Perché parlare l'inglese come lingua comune europea? Gran parte dell'Europa ha avuto in un lontanissimo passato una lingua comune, l'indoeuropeo, chiamato così perché parlato da popoli dell'Europa e di parte dell'India. Da questa lingua comune derivano la maggior parte delle attuali lingue dell'Europa (tra cui la lingua in cui scrivo adesso) e di parte dell'Asia. Il piccolo problema di questa lingua è che è scomparsa ben prima dell'adozione della scrittura e quindi non ha lasciato testimonianze e c'è anche chi dubita della sua esistenza... Come si spiegherebbe però l'evidente origine comune di molti termini delle cosiddette lingue indoeuropee? Ma allo stato attuale delle cose l'indoeuropeo è una ricostruzione operata da studiosi.
Però... Però c'è chi pensa di fare di nuovo dell'indoeuropeo una lingua comune e viva. Carlos Quiles e María Teresa Batalla, due studenti spagnoli dell'Università dell'Estremadura, hanno creato il gruppo Dnghu (termine indoeuropeo per "lingua", da cui derivano il latino arcaico dingua e il latino medio e tardo lingua) che propone di fare dell'indoeuropeo - ribattezzato Europaio - la lingua comune dell'Unione Europea.
A chi parla di un revival decisamente utopico, rispondono facendo paragoni con l'ebraico, rinato alla fine dell'800, dopo essere stato per secoli una "lingua morta". Il problema è che il patrimonio indoeuropeo non è fatto di fonti scritte, ma, come ho già detto, di ricostruzioni... E poi, per restare in ambito UE, estoni, finlandesi e ungheresi - popoli ugro-finnici e non indoeuropei (per non parlare dei baschi, probabilmente pre-indoeuropei) - non potrebbero riconoscersi in una lingua pan-indoeuropea. E allora perché non tentare di ravvivare l'ancor più ipotetica lingua alla base delle lingue indoeuropee, uraliche, altaiche, afroasiatiche, caucasiche meridionali, dravidiche e del sumero, il nostratico?
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