11 settembre 2013

Dai successi della "difesa elettronica" sovietica alla "difesa elettronica" di importazione della Russia di Putin

Il diavolo che esce dalla tabacchiera elettronica [1]

Nell'URSS ritenevano che senza un'industria elettronica nazionale la capacità difensiva del paese fosse una finzione

Ai primi di settembre del 1962 con i soldi del Pentagono fu creata la rete digitale ARPAnet, che univa tra loro i nodi elettronici dell'Università della California a Los Angeles, del centro di ricerche di Stanford, dell'Università dello stato dello Utah e dell'Università dello stato della California a Santa Barbara. Fu fatto il primo passo verso la gestione delle forze armate degli USA in tempo reale.
Peraltro da allora il 2 settembre è ritenuto il compleanno di Internet. 

Questa fu una sorta di risposta del Pentagono alla riuscita applicazione del sistema sovietico di difesa antimissile nel 1960, che sarebbe stata impensabile senza una radiotecnica innovativa. Allora le nuove realtà causarono un vero e proprio shock nelle cerchie militari degli USA, in quanto una serie di esperti espresse il dubbio se la superiorità di 15 volte degli americani negli armamenti nucleari sulla triade [2] sovietica (6000 a 405 a quel tempo) garantisse il superamento delle frontiere aeree dell'URSS.

Fino ad allora alla Casa Bianca avevano ritenuto che nell'URSS non ci fossero né calcolatori elettronici, né una produzione nazionale della base degli elementi, su cui si potessero collegare in serie dei calcolatori, tanto meno dei potenti calcolatori elettronici. Tuttavia il missile zenit S-75, che aveva abbattuto l'aereo spia U-2 dell'aviazione militare degli USA con il pilota Francis Powers, aveva indirettamente confermato il rapporto dei collaboratori della ditta RAND sul fatto che Mosca avesse già potenti calcolatori elettronici. 

Anche se un anno prima, quando le autorità sovietiche mostrarono agli americani l'elaborazione degli studiosi di Penza [3] della filiale dello SKB-245 [4] con a capo il vice-direttore del lavoro scientifico, il premio Stalin Bašir Rameev, non avevano messo in conto queste informazioni. Si trattava dei calcolatori elettronici "Ural-2", la cui produzione in serie era stata iniziata dalla fabbrica locale di SAM [5]. Si riteneva che questo non può essere perché questo non può essere mai [6]

Tra l'altro i primi collaudi di questa macchina, con un processore a 40 bit e una RAM da 4096х20 bit, si erano svolti già nel 1956. Per amor di giustizia, va detto che l'"Ural-1" fu messo fuori servizio abbastanza presto, prima di tutto per i contatti mal saldati. Sulla scarsa capacità di lavoro influivano anche i salti di tensione legati alla connessione e alla sconnessione degli utenti-fabbriche, che pure si rifornivano da questa rete elettrica.

Rameev analizzò i motivi degli insuccessi e insieme agli aggiustatori del laboratorio di V.S. Antonov elaborò un metodo per l'eliminazione delle interruzioni evidenziate e in tal modo introdusse il proprio standard di qualità dei calcolatori elettronici. Di conseguenza si ebbe non solo una macchina veloce, ma anche affidabile e comoda per il lavoro. Per Bašir Iskandarovič era un fatto di prestigio scientifico personale, che aveva molto caro. Per il diritto di produzione in massa di calcolatori elettronici il suo collettivo concorreva con l'Istituto per l'Energia dell'Accademia delle Scienze dell'URSS sotto la guida del membro-corrispondente dell'Accademia delle Scienze dell'URSS I.S. Bruk, con lo SKB di Minsk di G.P. Lopato e con l'Istituto di Meccanica di Precisione e Tecnica di Calcolo dell'Accademia delle Scienze dell'URSS. 

In tal modo nell'URSS alla nuova tecnica di calcolo lavoravano alcuni centri scientifici, ognuno dei quali andava testa a testa con le principali ditte americane. La competizione tra le superpotenze nella tecnica di calcolo aveva un carattere strategico con un'evidente inclinazione militare. Solo grazie ai calcolatori elettronici ci riuscì lanciarci per primi nello spazio. 

