01 dicembre 2009

Salviamo Medvedev?

Il “fenomeno Dmitrij Medvedev”



Più lo criticano, più certo e legittimo pare il futuro di Vladimir Putin


Discussione della settimana. Quanto sono care le strade [1]?

Partecipano:
Dmitrij Medvedev (presidente della Federazione Russa),
Igor' Levitin (ministro dei Trasporti della Federazione Russa)

Medvedev: “Qui non è stato fatto l'ordine più elementare e la costruzione viene portata avanti a prezzi aumentati molte volte – molte volte, considero spendere di più allo scopo un lusso intollerabile”.

Levitin: “Ogni strada è diversa dall'altra. Ci sono strade che costruiamo da zero – questo è un prezzo. Ci sono strade che sono state costruite 50 e più anni fa. Dirò perché sono care. In primo luogo, nel costo delle strade da noi… si sono stanziati mezzi finanziari per l'acquisto dei terreni, lo spostamento delle comunicazioni, lo spostamento dei residenti che si trovano nella zona di costruzione e questo è circa il 30% del costo di un chilometro di strada. Secondo: da noi la base normativa e di diritto, i regolamenti per le costruzioni e le tecnologie sono invecchiati, hanno 20 e più anni”.

Medvedev: “Il costo approssimativo dell'autostrada Velikij Novgorod – Ust'-Luga [2] è di 190 milioni di rubli [3] al chilometro, a Soči è di 2 miliardi di rubli [4] al chilometro, a Mosca è di 8 miliardi di rubli [5] al chilometro. Perché tale differenza? Ci sono, certamente, cose oggettiva, ma la differenza è di 20-30 volte. Non costruiscono comunque sulla Luna. E' importante analizzare perché da noi gli accordi di concessione funzionano così male, quasi non ci sono. Se è una questione oggettiva, bisogna correggere la legislazione sulle concessioni, se questo è legato ai funzionari, bisogna fare i conti con loro allora”.


In Russia si sente sempre più forte l'indispensabilità dei cambiamenti. Il sistema si è messo in movimento. Il potere ha visto la propria inefficienza. Inaspettatamente ha preso a rianimarsi la politica, sepolta profondamente negli anni della “stabilizzazione putiniana”. Sono comparsi lievi elementi di contrapposizione politica pubblica. Gli agenti degli organi [6] sono andati su Internet con lo slogan di epoca gorbacioviana “Così non si può vivere!” e il loro ministro ha inventato l'intraducibile in altre lingue autodifesa dalla polizia [7]. Il presidente ha invitato a una rapida modernizzazione, dichiarando che è una questione di sopravvivenza.

Pare che un modo così drammatico di porre la questione da parte del presidente abbia messo in un vicolo cieco sia lo stesso potere politico, sia l'opposizione, sia i cittadini russi. Negli anni precedenti molti erano entrati nelle proprie parti imparate a memoria. Alcuni al Cremlino, altri negli innumerevoli gabinetti da funzionari, altri imitando con sforzo e con il segno tricolore [8] il potere legislativo, altri dopo aver imparato in modo magro e misero ad accordarsi con i rappresentanti dello stato sulle condizioni delle proprie proprietà, altri erano entrati nella parte di oppositori professionisti di diverso grado di “adesione al sistema”e di inconciliabilità. A sua volta il popolo si era gettato a testa bassa nella vita che si era organizzato.

E qui salta fuori un qualche Medvedev e tutto, così risulta, va male nel paese e la modernizzazione è una questione di vita o di morte. Rapidamente si è creato il “fenomeno Dmitrij Medvedev”. Il presidente, senza potere secondo l'opinione generale, è diventato il disturbatore generale, il violatore della regole e dei concetti, della tranquillità e della sicurezza di se. E' diventato l'avversario di tutti, causando in diversi strati politici una reazione di rifiuto. Alcuni erano insoddisfatti che il presidente parlasse troppo seccamente dell'indispensabilità dei cambiamenti, altri che ne parlasse troppo delicatamente, altri che parlasse soltanto ma di fatto realizzasse estremamente poco. Alcuni vedono in Medvedev il semplice tentativo di reincarnazione del regime putiniano, altri temono che distrugga inavvertitamente il sistema di comando, che gli garantisce l'incontrollato governo del paese, il cui timone è stato concesso a Medvedev dai suoi tutori di tenere temporaneamente, ma senza diritto di farlo girare.

