Il bipartitismo russo: il partito del petrolio contro il partito del gas
In queste elezioni si elimineranno a vicenda senza risparmiare soldi altrui
In Russia la campagna elettorale va avanti a pieno ritmo. No-no, non parlo di quella che è stata annunciata con un decreto di Putin nella “Rossijskaja Gazeta”[i], – a essere sinceri, non quali partiti ci siano e quale delle dita sinistre del piede destro del potere otterrà tot posti alla Duma. Non ho voglia di riempirmi il cervello di sciocchezze. Io parlo dei veri partiti, che si dividono i soldi e il potere d’influenza. Ecco, per esempio, il tribunale del distretto Tverskoj[ii] ha bloccato le azioni della Russneft’[iii]. La fretta con cui ciò è stato fatto è in verità stupefacente. Ma cos’è successo? Si ritiene che ci fossero due pretendenti alla Russneft’: la Rosneft’[iv], presidente del consiglio di amministrazione della quale è il potente vice capo dell’amministrazione presidenziale Igor’ Sečin e il capo della Basèl[v] Deripaska. Ma bene, Deripaska ha comprato la Russneft’ con il beneplacito di Putin e con la promessa di rivendere l’attivo allo stato. Beh, ha comprato. Beh, ha promesso. Beh, rivenderà. Allora perché bloccare? Ma perché se Medvedev o Ivanov diventerà presidente, Deripaska potrebbe ripensare se vendere la “Russneft’” a una compagnia controllata dal sig. Sečin. E se Deripaska non venderà la “Russneft’” dopo le elezioni, il barometro politico russo segnerà la caduta del peso specifico di Igor’ Sečin. E se non si riuscirà a togliere la “Russneft’” a Deripaska prima delle elezioni, anche questo segnerà la caduta del peso specifico di Igor’ Sečin. A dirla in altro modo, la caccia alla Russneft’ non è una questione puramente commerciale. E’ una questione di peso specifico dei clan che ruotano attorno al presidente – un peso misurabile in miliardi di dollari. Ecco un’altra storia: l’arresto di Vladimir Kumarin, “padrino” di San Pietroburgo. La storia non ha molto a che fare con il commercio. L’impero di Kumarin è grande, ma a chiunque tenti di afferrarlo senza essere Kumarin filtra come acqua tra le dita. Cos’è la principale perla di questo impero – la compagnia pietroburghese di distribuzione di carburante? Niente. Una rete di stazioni di servizio. E se presso ogni stazione di servizio non ci sarà un ragazzo tenebroso con un giubbotto di pelle, devoto al boss fino all’abnegazione, la stazione di servizio non darà profitto. Ma i ragazzi tenebrosi e devoti li ha solo Kumarin. Piter[vi] è una città criminale. Non perché là ci siano molti banditi. Ma perché i banditi di Piter sono l’elite della città. E questa elite, in particolare Kumarin, era nota a tutti i pietroburghesi e sa tutto di tutti i pietroburghesi. E a vedere le persone che hanno preso Kumarin, questo arresto si può ritenere una grande vittoria del clan di Sečin sul clan degli uomini delle forze armate a lui avversi. Un’altra nuova divisione globale è la nuova divisione del mercato farmaceutico. Praticamente tutti i più grandi distributori di farmaci russi, comprese la Protek e la Biotek, hanno ricevuto proposte di vendita delle proprie compagnie. La nuova divisione va avanti silenziosamente; annegano in silenzio, senza lamentarsi, a differenza di Guceriev[vii], si vedono appena appena le bollicine sull’acqua – storie come quella di uno dei dirigenti della Protek Vitalij Smerdov, arrestato il giorno del suo compleanno. Non è il caso di fare rumore – praticamente tutti i partecipanti al mercato sono coinvolti in scandali di corruzione legati al programma DLO[viii]. Ebbene – si tratta di compagnie con la logistica più attuale, con magazzini moderni, che ancora poco tempo fa avevano pianificato delle OPA e avevano condotto trattative con i giganti dell’industria farmaceutica mondiale; e ora le soffocano in silenzio in un angolo – fino alle elezioni. In fretta e furia, prima delle