16 gennaio 2008

Il Papa e la Sapienza

MALEDETTO XVI di MARCELLO VENEZIANI
da "Libero" del 15 gennaio 2008

Voi non sapete, barbari studenti e più barbari docenti, chi state cacciando dall'Università La Sapienza di Roma insieme al Papa Benedetto XVI. Voi non state semplicemente e autorevolmente cacciando solo il capo della cristianità occidentale, voi state cacciando i tre quarti o forse più della cultura occidentale, filosofia e anche scienza, letteratura e arte, assistenza e medicina, carità e opere pie. Voi state cacciando gli amanuensi che salvarono la cultura classica dai vostri predecessori barbari e dall'incuria dei vostri predecessori ignoranti. Voi state cacciando la Patristica e la Tomistica, S. Agostino e S. Tommaso, Alberto Magno, San Bonaventura da Bagnoregio e Sant'Anselmo d'Aosta, Vico e Rosmini, Pascal, Manzoni e Dostoevskij, quasi tutta la filosofia e la letteratura che ne discese. Perché un Papa, se lo contestate come il massimo esponente della Chiesa cattolica sappiate che è il massimo erede di quella tradizione cristiana sulle cui spalle sono appollaiati senza saperlo i vostri prof. Se invece lo contestate in quanto Joseph Ratzinger, beh, leggete prima i suoi testi, di cui non capirete molto, e sicuramente discorderete da quasi tutto; ma vivaddio, si tratta di un raffinato esponente di cultura che non entra nell'ateneo con l'area del pretonzolo che vuol sostituire il credere al pensare, le bigotte ai filosofi e chierichetti agli studenti. Ratzinger è un intellettuale a tutti gli effetti, che in ateneo è forse a suo agio più che in una sacrestia, semmai il suo limite come papa può essere proprio quello... Non si tratta semplicemente di garantire a tutti il diritto di parola, come dice Battista sul Corriere, rispolverando l'ovvietà di difendere Ratzinger con Voltaire; certo, sarebbe già tanto se almeno questa considerazione degna di zia Lina fosse accolta, ma in questo caso c'è molto di più, e non dal punto di vista confessionale: si tratta di un vero professore e di un testimone di una cultura che puoi contestare fino alle radici ma che costituisce il terreno su cui noi stessi pensiamo e viviamo, anticlericali inclusi. Dire che il papa ha diritto di parlare all'università come l'ateo Odifreddi è una benevola sciocchezza, perché non si possono mettere sullo stesso piano il diritto di ciascun cittadino e di qualunque uomo di cultura di parlare all'università con l'ulteriore motivo di ospitare il massimo rappresentante della tradizione che più ci ha plasmato, nel bene e nel male. Facoltà di Spocchia

Il fatto che Asor Rosa inviti il Papa a non entrare nell'Università perché il suo pensiero sarebbe connotato da posizioni conservatrici e reazionarie, è un esempio demente di cultura dell'assurdo, di spocchia accademica unita a intolleranza ideologica. Allora, se la Chiesa deve essere messa fuori università perché portatrice di una cultura del genere, quanta cultura dei millenni andati dovrebbe uscire dall'università per la medesima ragione? Forse, a quel punto, sarebbe meglio far uscire l'università dalla storia della cultura occidentale e non solo (te li scherzi gli orientali, gli islamici ecc). Se si dovesse giudicare un magistero dagli effetti storici della tradizione che rappresenta, dove dovrebbe essere cacciato Asor Rosa, esemplare non pentito della tradizione più breve ma più rovinosa del mondo, il comunismo? In quale cesso dovrebbe essere chiuso lui con i suoi libri? E invece a me piace leggere Marx e perfino Asor Rosa, e mi piace che sia all'università non solo per via del pensierino voltairiano ma perché la libertà si nutre dell'intelligenza e del contrasto, la storia del pensiero è fatta di antitesi marcate, e anche grandi errori possono portare nel loro seno riflessioni proficue, anche le sragioni possono contenere germi di ragione, nobiltà e altra verità. E poi, chi decreta l'autorizzazione a procedere in questi casi, chi concede o rinnega l'invito, di quale investitura divina o di quale autorità suprema dispone Asor Rosa per decidere lui, alla biglietteria del cinema La Sapienza, chi sono gli ammessi e chi sono i bocciati in saecula saeculorum? Ma non vi rendete conto, professorini che un tempo civettaste pure con il partito armato, di quanto diventa ridicola la presunzione di giudicare dalla vostra nanocultura, cattedrali di pensieri e millenni di storia e di filosofia, di scienza e di arte, di vita e di cultura? I legittimi allievi di questi professorini faziosi hanno promesso di sommergere giovedì il papa di musica dance e di cortei con studenti travestiti da suore, come un gay pride degli analfabeti; siete pari ai coatti della curva sud e ai burini del degrado urbano. Siete barbari come loro, rozzi e arroganti nella vostra ignoranza...Disertate l'università, fatevi le canne e sparatevi di alcol. Due motivi di consolazione

