Hanno la loro "Rossija" [1]
L'uomo d'affari Sergej KOLESNIKOV su come si è costruito l'impero finanziario di Vladimir Putin
20.12.2011
L'uscita dell'economia russa dalla "rete offshore" è diventata la priorità per lo sviluppo dell'economia russa, ha annunciato il 19 dicembre Vladimir Putin alla seduta della commissione per lo sviluppo dell'energia elettrica. "Bisogna metter fine ai patrimoni offshore", – ha detto il candidato alla presidenza. A ben vedere, questo compito diventerà estremamente poco semplice: nelle reti offshore già da tempo risiedono gli amici più intimi del premier, che controllano gli asset chiave della Russia (dai canali televisivi federali alle compagnie che commerciano il petrolio russo) e anche i suoi assistenti al governo. Le parole di Putin sono risuonate sullo sfondo della storia principale, pubblicata sul giornale britannico "Financial Times". Questa storia si può considerare uno dei principali avvenimenti politici dell'anno che termina, accanto alle massicce azioni di protesta contro i brogli alle elezioni. Il "Financial Times", basandosi su documenti trasmessi dal noto uomo d'affari di Piter [2] Sergej Kolesnikov (autore della clamorosa lettera sul "palazzo di Putin" presso Gelendžik [3]), ha descritto come si è costruito l'impero finanziario degli amici più intimi di Putin sulla piattaforma della banca "Rossija". Questa storia merita di essere descritta nei dettagli (in particolare nel contesto delle dichiarazioni sulla lotta ai patrimoni offshore).
Ecco di cosa parla Kolesnikov (e di cosa possiamo giudicare dai documenti). Una volta diventato presidente, Vladimir Putin chiese a degli oligarchi – Roman Abramovič e Aleksej Mordašov – di offrire centinaia di milioni di dollari per progetti benefici in Russia. Il 35% della somma fu versato su conti offshore (secondo Kolesnikov fu un'indicazione di Putin) come per ulteriori investimenti nell'economia russa. Poi i soldi di questo fondo offshore giunsero sul conto della compagnia "Rollins International" (Isole Vergini Britanniche), registrata in una giurisdizione offshore. In seguito dal conto della "Rollins International" i soldi passarono sul conto della ditta di Panama Santal. Entrambe le ditte – Rollins e Santal – appartenevano a buoni conoscenti di Vladimir Putin – Nikolaj Šamalov (fondatore della cooperativa Ozero [4]) e Dmitrij Gorelov. In tal modo i soldi degli oligarchi offerti in beneficenza finirono agli amici di Putin, che li utilizzarono per l'acquisto di azioni della banca "Rossija". Queste stesse ditte offshore finanziarono l'acquisto dalla Gazprom della compagnia assicurativa Sogaz, che adesso appartiene alla banca "Rossija".
Oggi, quando Vladimir Putin aspira al terzo mandato presidenziale, sotto il controllo di questa banca (o di strutture legate ad essa) si trovano dei redditizi asset un tempo della Gazprom e anche i maggiori mezzi di informazione di massa russi: "Pervyj kanal" [5], REN TV [6], "Pjatyj kanal" [7], il giornale "Izvestija" [8].
Su come ha proceduto la costruzione di questo impero finanziario ha raccontato alla "Novaja gazeta" Sergej KOLESNIKOV, che ha lavorato per 20 anni nella squadra dei conoscenti di Vladimir Putin.
– Non potrebbe rammentare ancora una volta come cominciò la Sua collaborazione con Nikolaj Šamalov e Roman Abramovič?
– Questa storia è stata descritta abbastanza dettagliatamente nella mia lettera aperta al presidente Medvedev alla fine di dicembre dello scorso anno. In questa lettera racconto che all'inizio del 2001 da noi alla Petromed [9] (la compagnia appartiene a me e a Dmitrij Gorelov) giunse Nikolaj Šamalov con la proposta da parte del presidente Vladimir Putin di prender parte all'esecuzione di una serie di grandi progetti nell'ambito della sanità, ma a determinate condizioni. Ci fu detto precisamente che i soldi per i progetti sarebbero giunti come elargizioni benefiche da parte di oligarchi russi su richiesta di Putin. Ma il 35% di queste offerte (secondo le condizioni di Putin) doveva essere messo da noi sui conti di compagnie offshore per la formazione di un fondo finanziario.
