29 settembre 2011

Vita dura per chi vuole osservare le elezioni russe...

Quelli che vanno a sinistra




Perché gli osservatori internazionali non si muovono in formazione?


Nel 1997 l'autore di queste righe, essendo presidente di una commissione elettorale di circondario alle elezioni dei deputati della Duma cittadina di Mosca, visitò i seggi elettorali insieme a una delegazione di osservatori internazionali proveniente dall'Italia. Giungendo in una scuola in cui i due seggi elettorali erano posti in due diverse ali dell'edificio, proposi agli italiani di andare a destra. Guardando con aria astuta, il capo disse: "Adesso certamente andremo a sinistra".

Questa brutta abitudine degli osservatori internazionali di non andare dove gli dicono e di non guardare dove gli mostrano non piace affatto ai nostri organizzatori di elezioni. Ma se negli anni '90 tale abitudine non aveva conseguenze serie, adesso questa si manifesta nelle valutazioni che alcuni osservatori internazionali danno delle nostre elezioni, ferendo l'orgoglio nazionale dei Grandi Russi [1] del Cremlino.

Effettivamente, potrebbe piacere la valutazione delle nostre elezioni che fecero nel 2003 l'assemblea parlamentare dell'OCSE e il Consiglio d'Europa: "Sono ingiuste e non corrispondono a molti obblighi assunti davanti all'OCSE e al Consiglio d'Europa e agli standard che si richiedono a elezioni democratiche"?

Non c'è da stupirsi che prima delle successive elezioni federali del 2007 alcuni osservatori internazionali abbiano faticato tanto a lungo per ottenere gli inviti che alla fin fine si siano semplicemente rifiutati di partecipare all'osservazione. Allora la stragrande maggioranza degli osservatori rappresentava la CSI e il Gruppo di Shanghai. Questi osservatori arrivavano il giorno delle elezioni, giravano per seggi e ristoranti, visitavano l'esposizione della CIK [2] della Federazione Russa e scrivevano resoconti tipo: "Nonostante singole mancanze, le elezioni sono state corrette e democratiche". La conclusione degli osservatori del Consiglio d'Europa non meritava affatto di essere inserita nel sito.

E' caratteristico che la massima insoddisfazione agli organizzatori delle nostre elezioni sia causata dall'Office for Democratic Institutions and Human Rights [3] (ODIHR) – l'organo dell'OCSE specializzato nell'osservazione delle elezioni. L'ODIHR, a differenza degli inviati della CSI e del Gruppo di Shanghai, intende inviarci i cosiddetti osservatori a lungo termine, che potrebbero valutare come procede la registrazione dei candidati, quanto obbiettivamente e spassionatamente i nostri mezzi di comunicazione di massa informino gli elettori e come le forze dell'ordine vigilino sulla correttezza della propaganda. L'ODIHR e l'OCSE nei loro rapporti non scrivono solo cosa vedono nei seggi elettorali, ma anche come valutano il grado di concorrenza politica, il grado di ingerenza dello stato nelle elezioni e il grado di par condicio dei partecipanti alle elezioni. In questo sta la grande differenza dagli osservatori del Gruppo di Shanghai. E i nostri organizzatori delle elezioni non sono affatto contrari all'osservazione internazionale, purché si svolga nell'ambito del turismo parlamentare e meglio di tutto – nel giorno delle elezioni.

Lo scandalo delle osservazioni internazionali degli anni 2007-2008 precedette il peggioramento della situazione alle elezioni federali. Perciò la campagna per lo screditamento dell'osservazione internazionale qualificata, che non è cessata nel corso di tutto il periodo tra le elezioni e si è attivata ora, può essere il segno della scarsa qualità delle future elezioni.

Gli sforzi dell'ex membro della CIK della Federazione Russa I. Borisov, che si allena da tempo a criticare l'"osservazione internazionale non obbiettiva", sono stati portati avanti quest'anno prima con l'articolo di aprile di A. Kozlovskij (capo della delegazione russa all'Assemblea Parlamentare dell'OCSE) "Come riformare "quelli che controllano la democrazia"", pubblicato sulla "Rossijskaja gazeta" [4], poi con le delucidazioni di maggio della CIK della Federazione Russa sul modo di operare degli osservatori internazionali.

La suddetta disposizione della CIK, che ha travisato il senso giuridico del concetto di "organizzazione internazionale", ha subito cancellato dalla lista le organizzazioni non governative internazionali specializzate nelle elezioni (IFES, ENEMO, IRI, NDI, IDEA e altre). La disposizione ha presentato una lista di diritti e doveri degli osservatori internazionali (tra i diritti, per altro, non rientrano le foto e le riprese video). E infine ha rammentato a tutti la legge russa, che limita la cerchia di soggetti che hanno il diritto di invitare osservatori internazionali. Questi soggetti sono pochi: il presidente della Federazione Russa, il Consiglio della Federazione, la Duma di Stato e la stessa CIK.

Dopo lunghe discussioni, non ancora terminate, tra la CIK e l'ODIHR, quest'ultima ha volontariamente ridotto la propria missione a 260 osservatori (nel 2003 ce ne furono 460). Tuttavia il signor Čurov [5] ha già espresso la propria opinione, secondo cui per la Russia anche questo è molto. Non di meno l'agenzia di stampa Regnum nell'articolo "informativo" "L'apartheid elettorale dell'ODIHR e i suoi agenti" valuta nel seguente modo l'operato di Čurov: "Perché il capo della CIK aiuta a organizzare una rivoluzione elettorale "colorata" in Russia?"

Le principali recriminazioni espresse nei confronti degli osservatori dell'OCSE stanno nel fatto che questi userebbero un doppio standard. Questo si esprimerebbe nel numero disuguale di osservatori inviati in diversi paesi e anche nel fatto che, scoprendo violazioni in altri paesi, questi, nella maggior parte dei casi, approverebbero le elezioni in toto (a differenza di quelle russe). Poco tempo fa, per esempio, il nostro ministero degli Esteri si è lamentato perché, dopo aver notato molte mancanze nelle elezioni moldave, l'ODIHR le avrebbe riconosciute del tutto corrispondenti agli standard elettorali internazionali e riflettenti la volontà espressa dagli elettori. Ma accade proprio così: l'osservazione professionale delle elezioni permette di notare molte mancanze e valutare le elezioni nel loro completo svolgimento.

I continui appelli alla creazione di qualche "regola comune di osservazione" (tanto internazionale quanto nazionale) nascondono il desiderio di liberarsi degli osservatori che non vogliono osservare solo ciò che gli viene mostrato. Perché hanno già osservato a sufficienza e sanno che nell'arte della creazione di multiformi riproduzioni di democrazia il nostro paese ha ottenuto grandi successi.

Andrej Buzin,
presidente dell'Unione Interregionale degli Elettori,
capo del settore monitoraggio dell'associazione GOLOS [6]

27.09.2011, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/data/2011/108/12.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Quando Ucraina e Bielorussia erano ritenute regioni russe, i rispettivi abitanti venivano definiti Piccoli Russi e Russi Bianchi e i Russi erano chiamati Grandi Russi.

[2] Central'naja Izbiratel'naja Komissija (Commissione Elettorale Centrale).

[3] Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani.

[4] "Giornale russo", sorta di organo ufficiale del governo russo.

[5] Vladimir Evgen'evič Čurov, capo della CIK.

[6] "Voto", associazione per il controllo della correttezza delle elezioni.

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