Però ho due motivi di consolazione: il primo è che l'iniziativa mette in imbarazzo la sinistreria furbetta che voleva cogliere l'occasione per celebrare una messa cantata del Papa con Mussi e Veltroni e per dare loro occasione per un altro show politico con alta copertura mediatica. Il secondo motivo di consolazione è di ordine personale: nel mio piccolo anche a me fu impedito una volta, anzi più di una volta, di parlare all'università, anche alla Sapienza e fu impedito una volta di parlare di un altro filosofo che giganteggia nel Novecento europeo e che all'università italiana come alla scuola dette molto, Giovanni Gentile. Mi consola sapere che sono stato, nel mio piccolo, un precursore, a Roma come a Torino, a Pisa come a Firenze e Genova, di conferenze universitarie contestate se non vietate. Se fossi il Papa, comunque, accoglierei l'invito di Asor Rosa e non ci andrei all'Università se l'invito non risulta firmato dal corpo docente. Sai che bella lista di infami ne verrebbe fuori?


A processare Galileo è stato un anarchico ateo di ANTONIO SOCCI
da "Libero" del 15 gennaio 2008

Un gruppo di professori dell'Università di Roma, in nome della "tolleranza", vuole che il Papa non parli nell'ateneo romano (l'intervento era stato richiesto dalle autorità accademiche). Strana idea di tolleranza. Il Pontefice sarebbe una figura che non ha niente a che fare con l'università? A parte il fatto che a fondare l'università romana è stato proprio il papa. Praticamente è casa sua. Si legge infatti nello stesso sito internet dell'ateneo: «L'atto di nascita della Università di Roma reca la data del 20 aprile 1303; in questo giorno venne infatti promulgata da Papa Bonifacio VIII Caetani la Bolla In Supremae praeminentia Dignitatis, con la quale veniva proclamata la fondazione in Roma dello "Stu dium Urbis"». Cosa ovvia, essendo la Chiesa all'origine di gran parte delle nostre istituzioni culturali. A parte poi il fatto che Joseph Ratzinger è appunto un docente universitario, anzi un luminare, uno dei più grandi intellettuali del nostro tempo, ed è casomai lui che fa onore all'Uni versità di Roma intervenendo, e non l'Università che fa un favore al Papa. A parte il fatto, infine, che i laici ogni tre secondi citano Voltaire («non condivido ciò che dici, ma mi batterò fino alla fine perché tu possa dirlo») e poi lo contraddicono nella pratica. Ma l'aspetto più paradossale è un altro. Perché quello che viene imputato al Papa è di aver citato - in un discorso tenuto quando era cardinale - un intellettuale laico-agnostico, un antidogmatico, un libertario, uno che insegnava a Berkeley dove cominciò la contestazione e che - da anarchico - applaudì alla rivolta, insomma uno dei loro, il celebre epistemologo Paul Feyerabend. Ecco la sua frase citata dall'allora cardinale Ratzinger: «All'epoca di Galileo, la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina di Galilei. Il suo processo contro Galilei era razionale e giusto, mentre la sua attuale revisione si può giustificare solo con motivi di opportunità politica». Il paradosso.