Successivamente questi mezzi finanziari avrebbero dovuto essere investiti nell'economia russa per lo sviluppo di nuovi orientamenti dell'alta tecnologia. Tenendo conto che erano soldi degli oligarchi e non del budget dello stato e del fatto che gran parte di essi sarebbe andata per il restauro e l'equipaggiamento delle istituzioni sanitarie russe e che il resto sarebbe stato investito nell'economia russa, prendemmo la decisione di prender parte a questi progetti. Nell'estate 2001 Roman Abramovič siglò un accordo e offrì 203 milioni di dollari per la ricostruzione e la consegna di equipaggiamento sanitario per l'Accademia Militare di Medicina di San Pietroburgo. In seguito anche Aleksej Mordašov fece un versamento dell'ordine di 14 milioni per la ricostruzione dell'Accademia Militare di Medicina. E qui voglio far notare: non nascosero che proprio il presidente Putin gli aveva chiesto queste offerte.
– Ma alla fin fine questo 35% delle offerte degli oligarchi fu speso non in investimenti nell'economia russa, ma per altri scopi?
– Non è del tutto così. Uno dei primi orientamenti per cui fu utilizzato questo fondo fu l'acquisizione di azioni della banca "Rossija". Fu detto che per investimenti massicci inizialmente era necessario acquisire una banca e che sarebbe stato bene acquisire anche una compagnia assicurativa. E cominciarono con l'acquisizione del 25% delle azioni della banca "Rossija" da parte di Nikolaj Šamalov e Dmitrij Gorelov alla fine del 2004 e all'inizio del 2005. I soldi per l'acquisizione delle azioni furono presi a spese del pagamento dei dividendi della compagnia offshore "Rollins International", a cui questi soldi erano stati trasferiti come ricavato dell'esecuzione di contratti di beneficenza. Il seguente orientamento fu l'emissione di crediti a vantaggio delle compagnie della banca "Rossija" per l'acquisizione di azioni del gruppo assicurativo Sogaz.
Questi depositi, come si chiarì successivamente, non avevano niente a che fare con gli investimenti nell'economia russa. Erano depositi in una banca sotto il controllo degli amici di Putin: quei soldi che dovevano essere immessi nell'economia russa furono depositati per il loro arricchimento personale con l'acquisizione di asset redditizi (come, per esempio, il gruppo Sogaz).
Un altro orientamento di utilizzo dei mezzi finanziari di questo fondo fu a cura di un gruppo di compagnie di investimenti legate tra loro. La struttura di questo gruppo era questa: in Liechtenstein c'era la compagnia registrata "Lirus Holding" (questa possedeva gli asset); in Svizzera fu creata la compagnia amministrativa "Lirus Management"; e in Russia comparve la loro compagnia-figlia Rosinvest. Talvolta attraverso la Rosinvest come tappa iniziale si attuarono anche investimenti nell'economia russa. Per esempio, fu acquisito un pacchetto di azioni della "Vyborgskij sudostroitel'nyj zavod" [10], cominciò la costruzione di moderne piattaforme ad alta tecnologia per l'estrazione di petrolio e gas dalla piattaforma continentale artica russa. Accanto a questo, attraverso la Rosinvest furono elaborati progetti nell'ambito della lavorazione del legname e altri. Tuttavia, come sapete dalla mia lettera a Medvedev, a causa della crisi economica questi progetti sono stati congelati e la compagnia Rosinvest si è concentrata solo sugli investimenti nella costruzione di un palazzo per Vladimir Putin presso Gelendžik.
– A quanto dice, risulta che i soldi offerti dagli oligarchi in beneficenza e per lo sviluppo dell'economia russa sono stati spesi per la maggior parte per la costruzione di un palazzo per Putin e l'arricchimento dei suoi amici intimi. Dica, gli stessi oligarchi, lo stesso Abramovič erano al corrente di questo "utilizzo non allo scopo"?
– A quanto mi è noto, Abramovič non era al corrente del, come Lei dice, "utilizzo non allo scopo" di questi mezzi finanziari.
– Perché ritiene che Šamalov, acquisendo le azioni della banca "Rossija", abbia agito su indicazione di Vladimir Putin?