Per la scienza sovietica gli anni '60 e '70 del secolo scorso furono un tempo di elaborazione di tecnologie di rottura. All'Ufficio di Costruzioni del Comitato Statale per la Radiotecnica (in seguito – Istituto di Ricerca Scientifica "Kvant" [7] del Ministero dell'Industria della Radiotecnica) lanciarono il calcolatore elettronico ad alta produttività a semiconduttori dal nome generico "Vesna" [8]. L'Istituto di Meccanica di Precisione e Tecnica di Calcolo dell'Accademia delle Scienze dell'URSS presentò la BĖSM-6 [9], che in quel momento aveva la maggiore produttività al mondo – nell'ordine di 1000000 operazioni al secondo. E nel 1968 fu collaudato con successo il calcolatore elettronico già multiprocessore "Ural-25". 

Tuttavia inaspettatamente per tutti nel dicembre 1969 al Ministero dell'Industria della Radiotecnica ebbe luogo una riunione, in cui fu posta la questione del riorientamento dei calcolatori elettronici sovietici sull'architettura degli IBM serie 360. Come argomento principale era portata la felice esperienza degli ingegneri della DDR, ai cui risultati nell'URSS si guardava con grande rispetto. Per molti versi ciò si spiegava con il fatto che ancora dai tempi della guerra nella leadership sovietica si era consolidato lo stereotipo fisso della superiorità ingegneristica tedesca. 

Sulla decisione ministeriale influì anche la politica pragmatica di avvicinamento all'Occidente. Il ministro dell'Industria della Radiotecnica Kalmykov convinse gli elaboratori che senza il riorientamento sullo standard americano l'URSS sarebbe rimasta nell'isolamento elettronico. I nostri studiosi, al contrario, insistevano sullo sviluppo delle architetture nazionali. Ciascuna delle scuole – quella sovietica e quella americana – aveva i suoi "più" e i suoi "meno". Per noi c'era la superiorità nelle soluzioni della tecnica dei circuiti, che permetteva di fare calcolatori elettronici più produttivi, per l'IBM la comodità di programmazione e le migliori soluzioni di rete.

Quanto fossero buone le nostre macchine, scrisse nei suoi saggi il programmatore kieviano Samuil Ljubickij, più tardi emigrato in Canada: "Mi piacque subito (la "Minsk-32"). Era già un vero, serio mainframe: sei normali apparecchi a nastro (nastri a bobine, addio "canne da pesca" [10]!), schede perforate input/output (in confronto al nastro perforato un progresso colossale, che può valutare solo chi si sia scontrato ben bene con i nastri perforati). Certo, una ACPU [11]] veloce, nessun "frinio". Azione veloce, 64 kilo-parole di memoria (in una parola c'erano 37 bit) – super! E la cosa più stupenda – i tamburi magnetici (ho dimenticato quanti pezzi fossero). Alla fine degli anni '60 e nella prima metà degli anni '70 la "Misk-32" era la macchina più popolare, non capricciosa, fortunata in modo raro. In essa era come se fosse stato indovinato il massimo livello di complessità possibile in un prodotto hi-tech sovietico di massa (e non militare)". 

Proprio per questo le discussioni furono molto calde. L'accademico Keldyš propose di conservare la scuola sovietica, ma di servirsi dell'esperienza americana. "E' necessario comprare le licenze, – disse, – ma fare le nostre macchine". Il suo allievo A. Dorodnicyn, direttore del Centro di Calcolo dell'Accademia delle Scienze dell'URSS, definì precisamente il ritardo che si avrebbe avuto in caso di passaggio all'architettura IBM serie 360 – non meno di quattro anni. Il vice-ministro dell'Industria della Radiotecnica M.K. Sulim in segno di protesta scrisse una lettera di dimissioni. 

Nonostante le contraddizioni, c'era il concetto generale che la radiotecnica e i calcolatori elettronici dell'ente militare, come pure dell'economia civile, dovevano essere solo di produzione sovietica, in quanto dalla tabacchiera elettronica al momento meno adatto avrebbe potuto saltar fuori un diavolo e, per esempio, reindirizzare i nostri missili contro noi stessi. Nei circuiti, ma pure nei programmi, tali soluzioni dannose avrebbero potuto essere certamente realizzate con i microprocessori e i software di produzione straniera. Tanto più che trovare Trojan del genere non appare possibile, in quanto la scatoletta si apre dall'interno – con l'aiuto di un segnale cifrato. 

Con la caduta dell'URSS questo postulato, che era considerato l'alfa e l'omega della sicurezza nazionale, fu dimenticato in fretta dal governo di El'cin e della sua squadra, in primo luogo dai liberali di estrema destra Gajdar e Čubajs. Tuttavia le recenti rivelazioni di Snowden hanno di nuovo sollevato la questione dei programmi-spia, usati in primo luogo, per quanto sembri strano, con gli alleati degli americani – Germania e Francia. 

