il pericoloso antagonista dell’onnipotenza del partito unico, e che la combatterono fino a distruggerla, come accadde col comunismo sovietico. Dall’altra gli innamorati dell’anarchia, che vedono giustamente nella famiglia il luogo dove si forma l’ordine della personalità, e quindi il rispetto dell’individuo per le norme e leggi della società.
I difensori della famiglia, dal canto loro, hanno avuto finora troppa fretta nel presentarla come la condizione umana giusta e felice per antonomasia. Proprio perché ricchissima di contenuti affettivi, e profondamente calata nella realtà pratica di ogni giorno, di cui deve raccogliere le sfide, la famiglia vive invece, da sempre, in una condizione drammatica. Essa è il luogo dove l’individuo rinuncia a vivere solo per sé, sacrifica il proprio egoismo, per dedicare gran parte delle proprie energie agli altri: il coniuge, ed i figli.
Le ironie dei vecchi “viveurs”, che preferivano godersela invece che tirar su marmocchi, hanno oggi lasciato spazio alla supponenza, a volte un po’ acida, dei singles, o dei partigiani delle coppie informali, più elastiche e adattabili ai desideri del momento. Tutto ciò chiarisce ancor meglio la caratteristica della famiglia come luogo del sacrificio, per amore dell’altro, perché è giusto così.


Questa realtà difficile è la sua grandezza.

Per i commenti rimando al blog di Claudio Risé (http://claudiorise.blogsome.com/)




Strumentalizzare il Cammino Neocatecumenale e scoprire che la Chiesa è libera
Attualità - mer 16 mag

di don Antonello Iapicca, curatore del blog I segni dei tempi (http://kerygmaterzomillennio.splinder.com/)

No, proprio non ci siamo. Sembra impossibile accostarsi alla Chiesa, ai cristiani, alle loro vite e ai loro movimenti, alle loro comunità, alla loro fede e al modo di viverla ed esprimerla senza cadere nel tranello della mistificazione e della strumentalizzazione. Ad esse non si è sottratta Elisabetta Ambrosi con il suo articolo sul Family Day apparso su Europa del 15 maggio. Un titolo ed una scrittura fuorviante, un'esca cui far abboccare quanti cercano, con semplicità, una cronaca dell'evento non viziata e non di parte.