– Alla fine dell'estate 2004, dopo l'ennesimo incontro con Putin, Šamalov trasmise la decisione che fosse indispensabile acquisire il 25% delle azioni della banca "Rossija" (per questo furono spesi 43 milioni di dollari). Senza l'immediata partecipazione di Putin nella preparazione dell'affare per l'acquisizione degli asset della banca "Rossija" o lo storno dei mezzi finanziari per la beneficenza sarebbe stato impossibile. In vita mia non ho visto alcun uomo d'affari che sia andato e abbia proposto di andare a depositare decine e centinaia di milioni di dollari in un progetto di beneficenza. L'acquisizione di asset unici a prezzi ancor più unici si può illustrare bene con l'esempio della Gazprom, un'organizzazione che è totalmente controllata dallo stato e qualsiasi operazione con i suoi grandi asset si attua solo dopo che è stata presa una decisione da parte del consiglio di amministrazione. All'inizio degli anni 2000 il presidente del consiglio di amministrazione della Gazprom era Dmitrij Medvedev. Se segue il destino dei più interessanti asset della Gazprom (il gruppo assicurativo Sogaz, "Gazprom-media" [11], Gazprombank [12], Gazfond [13] e altri), vedrà che praticamente tutti sono diventati di proprietà della banca "Rossija" o dell'entourage più ristretto di Putin.
– Ma perché fu scelta proprio la banca "Rossija"?
– Costruire un grande impero finanziario, che possiede asset in vari ambiti dell'economia, si può solo sulla base di un istituto finanziario e meglio di tutto per questo si presta una banca. Creare una nuova banca e inserire in essa enormi asset sarebbe troppo sospetto. La soluzione giusta era trovare una banca con una storia, già controllata da persone vicine. Probabilmente la banca "Rossija" si prestava nel migliore dei modi allo scopo. Era indispensabile solo cambiare solo la composizione degli azionisti, cosa che fu fatta negli anni 2004-2010. Al momento presente la banca appartiene praticamente del tutto a parenti e amici intimi di Putin o a compagnie che appartengono a costoro.
– Ma al momento in cui Šamalov e Gorelov acquisirono le azioni, la banca apparteneva già in parte a buoni conoscenti di Putin. Perché c'era l'esigenza di incrementare la rappresentanza degli "amici di Putin" nel capitale della banca?
– A Vladimir Putin è sempre interessato un pacchetto di azioni di quelle compagnie a cui gli proponevano di partecipare.
Una volta presa la banca "Rossija", non dubito che prima di acquisire gli asset chiave in Russia si poneva il compito di formare proprio un pacchetto di azioni direttamente nelle mani di Putin.
– Ritiene che il vero beneficiario della banca sia Vladimir Putin?
– Proprio questo voglio dire. Se si analizza la situazione in cui si acquisirono le azioni della banca e come in seguito passarono sotto il suo controllo gli asset chiave della Russia, ci sono tutti i fondamenti per ritenere Vladimir Putin il vero beneficiario della banca. Una crescita tanto rapida del benessere degli amici di Putin permette di trarre una conclusione analoga anche in altri ambiti: le più importanti branche dell'economia russa negli ultimi 10-12 anni sono passate sotto il controllo degli amici di Putin.
– Dal momento della pubblicazione della Sua lettera sul palazzo presso Gelendžik è passato un anno. Perché ha deciso di raccontare la storia della banca "Rossija" solo ora, in periodo elettorale? Ha scelto questo momento consapevolmente?
– Non posso influenzare il corso delle elezioni in Russia – per questo c'è il signor Čurov [14]. Perciò la cosa principale che mi muove a cominciare dalla pubblicazione della lettera aperta al presidente Medvedev è il desiderio di raccontare ai russi la verità su Putin e il regime da lui creato. Dopo aver scritto alla fine dello scorso anno sul palazzo presso Gelendžik e svelato gli schemi di corruzione legati a questa costruzione, speravo che qualche deputato o qualche partito politico potesse sforzarsi di ottenere anche solo l'inizio delle indagini sui fatti esposti nella mia lettera. Tuttavia, tranne modesti tentativi di "Jabloko" [15] e del KPRF [16], nessuno dei cosiddetti lottatori implacabili con la corruzione non ha neanche tentato di fare qualcosa. Nessun canale televisivo federale ha trovato la possibilità di mostrare il palazzo e far luce sulla sua storia.
Ho cominciato dal palazzo perché questa storia è lampante, là si può toccare tutto con mano. La storia del palazzo, come una cartina di tornasole, ha mostrato il vero volto del nostro presidente e dei deputati del partito del potere nella lotta alla corruzione. A settembre ho preparato il materiale su un caso di corruzione ancora più complesso legato alla costruzione da parte di Putin di un impero finanziario sulla base della banca "Rossija".