In Russia per qualche motivo nessun funzionario governativo ha accennato a questo tema, anche se una serie di incomprensibili incidenti con apparecchi spaziali russi, in cui si erano usati chip di produzione estera, ha messo fortemente a nudo questo problema. 

Nei registri dell'inchiesta sull'incidente del satellite per le comunicazioni "Ėkspress-AM4" [12] del 18 agosto 2011 si parla di un mitico guasto del complesso delle apparecchiature di comando del blocco di accelerazione del razzo trasportatore "Proton-M". Di tale aura di mistero è circonfuso anche l'incidente della stazione interplanetaria russa "Phobos-Grunt" [13], che rimase semplicemente in orbita d'appoggio, senza ricevere dal complesso calcolatore di bordo il comando per l'uscita in traiettoria di volo verso Marte. Di nuovo un'incomprensibile formulazione del motivo dell'incidente – "interruzione del funzionamento per l'azione di raggi cosmici".

E' incomprensibile anche il disastro del nuovo aereo russo Sukhoi SuperJet-100 in Indonesia il 9 maggio 2012, di cui furono accusati piloti esperti, che, dice, si sarebbero semplicemente distratti dal volo. Secondo il capo della Corporazione Aeronautica Unita Michail Pogosjan, i registratori di bordo non avevano registrato guasti nei sistemi del Sukhoi Superjet-100. In altre parole, i piloti avrebbero perso il controllo per negligenza. D'altra parte, filtrò un'informazione dei nostri servizi segreti sulla possibile complicità della base dell'aviazione militare degli USA che si trova nell'aeroporto di Jakarta e tra l'altro non si è riusciti a dimostrare questo collegamento. 

C'è un sacco di questi esempi misteriosi, che parla della sistematicità del fenomeno. 

Ma particolare ansia causa l'equipaggiamento della nostra difesa con chip stranieri, prima di tutto americani. Per esempio, nel sistema GLONASS [14] si usano i processori dual-core APQ8060 e MSM8960 della compagnia americana Qualcomm. In questo caso si tratta di ricevitori, in quanto lo stesso contenuto dei satelliti è stato reso segreto. Ma per gli specialisti non è un segreto che l'elaborazione del segnale GLONASS nelle nostre apparecchiature è garantito dal chip MSM8255Turbo, prodotto con tecnologia da 45 nanometri dalla stessa compagnia Qualcomm. Cioè, con grande probabilità si può supporre che anche il trasmettitore del segnale di GLONASS dei satelliti sia pure assemblato con identici chip americani. 

Tra l'altro proprio il sistema GLONASS deve garantire il puntamento sul bersaglio dei missili russi ad alta precisione al momento di respingere un potenziale aggressore, ma dov'è la garanzia che non reindirizzi i nostri armamenti mortali contro le nostre forze armate? E in generale, si può parlare in questo caso di un'affidabile capacità di difesa della Russia? Questa domanda è tutt'altro che vana, in quanto la chiave della scatola elettronica, dove aspetta la sua ora un Trojan dannoso, si trova a Washington. 

Aleksandr Sitnikov, "Svobodnaja Pressa", http://svpressa.ru/society/article/73689/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Modo di dire russo sui fatti sorprendenti che fa riferimento alle scatole a sorpresa.
[2] La triade strategica nucleare: terrestre, navale e aerea.
[3] Città della Russia centro-meridionale.
[4] SKB sta per Special'noe Konstruktorskoe Bjuro (Ufficio di Costruzioni Speciali).
[5] Ščëtno-Analitičeskie Mašiny (Macchine di Calcolo e di Analisi).
[6] Citazione dal racconto "Lettera a un vicino istruito" di Anton Pavlovič Čechov. La frase è divenuta proverbiale e si usa per descrivere l'atteggiamento di chi nega l'evidenza.
[7] "Quanto".
[8] "Primavera".
[9] BĖSM sta per Bol'šaja Ėlektronnaja Ščëtnaja Mašina (Grande Macchina da Calcolo Elettronica).
[10] Nome umoristico degli oggetti con cui si dovevano sostenere i nastri perforati.
[11] Alfavitno-Cifrovoe Pečatajuščee Ustrojstvo (Stampante a Caratteri Alfanumerici).
[12] Ėkspress sta per "Espresso", AM sta per Apparaturnyj Modul' (Modulo di Apparecchiature).
[13] "Phobos-Terreno".
[14] GLObal'naja NAvigacionnaja Sputnikovaja Sistema (Sistema Globale di Navigazione Satellitare).

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