Bisogna comunque capire. Europa è l'organo ufficiale della Margherita, il partito nelle cui file militano i cosiddetti Cattolici democratici, altrimenti conosciuti come cattolici adulti . La loro difficoltà è evidente, almeno quanto l'ostinazione con cui difendono le proprie posizioni, rispettabilissime per carità, ma opinabili e deprecabili se pretendono di definirsi cattoliche quando sono sconfessate apertamente dalla Gerarchia e dal Magistero. Due loro esponenti di primo piano, il Presidente del Senato Marini e il Ministro Bindi, commentando il Family Day non hanno trovato di meglio che difendere a spada tratta i Dico. E questo alla faccia della loro stessa retorica contrabbandata per pensiero cattolico, quello che farebbe della mediazione, dell'ascolto e dell'attenzione alle esigenze e al vissuto della gente il centro del cristianesimo. Infatti, se le parole dette dalla gente non corrispondono con il proprio pensiero si ignorano, senza tante discussioni.
Così come l'articolo dell'Ambrosi ha ignorato, pregiudizialmente, la realtà del Family Day. E' stato come ritoccare una foto, qualche taglio e qualche aggiunta e il gioco è fatto. La realtà capovolta, a servizio dell'ideologia. Occorreva dimostrare che hanno ragione loro, i cattolici democratici e i diessini appena fusi nel novello Partito Democratico. Dimostrare cioè che i cattolici stanno dalla loro parte, che sono liberi e non appaltati alle destre. Su quest'ultimo aspetto l'operazione era fin troppo facile, rispondendo alla realtà. Per l'altro no, ci voleva una bacchetta magica per dire che i cattolici sono a favore dei Dico mentre ci stanno marciando contro.
Allora che fare? Il metodo è semplice: dosare bene le parole e ditribuirle con dovizia. Fin dal titolo dicevamo: " Una piazza inquieta. E assai poco politica e mediatica ". Leggendolo si è colti di sorpresa, però! che qualcuno finalmente abbia colto nel segno? Poi ti metti a leggere l'articolo e strabuzzi gli occhi: " Ha sbagliato chi l'ha descritta solo come una piazza ideologizzata dalle destre e dalla Chiesa in tandem, una piazza politica e politicizzata, contro la laicità e la tolleranza, «perfettamente antimoderna ». Vero, verissimo accidenti! E non ti rendi conto di aver abboccato all'amo. Sì, perchè quello che nell'articolo si sta dicendo è che, da una parte, Berlusconi con quella gente non c'entrava nulla, e forse è vero, ma dall'altra che chi ha cercato di strumentalizzare il popolo di Dio è stata proprio la Chiesa, " che ha deciso di puntare su un'offensiva politico-mediatica per cercare disperatamente di salvarsi dall'inevitabile declino (estinzione?)". Primo affondo e primo boccone avvelenato: La Chiesa ha puntato su un'offensiva politica ma ha fallito. Perchè la gente che era lì, quel milione di cattoici, non si riconoscono nel disperato tentativo della Chiesa - ma cattolici e Chiesa non sono la stessa cosa? mah... - di sottrarsi all'estinzione consegnandosi nelle mani taumaturgiche di Berlusconi. Il popolo di San Giovanni è inquieto , proprio come lo sono, perennemente, i veri papi e vescovi del cattolicesimo di sangue blu, quello democratico e adulto dei ministri e dei leader di governo. Quel milione di persone, quelle famiglie, quei bambini erano lì a manifestare contro il Papa e contro Ruini e Bagnasco, contro la famiglia tradizionale e la sua difesa e non lo sapevano. Si erano sacrificati, avevano percorso centinaia di chilometri per reclamare i diritti delle unioni omosessuali e non se ne erano accorti.
Invece se ne è accorta l'Ambrosi. Infatti, lei, che ha attraversato Piazza San Giovanni " con un minimo di curiosità e attenzione ", ha " scoperto poi che il grosso dei manifestanti facevano parte di un movimento particolare, i Neocatecumenali. La vera star, come ha notato sornionamente il ministro Fioroni, era «il prete spagnolo sul palco»: quel Kiko Arguello, che poi prete non è, che, incapace di sottostare alle addomesticate interviste del conduttore Zaccuri, gli ha strappato il microfono dalle mani per proclamare la forza del Vangelo e la sconfitta sulla morte, l'unica speranza in grado di creare famiglie di «dieci, dodici, quindici figli»". Ecco quello che serviva al successo della mistificazione: strumentalizzare la presenza di Kiko Arguello e delle decina di migliaia di membri del Cammino Neocatecumenale per mostrare la Chiesa spezzata: da una parte i carismatici, e la freschezza di un popolo fecondo, zelante, felice, dall'altra una chiesa arroccata che non parla più di Dio, come ama ripetere il ministro Bindi.
Non solo. Per completare il quadro occorreva issare Kiko Arguello sul carro degli inquieti di professione , e quale migliore occasione la stantia vulgata propalata da vaticanisti superficiali di una presunata difficoltà del Cammino in vista dell'approvazione degli Statuti? Così l'Ambrosi arruola Kiko Arguello tra i poveri disillusi dalla Chiesa e dalla Gerarchia, uno che avrebbe dovuto piegare il capo e andare alla Canossa del Family Day per ottenere l'agognato riconoscimento: " Certo, stonava il leader carismatico e indomabile, armato di chitarra e di parole vibranti, costretto a cantare su un palco a forma di casetta borghese, con i salotti fucsia e i pagliacci che gli giravano intorno ".
E Kiko stesso ridotto dalla penna dell'Ambrosi ad un pagliaccio, che, la presunta ma a lei notissima " tensione crescente con la Chiesa ", ha costretto a trascinare " perfino un movimento tendenzialmente apolitico a schierarsi, a funzionare da falange armata del papa, che ben ne conosce la forza e capacità di produrre famiglie e vocazioni ". Con un colpo due piccioni. Fatto secco il Cammino Neocatecumenale, fatta secca la Chiesa, non a caso e malignamente contrapposti. La strumentalizzazione è così servita: " Ma anche i neocatecumenali a San Giovanni chiedevano risposte e, pur non mettendo formalmente in discussione l'obbedienza alla Chiesa, anzi, si aspettavano parole forti, che né la politica, né il cristianesimo filosofico di Ratzinger sanno dar loro ".
