17 gennaio 2011

Un'oligarchia dietro l'autocrazia russa?

L'Arca di Putin




L'importante non è chi diventerà il primo presidente russo sessennale. Importanti sono quelli che saranno dietro di lui. E qui non si attende alcun mutamento.

Le prime due settimane del dopo-Capodanno sono state sconcertate dalla pesante polemica sul tema di chi comunque dei duumviri regnerà al Cremlino alla fine del 2012. Alcuni commentatori, tra l'altro di ali politiche contrapposte, sotto l'influsso della condanna a Chodorkovskij e Lebedev e l'incarcerazione di Nemcov [1] e compagni hanno affermato: “Ecco che Putin ha pure mostrato la propria forza, presto tornerà, Medvedev verrà riciclato”. Altri invece, gente tanto diversa come Anatolij Čubajs [2] e Gleb Pavlovskij [3], hanno puntato sul secondo mandato del presidente in carica. A dire il vero, l'argomentazione dell'ultimo scenario a volte sembrava molto tortuosa: “Se Putin non permetterà a Medvedev di stare al Cremlino per altri 6 anni, questi darà conferma di aver fatto delle elezioni scorrette quando si è nominato tale erede”.

Tutto questo ha insistito due settimane nei blog, nei siti politici e nei mezzi di comunicazione di massa cartacei finché alla fine i cognomi Putin e Medvedev non sono venuti a noia alle parti che li discutevano. E' sorto un sospetto: alla fin fine non si tratta di questi due uomini.

Dirigere tutti gli scambi sullo zar-piccolo padre (sia pure in due persone) è l'eterna malattia del pensiero nazionale, che non permette di esaminare ciò che è evidente. Nel paese c'è un gruppo di alcune migliaia di persone (le si possono conteggiare cognome per cognome), che con le loro azioni e intenzioni alla fine determinano anche il suo corso politico ed economico. I sociologi chiamano questo distinto ceto dominante superélite o “gruppo locomotiva”, I politologi a volte lo denominano in modo immaginifico “l'Arca degli uomini di successo” (termine di Gleb Pavlovskij). Proprio alla loro volontà collettiva e al loro equilibrio di interessi dobbiamo sia le ferie di Capodanno folli per lunghezza [4], sia “l'affare JUKOS”, sia il bosco di Chimki [5], sia la nuova stagnazione, sia le Olimpiadi e il campionato del mondo di calcio, sia la futura policija [6].

Questa unione eterogenea include in se sia quelli che si sono avvicinati al potere e ad enormi proprietà nel decennio di El'cin, sia quelli che hanno ricevuto i biglietti per i posti più in alto già sotto Putin (nei due anni medvedeviani a questi si sono aggiunti in pochi). Li unisce una cosa: trovatisi al loro posto attuale, non sono intenzionati a lasciarlo ad alcuna condizione. Tanto più che neanche le più perfette procedure democratiche sono capaci di cambiare lo status quo di un paese dove l'unica legge che funziona senza guasti sono gli accordi informali di cortile (o di corte?).

Di scuotere “l'Arca degli uomini di successo” il nuovo ordine degli addendi del Cremlino non è capace. Ricordate come le purghe dell'élite e la dekulakizzazione degli oligarchi erano attese da Putin, ma questi si è limitato ai “tre ebrei” (Gusinskij [7]-Berezovskij [8]-Chodorkovskij) e poi, senza ingegnarsi con furbizia, ha semplicemente aggiunto ai “padroni della propria vita” eltsiniani i propri amici. Cosicché, chiunque sia il futuro presidente, il corso e le inclinazioni dello strato dominante non cambieranno.

Cambiarli potrebbero solo la parte di popolazione rimasta ai margini dell'“Arca degli uomini di successo” e il tempo. Quello stesso tempo di mutamenti, che in ogni modo non è finito. Perché la società non si trova in una situazione stabile, comunque esorcizzino i suoi esperti e tecnologi della politica cortigiani.

Le tre principali contraddizioni della Russia contemporanea, che ancora all'inizio del primo mandato di Putin furono evidenziate dall'Istituto di Sociologia dell'Accademia delle Scienze Russa non si sono nascoste da nessuna parte, al contrario, nel decennio passato si sono solo approfondite e Dio solo sa in cosa possano ancora sfociare. Sono le contraddizioni tra i poveri e i ricchi, i russi e i non russi, i funzionari e tutti gli altri cittadini. La società diretta da queste contraddizioni cambia così precipitosamente che già a occhio nudo è evidente che il potere non le sta dietro. L'autoorganizzazione delle larghe masse su Internet, lo scarico sulla piazza del Maneggio [9], l'attivarsi e il cristallizzarsi dell'opposizione sono solo l'allusione a ciò a cui porta la prosecuzione del corso dell'imitazione dei mutamenti maturi.

Georgij Il'ičev
giornalista indipendente

17.01.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/003/19.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Boris Efimovič Nemcov, politico liberale di opposizione.

[2] Anatolij Borisovič Čubajs, politico e uomo d'affari, ministro dell'Economia al tempo di El'cin.

[3] Gleb Olegovič Pavlovskij, politologo.

[4] In Russia i primi dieci giorni dell'anno sono festivi.

[5] Per meglio dire, la contestata distruzione del bosco di Chimki (città nei pressi di Mosca) per costruire la nuova autostrada Mosca-San Pietroburgo.

[6] La polizia russa, denominata ancora sovieticamente milicija (milizia), tornerà a chiamarsi policija.

[7] Vladimir Aleksandrovič Gusinskij, ex proprietario della televisione privata NTV, che adesso vive tra Spagna e Israele.

[8] Boris Abramovič Berezovskij, faccendiere e uomo politico, che adesso vive in Gran Bretagna come rifugiato politico.

[9] In Piazza del Maneggio, attigua alla Piazza Rossa, si sono scontrati a metà dicembre caucasici e nazionalisti russi.

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