Tutti sono uniti nell'insoddisfazione per Medvedev, negli sforzi di dimostrare a lui che ha torto e a se stessi che comunque non è in grado di far nulla. Che è solo un presidente virtuale, una sorta di commentatore di un blog. Il ministro dei Trasporti Igor' Levitin insegna ostentatamente a Medvedev i “fatti della vita”, i radicali subito notano tutto ciò che dice, senza distinguere per principio il ricevente al Cremlino dal trasmittente alla Casa Bianca [9]. In altre parole, tutti sono insoddisfatti e trovano (per motivi opposti) un piacere davvero masochistico nel valutare in Medvedev l'assenza di un sostegno di massa, di un entourage indipendente, di pieni poteri, ecc. Quasi tutti con un qualche senso di soddisfazione interiore aspettano la sua, come pare a tutti, inevitabile caduta.

Ma da chi in particolare sarà attesa la caduta strategica della presidenza di Dmitrij Medvedev? Il trionfo di chi diventerà? Volenti o nolenti, meno successo ha oggi Medvedev, più efficiente e legittimo appare, diciamo, Vladimir Putin ieri e domani.

Comunque si guardi al presidente Medvedev, questi oggi è la realtà politica della Russia. Una realtà che ha delle chance di esistere in questa qualità fino al 2018. Mi sembra che per diverse forze politiche russe in questa situazione ci siano alcune varianti. In primo luogo, si può ignorare questa realtà come qualcosa di virtuale, ritenendo che il “fenomeno Medvedev” non eserciti un'influenza essenziale sulle caratteristiche fondamentali del potere politico. Ma è evidente che si possa ignorare così seriamente una realtà solo dopo aver inghiottito allucinogeni di origine gas-petrolifera.

In secondo luogo, la burocrazia nazionale è capace di ricordare l'esperienza senza prezzo nell'imitazione dell'appoggio e perfino dello strenuo lavoro per la realizzazione dei compiti assegnati, in conseguenza di cui il presidente che li ha assegnati si fa cadere le braccia e li restituisce a se stesso. La cosa più importante è iscriversi in tempo alla squadra finché ci sono posti liberi per i modernizzatori. Perlomeno fino al ritorno al potere del “fratello di sangue” [10] maggiore. In terzo luogo, si può occupare la posizione di inconciliabile opposizione a Medvedev e continuare le gloriose tradizioni della lotta di classe. Alla fin fine, in Russia c'è sempre richiesta di “tagliaboschi politici”.

Alla fine, ti puoi occupare di neurochirurgia in politica, trovare vie nascoste e metodi sottili per utilizzare il “fenomeno Medvedev” a vantaggio dei propri interessi e scopi politici, fra l'altro spingendo realmente il presidente nella direzione a te necessaria. Per il presidente, per quanto suoni banale, bisogna lottare. Questo, certamente, è inusuale, difficoltoso, complicato e, forse, improduttivo. Tuttavia proprio questo, di regola, si intende per politica, cioè l'arte del possibile. Tentare, ma perdere è male, ma perdere senza neanche aver tentato è vergognoso.

Certamente bisogna criticare Medvedev. Molto di ciò che fa ha un carattere insufficiente, di cosa fatta a metà. Se il presidente è pronto sul serio a mutamenti per il paese, ha bisogno di convincere le persone intelligenti ed energiche che gli conviene unirsi intorno a lui, che non abbandonerà a metà strada chi lo appoggia oggi. Finora Medvedev è una parte della squadra di Vladimir Putin che oggi pensa a come cominciare a cambiare qualcosa nel paese, ma fra l'altro non ha nulla da perdere. La maggior parte di questi, naturalmente, si concentra sul “non perdere”. Il resto avrebbe bisogno di aggrapparsi alla parola “cambiare”. Se volenti o nolenti si aiuterà chi è per “non perdere”, allora presto o tardi perderanno tutti, ma la maggioranza perderà ancora molto di più.

L'autore è direttore dei programmi russi e asiatici dell'Istituto per la sicurezza mondiale a Washington, USA.

Nikolaj Zlobin
articolo speciale per la “Novaja gazeta”

30.11.2009, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2009/133/17.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Gioco di parole intraducibile. Dorogi significa sia “care” sia “strade”.

[2] Velikij Novgorod è a sud di San Pietroburgo, sulla strada per Mosca. Ust'-Luga è a sud-est di San Pietroburgo, non lontano dai confini con l'Estonia.

[3] Oltre 4,3 milioni di euro.

[4] Oltre 45,6 milioni di euro.

[5] Oltre 182,7 milioni di euro.

[6] Per “organi” senza ulteriore specificazione si intendono gli organi del ministero degli Interni, cioè la polizia e soprattutto i servizi segreti.

[7] Il ministro degli Interni Rašid Gumarovič Nurgaliev ha dichiarato che i cittadini hanno diritto di autodifesa di fronte agli abusi della polizia (diffusissimi in Russia).

[8] Il distintivo da parlamentare con il tricolore russo.

[9] Nome popolare della sede del governo russo.

[10] E' stato Putin a definirsi “dello stesso sangue” di Medvedev.

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