In effetti la vicenda Galilei fu molto più complessa di quanto racconti la storia a fumetti che vede un Sant'Uffizio tenebroso che opprime l'illuminato scienziato. E il cardinale Bellarmino, peraltro grande uomo di cultura, aveva le sue ragioni. Questo intendeva dire il filosofo Feyerabend. La sua provocazione sul processo non era condivisa da Ratzinger che, oltretutto, fu colui che volle la revisione del "caso Galileo" con Giovanni Paolo II. Quindi è l'ultimo a poter essere oggi accusato per questo. Ma - da studioso - ricostruendo il complesso dibattito moderno su quel caso, per far capire la complessità dei problemi e la pluralità delle posizioni, Ratzinger citò anche la celebre pagina di Feyerabend. Quindi Ratzinger viene oggi "scomunicato" in base non al proprio pensiero, ma al pensiero di un altro. Che oltretutto è uno "scettico", uno della loro stessa area culturale laica (ma lui è coerente e rifiuta tutti i dogmi, anche i loro). «Sono parole», scrivono i professori romani, «che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all'avanza mento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano». Ma - chiediamo, illustri professori - vi rendete conto che queste "parole" da voi citate e "scomunicate" ap partengono non al Papa, ma ad un vostro illustre collega epistemologo che ha insegnato nei maggiori atenei? E come potete attribuire all'uno le parole dell'altro? No, i professori non sentono ragioni. E sentenziano: «In nome della laicità della scienza e della cultura e nel rispetto di questo Ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspichiamo che l'incongruo evento possa ancora essere annullato». Quindi, «in nome del rispetto di ogni credo» chiedono che non sia fatto parlare Benedetto XVI. Tutti, ma non lui. Se non fossero fatti preoccupanti, ci sarebbe da ridere. Perché in quel discorso tenuto a Parma il 15 marzo 1990, evocato e "scomunicato" dai professori, il cardinale Ratzinger insieme a Feyerabend citava - su una linea analoga - anche un altro filosofo, il "marxista romantico" Ernst Bloch su cui sarebbe interessante sentire il parere dei professori della Sapienza. Secondo Bloch sia il geocentrismo sia l'eliocentrismo si fondano su presupposti indimostrabili perché la relatività di Einstein ha spazzato via l'idea di uno spazio vuoto e tranquillo: «Pertanto» ha scritto Bloch «con l'abolizione di uno spazio vuoto e tranquillo, non accade nessun movimento verso di esso, ma solo un movimento relativo dei corpi l'uno in relazione agli altri e la loro stabilità dipende dalla scelta dei corpi presi come punti fissi di riferimento: dunque, al di là della complessità dei calcoli che ne deriverebbero, non appare affatto improponibile accettare, come si faceva nel passato, che la Terra sia stabile e che sia il Sole a muoversi». Il filosofo marxista non tornava certo all'universo tolemaico, né alle conoscenze scientifiche del tempo di Bellarmino e di Copernico, per i quali si potevano fare solo delle ipotesi. Bloch parlava in nome delle più avanzate scoperte scientifiche del XX secolo, esprimeva così - spiegava Ratzinger - «una concezione moderna delle scienze naturali». Infatti un'altra mente eccelsa del Novecento, grande nome del pensiero ebraico, una combattente contro il totalitarismo, Hannah Arendt, nel libro "Vita activa", scrive la stessa cosa: «Se gli scienziati precisano oggi che possiamo sostenere con egual validità sia che la Terra gira attorno al Sole, sia che il Sole gira attorno alla Terra, che entrambe le affermazioni corrispondono a fenomeni osservati, e che la differenza sta solo nella scelta del punto di riferimento, ciò non significa tornare alla posizione del cardinale Bellarmino e di Copernico, quando gli astronomi si muovevano tra semplici ipotesi. Significa piuttosto che abbiamo spostato il punto di Archimede in un punto più lontano dell'universo dove né la Terra né il Sole sono centri di un sistema universale. Significa che non ci sentiamo più legati nemmeno al Sole, scegliendo il nostro punto di riferimento ovunque convenga per uno scopo specifico». Il secolo nichilista.

Secondo la Arendt «per le effettive conquiste della scienza moderna il passaggio dal sistema eliocentrico a un sistema senza un centro fisso è tanto importante quanto fu, in passato, quello da una visione geocentrica del mondo a una eliocentrica». Ratzinger - uno dei grandi intellettuali del mondo moderno - lo ha capito molto bene e segnala, come la Arendt, la necessità di riflettere sulle conseguenze sociali di questo nuovo scenario e sull'uso che, in questa situazione, si fa della scienza. Invece il mondo accademico italiano, più provinciale e ideologizzato, sembra ancora fermo al Seicento. Penso che il professor Ratzinger si riconoscerebbe in quest'altro pensiero della Arendt: «I primi 50 anni del nostro secolo hanno assistito a scoperte più importanti di tutte quelle della storia conosciuta. Tuttavia lo stesso fenomeno è criticato con egual diritto per l'aggravarsi non meno evidente della disperazione umana o per il nichilismo tipicamente moderno che si è diffuso in strati sempre più vasti della popolazione; l'aspetto più significativo di queste condizioni spirituali è di non risparmiare nemmeno più gli scienziati». Ma vi pare che l'università italiana possa volare a queste altezze? Domina l'intolleranza, non c'è spazio per l'avventura della conoscenza e per l'inquietudine delle domande. C'è spazio solo per le piccole lotte di potere attorno al rettorato di cui ha parlato Asor Rosa al Corriere. Buonanotte Illuminismo.