elezioni, prendono non solo il business, ma anche intere regioni; a Sachalin Putin ha messo un governatore fedele alla Gazprom, a Samara un governatore uscito dalla Rosoboronèksport[ix]. In fretta e furia si creano nuove corporazioni statali; nei loro statuti si fissano esenzioni e privilegi mai visti; il presidente Putin in un suo discorso promette personalmente cinque miliardi di dollari per le nanotecnologie. Con corporazioni vengono ricompensate gli alti funzionari del Cremlino, come in altri tempi venivano ricompensati con terre e servi della gleba, e – caso mai visto – in fretta e furia approvano il budget da qui a tre anni per fissare per il 2008-2010 le regole esistenti di spartizione del denaro pubblico. Questa è la vera campagna elettorale. Una campagna in cui non si tratta di contare i voti, ma i miliardi. Nessuno sa chi sarà l’erede, ma tutti capiscono che qualsiasi erede significherà un mutamento radicale dei meccanismi di ripartizione della proprietà e del potere d’influenza. E ciascuno dei clan del Cremino, presentendo chi sarà l’erede, si sforza di accumulare più miliardi, pubblici e non, ramificare le compagnie e le terre arraffate, nella speranza che quanto maggiore sarà la capitalizzazione di ogni clan, misurabile in miliardi di dollari di proprietà di cui sono impossessati e in megabyte di materiale compromettente accumulato, tanto più qualsiasi futuro presidente sarà costretto a fare i conti con questa gigantesca forza, capace di fare pressioni, comprare e anche uccidere. Nel frattempo i dirigenti dei partiti ufficiali non hanno a che fare con questa reale campagna, più di quanto le giovani nobildonne vestite di tutto punto al ballo di corte con i campi di battaglia insanguinati di Austerlitz e Vagram. E’ molto importante capire che la Duma non è diventata un luogo senza importanza perché in essa non c’è l’opposizione. Ma lo è diventata perché i clan che lottano tra loro sotto al tappeto[x], non si servono della Duma come luogo per regolare i conti. Odiano la pubblicità e di conseguenza perfino i propri partiti da taschino. Se la Rosneft’ avrà la Russneft’ non dipende da EdR[xi]. Se la Rosoboronèkspory avrà Magnitka[xii] non dipende da Mironov[xiii]. E chi vuole conoscere lo scacchiere politico non ha bisogno di guardare la Duma. Meglio guardare chi è stato rinchiuso a Lefortovo[xiv] e cos’ha deciso il tribunale della circoscrizione Basmannyj[xv]. Julija Latynina[xvi] 10.09.2007, “Novaja gazeta”, (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[i] “Giornale Russo”, in pratica la Gazzetta Ufficiale russa.
[ii] Distretto di Mosca.
[iii] Importante compagnia petrolifera russa.
[iv] Compagnia petrolifera di Stato russa.
[v] Abbreviazione di Basičeskij Èlement (Elemento di Base), potentissimo gruppo industriale e finanziario russo.
[vi] Nome colloquiale di San Pietroburgo.
[vii] Michail Safarbekovič Guceriev, presidente della “Russneft’”.
[viii] Abbreviazione di Dopolnitel’noe Lekarstvennoe Obespečenie (Fornitura Supplementare di Medicinali), programma che avrebbe dovuto supplire alle storiche carenze di medicinali in Russia.
[ix] Azienda di Stato che tratta l’esportazione di armamenti.
[x] Starebbe per “dietro le quinte”, ma si allude anche alla polvere messa sotto al tappeto…
[xi] Abbreviazione di EDinaja Rossija, partito che ha il solo scopo di sostenere la politica di Putin alla Duma.
[xii] Nome colloquiale del complesso metallurgico della città siberiana di Magnitogorsk.
[xiii] Sergej Micahjlovič Mironov, presidente del Consiglio della Federazione, la “camera alta” del parlamento russo.
[xiv] Carcere moscovita.
[xv] Circoscrizione moscovita in cui si trova anche il carcere di Lefortovo…
[xvi] Nota scrittrice e giornalista russa.
2 commenti:
E poi siamo noi i mafiosi...
@neottolemo: già... Per la serie "senti da che pulpito"...
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