Secondo me, la pubblicazione di questo materiale il 1 dicembre in inglese non ha potuto esercitare alcuna influenza sui risultati delle elezioni alla Duma. Spero solo che i fatti di corruzione da me esposti, legati al candidato alla presidenza Putin siano comunque investigati e che i russi possano venire a sapere i risultati di queste indagini.
– Gli avvenimenti sviluppatisi dopo la fine delle elezioni alla Duma di Stato le danno più certezza in questa speranza?
– Ritengo che il 10 dicembre si possa considerare un giorno storico. In questo giorno in Russia è ricomparso il popolo. Fino a questo giorno c'era la popolazione, che non si interessava particolarmente di niente, purché non la toccassero. Ma l'umiliazione che si sono permesse le autorità, falsificando per l'ennesima volta le elezioni, ha colmato la misura della pazienza. Questo giorno è diventato il giorno della svolta nella coscienza di molti russi. Persone del tutto diverse, non unite in un partito, sono andate a una manifestazione pacifica per dire forte: siamo un popolo libero, questo è il nostro paese, vogliamo determinare noi stessi il nostro destino. Spero che i russi abbiano già capito che non sono Bandar-log [17] e non permetteranno che si manipoli la loro coscienza. E che mi riuscirà raccontare la verità su quella persona che oggi aspira a continuare a governarci.
– Ma anche Lei un tempo sosteneva questa persona…
– Quest'anno sono passati 20 anni da quando ho conosciuto Putin. Davanti ai miei occhi è avvenuta la trasformazione di questa persona ed è cambiato il mio atteggiamento verso di essa. Elevato a incredibili vette di potere nei primi anni di presidenza, giovane ed energico capo, ottenne un enorme credito di fiducia da parte del popolo russo. In quel periodo anch'io ero un suo sostenitore. Dopo la rielezione, l'abrogazione delle elezioni dei governatori, lo stabilimento del pieno controllo sui mezzi di informazione di massa federali, dopo il "caso Chodorkovskij" Putin ha concentrato nelle proprie mani un potere praticamente sconfinato.
Mi sembra che non regga la tentazione del potere e smisuratamente lodato dal proprio entourage ha preso a perdere il senso della realtà. Gli è sorta la sensazione di essere realmente inviato per il bene della Russia e agli inviati tutto è permesso Proprio in questi tempo nel suo entourage è comparsa la parola "zar" e sono cominciate le ricerche di vie che gli permetterebbero di comandare all'infinito in Russia.
In questo periodo è cominciata l'attiva costruzione dell'impero finanziario di Putin. Uno degli orientamenti per la costruzione è stato il trasferimento degli asset dalla proprietà delle compagnie statali, per esempio della Gazprom, sotto l'amministrazione della banca "Rossija". Successivamente proprio la costruzione del palazzo e l'atteggiamento verso altri progetti di investimento importanti per la Russia durante la crisi finanziaria ha mostrato le vere priorità di Putin. Il "nuovo giocattolo" per lui era molto più importante della conservazione di migliaia di posti di lavoro. In realtà vuole tanto sentirsi lo Zar.
Roman Anin, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/inquests/50173.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Rossija significa Russia, ma qui sta per la banca "Rossija", di cui poi nell'articolo.
[2] Nome colloquiale di San Pietroburgo.
[3] Città sul Mar Nero.
[4] Cooperativa che costruisce dacie, uno dei centri di potere putiniani.
[5] "Primo canale" (della televisione di Stato).
[6] Ex TV privata generalista.
[7] "Quinto canale", canale nazionale che trasmette da San Pietroburgo.
[8] "Notizie", un tempo organo informativo ufficiale dell'URSS.
[9] Holding farmaceutica.
[10] "Cantiere navale di Vyborg". Vyborg è una città della Russia settentrionale.
[11] Holding mediatica che controlla, tra l'altro, l'ex TV libera NTV.
[12] La banca della Gazprom.
[13] Il fondo pensionistico della Gazprom.
[14] Vladimir Evgen'evič Čurov, capo della Commissione Elettorale e "gran garante" dei brogli di Putin.
[15] "Mela", partito di orientamento liberale che prende il nome dalle iniziali dei cognomi dei fondatori Grigorij Alekseevič Javlinskij, Jurij Jur'evič Boldyrev e Vladmir Petrovič Lukin.
[16] Kommunističeskaja Partija Rossijskoj Federacii (Partito Comunista della Federazione Russa).
[17] Il popolo delle scimmie del "Libro della Giungla" di Rudyard Kipling.
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