www.antoniosocci.it



Ringrazio A.N. per questo contributo

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Complimenti, davvero complimenti alla “sapienza” (ma de che?) di Roma, avete celebrato nel miglior modo possibile il primato della pluralità d’espressione, ottimo esercizio di fascismo ideologico, ben più pericoloso di quello politico. Sapevamo che le università italiane fossero piene di cretini, ma ora abbiamo pure una sessantina di nomi e cognomi, continuate pure così, tra poco oltre a transessuali, terroristi e puttane ci ritroveremo stupratori, zingari e palestinesi con la kefia in parlamento. Che Italia di me…nta… Rivoglio Moro, Craxi, Fanfani, Almirante e Berlinguer
Ed un consiglio a chi si ostina a cercare di capire e discutere, a chi cita teologie e principi metafisici: ma di che parlate a questi qui? Ma questi “professori” ed i loro degni studenti sono solo preziose mani strappate alla vanga, mica capiscono quello che dite, con loro si può discutere solo a ceffoni dietro la nuca e spingerli in miniera. Povero istituto di fisica, povero Fermi e tutti i ragazzi di via Panisperna, i loro tristi ed anonimi epigoni sono solo la vergogna di una Italia abbrutita e volgare. Dopo la monnezza di Napoli la monnezza della Sapienza. E il mondo ci ride dietro. Ma mi chiedo dove sono gli altri 4500 docenti, che fanno, perchè non riprendano in mano carta e penna per sottoscrivere lo sdegno e l’orrore per quello che è successo?

Anonimo ha detto...

Conosco molto bene questi signori che inneggiano alla libertà di pensiero dell’Università italiana. Li ho visti all’opera quando, negli anni settanta, studente alla facoltà di fisica della Sapienza, vedevo il suo famigerato ‘collettivo’ interrompere le lezioni per predicare i dogmi di Marx e di Lenin. Nessun professore osava opporsi e gli unici due che ebbero il coraggio di protestare vennero bollati con il marchio di infamia di ‘fascisti’. Sono passati tre decenni, ma la situazione non è cambiata. Quelli che hanno di fatto vietato l’intervento del capo della religione cattolica all’ateneo di Roma, sono i degni eredi di quei libertari che per combattere dei dogmi usavano altri dogmi molto più velenosi. La verità è purtroppo questa e va accettata così com’è, nuda e cruda: la cultura italiana è impregnata o peggio infettata dal comunismo. Per essere considerato un intellettuale bisogna essere atei, marxisti e rabbiosamente anticattolici, altrimenti si è out. Basta guardare la home page di uno dei più famosi fisici italiani. E’ piena di sfondi realizzati con falci e martelli. Si indignano per la visita di un uomo che rappresenta il credo di centinaia di milioni di persone e non si vergognano di inneggiare ad un’ideologia che ha causato milioni di morti, ha rappresentato fame, oppressione, disperazione, schiavitù per una buona metà della popolazione mondiale. Se fosse stato invitato il signor Fidel Castro lo avrebbero contestato? Credo proprio di no, anche se ha sulla coscienza migliaia e migliaia di morti, fucilati solo perché osavano contestarlo. Questa è l’Università italiana: una struttura soffocata dal ciarpame culturale. Questo povero vecchio sarebbe venuto ad esprimere le sue idee senza imporre nulla a nessuno, ma i discendenti di coloro che trenta anni fa non avevano il coraggio di opporsi al ‘collettivo’ ora non hanno il coraggio di scendere dal loro piedistallo di dogmi marxisti per mettere in discussione le loro idee e soprattutto se stessi. Vigliacchi erano e vigliacchi sono rimasti.

Matteo Mazzoni ha detto...

