11 settembre 2013

Il calcio russo è un colosso dai piedi d'argilla?

Per chi suona la campana

La morte può giungere per qualsiasi club della massima serie calcistica russa

Ciò che è avvenuto all'Anži di Machačkala è noto da tempo. Resta da aggiungere che nella storia del calcio russo e forse mondiale, pare, non ci sono esempi di un simile "suicidio" di un club noto e spirato in un momento. Difficilmente si può ricordare una così massiccia diserzione di calciatori da una squadra.

L'Anži è stato smembrato in un momento.

Adesso il club ha una "nuova strategia di sviluppo", proclamata dal suo proprietario Sulejman Kerimov. Tuttavia questo non è nulla più di un gioco di parole. In realtà la squadra si sta trasformando precipitosamente non in un outsider, come qualche anno fa, ma precisamente in qualcosa di mediocre. Come dice il poeta: "La vita è finita ed è iniziata la svendita" [1].

Questa svendita stessa è iniziata quando sembrava che niente minacciasse la prosperità di Kerimov. Beh, il grande giocattolo gli è venuto a noia e perciò ha deciso… No, non di separarsene, ma fondamentalmente di comportarsi con esso come prima a Sulejman Abusaidovič era evidentemente passata la voglia.

Com'è noto, qualche giorno prima che l'uomo d'affari russo prendesse la decisione di ridurre nettamente le spese per l'Anži – da 180 milioni l'anno a 50-70 [2], la squadra era stata lasciata dal suo allenatore Guus Hiddink. Il management del club daghestano aveva spiegato l'abbandono con motivi del tutto privati – è stanco, comunque ha già una certa età, inoltre si è già innervosito troppo. Presero a diffondersi voci sul fatto che l'olandese intendesse andare al Chelsea…

Non è che le spiegazioni venissero accettate per fede, ma non erano particolarmente discusse. Ma ora è chiaro che il navigato olandese aveva sentito – o gliel'avevano suggerito – che era l'ora di darsela a gambe. Tanto più che anche i super-giocatori dell'Anži avevano essenzialmente smesso di muovere le gambe, non giustificandone in alcun modo lo status di favorita del campionato russo.

La tattica di Hiddink – maestro non solo di cose calcistiche, ma anche finanziarie – l'ha portato al successo per l'ennesima volta. Forse ha strappato il più grosso boccone della sua vita…

E più o meno qui le faccende finanziarie di Kerimov hanno preso a vacillare nettamente – la compagnia Uralkalij [3] è uscita improvvisamente dalla partnership commerciale con la Bielorussia. Il prezzo dei titoli della ditta è crollata in un momento, di conseguenza il principale azionista, secondo alcuni dati, ha perso una somma vicina a seicento milioni di dollari. Ma le disgrazie, com'è noto, non vengono mai da sole. 
Letteralmente pochi giorni dopo l'Interpol, su richiesta del Ministero degli Interni bielorusso ha dichiarato Kerimov ricercato a livello internazionale.

Certo, è buffo pensare che Sulejman Abusaidovič si dia alla "fuga", ma il colpo inferto alla sua reputazione e ai suoi affari è fondamentale. Ne aveva per l'Anži, quando tante sciagure si abbattevano sulla sua testa? La domanda è retorica ed è assai possibile che la riduzione del finanziamento del club si trasformi nella sua cessazione.

Del resto in questo non c'è niente di inatteso. Il progetto dell'Anži era una sorta di "piramide". Solo che il cognome del suo autore non era Mavrodi [4]. Ma il risultato è stato lo stesso – si è sfasciata con un mostruoso fragore.

Dispiace caldamente per i tifosi devoti al club, è triste che tutta l'Europa vedrà in Europa League una squadra malata, tormentata. Adesso per quelli di Machačkala è l'ora di sognare non grandi vittorie, ma come semplicemente salvare la faccia. Eppure qualche mese fa, a pieno "organico di combattimento" la squadra daghestana era considerata la favorita del torneo. Ma quale Europa League! Già dicevano in tutta serietà che non era lontano il giorno in cui l'Anži sarebbe stato alla pari con le grandi – Barcellona, Manchester United, Milan, Real!

Torniamo ai nostri Penati.

Il progetto dell'Anži è chiuso, ma, come si dice, un posto santo non rimane vuoto [5]. L'ha occupato la Dinamo della capitale, che è capeggiato da Boris Rotenberg, uno dei più cari amici di sapete chi [6].
Peraltro, questo super-fortunato – vorrei vedere, con tali protezioni! – uomo d'affari è diventato un vero innovatore nella propria patria. E' successo che qui hanno speso per gli stadi somme pari ai bilanci di intere repubbliche. Hanno comprato stelle, stupendo il pianeta con le somme dei contratti. E hanno comprato non solo i propri arbitri, ma anche quelli stranieri.

Ma un intero pacchetto di giocatori di una squadra in Russia non l'aveva ancora acquistato nessuno! E Boris Romanovič l'ha fatto!