Beh, a questo punto non possiamo più tacere il cumulo di menzogne trascritte sul quotidiano della Margherita. I neocatecumenali in Piazza San Giovanni non chiedevano nessuna risposta, perchè, e l'Ambrosi lo aveva anche scritto, " la forza del Vangelo e la sconfitta sulla morte", sono "l'unica speranza in grado di creare famiglie di dieci, dodici, quindici figli". Chi ha conosciuto Cristo e il suo amore, chi vive per testimoniarlo e annunciarlo, non scende in piazza aspettandosi parole forti o chiedendo risposte. Il Cammino Neocatecumenale è sceso in Piazza per mostrare la gioia e la bellezza, le verità e la pienezza del vino nuovo dell'amore di Cristo risorto. Quelle mamme e quei papà, quei nonni, quei ragazzi e quei bambini erano loro la risposta e la parola forte, per chiunque avesse voluto ascoltare. " Non siamo contro nessuno " ha ripetuto Kiko Arguello. Esattamente come il Papa e il suo cristianesimo, né filosofico e né teologico, semplicemente il cristianesimo di una persona viva, Gesù Cristo risorto. E' Lui la parola forte che, con calore e amore, Papa Ratzinger ripete senza posa, e che tutti possono ascoltare. Guarda caso, un'altra Piazza, quella di San Pietro, da quando il Cardinal Ratzinger è divenuto Papa sta vedendo moltiplicarsi le presenze, segno che, se è vero che la politica di risposte e parole forti non può darne, è vero assolutamente il contrario per Papa Benedetto XVI.
Evapora così il goffo tentativo di strumentalizzare una realtà della Chiesa suscitata dallo Spirito Santo per salvare attraverso di essa innumerevoli persone in tutto il mondo. La stoltezza della predicazione che sfugge ad ogni classificazione, segno della libertà dello Spirito Santo che soffia in modo imprevedibile anche su un palco borghese, in una Piazza zeppa di famiglie, questa stoltezza divina è la vera incompresa dai sapienti di questo mondo.
Loro invece, giornalisti o intellettuali che siano, devono poter manipolare tutto, gestire e usare. Le parole che chiudono l'articolo in questione lo dimostrano chiarissimamente: " Anche il Family day, dunque, è stata una denuncia implicita della frattura, sempre più aspra e carica di conseguenze, tra fedeli e chiesa gerarchica e tra cittadini e politica, e dell'incapacità di quest'ultima di rappresentare la società, a causa della vittoria delle «minoranze dominanti», di cui parla Ilvo Diamanti, che impediscono che si faccia prevalere il bene comune. Bene pure molto chiaro alla stragrande maggioranza delle persone di questo paese: «Politiche per la famiglia, lavoro non precario, una vecchiaia non penosa».Ecco perché paradossalmente chi rappresentava meglio quella piazza era proprio colei che dalla piazza è stata più contestata, la ministra della famiglia. E certo il fatto che le persone non l'abbiano capito la dice lunga su quanto Chiesa, politica e media abbiano saputo confondere le acque" . A parte che proprio lei, il ministro Bindi, da quella piazza era, "coraggiosamente", scappata a gambe levate, le ultime parole mostrano il vero intento del pezzo. E' il ghigno beffardo del falsario, del divisore, che sigilla la menzogna. La Chiesa, alleata della politica e dei media, esattamente come ha scritto Scalfari, che invece l'Ambrosi sembrava aver sconfessato, ha ingannato un milione di persone in Piazza e l'Italia intera. Chi stia invece confondendo davvero le acque è fin troppo chiaro...
Ma sappiamo anche che per il mondo e i suoi sapienti il Cielo è chiuso e lo sguardo è angosciosamente e inquietamente schiacciato sulla terra che ospita i propri passi. Il proprio io è l'unico criterio, angusto, con il quale leggere la realtà. Per addomesticarla e farle dire quel che si ha prestabilito, per difendere e legittimare le proprie posizioni.
La Chiesa e il cristianesimo sono altra cosa. Per questo sono da duemila anni perseguitati: perchè non abbassano il capo e non sacrificano a nessun idolo di questo mondo. Così è stato anche sabato 12 maggio sul palco del Family Day, da dove è risuonato l'annuncio di un amore più forte di ogni trappola e di ogni schiavitù. Altro che frattura tra fedeli e Chiesa gerarchica, quella esiste solo nelle illusioni dei cattolici adulti e dei loro giornali. Esattamente come la fandonia sulle due piazze, è tutto un Barnum che confonde, e, per difendere e legittimare, butta nel tritacarne delle menzogne mistificanti tutto e tutti. Questa è stata la volta del Cammino Neocatecumenale.
Anche per questo Kiko e le sue parole e i centomila del cammino sono stati un segno di contraddizione, un segno dell'amore più forte della morte. Anche quella, tutta interiore ma non meno dolorosa, della calunnia e della mistificazione, della strumentalizzazione e della banalizzazione. Tutto passa, rapidamente. Solo l'amore resta in eterno, perchè Deus Charitas Est, come ha detto e ripetuto, con forza , Benedetto XVI. E come ogni figlio della Chiesa sperimenta ogni giorno.




Ringrazio D.N. per questi contributi

2 commenti:

Antonio Candeliere ha detto...

Condivido..ben detto!

Matteo Mazzoni ha detto...

@antonio candeliere: Come avrai visto, ho fatto un paio di commenti sul tuo blog... Non sono d'accordo su tutto, ma penso che con chi espone le sue ragioni come te si possa sempre dialogare... Quindi ti linko... Il tema della famiglia, al di fuori di certe strumentalizzazioni politiche, è legato anche a quello del lavoro... E comunque la si pensi, ci si dovrebbe trovare d'accordo su ciò che è prioritario... Io credo che in Italia ci siano più disoccupati e lavoratori precari che coppie di fatto e omosessuali... E poi (fra le tante cose che si potrebbero dire) siamo penultimi in Europa in quanto a contributi alla famiglia: lo 0,7% del PIL contro il 3% della laicissima Francia...