@nicola papapietro: è perché non hai un blog su Blogger che il tuo nome non diventa cliccabile? Ad rem: come a suo tempo Garzya con il suo allenatore sono completamente d'accordo a metà con te... Capisco lo sfogo, ma non mi piacciono le generalizzazioni... I palestinesi con la kefia, per esempio, non mi sembrano una categoria negativa di per se e comunque in genere cerco di non valutare le persone per categorie... Moro, Craxi e gli altri che rammenti, però, credo che li rivogliano in tanti... Altro che lo squallore della politica attuale... In miniera io manderei certi delinquenti... Non vorrei una Kolyma, mi basterebbe che lavorassero come i minatori normali, che rischiano la vita e si rovinano la salute per quattro soldi... In buona sostanza, però, concordo con te: i fatti della Sapienza sono qualcosa di inqualificabile, che ci fa fare una pessima figura davanti al mondo intero... E in effetti la maggioranza silenziosa dei docenti (e degli studenti, forse) ha lasciato prevalere una minoranza intollerante e incivile...

@anonimo: sei libero di essere anticomunista quanto vuoi (d'altronde i paesi retti da regimi comunisti si sono segnalati e ancora si segnalano per l'enormità degli orrori perpetrati), ma la tua analisi mi sembra quantomeno semplificatoria...

Anonimo ha detto...

Anonimo ha ragione. Le sue analisi sono semplici non semplificatorie. Alla base della pseudocultura dell'ambiente intellettuale italiano, pseudocultura che spesso non è altro che indottrinamento, vi è l'ideologia marxista per la quale la religione è l'oppio dei popoli e quindi va abolita. La laicità è una cosa, il laicismo un'altra. E in Italia mi sembra che ci sia poco dell'una e troppo dell'altro. Il comunismo è stato condannato dalla storia, dalla scienza sociale, dalla politica e dall'economia. Restano soltanto i ricordi dei suoi spaventosi crimini contro l'umanità. Tutti i popoli che lo hanno provato lo detestano. Soltanto noi italiani andiamo ancora in giro con le falci ed i martelli su sfondi rossi. Rossi come il sangue di oltre cento milioni di povere vittime massacrate spesso nel peggiore dei modi, in ottemperanza al dogma marxista. Se tornasse Karl Marx, da uomo intelligentissimo e profondo qual'era, sarebbe il primo a pentirsi di avere detto e scritto quello che disse e scrisse. Soltanto dei poveri ruminanti intellettuali, più propensi a scrivere sul Manifesto che sulle riviste scientifiche specializzate, possono permettersi di assumere atteggiamenti tanto intolleranti quanto di pessimo gusto. Il cristianesimo può e deve essere criticato come e quanto la sua ingerenza negli affari laici degli Stati, ma ricordiamoci che la civiltà occidentale è stata costruita almeno per metà sui valori cristiani. Il Cattolicesimo non è soltanto oscurantismo ed inquisizione come il prof Marcello Cini, vorrebbe farci credere. E' anche filosofia, è arte, è Tommaso di Aquino, la Tomistica, la Scolastica. E' Anselmo d'Aosta, è Bernardo di Chiaravalle, è Bonaventura da Bagnoregio. E' stato nel medioevo l'ispiratore di quelle che lo storico francese Etienne Gilson chiamava 'Cattedrali intellettuali'. E' il mecenate delle maggiori opere artistiche del Rinascimento. Questo Cini lo sa? Giorgio Parisi lo sa? E quegli studenti che organizzano le 'frocessioni' lo sanno? Hanno mai letto Tommasod'Aquino? Sanno fare un confronto tra il platonismo e l'epicureismo? Si può criticare, ma rispettando le altrui idee e l'altrui persona. Ratzinger è uomo colto ed intelligente. Valeva la pena di ascoltarlo ed era comunque necessario rispettarlo. Ma dubito che gente di tale risma possa ascoltare. Per loro è molto più facile vomitare frasi insulse e ormai ammuffite. Che si tengano la loro ignoranza e la lorio boria. Noi che ci riconosciamo come appartenenti alla civiltà occidentale non abbiamo nulla a che fare con questi trogloditi né tanto meno con i loro degni maestri.

Matteo Mazzoni ha detto...

@rickard: ti esprimi in maniera molto "forte" e mi sembri generalizzare anche tu... Però è vero che negare il contributo del Cristianesimo alla cultura occidentale sia una manifestazioni di ignoranza clamorosa...