Rotenberg, a dire il vero, ha un altro fratello, il fratello maggiore Arkadij – c'è l'esperienza fortunata della direzione della Dinamo di hockey. La squadra ha preso due volte di fila la Coppa Gagarin [7] e probabilmente intende farlo per la terza volta. Peraltro, è stato dichiarato che la Dinamo di hockey e di calcio si uniranno. Potenti vasi finanziari inizieranno a comunicare, i flussi finanziari si metteranno a girare con nuova forza e la macchina a dinamo [8] si metterà a funzionare a piena forza.

…La Dinamo di calcio ieri era una corvetta leggera e instabile con le vele rattoppate. Una squadra tagliata non male, ma nervosa, impressionabile. Per i biancazzurri molto dipendeva dall'umore – dell'allenatore e dei giocatori.

Oggi la Dinamo è una minacciosa corazzata con una forte corazza e un potente armamentario, in ogni caso come organico. Di persone che sanno giocare un calcio più di qualità del necessario. E in panchina non ci sono debuttanti, ma combattenti provati...

Ma potrà il talentuoso, ma eccessivamente impulsivo e a volte pure isterico allenatore Dan Petrescu fare di stelle comprate all'ingrosso un ensemble stellare? La storia ha già risposto a questa domanda e ogni volta diversamente.

Peraltro, perché proprio la Dinamo è diventato l'erede dell'Anži? Forse perché per un intero mezzo secolo [9] – dal 1963 – non è stata campione né dell'Unione Sovietica, né di Russia?! A dire il vero, i moscoviti vinsero il campionato primaverile, tronco dell'URSS del 1976 [10], ma quel torneo non è affatto riconosciuto valido da tutti.

Beh, la Dinamo non è campione da molto tempo e con ciò? – si stupisce una persona lontana dal calcio. Perché portarla in cima? Ma il fatto è, pare, che la Dinamo è un club vicino al Ministero degli Interni. E anche il grande amico di Rotenberg ha servito per molti anni in questo stesso dicastero. Non ha dimenticato la sua gente. E si è introdotto…

Forse è stata una richiesta o un desiderio. Forse il discorso sul calcio si è avviato per caso, durante una conversazione a tavola. O sul tatami – entrambi infatti sono judoisti… Del resto i dettagli non sono importanti. La cosa principale è il risultato.

Ma forse Boris Romanovič non ha chiesto un vantaggio personale? E forse non ha avuto in risposta un cenno amichevole?

Sembra che i dirigenti degli altri club, venuti a sapere da dove tira il vento, hanno tacitamente approvato il nuovo progetto. Perché nessuno ha preteso i giocatori che la Dinamo ha comprato. Anche se di solito per i giocatori buoni, di qualità, e i fuoriusciti dell'Anži pure lo sono, si accende una lotta non da poco. Agenti e proprietari di club discutono, balenano le cifre dei giocatori ceduti, dei contratti. Ma qui – silenzio…
La nostra vita russa è piena di sorprese e queste, certamente, si estendono al calcio. Io non intendo i mutamenti del destino già avvenuti, ma quelli futuri.

Immaginate che il proprietario dello Spartak Leonid Fedun si disamori della popolare squadra o per qualche motivo decida di liberarsene. Che sarà dello Spartak?

Mettiamo che Evgenij Giner sia attratto da compiti diversi dalla pluriennale preoccupazione per il CSKA e il padrone del club decida di passare a un altro le redini del comando del club dell'esercito. Lo troverebbe?
La minaccia può pendere anche sul Krasnodar [11], che è tenuto dal proprietario di una grandissima rete commerciale Sergej Galickij e sul Lokomotiv, che sta come un pesante giogo sul collo delle Ferrovie Russe. E neanche lo Zenit di San Pietroburgo, che ancora poco tempo fa era l'incarnazione del freddo calcolo e della sazia prosperità, può sentirsi tranquillo. Tra l'altro il club sulle rive della Neva, che è sponsorizzato, ma già non tanto generosamente, dalla Gazprom da tempo non può vantarsi di seri successi neanche in Russia. Cioè, non gli giova…

Che dire di club come il Volga di Nižnij Novgorod [12], il Tom' di Tomsk [13] e l'Ural di Ekaterinburg [14]? Queste possono proprio morire rapidamente e senza sofferenze. Questa lista potrebbe continuare.
In generale dal crac non è garantito neanche uno (!) dei club della massima serie russa. Oggi pare improbabile. Ma se la Russia, inoltre, sarà coperta dall'onda dell'ennesima crisi finanziaria, l'oscuro scenario potrebbe certamente compiersi.

Infatti, quando sorgeranno difficoltà negli affari, la prima cosa che i milionari potranno gettare a mare saranno i club calcistici. Insieme alla storia, alle tradizioni, al glorioso passato. Nel nostro duro secolo i sentimenti per molti non sono nulla di più che una cosetta vecchia, polverosa e perfino divertente. I gemiti rumorosi e le maledizioni dei tifosi, le lettere di protesta non potranno cambiare la situazione.

Peraltro, da noi ci sono esempi quasi di morte rapida di club che sembravano prosperi – il Moskva e il Saturn della regione della capitale [14]. Come cullavano quest'ultimo i capi locali, come ne gioivano, ma non lo salvarono dalla morte…

Torniamo alla Dinamo improvvisamente arricchita. Senza volere si ricorda come all'inizio del secolo un certo uomo d'affari chiamato Fëdoryčev di innalzare questo club fino ai cieli e insieme glorificare se stesso. Questi, senza stare troppo a ingegnarsi, comprò portoghesi e greci più o meno decenti e in tale numero che in una partita del campionato russo andarono in campo con le maglie della Dinamo undici stranieri!

Fëdoryčev non glorificò la Dinamo, ma, al contrario, sciupò parecchio la propria autorità. E si fece oggetto di battute derisorie. Ma, grazie a Dio, non uccise la squadra. Ma che sarà sotto Rotenberg? Quanto – sia di soldi, sia di forze – ha il nuovo proprietario della Dinamo? E al club non toccherà la stessa sorte dell'Anži?
Peraltro, la squadra di Machačkala avrebbe potuto sfasciarsi anche in altre circostanze.

I principali giocatori, corrotti dagli enormi stipendi, si erano semplicemente impigriti e avevano smesso di dare risultati. Gli stranieri belli ricchi, e soprattutto la loro primadonna – il camerunese Samuel Eto'o erano diventati ingestibili. "I soldi scorrevano semplicemente a fiumi" [16] – le spese del club superarono tutti i limiti pensabili, ma il sole delle grandi vittorie non sorse comunque. Inoltre il noto allenatore non poté compattare la squadra e indicarle la strada per il trionfo.

Risulta che Kerimov, anche se avesse avuto i soldi di prima e non fosse stato tormentato dall'ansia per il futuro, comunque avrebbe potuto mettere le mani sul suo amato Anži

La Dinamo viene già chiamata ironicamente "Dinanži", alludendo alla somiglianza dei destini. Peraltro, il noto allenatore di calcio Leonid Tkačenko ha già previsto il crac del club moscovita. A dire il vero, non ha detto direttamente che questo attende proprio la Dinamo, ma questo è comunque chiaro dalle sue parole: "Se volete, credeteci, se non volete, non fatelo, ma esattamente tre anni fa previdi che la bolla di sapone chiamata Anži sarebbe scoppiata. Adesso temo che la stessa sorte possa toccare a un'altra squadra".

Del resto, molti sono inclini a pensare che le posizioni di Boris Rotenberg – ed è chiaro perché – siano incrollabili. Ma il giocattolo calcistico potrebbe diventare pesante anche per lui.

Tra l'altro, per le nuove stelle il proprietario della Dinamo ha speso, secondo alcuni dati, 70 milioni di dollari. Anche se dicono che Rotenberg sia esclusivamente un calcolatore e non sia incline alla prodigalità.

Forse non ha pagato con i suoi soldi?

O ha ottenuto i giocatori per qualche "servizio"?

E comunque a che gli serve la Dinamo?

Le risposte a queste e ad altre domande non vanno già più cercate nella sfera calcistica. Questa è pura politica con i suoi eterni impuri metodi. Da qualche parte, dietro quinte accuratamente sorvegliate, decidono a chi dare il pezzo grosso di torta e chi allontanare dalla cucina e togliere dagli approvvigionamenti.

Valerij Burt, "Svobodnaja Pressa", http://svpressa.ru/sport/article/73910/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Versi della poesia "Il chiosco di audiocassette" di Evgenij Aleksandrovič Evtušenko in memoria del cantautore inviso al potere sovietico Vladimir Semënovič Vysockij, i cui pezzi erano diffusi in cassette clandestine.
[2] Di dollari, suppongo...
[3] Qualcosa come "Potassio degli Urali".
[4] Sergej Panteleevič Mavrodi fu l'autore, nei primi anni '90, della gigantesca truffa della "società piramidale" russa MMM.
[5] Proverbio russo.
[6] Di Putin, ovviamente.
[7] Trofeo a cui partecipano le principali squadre di hockey russe insieme a rappresentanti di Bielorussia, Croazia, Kazakistan, Lettonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ucraina.
[8] Così, minuscolo, giocando sulle parole.
[9] Il bisticcio è nell'originale.
[10] Nel 1976 nell'URSS si giocarono un campionato primaverile e uno autunnale invece del classico campionato unico da marzo a novembre.
[11] Squadra dell'omonima città della Russia meridionale.
[12] Città della Russia centrale, la Gor'kij del periodo sovietico.
[13] Città della Siberia occidentale sul fiume Tom'.
[14] Città ai piedi degli Urali, la Sverdlovsk del periodo sovietico.
[15] Il Moskva ("Mosca" in russo) nacque da una costola della Torpedo Mosca e fallì nel 2011. Il Saturn (Saturno) di Ramenskoe, città nei dintorni di Mosca, fallì nel 2010.

[16] Citazione della canzone Gorodskoj romans (Storia d'amore cittadina) di Vladimir Vysockij (vedi nota 1).

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